Quattro passi sono l’unità di misura del poco, ma non del niente.
Il gruppo dalle variopinte divise è compatto. Vorrebbe quantomeno esserlo.
Almeno la partenza dalla ridente Selva di val Gardena, si desidererebbe farla assieme.
Viviamo in un Mondo completamente rovesciato, in un Mondo in cui i fuggitivi stanno dietro.
L’impazienza sale.
C’è chi, per ingannare l’attesa e stemperare la tensione, si produce in equilibrismi trialistici.
Pedali paralleli, mani ben poggiate sulle gommose protuberanze che si ergono dal manubrio, respiro controllato.
Due, cinque, dieci secondi giocati tra le fughe del porfido fiammato della Val Cembra e la bianca pennellata che delimita la sede stradale.
C'è chi invece riscalda le fibre muscolari descrivendo parziali circoli lungo le stradine laterali.
Su e giù continui, accelerazioni improvvise, fermate indotte da frenate potenti già portate al limite.
Come in un coitus ciclistico che rinsalda il rapporto con mezzi a volte mai abbastanza usati, si utilizzano rapporti agili e veloci.
Di questi tempi è infatti meglio lasciare ad altri quelli seri e duri.
Una botta e via a quei pedali che non vogliono saperne di girare, sembra infatti la cosa migliore.
I minuti passano, corridori festosi ci passano davanti a centinaia, si comincia a fremere intrepidi.
Dei diversamente fuggitivi non c'è traccia.
Ad un certo punto, a rompere gli indugi, qualcuno parte alla loro ricerca.
Non passa molto ed eccoli sfrecciare a velocità già folle dinanzi agli impazienti compagni.
E' il delirio!
Breve spinta con i piedi, sonori clack dimostrano l'agganciarsi di pedali pronti a spingere duro.
Di un percorso del quale i tratti pianeggianti si misurano col decimetro, la strada sale immediatamente per poi addolcirsi subito dopo.
Vedo i primi davanti a me.
Innesto il 50x17 e come un volano dall'elevata inerzia, velocità e ritmo crescono.
Indifferente, comincio con i sorpassi.
Pronti via, prima sosta!
L’essere umano, di genere maschile, è debole e fondamentalmente sciocco.
Nel pieno dello sforzo, succosi meloni richiamano l’attenzione dei molti ciclisti.
Scorgo la scena da buona distanza, fermo la pedalata per lasciare libere le ruote di girare.
Corposi, polposi, del peso di almeno un kilogrammo, non lasciano indifferenti.
Lo sguardo si abbassa e si nasconde dietro gli occhiali fotocromatici, la spinta sui pedali prosegue.
Non mi posso fermare!
In molti ci provano, ma no, no, devo proseguire!
Crist’Iddio, decoro ci vuole!
Prendo la testa del gruppo grazie ad anni di allenamento che mi permettono una sviluppata resistenza testosteronica.
Le distrazioni passano veloci come lo fanno le scie d’oggetti visti da un treno in corsa.
La salita verso Plan de Gralba, scorre via rapida e leggera.
Il bivio tra passo Gardena e passo Sella è un crocevia essenziale e sempre densamente popolato di ciclisti che qui pongono il loro punto d’incontro.
Il passo Gardena è a breve distanza, tra una salita dolce, un falsopiano in discesa rigenerante ed un’ultima ma breve ascesa.
Prati verdissimi e la calcarea dolomia fanno da contorno ad un’avanzare veramente piacevole.
Sulla destra, mimetizzata nel giallo della roccia, la ferrata Tridentina porta dritti al rifugio Pisciadù.
Sono tra i primi ad aver raggiunto il passo e ci si ferma ad aspettare che il treno si ricompatti.
Un automezzo ceco cattura l’attenzione.
Natiche tonde e di nulla vestite, pubblicizzano viaggi in bicicletta evidentemente diversi dal solito.
C’è chi spavaldamente allunga una mano bramosa, c’è chi invece, per falsa pudicizia, vi appoggia un solo dito.
Chissà quale delle due versioni d'amore avrebbero preferito le signorine!
Chissà quale delle due versioni avrebbe dato loro maggior piacere!
La discesa verso Corvara è una delle più belle e divertenti.
La pendenza sempre sostenuta, la lunghezza non indifferente, la larghezza della sede stradale, danno modo di liberare i più cupi istinti.
Le mani si poggiano nella parte bassa della curva manubrio, onde fornire una maggior potenza frenante.
Il cambio viene messo sul 50x12 che garantisce nove metri di progressione ad ogni pedalata.
Le prime curve scorrono timidamente, ma con le successive si inizia a fare sul serio.
Tubolari eccellenti e gonfiati alla detonante pressione di dieci atmosfere, danno un grip notevole.
Tra pieghe imperiose, un centinaio di sorpassi e pedalate fuori giri, la discesa si conclude con un bel sorriso sulla bocca.
Adrenalina, sempre benvenuta!
Il passo Campolongo è il meno elevato ed impegnativo dei quattro.
Una salita di media pendenza ed un lungo rettilineo che stanca la vista, indicizzano le rivoluzioni delle colorate guarniture.
La discesa verso Arabba è breve ma divertente e ciò che la caratterizza maggiormente sono le ampie paraboliche che permettono velocità ancor più elevate del solito.
La giornata è frizzante, l’aria tersa, il sole intenso brucia una pelle maldestramente non protetta.
Il silenzio, pur tra migliaia di ciclisti, è profondo e permette di godere di un ambiente già solitamente grandioso.
Il Pordoi.
Tra i più temuti, non certo per la sua pendenza che è sempre dolce, ma per la sua lunghezza ed una conformazione morfologica che fin da subito permette di vederne l’arrivo.
Il traguardo rimane sempre distante, la fatica si fa invece sentire tornante dopo tornante.
Nove chilometri passati in un continuo alternarsi di una pedalata in posizione seduta ed una in piedi e ciò per sgranchire una schiena caricata da molto sforzo e al contempo garantire agli organi riproduttori un adeguato afflusso di sangue.
Se la popolazione mondiale è di sei miliardi, almeno la metà si trova nel preciso punto che separa la Val Cordevole dalla Val di Fassa.
Boccali pieni di birra, sia essa pura e schiumosa od aggiunta di una dissetante limonata, scorrono come si fosse in un'enorme sagra paesana.
Panini ripieni di steroidi, bicchieri di Epo, strudel densi di uva e mele in piccoli pezzi, nutrono il plotone festante.
Caffè, bibite energetiche, sole cocente e penetrante, digeriscono le fatiche appena sostenute.
Si passa così un'ora ad aspettare anche chi aveva affrontato la salita con molta più calma.
La discesa ci porta al bivio tra Canazei ed il passo Sella.
Sei chilometri di salita sono l'ultimo ostacolo da affrontare.
Memore del passato, la pendenza di questa ascesa è maggiore delle altre anche se i dati altimetrici quasi contraddicono questa sensazione.
Le gambe bruciano e lamentano i 1800 metri di dislivello già affrontati.
La cassetta posteriore vede utilizzati rapporti più agili che in precedenza, onde assecondare stanchezza e calore ancora elevati.
Lunghi rettilinei fanno venire voglia di mettere un piede a terra, ma la forza di volontà è ben più forte.
Mi guardo attorno.
Sono parte di un flusso ascensionale che vede al mio fianco mezzi di ogni tipo.
Dalle asfittiche specialissime in carbonio, a touring bike accessoriate di tutto punto.
Silenzio, qui si respira a pieni polmoni!
Gli ultimi tornanti sono di fronte a me, ho ancora due denti da utilizzare e non ne posso fare a meno.
Il culmine è raggiunto.
Felice come un bambino abbraccio chi mi ha preceduto.
Il rientro a Selva ha da raccontarci un ultimo dramma.
Il dramma di un uomo solo, in lotta con se stesso.
Un'erta di un chilometro è l'ultimo ostacolo.
Prendo, sgrano le marce, mi alzo sui pedali, ansimo di piacere.
E' dura, durissima. Sento le fibre muscolari staccarsi l'una dall'altra.
Dietro di me un urlo lancinante e l'incredibile che dice:
"Ahhhh, Crampiiii!!"
01 luglio 2010
Strade che s'inerpicano
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
17 commenti:
Ero io!
No! Ero io!!
Bello peccato le le Chiappe Ceke fossero sul Pordoi.....
No no...erano sul Gardena, mentre si aspettava gli altri che si erano fermati 100m prima di noi..
Hai ragione ho fatto la foto con il cellulare era sul Gardena scusate....
le kiappe ceke sono dappertutto...
Più kiappe Ceke dappertutto!!
...il dito era il mio ;-)
ema
Un dito pieno di peccato!
il 50.... pfui! roba da busoni! gli ometti solo 53
facile parlare per chi non c'era... KRAMPI ATTAK!
se non avete il fisico statevene a casa!
un drinks fresco!!!
dr. Ghido...con l'ultima frase rischia di infilarsi dritto dritto in un campo minato...il mio...
Martino, bravo, bravissimo..belle parole ma devo unirmi a Ghido, Butta la Compact è roba da francesi gay.
vi ho incontrato sul campolongo complimenti x i mezzi troppo belli il prossimo anno la voglio fare in single speed...
vi ho incontrato sul campolongo complimenti x i mezzi troppo belli il prossimo anno la voglio fare in single speed...
Posta un commento