Si 167 è il numero magico dei Giradur. O se volete 10020 secondi. Tanti sono quelli che Ghido ed Io abbiamo impiegato per compiere gli eroici 5 giri vescovatini.
Sempre per onore di verità, il vincitore assoluto, LukeGPS di secondi ne ha utilizzati 8280, che tradotti in cifra meno arcana fanno 2 ore e 18 minuti primi. E' così il responso cronometrico è impietoso ma andiamo oltre perchè alcuni fattarelli vanno riportati.
Percorso interamente pianeggiante e sterrato. Pianeggiante un par di palle di toro chianino. Un lungo tratto mostrava una pendenza del 6% circa, carinamente segnalata dall'organizzazione, dovuta allo sfalcio di erba gramigna, che pur se ormai morta mostrava ancora una sua vigorosa vitalità, impedendo l'avanzamento dei mezzi ciclopedalanti.
Brutta sensazione quella di trovarti in pianura e non riuscire ad andare avanti, è uno degli incubi ricorrenti del ciclopedalatore: pedalare con vigore e non progredire.
Primo giro pronti via dopo pochi minuti Ghido mi raggiuge: si pedalerà in quasi scioltezza fino alla fine, parlando del più e del meno, ma di questo vi dico dopo.
Bene pronti via a metà del giro sentiamo il solito rombo di tuono, ok ok si tratta di LucaGPS, ci sorpassa a velocità quasi doppia. Dopo circa 5' ce lo ritroviamo alle spalle. Orpo orpissimo siamo ripiombati in un delirio einsteniano, la velocità di Luca ha flesso a tal punto lo spazio che invece di trovarcelo davanti ce lo ritroviamo dietro (la tal cosa ci da pensiero), si avvicina lo vediamo disorientato, armeggia con bussola, sestante, gps, guarda in alto ma si dispera l'ora ormai tarda non mostra l'Orsa.
Amorevolmente gli indichiamo la strada, lui si rinfranca e ci risorpassa a velocità quasi doppia: aveva solo sbagliato strada, pare che sia arrivato ad Ostiano dove ha partecipato e vinto la trentottesima edizione della Gran Fondo della Peluffa Ridente.
Per i più attenti e sensibili agli aspetti cronometrici posso dire che il duo Ghid'Ema ha mantenuto una certa regolarità: un giro in 34/35 minuti. Ma guardando bene il Carnet del Giradur si può vedere come il secondo ed il terzo giro siano stati fatti in 31 e 32 minuti rispettivamente.
Come spiegare tale differnza. Si tratta del potere evocatore della parola.
Nel secondo e terzo giro si è aperto un Simposio sul senso della vita, la vita dopo la morte, da dove veniamo e dove andiamo, la gnocca e la sua ubiqua prensenza sul globo terracqueo.
Lo sviluppo di alcuni temi cari ai Giradur e soprattutto alcune considerazioni sulla bellezza del cretao (e la gnocca è una parte del creato, a questa coclusione unanime siamo giunti dopo attente ed approfondite valutazioni) ha prodotto un aumento libidico che, visto l'ambiente severo e gli spazi inospitali, si è tradotto in un incremento dell'attività pistonante. Il magico Simposio si è frantumato nel momento in cui si è inizito a parlare di poesia, a quel punto l'associazione poeta, ministro della cultura è stata quasi immediata, non c'è stato più nulla da fare, 35 fisso per il resto della gara.
Ghido ha declamato alcune terzine dantesche, una lacrima da solcato il viso e poi un silenzio dolente è calato sul campo di gara. Ho provato a rinfrancarlo dicendo che non c'è solo la poesia e la cultura, che ci sono anche le pari opportunità...nulla, il dolore era troppo intenso.
Si arriva per mezzodì, l'ora classica del pranzo. La ProLoco ha praparato alcune migliaia di panini tipicamente padani: salame e porchetta, tanto per ribadire che del suino non si spreca nulla. Ne ingurgito una certa quantità con sommo piacere e poi mi commuovo. Si vedo sul tavolo delle bevande la "Spuma". In un attimo, come solo la memoria può fare, mi ritrovo a Sanremo fine anni 70, primissimi 80, da Maggiorino seduto al tavolo con una ragazza ad ordinare spuma e farinata fantasticando di accoppiarmi con lei ripetutamente fino alla consunzione fisica (in fase adolescenziale certi pensieri si fanno e alcuni riscono pure ad attuarli, alcuni, non tutti!!!). Non accadde, ma la farinata e la spuma ancora me li ricordo. Me ne prendo un bicchiere e me lo bevo con voluttà, pensando a tutte le occasioni perse...
La magia del momento si frantuma quando mi viene proposto l'aperitivo del luogo. Non posso rifiutare, si tratta di educazione e di orgoglio maschile. Ne butto giù un sorso e mi sento già in un'altra dimensione: i languidi pensieri precedenti evaporano all'istante sotto la pressione alcoolica della sostanza.
Per fornteggiare l'aggressiva bevanda mi ingollo un altro paio di panini con la porchetta e mi dirigo verso la macchina per ritornare a casa.
Sulla via del ritorno avrò varie visioni tra cui l'Orcosauro di Villarocca che tenterà più volte di attentare alla mia virtù, senza peraltro mai riuscirci: ma ripetendo silenziosamente il mantra magico sandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondisandrobondi la turpe visione scomparirà! Ah!!! Il potere della parola.