THE RACE
Dopo varie ravanate il momento topico si appresta: la gara.
La partenza della 24h segue un tragico copione: vuoi andare in bici, bene inizia a correre.
Si alle 14 in punto una massa di uomini in prevalenza maschi, al fatidico start iniziano a correre come ossessi.
L’immagine che più si avvicina alla realtà me la dona il cinema: Brave Heart! Ricordate lui che urla insieme ai suoi mentre corrono come ossessi a dare e prendere sonore mazzate. L’unica differenza è data dal fatto che le urla, alla partenza erano emesse dai tifosi spettatori. E qui l’iconografia cineamtografica mi viene ancora in aiuto: Ben Hur e i gladiatori: daje de punta daje de tacco ma daje sotto a Ben, dajeeeeeeeeee.
Mentre mi appresto a salire sulla Singular probabilmente i primi hanno già quasi concluso un giro.
Poche pedalate e ci si intruppa sullo strappetto che valica l’argine. Tutti giù e via di spinta…
I primi due giri passano tranquilli in compagnia di Marcello già mi prepara a registrare una serie di salaci commenti, ma il Fato Bastardo ci mette del suo.
Al terzo lap per cercare di evitare una ciclopedalatrice di taglia oversize, forzo la pedalata, sempre in prossimità dell’argine. Strengghghg, rumoraccio, penso ai gemelli, alle coronarie, allo sterno ma non sento dolore, capisco che qualche cosa non va ma non capisco cosa. Pochi metri e frullata di gamba: catena spezzata. Mestamente ritorno al Lobos Village e trovo LukeGPS anche lui appiedato ha frantumato la corona: diciamo che la quota di sfiga cosmica ce la siamo giocata nei primi giri. Ma non è così perché altre sfighette si percuoteranno sui Lobos.
Riparata la catena riparto e riprendo a pedalare con il mio ritmo. Ho modo così di assaporare il piacere di girare e di osservare quello che accade.
La prima osservazione riguarda la posizione in sella. Lo dico perché sta diventando una mia piccola ossessione. Ognuno trova la sua, io non l’ho ancora trovata: Sto iniziando a coltivare il pensiero psicotico che il mio apparato scheletrico si modifichi ogni volta che salgo in bicli, non permettendomi di trovare la giusta posizione.
Ne ho in mente alcune. Quella di Spiedo. Sembra sempre che cavalchi una BMX, l’altezza fuori media rende qualsiasi mezzo fuori squadra, come se bicicletta e ciclista fossero di due scale differnenti. L’unico elemento di collegamento è il mostruoso fuori sella. Prima di vedere Spiedo, ancor prima di avvistare la bicicletta si nota un oggetto di prezioso metallo che cerca di connettere due mondi.
Penso che il canotto reggisella sia statro forgiato da Efesto in persona, che dopo l’opera abbia detto: “ora basta devo andare in pensione non parlatemi più di fucine e metalli”
Luca GPS fa invece pensare ad un Gaucho nella pampas, che domina nel modo più assoluto il suo cavallo selvaggio. Quello che impressiona del suo stare sulla bicicletta è la naturalezza, pur pedalando forte non da quasi mai l’impressione di scomporsi. E poi ha questa vezzosa particolarità: inizia con i pantaloncini a mezza coscia come tutti e dopo pochi km zut!, il pantoloncino si ritrae come intimorito, o forse conscio del compito impropo di contenre i garùn stantuffanti. Dopo qualche giro me lo ritrovo compostamente pedalante con i pantaloncini ridotti ad un quasi costume da bagno. Bizzarro fenomeno…
Con Mare invece entriamo in un mondo animalesco, fra il ciclista e la bicicletta si crea un rapporto di dominazione ferina. Il busto quasi scompare assorbito dalla posizione a cuneo, una linea di forza che parte dal movimento centrale, sale violenta attraverso il reggisella, si avvinghia alla colonna vertebrale, galoppa verso le vertebre cervicali, si biforca attraversando i bicipiti e va a divorare la strada appena oltre la ruota anteriore. Mezzo e pilota sono un tutt’uno in ciclopica lotta. Risultato: va molto forte mostradola tutta la sua forza vorace.
Poi c’è Antonio che durante la 24h metterà a dura prova la mia performance.
Lui sta in sella come un figlio dei fiori sta sotto un mango a contemplare l’infinita molteplicita dell’essere. Rilassato e spensierato pedalata tranquilla e cadenzata volto disteso e rasserenante: soriso aperto sguardo oltre.
Tutto questo alla quinta o sesta ora metterà in difficoltà la mia motivazione.
Appena uscito dalla parte in sabbia, mi rimetto sul piano in direzione delle colonie padane, sorso d’acqua e recupero. Sono stanco e mi sento chiamare: ciao emaaaa, mi volto a sinistra e vedo Antonio, no anzi prima la sua Kona spiaggiata, poi lui, seduto sulle scale della postazione di osservazione ornitologica. Il tempo si arresta, inizio a fare una serie corposa di considerazioni sul senso della vita e della morte. Ritorno adolescente vorace lettore e finalmente a 42 anni scopro la sofferenza immane nella quale si trovò a dibattersi Ulisse immerso nel suadente canto delle sirene. Rallento la già lenta andatura e mi dico, ma si cazzo porco sono 5 ore che pedalo avrò pure diritto a farmi una birretta con stuzzichino, quasi quasi mi fermo anch’io…la Capannina è a due passi, ci si va pure in bici no anzi le birre ce le faccaim portare direttamente qua…poi il senso di responsabilità e di dedizione riprende il sopravvento e lascio sfilare la terribile tentazione.
Ultima considerazione sulle posizioni: Ausilia. Un elfo. Pedala leggera con il suo ritmo, la sento parlare con un compagno d’avventura, non sembra che stia facendo una gara, ma che stia a casa sua in salotto a fare conversazione amabilmente. Carpisco un lacerto di discorso non ne comprendo l’intero senso ma la sostanza è che si è fatta 200 km con la Kona tanto per provarla e si lamentava del fatto che la singlespeed su strada è una palla pazzesca: orpo penso io ma 200km con il 32/18 c’è da varsi venire due, anzi che dico tre maroni come lo Zeppelin. Dall’ultima considerazione evinco che non sono fatto per le gare endurance.
E qui chiudo la breve carrellata sullo stare in bici.
La mia gara procede tranquilla fino a quando la seconda ondata di sfiga mi travolge: questa volta non si tratta del mezzo meccanico ma del mio intestino. Prima sosta al Lobos Village con relativa visita agli amabili cessi portatili. Non basterà, ripresa la pedalata mi dovrò fermare dopo 10/15 minuti, ma questa volta la location evacuativa sarà en plein air. Non mi sento benissimo ma riprendo più leggero e quasi sereno ma soprattutto immensamente grato all’organizzazione per il pacco gara. Conserverò con geloso affetto il prezioso rotolo che mi accompagnerà pure a Finale, dove già pregusto una meravigliosa cagata fronte mare con la brezzolina che lambisce birichina gli zebedei ormai lessi da ore di pedalate.
Una consiedrazine a parte va fatta in relazione al fair play durante la gara.
Sinceramente temevo di essere travolto dai ciclopedalatori bulimici, questo non è successo o almeno è accaduto in misura molto bassa rispetto alle mie previsioni.
Solo un fatto increscioso: sabbione, il primo, quello più “esteso”, sto per solcarlo (in genere con la singular passo quasi senza pedalare, leggero surfing e via) da dietro uno mi urla pista, io abbocco, perdo il ritmo e mi infilo male, l’anteriore, troppo lento prende una buca e mi cappotto. In una frazione di secondo sono riuscito a sganciare il piede destro, spingere leggermente il manubrio con la sinistra fare perno sull’altro piede per consentire alla bici di volare oltre il mio corpo e mandare a fare in culo il tipo che ovviamente è passato indenne. L’inesperienza si paga.
Ho però notato verso la quinta ora che alcune chiamate iniziavano a farsi indecedibili: passo a destra e va bene, passo a sinistra e va bene, ma quando la stessa voce in rapida successione ti urla passo a destra passo a sinistra si capisce che si sta entrando nel regno di Alice nel Paese delle Meraviglie. Alcuni al passo a destra hanno iniziato a superare a sinistra e viceversa. La spiegazione che mi sono dato è che la fatica tende a riportare a galla alcuni deficit evolutivi: la distinzione destra sinistra si costruisce in tenera età e per alcuni il periodo potrebbe essere stato difficile. Per altri invece, quelli che dichiarano di voler passare sia a destra che a sinistra, la stanchezza porta ad una regressione all’infanzia felice: periodo della vita sereno e non conflittuale nel quale il si e il no convivevano allegramente insieme violando sistematicamente il principio di non contraddizione. Ad alcuni la fatica fa questi effetti.
Ultimo giro, Spiedo mi affianca e mi dice “sei in mistica contemplazione” (ero ormai entrato nella fase zen dello sforzo: quieta contemplazione della vacuità dell'esistenza) quasi mi desta dal mio torpore: a me la fatica, almeno quella sperimentata alla 6h, mi scollega pericolosamente dal corpo e dallo spazio. Il passo successivo e la narcolessia o l'evaporazione del mio corpo mortale, mi pare che si chiami sublimazione il passaggio dallo stato solido a quello gassoso senza transitare per fasi intermedie, ecco stavo qusi sublimando.
Ma alcune fanta-riflessioni sul versante psico-somatico le lascio per un altro post.
Finalmente dopo sei ore di pedalata ci si può fermare per fare quello che ogni volta che esco con i Lobos si fa: mangiatona pantagruelica annaffita da delizosi prodotti fermentati…a proposito tocca assolutamente ripassare da Modena…il singletrack si certo bisogna provarlo ma l’Agriturismo San Polo…
08 maggio 2008
THE RACE (6h Parte II)
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8 commenti:
"pregusto una meravigliosa cagata fronte mare con la brezzolina che lambisce birichina gli zebedei ormai lessi da ore di pedalate"
STANDING OVATION
e se fossimo donne
STANDING OVULATION
Vai Ghido lo spirito è quello giusto...e poi oggi ho scoperto che Bondi sarà Ministro della Cultura, così pure io mi sento preparato e pronto per nuove ed estreme esperienze...
e con la Carfagna ministro delle pari opportunità avremo tutti le stesse probabilità di trombarcela?
Non ci resta che sperare e prepararci alle MagniFiche opportunità che ci si aprono: insisto se Bondi è Ministro della Cultura io posso pure pensare di ovulare in cima alla rupe o chessò fare una discesa con ma lia Legnano in monoruota, si lo posso fareeeeeeeeeeeee
Intanto io ho mandato una mail alla Carfagna....
@ema ma se scrive anche le poesie....è proprio CULTURA!
E... "BODY AND MIND" quando esce? !!!
@ghido: certo che se scrive poesie è cultura! Anch'io allora sono Raymond Carver anzi che dico sono l'incarzazione di Carver nel corpo di Batali e quindi posso scrivere poesie mentre pedalo sul Mortirolo
@ottimo Bob,è dato sapere circa il contenuto. Ti sei ricodato di chiedere alla Ministro se ha delle collaboratrici Buone per gli altri Lobos?
Body and Mind si materializzerà dopo Finale e spero prima di Massa. Ma come puoi ben capire dal titolo è un'opera di un livello Culturale (Bondi docet) tale che...
Penso che alcune suggestioni le ricaverà anche da Finale
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