So che affronto un tema troppo narcisistico ma non posso non farlo.
Parto da Finale Ligure: Campionato Italiano Single Speed.
"Tira su la testa mi sono detto respira" e poi riprende sempre la stessa voce, quasi parlasse fra sé e sé: "sembrava che stessi a guardare solo i sassi, la testa bassa...".
Ascolto defilano questa voce, è di uno del gruppo dei matacchioni singlespeedistici, uno che so avere fiato, gamba e testa buona (e mi riferisco alla parte ciclopedalante), uno che ama fare fatica, e penso anche gareggiare, misurarsi con se stesso attraverso la sfida con l'altro.
Le parole osti le parole, le ha dette solo all'arrivo, solo dopo si possono dire.
A me accade di dirmele durante a volte pure prima; cambia tutto, si esce dal mondo, si rischia il fischio, è un rischio il fischio? Boh!?
Ho fatto il primo giro pedalando con forza, con la testa bassa potremmo dire.
Poi iniziando il secondo non ce l'ho più fatta a tenere la testa bassa l'ho alzata e ho visto dei cespugli di un verde ancora smeraldino, adornati da bacche rosse. Mi sono fermato, erano corbezzoli, frutti della mia infanzia.
Da piccolo, nella gelateria vicino al negozio della mia famiglia prendevo spesso il gelato al corbezzolo: era di un bel colore arancione e mi piaceva moltissimo: dolce di una dolcezza che la lontananza nel tempo e l'aleatorietà del ricordo rendono mitico. La gelateria ancora esiste ma il gelato al corbezzolo no, come gli albi della Marvel che la mia mamma gettò nella spazzatura...ma questa è un'altra storia.
Inizio a guardarmi intorno, risalgo in bici e riprendo a pedalare, testa alta, occhi aperti andatura notevolmente più lenta.
Cambia la prospettiva.
Ho poche occasioni di pedalare in luoghi tanto belli e consumarne una delle poche per inanellare un tot di giri nel minor tempo possibile mi pare cosa brutta e ingiusta.
Lo spreco sta nel non riuscire a seguire il proprio sentire, nel tentare di stare dentro ad un gioco anche quando non lo senti tuo.
Fortunatamente le manifestazioni lobiche permettono molte vie di fuga. Concludo il primo giro mi appresto ad iniziare il secondo e vedo Ghido platealmente stravaccato sul prato, in panciolle, tipico atteggiamento catedrattico: lo insulto e mi rigetto nel tour.
Scoprirò che il secondo giro sarà più lungo e vario del primo, e conterrà anche una parte del terzo.
Dopo aver osservato il corbezzolo, ad una svolta sempre percorsa verso sinistra decido di prendere verso destra. Si apre un nuovo scenario, arrivo all'inizio di una discesa abbastanza ripida introdotta da una di quelle passerelle di legno artatamente costruite per produrre la sferzatina di adrenalina che tanto piace a certi biker smolleggiati.
Mi fermo percorro una piccola parte della discesa, la strada piega abbastanza decisa verso sinistra e si butta nel blu.
Rientro in me e riprendo il sentiero e mi metto a pedalare pensieroso. Ho la prima ed unica esperienza atletica della giornata: riesco a pedalare in sella tutta la fottuta porca salita fino in cima, compreso l'ultimo fottuto porco tornantinobastardo. Sono contento, così inutilmente contento, ho fatto una cosa che molti avranno fatto, più volte nello stesso giorno, ma averla fatta,la porca salita, a onor del vero, porchissima, ma di una bellezza straordinaria, mi mette di buon umore.
Riprendo, passo dal via e mi rigetto nella mischia. Nella breve discesa prima del boschetto che poi porta alla lunga ascesa mi trovo davanti una Panda, strano dico, ma mi dico anche che sarebbe stato più strano trovarsi un panda davanti. Passano alcuni minuti di discussioni interne di una certa rilevanza epistemologica e poi decido di seguire il mezzo. Ad un certo punto, la macchina, taglia la fettuccia e prosegue per una stradina io dietro, mi rendo conto che ci siamo immessi nella porca salita porca e allora mi dico è destino cazzo è destino: me la ripedalo (quasi tutta, visto che la riprendo da una quota leggermente superiore rispetto al giro classico) tutta fino in cima ed ho la seconda esperienza atletica della giornata, i piedi rimangono saldamente sui pedali e la Spot progredisce lentamente ma progredisce, sono quasi interdetto. Si apre un dialogo interno a più voci per cercare di capire come possa essere accaduta una simile esperienza.
Il simposio interno si chiude sancendo che il mio sistema nervoso centrale è ancora intossicato dai metaboliti sprigionatisi dalla rollata estrema de "Il ciclofondista" consumata durante la GF Colnago.
Sono però soddisfatto ho fatto un "mio giro", ho avuto ben due esperienze atletiche forse irripetibili, e ho iniziato a maturare alcune idee su come si possa usare la bicicletta. Quest'anno per me è stato un anno di pedalate quasi solo su asfalto.
Finale ha aperto alcune linee di fuga, vediamo se avrò la costanza di dar loro voce.
Ad onor di cronaca nel secondo giro ho avuto una lunga conversazione con JD: per un attimo ho pure pensato, e gliel'ho anche proposto, di dargli la mia bici, ma fortunatamente i pedali non andavano bene (uno standard unico no! mannaggia ha da tornà baffone!!!) e quindi...mi sono goduto il mio giro autarchico.
07 ottobre 2010
PERDIMENTI
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6 commenti:
come ti capisco é troppo bello perdersi così anche solo per qualche attimo!
"Lo spreco sta nel non riuscire a seguire il proprio sentire, nel tentare di stare dentro ad un gioco anche quando non lo senti tuo." La mia pillola di saggezza per la giornata...
grande Ema..a mio avviso il fuori strada è la vera essenza del pedalare..l'asfalto è solo un tramite tra un sentiero e l'altro. Nel sentiero non è ancora passata la mano dell'uomo in modo pesante,lo sciaccia sassi. è il concetto dell'eroica. dai voce ,dai voce.
ema... non parliamo di albi della Marvel buttati dalle mamme... la ferita è ancora troppo aperta!
leggo i pezzi di Ema tutte le volte almeno 3/4 volte... troppo forte (e qua al suo meglio)
ema prenditi una biammortizzata, poi trasferisciti fuori dalla pianura....!!
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