26 aprile 2011

Il Giro sulle strade del Tour (de Fidens)


Domenica 8 maggio (giornata nazionale della bicicletta) il giro passa da Salsomaggiore, poi Tabiano, Tabiano Castello, Costa Mezzana e Noceto. Passaggio a Tabiano Castello tra le 16 e 10 e le 16 e 42. Si va? Ci si organizza per giretto in mattinata, pranzo in zona e pellegrinaggio al Giro?

PS Strade riasfaltate (male) in zona!

25 aprile 2011

PUNTATE GENTE

Puntate gente sul vincitore e sui piazzati,
grandi grandissimi premi


23 aprile 2011

visto che qualcuno..


dice che ho solo bici brutte....

20 aprile 2011

indovinello & spiegazione




dopo tanto pedalare ...un po' di meccanica..
chi mi sa dire cosa c'è di strano nella foto e perchè ?
ovviamente è una domanda fin troppo facile per bikers dalla brugola facile come lo Zio, Spiedo,Marcello, France , quindi non date risposta ,please.
Il primo che azzecca mi paga una birra.
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Spiegazione....tanto ma tanto tempo fa...i freni erano cantilever come da foto , e quella specie di sfera aveva la funzione di bloccare il pattino freno. Ora...se avete per pura casualità qualche kilo di viti in titanio in garage ...e non sapete che farne (potete anche regalarle a me) ...si possono trovare vari modi per riciclarle ed è quello che ho fatto, utilizzandola come bloccapinza per freno a disco.
Oltretutto la cosa torna comoda ,come accennato da Carletto, perchè se vi ritrovate nel bosco soli soletti con i pattini che toccano il disco ..la casa della nonnina ancora molto distante..e non avete le brugole...potete usare qualsiasi arnese per allentare la testa/vite.
p.s. Borz...hai sbagliato sezione...per gli incontri amorosi devi andare su Meet...il Fiandre ti ha rimescolato gli ormoni...por bagai...

19 aprile 2011

Garagista 2



Progress progress! So sorry this won't be finished for SSEC.

Raw brazing in the photos - many hours with hand files required to make pretty.

18 aprile 2011

Momenti topici al Fiandre

Questa spedizione al mio primo Fiandre mi rimarrà impressa in maniera indelebile nella memoria, e alcuni momenti in particolare.
Il viaggio, con Antonino driver e protagonista, con il suo monovolume
dotato di ogni comfort, tra cui: porte elettriche, bottiglie d’acqua, radio, due telefoni, macchina fotografica, sedili reclinabili anche dietro, due navigatori ed un fantastico vano portaoggetti refrigerato. Lui il padrone del mezzo ci dice che serve per tenere in fresco le bibite durante i lunghissimi viaggi di lavoro!
Sul rapporto Antonino-Navigatore si potrebbe scrivere un trattato di psicologia.
France mi tenti, mi getti l’amo con il boccone avvelenato. Bene accetto.
Antonino ha un rapporto sado-masochistico con il suo navigatore. Si amano e si odiano al tempo stesso. Sono legati da una relazione intensa e perversa. Antonino ha cercato di limitare la potenza del navigatore togliendogli la voce, ma lui, maliardo ammasso di silicio e plastica, lo incanta con policrome immagini.
Ogni bivio diventa una verifica della loro relazione, ogni bivio è il momento della verità: chi ha il potere di far fare la scelta giusta? Chi comanda? La risposta equanime e buonista va nella direzione di una mutua alleanza per il bene comune: arrivare a destinazione in tempi ragionevoli seguendo la via migliore.
Questo a volta accade, a volte non accade: siamo in un periodo storico difficile, il crollo delle ideologie dominanti ha sciolto ogni residua speranza di orientamento certo e sicuro. Si naviga a vista: il navigatore è maschio, ma quello di Antonino ha voce femmina!
Antoninooooooo a destra osti….il gruppo compatto urla selvaggiamente.
Un par di palle di bue chianino, mi vuole depistare io so che la strada migliore è a sinistra…
E via a sinistra. Per giorni cercheremo di imboccare un tunnel che magicamente avrebbe dovuto trasportarci da Bruxelles a Ninove, non ci riusciremo mai! Faremo sempre strade diverse visitando tutti i quartieri, tutti i giardini, inclusi quelli condominiali, tutte le strade secondarie terziarie e quaternarie.
Un calvario, una via crucis.
Molte le soste, che contrariamente ai miei principi di viaggio si sono fatte
assolutamente a caso, e ogni volta per motivi diversi e mai cumulative!
Però ci siamo fatti una cultura sugli autogril di mezza europa e abbiamo visto
anche degli elegantissimi ciclisti della Kuota.
Sosta pranzo, anche questa soffertissima, dopo aver mancato la brasserie Fisher,
altre decine di locali elencati dal potentissimo navigatore Nr. 1, un autogrill che schifava Bob e Antonino (quelli della Kuota i panini finti li hanno mangiati) ci siamo lasciati guidare dal caso e siamo usciti dall’autostrada, poi, a caso a destra e nel primo paesino dopo un paio di strade cieche, ecco Chez Nath, un simpatico baraccone, che alla fine si rivelerà uno dei pasti migliori del viaggio.

La provincia francese offre sempre motivi di stupore.
Il baraccone è inserito in un meraviglioso sito comunale posto al margine di un parcheggio nonché deposito di bombole del gas, in prossimità di una gentile quanto inutile rotonda. A pochi metri una scuola elementare: bambini vocianti premono al portone per entrare: le insegnanti barricate dentro fanno gesti osceni all’indirizzo dei genitori: avec le belin que nous vous aprons le portons. I bambini piangono, alcuni genitori simpaticamente danno inizio ad una sassaiola.
Noi abbiamo fame!
Nath è una figura mitologica incrocio fra la maga Circe e Catherine Deneuve con una spruzzata di sora Lella.
Gli avventori hanno un’età indefinita, forse sono i nipoti diretti dei Proci, compresa fra i 60 e i 120 anni. Fisici allenati all’abuso enogastronomico. Il clima familiare favorisce il rilassamento e l’aumento della produzione di globuli bianchi, strano fenomeno allo studio del dottor Gallo.
Il baraccone è composto da un casotto simile ad una roulotte con veranda, qualche tavolaccio sedie sbilenche semplici attrezzi da cucina il tutto immerso in un nauseabondo odore di olio fritto e grasso rancido che stimola una iperproduzione gastrica da primato.

Nous vulevan savuar se vus seguez le normes HACCP? Domandiamo trepidanti; Nath arriccia il naso si gratta la folta chioma fulva si sporge con il busto prorompente dal bancone e afferra Bob per un orecchio. Non dice nulla glielo torce violentemente trasporta, l’orecchio, dall’altra parte del bancone e lo addenta selvaggiamente. Gli avventori sorridono: “ah les italiens…”
Noi diventiamo piccoli piccoli ruotiamo il corpo di 180° e facciamo per avviarci verso la macchina, abbandonando Bob al suo destino. I simpatici avventori ci bloccano la strada: voulez vous manger de la viande?
Mestamente ci sediamo al tavolo ed ordiniamo. Chiediamo gentilmente che sia restituito l’orecchio al legittimo proprietario. Ne nasce un’accesa discussione che grazie alle abili doti mediatrici di France si comporrà in un compromesso. Noi ci sediamo e Nath può trasformare il morso ferino in un più blando e sensuale slappamento lobare. Bob prova ad opporsi ma gli spieghiamo che nei gruppi uno si deve sempre immolare: tutti per uno uno per tutti.
Noi ci sediamo lui viene momentaneamente fagocitato da “chez Nath” dietro il bancone.
Tutti felici e contenti ordiniamo piatti ad alto contenuto di grassi animali e non.

Personalmente trovo tutto molto saporito, unico neo: l’insalata è condita con l’immancabile vinaigrette: un composto bianchiccio che i cugini d’oltralpe si ostinano ad usare per violentare le verdure crude. Un abominio.
In un impeto sadico domando: mais vous avez de les zucchines trombettes ingaunes? Terribile l’urlo di Bob, capisco che Nath non apprezza la domanda e torno al tavolo.
Visto che siamo in viaggio e che abbiamo fatto circa 600km e altri 350 ancora ci attendono, mangiamo come naufraghi e beviamo liquidi alcoolici come cammelli prima della transumanza; alla terza birra mi pongo il problema: Anto’ ma poi non devi guidare?
La mia domanda cade come un sasso in un pozzo artesiano ormai prosciugato da millenni.
Riusciamo a rientrare in possesso di Bob promettendo a Nath che glielo avremmo riportato entro domenica.
Ormai la strada è spianata, si viaggerà in uno stato di coscienza molto alterato prossimo alla narcolessia. Il navigatore prenderà possesso del mezzo e ci condurrà a destinazione.
L’unica immagine che il mio cervello riesce a ricordare è quella di Mr Magoo…poi più nulla solo sonno agitato.

Arrivati in albergo dopo alcune manovre in un garage progettato da nani, in cui il nostro driver ha fatto i miracoli, ci siamo diretti a cena. Dopo aver invidiato
l’altro albergo prenotato da Borz (sempre catena NH su suggerimento dello zio..)
ci siamo piazzati al Cafe des Artistes, dove ci accomodiamo grazie allo sfratto di un molesto avventore spagnolo ubriaco, che uscirà grindando “Mierda!”
Qui Mario ha fatto valere il suo ruolo di capitano doppiandoci sulla quantità di birra.
Sospetto che Mario abbia un fegato dotato di superiori capacità elaborative: tipo bomaso ed abomaso, pieno di anfratti, cubicoli, stanzette, cantine, taverne e sotterranei. Organo post-organico aduso ad elaborare in tempi rapidissimi ingenti quantità di alcool.

Sabato mattina incontro con i superstiti del viaggio notturno, facce sconvolte,
forti tensioni sottopelle.
Bob sapeva della chiusura notturna del San Gottardo…
Ema naturalmente non si trova, viene avvistato da Spiedo, è solo, in un Exki a fare
una colazione bio-naturale a base di the, mela, yogurt... gli altri tutti da Hagen Daz a cappuccini e muffin.
Che scoperta a Bruxelles, caro France: Exki. Il locale ideale di ogni cattocomunsita post terzomondista veteropedriniano, ahh una goduria perversa.
L’Olimpo della falsa coscienza alimentare.
NH comunque pessimi, camere consegnate solo alle 15, vergogna,
consiglierei allo zio di stracciare la tessera punti e rivolgersi solo ad albergatori biodinamici.
Le facce dei superstiti: tanti Ben La Cosa che si aggirano per Bruxelles. Una devastazione.
La notte insonne, il peregrinare per lande e contrade di mezza Europa ha fiaccato solo momentaneamente fisici che il giorno successivo daranno prova di quanto l’umana volontà possa vincere le avverse condizioni della vita.

Venerdì prosegue con tour de force a Bruges, bellissima, con visita turistica rapida, e poco approfondita dal punto di vista culturale (non doveva esserci un museo di pittori? Mah..), pranzo con omelette e birra. Poi mega coda in autostrada verso Ninove.

Propongo la gita in barca lungo i canali, vengo insultato in tre differenti lingue e quattro dialetti.

Capisco, ci si rintana in una brasserie e ci si sfonda di cibo e birra, forse più birra che cibo: del resto come il Capitano dice spesso la birra è pane liquido. Siamo nel post moderno, se può esistere un navigatore maschio con la voce femmina esisterà anche il pane liquido.
Il ritiro dei numeri è tranquillissimo, 5 o 6 addetti che ti consegnano la busta,
senza tante menate, ma attenzione, NON C’E’ IL CHIP!! (citazione membro Kuota).
Il Membro Quota è perplesso: giustamente ad una gara internazionale ci si aspetta il chip: se non hai il chip come fanno a controllare la classifica. Proviamo a spiegargli il senso del Fiandre, nuovamente sentiamo rumore di pietra dentro il pozzo artesiano ormai secco da millenni. Il Membro Kuota inizia a piagnucolare.
Proviamo a consolarlo elencando in ordine alfabetico tutte le Gran Fondo e Medio Fondo in programma fino a settembre. Il giovane uomo sembra riprendere fiducia in se stesso, ma poi ad Antonino scappa di dire che ad ottobre ci sarà anche l’Eroica….e giù lacrime a fiumi, allora prendiamo la decisione solenne e dolorosa di elencare in ordine sparso tutti i farmaci che aumentano in modo esponenziale le prestazioni sportive. Il sorriso torna ad ornare la bocca fremente del Membro Kuota.
Noi si va, la nostra buona azione quotidiana l’abbiamo fatta.
Stiamo per rimetterci in macchina e Anto’ si blocca: minchia la crema….dai Anto’ sempre a pensare al cibo, casso….dai è tardi…
Ma che cibo, urla: “la crema per il fondello. Orpo la crema per il fondello!”
Ora devo dirlo, a Ninove si è sfiorato il dramma.
Cinque uomini adulti entrano in un negozio e chiedono ad un altro uomo adulto mai visto e conosciuto: “please du ju av cream for anal pleasure? Ies, anal cream for long pleasure, bike trip, long long trip…perineal sactifaction, cream for long long pleasure…”
Immaginate la scena: il venditore fiammingo due mustacchi a manubrio occhi di fuoco indica con il dito Bob. Noi dai diciamo tutti in coro Bob no! dobbiamo riportarlo a Nath, glielo abbiamo promesso, poi chi la sente quella….
Intuiamo dal francofiammingo che la crema potrebbe anche trovarsi ma la posta in gioco è Bob.
Ci appartiamo, veloce conciliabolo, Bob non vuole collaborare. Non se ne fa nulla, Anto’ dovrà fare a meno della sua crema, ma la reputazione di Bob è salva. (Si scoprirà poi alla partenza che la crema era nella borsa di Antonino…)

Sulla via del ritorno, in coda per il traffico si disquisisce lungamente sul numero di autovelox presenti sulla strada Ninove-Bruxelles, sui belgi sanguisughe che per tirar su quattro lire usano tutti i mezzi (anche a Pandino comunque ..) al limite del lecito e dei 70 all’ora.
Il giorno della gara nel trasferimento da Bruxelles a Ninove collezioneremo una decina di flash.
In macchina gira voce che ormai sia stata approntata una banca dati europea: se commetti un’infrazione in un paese straniero poi la banca dati europea ti scova e ti manda a casa la multa. Si apre un piccolo dibattito sulla possibilità che esista una tale organizzazione sovranazionale. Stranamente la discussione vede una polarizzazione di idee piuttosto rigida e non dialogante: il pilota, di origini trinacrie non contempla neanche lontanamente la possibilità che si possa anche solo ipotizzare una simile limitazione della libertà individuale.
Gli altri quattro componenti del gruppo, di fiere e indomite origini celtopadane, invece ritengono che ormai viviamo in un mondo globalizzato e che la multa a casa ti arriva eccome.
Vedremo come andrà a finire.
La sera, ci si ritrova, tutti stanchi, è il momento del carico di carboidrati, fortuna che alla birreria Leffe hanno il: “piatto del ciclista, una montagna di tagliatelle con sopra del gustosissimo pollo arrosto e speziato! Ecco è quello lì sul menù, dove c’è scritto poulet..”!!

Spiedo si illude prima in una carbonara e gli va di gran culo che sia una carbonade (carne cotta nella birra) e poi con delle tagliatelle fantasma.
La cameriera e la cucina non si capiscono, piatti non arrivano, scene di isteria, alcuni saggi prendono delle tagliatelle con prosciutto o con salmone, la Leffe Ruby è l’unica cosa decente.
Mi portano un piatto piuttosto grande e molto fondo. Pieno a metà di un liquido giallastro.
Guardo sconsolato la portata, prendo la forchetta ed inizio a rimestare lentamente alla ricerca di reperti organici. Rinvengo una coscia di pollo, penso, bianchiccia, di un bianchiccio spettrale.
Provo a pizziacarla ma nulla, sembra avere una consistenza non feribile.
Proseguo a rimestare sempre più depresso: afferro la coscia di pollo e la addento. Sapore classico del pollo post-organico: plastica aromatizzata. La mangio lentamente e intanto faccio esercizi di immaginazione guidata. Penso alla torta fritta, poi proseguo immergendomi in soffici materassi di pasta al forno, fantastiche nuotate in caldi ragù. Riemergo rinfrancato, provo ancora allora funziona. Mi pare quasi di sentire l’odore del guanciale che si abbrustolisce sfrigolante, la pasta fumante, l’uovo crudo che amalgama il tutto, profumo quasi acre del pecorino. Piango e mastico, mastico e piango. Lentamente arrivo alla fine della coscia, alzo gli occhi e vedo France di fronte a me che inclina il piatto e sorbisce avidamente il brodo giallognolo. Lo seguo, lentamente travaso il liquido caldiccio dal piatto al mio esofago.
Ormai è fatta. Cosa potrà mai essere il Muur Kapplemuur, cosaaaaaaaaaaaaaaaaa………

Alle 4,30 finalmente si parte, con due clandestini nel capiente baule del prodigioso monovolume, appositamente svuotato per fare spazio...
Bruxelles ci stupisce, pullula di vita notturna, ma appena fuori dalla città tutto deserto, e allora, tanto vale cercare di arrivare un po’ prima... il copilota langue, Mario cerca di avvertire all’ultimo momento, un lampo squarcia le tenebre, subito seguito da un secondo.
“Oh, ragazzi, si divide eh?!”
Si si vai Anto’, si divide, tanto la banca dati europea è una cazzata….
Bocche strette e nasi che si allungano a dismisura!

Della partenza ricordo la mia gomma bucata prima ancora di tirarla fuori dalla borsa, ma meglio così che sul pavé, il fantastico rimorchio porta-bici a doppio strato del pullman, Antonino concitato che corre avanti e indietro e raccoglie le chiavi di tutti i mezzi lobici, pur avendo altre scarpe di scorta in auto (e fortunatamente una borsa capiente sulla bici per le chiavi), la colazione condivisa grazie alla previdenza di Ema e il prosciutto di Cene.

Il buio e il fresco della mattina presto schiaffeggia la pelle del viso.
Sono momenti quasi solenni. Le bici vengono rapidamente sistemate nel rimorchio, una ad una, con perizia e grande velocità.

Sul pullman occupiamo i posti dietro ed ha inizio il rito cannibalico: cibo a profusione non per tutti ma per molti.
Visto il mancato carico di carboidrati della sera precedente France ed Io ci siamo attrezzati per una colazioncina a modo: pane, marmellata, biscotti il tutto integrata da un certo numero di panini al prosciutto e annaffiata con succo di frutta.

Naturalmente andando alla piazza della partenza (Maarketplaz) ci si perde inevitabilmente in due gruppi e si parte subito in recupero sui fuggitivi, con Carletto che sprinta via sulle ciclabili.
La tensione si stempera, rientriamo in gruppo con altri ma noi siamo tutti insieme, in branco.
Forse si stempera troppo, perché nessuno bada ai cartelli gialli con le frecce nere e così si va dritti sulla ciclabile. Meno male che era tutto piatto.
Si piatto un par di palle di toro chianino incazzato: alla fine del giro il dislivello si aggirerà sui duemila metri. Certo non molti in termini assoluti vista la lunghezza del percorso, ma comunque moltissimi, vista la lunghezza del percorso.
Ma dico casso non siamo ancora partiti che già ci siamo persi.
Ci ritroviamo per riperderci subito in compagnia di altri ciclopedalatori. Sarà poi un fiammingo benzinaio a rimetterci sulla giusta via: non è bello avere la prospettiva di dover fare 258km e perdersi a pochi metri dalla partenza, ma questo è accaduto.

Recuperato il percorso principale il gruppo si sgrana, Carletto si lancia in testa seguito dai soliti esaltati, Ghido e Ema su tutti.
Ma porca di quella porca sozza lurida putridissima. Mi dico casso devo fare 258km e mi metto a giocare con Carlo, mannaggia la mannaggia.
Me lo ero detto e ripetuto come un mantra tibetano: tu vai tranquillo, pedali regolare regolare, dai qualche cambio, ma senza esagerare, vai tranquillo.
Zac mi ritrovo a pedalare come un dannato dietro alla locomotiva di Sassuolo.
Ma porca di quella porca lo devo dire: mi è piaciuto.
La cosa stupefacente è che quando lo stavo facendo ero totalmente dimentico delle parole mantriche, totalmente. Penso sia il modo di ragionare dei bambini ecco!
Io non so andare in bici e subisco il fascino di Carlo a cui riconosco uno stile, oltre che una prestanza fisica, indiviabile.
Penso che ciò che gli invidio non è il fisico tonico e prestante, la posizione in bici, sempre misuratissima, le prestazioni da cronoman, no tutto ciò è solo la crosta, la sostanza è data dal rapporto d’amore che ha con la bicicletta e con il pedalare; ecco quello è invidiabile, il resto consegue.
Ovviamente in queste azioni insensate e paniche il compagno migliore da avere al proprio fianco è certamente Ghido: sublime interprete dell’inutile scatto.
Per parecchi kilometri ci mettiamo a correre dietro a Carlo, di stargli davanti non se ne parla neanche. Mi faccio prendere dal gioco.


Un altro gruppetto rimane staccato e in mezzo noi si cerca di tenere un ritmo regolare, fino al primo ristoro dove ci si ricompatta e si prosegue verso i muri, scortati dalla moto della polizia.
I primi muri traggono in inganno, sono corti e bassi, Spiedo ne approfitta per uno scatto poderoso e stacca tutti sul secondo.

Poi il primo tratto di pavé, piuttosto fastidioso, ma sopportabile.
Ema buca, ci si ferma ad aspettarlo, da bravi compagni rimirando la campagna e le pecore per un tempo interminabile. Finché si spiega la sparizione, non pago del primo errore di percorso non ha notato un bivio e è andato dritto, nella campagna, parlando del più e del meno, come fosse a una scampagnata con la famiglia.



France dice il vero, ma cela un particolare: il mio compagno di merenda è Andrea il falso magro. Mi aiuta a cambiare la gomma e poi ci avviamo felici e ignari del bivi. Si prosegue per un tot di km e poi al secondo bivio, ci assale un dubbio: ma come mai non ci sono più le indicazioni? Proseguiamo trepidanti ma fiduciosi, al successivo bivio, nulla, deserto informativo totale.
Chiediamo aiuto, si regredisce ad uno stadio evolutivo post scimmiesco: i gesti del fiammingo sono inequivocabili, mano e braccio stesi in direzione opposta a quelle della nostra marcia.
Riprendiamo a pedalare parlando del più e del meno, dei problemi del capitalismo, alcune riflessioni sul concilio vaticano secondo, qualche riflessione sull’imperante mignottocrazia e pedala pedala in lontananza vediamo un ciclopedalatore vagamente conosciuto: è France!
Ci accoglie festante e affettuoso come il ricco mercante al ritorno del figliol prodigo, ci sentiamo nuovamente a casa. Il resto del gruppo troverà modi e tempi per insultarci e dileggiare le nostre fragili identità sessuali.
Il viaggio entra in una dimensione di routine, si pedala per un po’, ci si ferma a riposare, si riparte, si avvicinano le colline, ma i muri latitano, i tempi si allungano vertiginosamente, e le proiezioni sull’orario di arrivo si fanno preoccupanti. Carletto ripartendo dopo l’ennesimo ristoro esordisce con “vado piano ma non mi fermo più”, tirando, come ha fatto dalla partenza il 53x11.
Provo a stare a ruota per qualche km, ma è evidente che a quel ritmo rischio di non arrivare, dopo due brevi e dolci colline lo perderò definitivamente di vista.

Siamo ormai ben oltre la metà, le salite si fanno più frequenti e pendenti, e il gruppo si sgrana, ciascuno si aggrega con chi ha un ritmo simile e così ci troviamo con Mario, Luke, Perse, Page ad affrontare il vero Fiandre, il pavé e i muri (di pavé). Il leone appena vede un muro si scatena, lui sa.

Io ad ogni tratto di pavé perdo contatto, con gli altri e con me stesso, poi devo recuperare, i cubetti diventano un vero tormento, cerco ogni metro di terra, erba, cemento per alleviare i sobbalzi ma sono rari, e sui muri hanno transennato ai lati, giusto per farti stare bene in mezzo.
In salita si va piano, sembra di essere con la ss rigida, è sopportabile, ma in piano e in discesa è uno strazio, i belgi mi passano a velocità tripla e dopo un po’ non riesco quasi neanche a frenare.
Il pavè è intrattabile. Non ci sono parole per descriverlo: pura sofferenza. Sembra di essere catapultati dentro una lavatrice piena di pietre e terra; centrifuga a 1000 giri al minuto.
In salita ancora si riesce, vista la ridicola velocità, ma in discesa stento a tener le mani sul manubrio. Una lunga preghiera al mio angelo custode, che mi guiderà fino alla fine senza voli rovinosi.
Verso i duecento forse qualche cosa meno la lotta con il pensiero “ma ce la farò?” sembra quasi vinta. La fatica si fa sentire, ma per la prima volta in vita mia ho la netta percezione che è la mente a guidare le danze. Le ultime tre ore di pedalata sono un esercizio quasi esclusivamente mentale.
Leggera discesa indicazione di svolta a destra, sono in compagnia di Jd e Claudio, faccio per prendere la leggera salitella e mi vedo sbucare Ghido smoccolante: “ostican ho sbagliato strada!”
Il quartetto si unirà amorevolmente fino all’arrivo.
Incontrare Ghido, così quasi per caso, mi rinfranca; difficile da spiegare razionalmente ma la sensazione positiva si riverbera anche sulla pedalata.
Ci fermiamo ad un baretto, una decina di minuti di pausa, una coca cola e via: pedalerò fino all’arrivo abbastanza tranquillo.
All’ultimo ristoro ho ancora acqua e non ho fame, mi porto avanti sapendo che tanto verrò recuperato, così faccio il muro fino alla cappella da solo. Il panorama è fantastico, sembra di dominare il Belgio, le Fiandre, il Giro.

Mi fermo a fotografare Perse, mi perdo Luke che scatta veemente, cerco di buttarmi al loro inseguimento, ma sono di nuovo solo. Gli ultimi km però sono veloci, scorrono bene, recupero gente che vuole solo finire, mi raggiungono anche Mario e Page.
Mario ormai sente l’arrivo, lo conosce, lo fiuta, ci siamo, incrociamo quelli che tornano alle macchine, ancora due curve e c’è il rettilineo del traguardo, riesco anche a fare lo sprint finale per bruciare i tre o quattro che mi stanno davanti. Che esaltazione.
Siamo arrivati, abbiamo finito, siamo felici come bambini, che soddisfazione immensa!
Si la soddisfazione è grande e penso che aver fatto il Fiandre in lobica compagnia accresca il piacere dell’impresa!

Alla prossima.
France e Ema

Spirito Lobos















17 aprile 2011

HA CAMBIATO?


Carissimo Emanuele Bruno,

se hai una tessera UCI (Unione Ciclistica Internazionale) dovresti pure
conoscere le regole di tale federazione e nel momento in cui hai fatto una
tessera rossa così bella e prestigiosa, le hai anche accettate.
I dati in essa contenuti, se pur sensibili, non sono un segreto, ma anzi
servono agli organizzatori di una gara per poterti identificare.

In quanto al Chip è di gran lunga più vantaggioso tenersi i 10 euro di
cauzione che avere restituito il chip, quindi puoi tenerlo e lasciare a
Chempionchip i 10 euro (non sono nostri).

Quel chip viene messo davanti alla signorina, per rispetto di tutti gli
altri partecipanti che non sono tenuti a credere incondizionatamente alla
tua onestà sportiva (ma forse questo è un concetto troppo basso e di
spicciola praticità, per essere compreso da chi ama la filosofia) e la
tessera trattenuta, come peraltro avviene in tutte le gare UCI, perchè quel
chip tu te lo faccia togliere dalla signorina al momento del ritiro della
tessera, in modo che tutti gli altri concorrenti siano garantiti della tua
condotta di gara regolare.
Già perchè io come direttore di gara non posso imporre agli altri 839
iscritti di fidarsi di un onesto lavoratore padre di famiglia, ma posso
chiedere a te nel rispetto degli altri di indossare un chip e di verificare
poi che esso non sia stato manomesso. (prova un pò a chiedere al saggio
Bernardo, il tuo neurone più anziano, come ci è venuta questa paranoica
idea)
Comunque tranquillo, come abbiamo fatto per gli altri, avremmo mantenuto
riservatezza e non ti avremmo tacciato come un truffatore reietto e
merdaccia (sai anche questi sono dati sensibili).

Per i più curiosi consiglio di rileggersi il post Panopticon dello scorso anno, aprile 2010.
La garbata risposta del Direttore di Gara mi è ritornata alla mente ieri nel tardo pomeriggio di un fresco sabato d'inizio primavera.
Mi è tornata alla mente ascoltando la reiterata affermazione: ma ha cambiato, quello ha cambiato!!!
Ma cosa ha cambiato.
Il rapporto ovviamente stiamo parlando di biciclette.
La sei ore singlespeed aveva al suo interno alcuni partecipanti dotati di bici con cambi fascettati.
Il cambio fascettato è una pratica in uso nei raduni singlespeedistici: non tutti possiedono una bici senza cambi, quindi si ovvia al problema bloccando il cambio.
E' accaduto che uno dei partecipanti sostensesse che un suo avversario, con il quale si stava condentendo la vittoria, avendo il cambio lo avesse usato.
A me poco importa cosa sia realmente succeso, ma la memoria è tornata al mio fastidio, provato lo scorso anno nel momento in cui all'atto dell'iscrizione mi fu presa la tessera e "intimato" di posizionare il chip di fronte alla commissione di controllo. Richiesta motivata e giusta, dal fatto che certi ciclopedalatori agonisti in passato si erano scambiati il chip in modo piuttosto truffaldino. La mia anima bella si era incapricciata del fatto e ne aveva fatto pubblica reprimenda.
Quest'anno ho quindi deciso di stare fuori dal gioco, il rispetto delle regole penso sia il sale di qualunque rapporto umano agonistico e non: una 24h è una gara agonistica, frequentata da persone che si rapportano in modo agonistico; le regole servono per far funzionare il gioco. Senza regole niente gioco. Ovviamente anche le regole non scritte hanno un grande valore, ma questo è un discorso che non voglio toccare mi poterebbe troppo lontano.
La maggior parte delle persone che ho visto partecipare alle "gare" singlespeed si avvicina alla gara con uno spirito diverso.
La gara è solo un mezzo per realizzare una comunanza, che porta con sè il piacere della socialità, quello del misurarsi con sfide tecnico-atletiche e perchè no anche quello di consumare sfide personali. Ma su tutto prevale un imperativo etico-morale superiore: la regola è come una stretta di mano, non serve il notaio, né il direttore di gara né tanto meno il medico che controlli le urine.
Basta guardarsi negli occhi, almeno penso, per intendersi.
Quel che è accaduto sabato è stato, almeno per me, un chiaro esempio di conflitto normativo.
In un ambinte fortemente spinto all'agonismo, tocca normare tutto in modo molto preciso e poi tocca controllare che tutti rispettino le norme. Sembra quasi che ci sia il fondato sospetto che se queste due cose non vengono fatte, l'Altro cercherà sicuramente di fregarti. Scambiarsi il chip, tagliare il percorso, mettere cinque concorrenti in un team da quattro, assumere qualche aiutino chimico e via discorrendo.
Non ho difficoltà a capire il modello: è quello imperante.
Lo scontro normativo avviene quando un modello si avvicina troppo ad un altro che si basa su presupposti differenti. Non ho difficoltà a dichiarare che il modello singlespeed, quello della stretta di mano, ha le mie preferenze, ma certamente l'altro ha il suo valore.
Temo che i due modelli non possano coabitare troppo strettamente pena il rischio di conflitto più o meno aperto.
Ho trovato patetica e al tempo stesso altamente drammantica la scenetta nella quale Stefano era intento a grigliare come un ossesso (ma quanti quintali di carne può grigriale in un'ora di tempo?) e un tipo a me sconosciuto lo rampognava (giustamente!) circa la liceità di certi comportamenti.
Due universi a contatto: a mio modo di vedere, ma forse i protagonisti direbbero altro, incomunicabili.
Giustamente dico io sì giustamente ad una gara ci possono essere le contestazioni, ci sono, e le regole servono per poter dirimere le questioni.
Giustamente le 24h sono gare e come tali vanno, a mio modo di vedere, trattate e rispettate. La risposta del Direttore di Gara parla in modo molto chiaro di quale sono le regole del gioco.
Mentre assistevo al siparietto griglia-rampogna mi passavano le immagini della Brugiana, e poi di Villarocca...Molti dei lettori sanno a cosa mi riferisco.
Pensare che in un contesto spintamente agonistico si possano far valere principi come quello della parola e dell'etica della stretta di mano, dal mio punto di vista è assolutamente velleitario e pure fuori luogo.
La mia modesta opinione è che quello spirito molto difficilmente possa essere inoculato in contesti come le 24h.
La mia preferenza è chiara non si tratta di un giudizio di valore ma di una praticabiltà esperienziale: in un caso me la godo e provo piacere in un altro meno a prescindere dallo specifico atto atletico. Per il mio modo di essere nel computo del piacere includo molte variabili: lo scorso anno lasciare la mia tessera UCI o sottopormi alla chippazione (blaeahhhh, che brutta parola) pubblica non ha certamente pregiudicato la mia modesta prestazione atletica, ma certamente mi ha obbligato a chiedermi dove la stavo facendo con tutte le conseguenze del caso.
Ieri, pur stando comodamente in abiti borghesi, mi sono ritrovato a pensare le stesse cose: questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a non salire in bici.
Quanche settimana fa a Ninove ho visto la faccia interdetta e il tono di voce seccato di un ragazzetto che sbuffava dicendo: "...ma come non ci danno il chip?!".
Io ero felice come un suino in calore, ero appena entrato in possesso del mio numero di gara. Da lì a poco avrei pedalato per una dozzina di ore insieme a molti amici conosciuti e moltissimi altri sconosciuti, assolutamente e totalmente disinteressati al fatto che ci fosse un primo, un secondo un terzo, un quarto, un quinto...

15 aprile 2011

Francois Marie Boyaux


http://www.fm-boyaux.fr/
e questo è quello che usano i Pro:
Paris-Roubaix Pro 27
Ema fai tu un acquisto collettivo visto che ormai sei un esperto?

COMPITO PER DOMANI

Prendete una bottiglia di plastica da 1,5-2 litri, riempitela di acqua e mettetela in Freezer in modo che ad andare a domani si trasformi in un blocco di ghiaccio.

Portatela con voi e la useremo a raffreddare birra e bibite!

Più ghiaccio avremo più le birrette saranno fresche.....

13 aprile 2011

Questo video mi fa capottare!

La creatura è viva! Salvatevi intanto che siete in tempo.....

Serata Nahbs alla Stazione delle Biciclette

Domani (Giovedì 14 Aprile) interessantissima serata a S.Donato, io vado con il Lobos Van assieme a Bob e Perse chi si unisce?

Ritrovo 18:15 autostrada.

12 aprile 2011

Si va a trovare Basaglia!?!


Dovrei andare  con il Biciclista Tour a questa manifestazione in Germania organizzata da KEN di Crema Cycles e dai ragazzi di Fahrstill (tra cui il sopra citato Basaglia).

E' il week-end  del 7-8 Maggio!

Ci sarà anche la terza prova delle Short Track series, chi mi accompagna? Partenza Venerdì notte ritorno Domenica tardi.... (son solo 510 Chilometri, la vignetta della Svizzera c'è...)

La benzina continua a salire pensiamo a mezzi più parchi nei consumi!

11 aprile 2011

Domani ricognizione percorso 6Hr Singlespeed di Cremona



Ci troviamo Martedì 12 Aprile alle 18:30 al parcheggio davanti al Bocciodromo o in seconda convocazione al bivio della pista BMX alle 19 per qualche giro un po di chiacchiere e per chi vuole una pizza.

E' stata stabilita la quota di partecipazione di 65 Euro che comprende l'iscrizione e un contributo per la grigliata di Sabato sera.

Per quanto riguarda la logistica io porto Gazebo 3x6 e gazebino 2x3, la griglia e il Furgoncino Biciclista di appoggio, mettete il vostro contributo nei reply. 

08 aprile 2011

SNL CREW KICK ASS! (I Love Beastie Boys)

Ghido is right...il vero ciclista brama le salite!


Freshjive Moving Pictures - Bicycle Seat from freshjive on Vimeo.

05 aprile 2011

Garagista


Tubo Orizzontale :-)

Tubo Obliquo :-)

Tubo Verticale :-)))) (very difficult curve)

Tubo Posteriore?........



Next event???


.. si si lo so... non è una delle "grandi classiche" bla bla bla... però una vacanza Lobos africana con la ciliegina di questa corsa ci potrebbe anche stare....