Clément Marot
Lo scrittore Giulio Mozzi, ha proposto, ai lettori del suo blog una "sfida" letteraria sulla falsa riga di quella proposta da Marot nel 1536.
La sfida dovrebbe esitare in una pubblicazione: per ora le lettrici curiose si stanno esercitando in rete. Come tutte le tenzoni anche questa ha le sue regole: la prima è questa, ve la cito, dalla viva penna elettronica dello scrittore Mozzi: "I Blasons erano tutti scritti da maschi, presumibilmente eterosessuali: mi sembra opportuno dunque escluderli dal gioco, ammettendo donne eterosessuali, maschi omosessuali, e tutte le altre varietà. (Io sono dunque escluso). Vorrei, insomma, che non venisse finto un desiderio (mentre il componimento, ovviamente, può contenere tutta la finzione che si vuole)."
Le altre invitano gli scriventi ad utilizzare forme chiuse: madrigali, sonetti, ballate, etc. Linguaggio non troppo volgare, componimenti non troppo brevi, la parte lodata deve essere "assoluta": si deve lodare il ginocchio in sé, il prepuzio in sé, il muscolo sternocleidomastoideo in sé. Eccovi un sonetto d'assaggio:
Nel buio siderale di fellatio,
d’ansimare, scie lunghe di saliva
oscillavano lune in carne viva
in coppia su nel fallico iperspazio.
In vista della fine, a cosmo sazio
si facevano piene, ed io lasciva
poi big bang, in cui tutto trasaliva,
il silenzio tuo, l’estasi, lo strazio.
Loro a guidarmi in ciel, come beatrici
la prodiga e l’altra, preferita:
compagna del tuo muto pleistocele
quella col taglio del varicocele
rivela verità da me intuita:
m’appartengono le tue cicatrici.
Autrice Paola Malaspina
26 luglio 2013
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