“Zio posso provare la tua bici?”
“Certo fai pure…”.
Il mio Valpo Tour inzia così con una semplice domanda e un’altrettanto semplice risposta.
Salgo sulla bici dello Zio aggancio i pedali e mi faccio un giretto.
Io lo Zio lo conosco, ma non sapevo di conoscerlo, dai primi anni novanta. Poi ci siamo persi di vista e ci siamo nuovamente incontrati nel terzo millennio: “La singlespeed ci fa ritrovare dove ci eravamo lasciati nei primi anni novanta!”. Ecco, lo Zio, mi disse questo qualche anno fa ed io capii che avevo vissuto per almeno tre lustri nel buio e nell’oblio di me medesimo.
Pedalo per qualche minuto la bici dello Zio poi rallento, quasi mi fermo, come faccio sempre quando devo fermarmi: rallento, sgancio il piede, quasi sempre il destro lo metto a terra sgancio il sinistro e scendo dalla bici.
Questa sequenza al ValpoTour 2013 ha una variante orrorifica: il piede non si sgancia.
Provo ruotando in modo molto accentuato la caviglia, nulla, la scarpa rimane saldamente ancorata al pedale. Ormai sono fermo, la bici leggermente inclinata a destra. Tento di sganciare il piede sinistro: la bici insiste nell’inclinarsi a destra in modo sempre più marcato e fuori controllo. Capisco che succederà l’inevitabile, mi preparo.
La bici è sempre più inclinata, ormai non serve più a nulla ruotare le caviglie. Mi preparo stoicamente all’urto sull’asfalto antistante la scuola di San Pietro in Cariano.
Provo un’ultima volta, prima che una violenta imprecazione mi squassi lo sterno, sento il duro asfalto che mi schiaffeggia il ginocchio, prima, poi, un attimo dopo l’anca ed infine il polso destro. Il dolore maggiore è quello di non aver capito subito che ci sono vari tipi di speedplay: me lo dicevano sempre da piccolo, studia, studia bestia che l’ingnoranza è una brutta cosa, brutta! Me lo dicevano. Non ricordo più chi me lo dicesse, sono passati tanti anni.
Torno mestamene dalla Zio e riconsegno la bici: “…mi raccomando non agganciare i pedali, che non sono i tuoi stessi speedplay!!”.
“Grazie Zio lo avevo intuito, grazie lo stesso, Zio!”.
Lo Zio lo ritroverò dopo qualche ora a cena, ma è un’altra storia, serve tempo per arrivarci.
Dello Zio non posso dire troppo: fa parte del gruppo ristretto dei Titani produttori di Smart Applicazioni. Io da anni, diciamo da quando ho incontrato nuovamente lo Zio dopo averlo perso di vista per tre lustri, cerco di capire cosa fa un Titano produttore di Smart Applicazioni: nulla, parlare con lo Zio e parlare con Paracelso è la stessa cosa.
Nuovamente mi devo confrontare con l’abissale ignoranza che abita, anzi direi ormai, colonizza la mia mente: studia bestia, studia!
Il mio ValpoTour 2013 poteva durare pochi secondi e invece sono riuscito a farlo tutto tutto, pausa pranzo inclusa.
Mario, il Magister del Valpolicella, ha approntato un percorso molto vario e abbastanza lungo: si scorribanderà per tutta la zona del Valpolicella e oltre.
Partenza ore nove e qualche minuto da San Pietro in Cariano, siamo nel Valpolicella.
Piazzale antistante l’Istituto Tecnico Commerciale: gli studenti dentro a studiare gli adulti, si fa per dire, fuori a pedalare: sono esempi di vita che il giovane studente metabolizza.
Pronti via, svolta a sinistra, forse a destra, poi nuovamente a sinistra poi ancora a destra. Percorsi 300 forse 400 metri: non saprei più ricostruire il percorso a ritroso.
E’ un giro tortuosissimo, nella mia mente si dipana come un serpente attorcigliato. La giornata è assolata e questo, dopo una primavera molto piovosa, rende il ciclopedalatore felice.
Il gruppo molto numeroso favorisce la pratica, piuttosto inevitabile che a lungo andare sbrindella la mia voglia di pedalare: la pausa di riassemblaggio gruppo.
Nelle fasi di riassemblaggio del gruppo sono certo che siano stati cooptati anche ciclisti che originariamente non facevano parte del gruppo. Più il gruppo è numeroso e maggiore è il moto centripeto che produce: attira di tutto. Signore over 70 con bicicletta da passaggio e sporta della spesa, ingaggiate su strappi assassini: spesso non risultano neanche fra le ultime.
Bambini, sì, al secondo raggruppamento sono stati fagocitati diciassette bambini, stavano andando a fare una gita con la loro maestra, si sono trovati a discutere di igiene alimentare con il Prof. Non vi posso dire nulla del Prof, per decoro del corpo accademico, per rispetto della privacy, per tutela della salute pubblica e dell’unità nazionale, del Prof non posso dire nulla.
Al terzo riassemblaggio ormai il gruppo conta 120-130 unità, sta prendendo quota, le dimensioni presto saranno quelle di una supernova: dopo la scolaresca vengono incluse 25 ragazze nord europee, genetica nord europea, garretto nord europeo.
Al quarto riassemblamento del gruppo non si hanno più notizie delle 25 ragazze nord europee, scomparse; come se il gruppo le avesse, divorate, spolpate, polverizzate, inghiottite, metabolizzate. Sono pensieri che se avessi studiato potrei dire meglio, ma non sono un fine dicitore. Studia farabutto studia!
Al quinto riassemblaggio il gruppo non si accontenta più dei ciclisti, è diventato sempre più vorace, ora l’orbita gravitazionale attira moto, motorini, apicar, trattori, fuoribordo, aviogetti, alcune mietitrebbie, qualche triciclo, un peschereccio di San Benedetto del Tronto e pure alcune majorettes.
Ormai il ValpoTour2013 si sta trasformando in un gigantesco flashmob itinerante.
Attraversiamo ubertosi boschetti, pace dell’anima, ma anche cittadine intasate dal traffico locale: un cancro che la Regione Veneto alimenta con metodo e perizia.
Poi ogni tanto dopo uno strappo rigorosamente al 20% la vista si apre e là sotto, qualche metro più in giù, compare il Lago di Garda. Placido dall’alto! Si intuisce, alla vista, l’arteria nera della gardesana, intasata di auto, moto, caravan e trenini pro-ciclistici.
Prima semi tappa al Bike Grill: un bel posto dove fermarsi e bere 5 o 6 birre prima di ripartire per la seconda parte del giro.
Le salite pensate dal Magister non sono mai lunghe, ma a volte regalano strappetti cattivelli che spingono i più ardimentosi a compiere azioni insensate, inutilmente autodistruttive, accolte da un tripudio di voci festanti che riducono il meraviglioso, quanto inutile gesto, ad uno show mariadefilippesco.
Fra tutti brilla la stupenda, a suo dire, condizione pistarda del Prof: non vi posso dire nulla del Prof, sappiate solo che possiede una bici molto ma molto bella!
Ah, le bici! Il ValpoTour è come il Buddhismo Mahayana, il Grande Veicolo: accoglie tutti e tutto.
Ci sono bici carbonchiose, mezzi in acciaio, spicca una Zullo All-Black, Enve ruotizzata, che seduce molti garretti. Poi ci sono mezzi meno prestazionali di cui non dico, per decoro e decenza, siamo nella terra di uno dei più grandi telaisti viventi: un po’ di rispetto.
E poi ci sono mezzi rurali, ruote grasse, mah, molle, molloni, forcelle, forcelloni. Registro anche una bici da ciclocross. Ma forse è un’allucinazione.
Ad un certo punto verso l’ora di pranzo, compare una bici con enormi ruote artiglianti, sono perplesso, in lontananza vedo ciclisti fare foto con majorette rosso vestite: ho molta fame, iniziano le prime forme di slittamento della coscienza. L’abisso sarà raggiunto a tavola: lo Zio!
Al diciottesimo riassemblaggio viene cannibalizzato anche Flavio Tosi, Zaia il Magnifico, il nipote di Prandini e un uomo irriconoscibile dai capelli untuosi, grigi, il ghigno stanco a stracciargli il volto. Basta! E’ ora di andare a cena, il gruppo è a rischio implosione.
La cena è stata organizzata presso la fucina di Magister Zullo. Inizia a piovere, vengono approntati i tavoli nella zona accoglienza clienti: si mangia fra telai appesi al muro, foto di altri tempi, banconi ricolmi di pezzi di bicicletta e verdurine crude: mi getto famelico sugli ortaggi.
Non sono solo, è una battaglia a chi intinge prima e più a lungo l’agognato pezzo di SEDANO-RAPA, nell’olio extra vergine di oliva (sarà ligure?!?!) professionalmente preparato dal cuoco più ciuffato della serata.
Fuori, nipotini contemporanei di Vulcano, grigliano metri cubi di carne, carcasse di animali morti da giorni, sfrigolano sulla griglia incandescente. L’odore di carne si espande all’infinito.
Mi siedo, vicino allo Zio: lo devo fare, cerco sempre di trattenermi, ma poi la parte odissea della mia mente ha il sopravvento e capitolo. “Scusa Zio, ma il Brunello di Montalcino…?”, chiedo fiducioso, in attesa di una parola che dia forma all’ignoto.
“Il Brunello è un vino Morto!”. Sono parole che colano come lava nel mio archipallio. Addento con forza un'arancia di Antonino, la trovo, cattiva, amarognola, cheratinosa, senza succo: capisco dopo averla divorata quasi tutta che mi ero scordato di togliere la buccia. Lo Zio!
Ascolto lo Zio che parla di lieviti autoctoni, anidride solforosa, tripla A, terroir e poi quando penso che la conversazione abbia preso una piega prevedibile compare il mio incubo, il terrore dei miei sogni: L’Affinatore di Formaggi dello Zio.
Io, come la maggior parte delle persone, compro il formaggio dove lo vendono (è una cosa di cui un poco me ne vergogno), lo Zio invece si incontra con il suo Affinatore ed hanno esperienze organolettiche a me ignote.
Ascolto rapito. L’Affinatore ha il sembiante di un umano, ma possiede un rinencefalo da due kg, sente l’odore di una molecola grassa ad eoni, e poi domina il tempo, parla agevolmente tre dialetti muffeschi, e soprattutto capisce e soddisfa le richieste dello Zio. Per me l’Affinatore di Formaggi dello Zio è un SuperEroe forse appena meno potente di Silver Surfer, ma con Capitan America se la gioca alla pari.
Poi verso la fine della serata, un pensiero malvagio mi attraversa la mente.
Si tratta di un pensiero che mette in risalto tutta la miseria umana, l’ignoranza bestiale, l’insensatezza feroce che popola il mio sistema limbico; mi sento parlato: “Scusa Zio, ma la mozzarella Santa Lucia, dove me la metti?”.
Lo Zio pare quasi stupito, non capisce subito la domanda, ha in corpo una bottiglia di Valpolicella, una di Amarone e una di Spumante. Mi guarda, diventa tutto rosso ed inizia a piangere.
Vengo portato via a forza, mentre lo Zio sta tentando di brutalizzarmi con una Zullo Vergine color vinaccia.
Forse ho sbagliato magari lui preferisce la Vallelata?
(ndr Le foto sono del Baldio!)