Luigi "Gigi" Sgarbozza (nato il 21 giugno 1944) è stato professionista dal 1967 al 1972. Nonostante la taglia mingherlina (1,72 x 65kg) è stato un buon velocista. Facilissimo ai piazzamenti, ma di poche vittorie. Nel suo palmares sono due i successi: la tappa richiamata da Jan a Marina Romea nel 1968, quando superò il tedesco Wilfried Peffgen (uno che ha corso fino ai quarant'anni, soprattutto su pista, dove eccelleva nel mezzofondo, specialità nella quale è stato tre volte campione del mondo) e l'italiano Giovanni De Franceschi (un padovano che fu soprattutto un ciclocrossista, tra l'altro nel '73 campione italiano), nonchè la tappa di Talavera alla Vuelta del 1969, vittoria che gli valse, per un giorno, la maglia amarillo. Di Sgarbozza corridore, si ricorda una loquacità notevole con ben peggiori storpiature della lingua italiana, un comportamento generoso, una discreta tenuta in salita e, appunto, tanti piazzamenti. Le sue squadre furono la Salamini Comet (formazione d'esordio), la Max Meyer (con la quale vinse le due corse citate), la Dreher, la GBC. L'ultimo anno da prof., il 1972, lo corse da isolato. Chiuse a soli 28 anni. Non un evidente dunque, ma un onesto lavoratore del pedale. Come commentatore .....lo vediamo tutti.....
Bravo Spiedo, vedo che siamo in sintonia! Eppoi il curriculum ciclistico del suddetto dimostra che: era un velocista lento, uno scalatore fermo in salita, un passista irregolare e, soprattutto un rompicoglioni
7 commenti:
metto una taglia di 2 megabirre sulla testa (di c....) di Sgarbozza: non si può sentire! Ma chi è? Ma di chi è parente?
CATTURATEMELO MORTO
Luigi "Gigi" Sgarbozza (nato il 21 giugno 1944) è stato professionista dal 1967 al 1972. Nonostante la taglia mingherlina (1,72 x 65kg) è stato un buon velocista. Facilissimo ai piazzamenti, ma di poche vittorie. Nel suo palmares sono due i successi: la tappa richiamata da Jan a Marina Romea nel 1968, quando superò il tedesco Wilfried Peffgen (uno che ha corso fino ai quarant'anni, soprattutto su pista, dove eccelleva nel mezzofondo, specialità nella quale è stato tre volte campione del mondo) e l'italiano Giovanni De Franceschi (un padovano che fu soprattutto un ciclocrossista, tra l'altro nel '73 campione italiano), nonchè la tappa di Talavera alla Vuelta del 1969, vittoria che gli valse, per un giorno, la maglia amarillo. Di Sgarbozza corridore, si ricorda una loquacità notevole con ben peggiori storpiature della lingua italiana, un comportamento generoso, una discreta tenuta in salita e, appunto, tanti piazzamenti. Le sue squadre furono la Salamini Comet (formazione d'esordio), la Max Meyer (con la quale vinse le due corse citate), la Dreher, la GBC. L'ultimo anno da prof., il 1972, lo corse da isolato. Chiuse a soli 28 anni. Non un evidente dunque, ma un onesto lavoratore del pedale.
Come commentatore .....lo vediamo tutti.....
Il ciclismo su strada ha la fortuna di non avere i soldi del calcio, visto la "professionalità" degli operatori non ci sarebbe paragone.
Grazie BOB per il CV di SGARBOZZA, illuminante.
Hai il CV di quella a destra ?
Quella di destra si commenta da sola e il curriculum di Sgarbozza non giustifica la sua inadeguatezza ed ignoranza.....
Ma un parere sulle DuraAce, no??
Bravo Spiedo, vedo che siamo in sintonia!
Eppoi il curriculum ciclistico del suddetto dimostra che: era un velocista lento, uno scalatore fermo in salita, un passista irregolare e, soprattutto un rompicoglioni
... conclamato ed incurabile!
Posta un commento