24 ottobre 2010

GUIDAMELO LENTO

-Guidamelo lento, tranquillo!
-Spingi, cazzo, spingi che non è finita, cazzo!
-Apri bene vai fluido, fammi vedere che apri bene, cazzo!
-Vai bene brava credici, credici cazzo!
-Ma è una bici normale…ah si certo il cambio nel mozzo è molto più grosso!

Pedalo svagato e mi chiedo se sono nel set di un pornomovie di serie b.
La location è data un campo di erba verdolina, umidiccia, al bordo delle SS11, la mitica, per chi si vuol mutrire di epopee celtico-onanistiche, Padana Inferiore, che collega Torino a qualche triste plaga veneto romagnola. Inferiore a cosa? La Padana Superiore tange le mobili contade celtico-padane, luoghi animati da virili intenzioni, specchiate virtù, sobri linguaggi. Siamo nella bassa padana mantovana. C’è poco da ridere, è sabato, il cielo è coperto da un velo grigio che non promette nulla di buono e non fa neanche troppo freddo.
Una piccola truppa lobica invece di passare il desco in famiglia e il pomeriggio al centro commerciale decide di recarsi ad una gara di ciclocrossisti lombardo-veneti con alcuni validi rappresentanti delle lontane e straniere contrade emiliane, luoghi che nelle menti stralunate della piccola truppa lobica rimandano a pratiche estreme: orge di cibo e sesso libero e selvaggio.
Ma concentriamoci sull’evento.
Si tratta del circuito lombardo di ciclocross, le parole sono semplici: circuito, lombardo, ciclocross manca un tocco di glamour internazionale: singlespeed può andare. Lo porta la truppa lobica. Bici eroiche, egoiche e meravigliosamente obsolete. Mezzi adatti a ciclopedalatori romantici ed elitari.
La truppa arriva in moderato ritardo, rapidamente le bici vengono scaricate dai mezzi. Primo problema. Intorno è tutto un fiorir di carbonio in tutte le sue molteplici e scontate manifestazioni. Rulli, molti rullano, scaldano la gamba, portano il cuore un po’ in temperatura, preparano il corpo ad uno sporzo molto intenso. La truppa lobica ha ben altre preoccupazioni: come ci vestiamo? Intimo tecnico a mezze maniche da inzio autunno, intimo tecnico a maniche lunghe da mezzo autunno, intimo normale da tarda primavera, intimo di carizia, che l’homo ha da puzzzà, ma se puzza troppo poi fa schif ’ocaz’. Intimo invernale con canotta retata che fa tanto porno tedesco espressionista, intimo estivo, che ci sono alcuni che sono possessori di fisico appropriato. Pantalone lungo, corto, semi-lungo, corto-medio, corto-corto, short da downhill, short da spiaggia, short Reef, ah! Dolore inguinale, subito scartati gli short Reef. Mentre il ronzio dei rulli aumenta di intensità, la truppa si prepara, divisa Lobos e basta. Solo Mud osa dire che desidererebbe, mettere un paio di pantaloni di lunghezza intermedia, riceve pesantissimi apprezzamenti rivolti alla sua virilità, desiste avvilito.
Da segnalare che lo Zio arriva con una bici montata di tutto punto, con una sola forcella, un solo movimento centrale, una sola serie sterzo. Due gomme due cerchi. Una presenza minimal.
Alla partenza intrattengo un vivacissimo dialogo con una mamma over 40. Scopro che sta pedalando la bici del figlio (una Storck! Deutschland Uber Alles!!!) che non ha mai fatto una gara di ciclocross e che ha paura di farsi male. Mentre parla la vedo che con lo sguardo inizia a danzare nervosamente dalla mia spalla sinista ai miei occhi e ritorno, il giro della morte le fa roteare le pupille sempre più dilatate, non riesce a staccare lo sguardo dalla spalla sinistra ormai è avvinta.
–Certo dico io, sono gare tirate, piene di agonsiti dotati di autentico spirito guerriero, qualche incidente ci può scappare, ma in genere, dico con falsa autorevolezza, molto raramente si tratta di ingiurie mortali. La vedo distrarre lo sguardo, cercare il contatto visivo con la sua amica…comumque se vuoi, dico io, posso metterti in contatto con la ditta Brun…..non riesco a terminare la frase, vedo che la signora over quaranta scappa furibonda: la gara ha inizio. Dopo pochissimi secondi sono fra gli ultimi.
Gara, dico io, siamo nella triste plaga padana, la giornata è la classica triste giornata grigiasta da triste plaga padana, provare ad inventarsi almeno un percorso non dico scenografico, ma almeno interessante, spiritoso. No, siamo nel campo dell’agonismo, quello serio, federato, tesserato, controllato, scadenzato, categorizzato. Risultato, la gara si svolte su due tristi pratoni a bordo strada connessi da un ponticello articifiale. Unici ostacoli due/tre fossi e un ponte artificiale di tubi.
A volte resto sconcertato dalla totale assenza di senso estetico, testa bassa e pedalare. Punto!
La gara è una gara e come tale ha le sue ritualità da rispettare.
Parto e mi metto dietro allo Zio, gli copro le spalle da dietro arrivano certi siluri a velocità piuttosto elevate.
Il circuito è piuttosto breve, pensato per questo tipo di gare, a bordo campo, si posizionano i vari amici, motivatori, alleantori, parenti vari che intrattengono monologhi assurdi con i loro assistiti.
-Guidamelo lento. Mentre il mentecatto dice questa frase l’interlocutore al quale è indirizzata si trova introflesso nel telaio carbonchico, con il rumore assordante del miocardio nelle orecchie che batte a 180-190bpm: è come se uno volesse far ascoltare un madrigale di Monteverdi ad un operario addetto alle presse alla Marcegaglia.
Guidamelo? Ma cosa ti devo guidare, penserà il ciclopedalatore esausto, cosa!
Credici! Invocazione mistico-fascista. Obbediscici! Combattici!
-Apri bene vai fluido, fammi vedere che apri bene.
Ma che è… siamo ad un master per aspiranti porno divi.
-Tu qua non ci devi stare testa di cazzo, hai capito, non ci devi stare vai via!
Orpo ma come non ci devo stare, dirà il ciclopedaltore agonista, ho pagato, ho il numero, faccio degli allenamenti da cui mi aspetto dei risultati, ho i cerchi in carbonio alto profilo, mi alleno, ho pagato, faccio le ripetute, ho i rulli, non mi rollo…
Tranquillo ciclopedalatore agonistra, la stolida frase non era rivolta a te; a bordo campo, come in ogni campo che si rispetti si sta consumando il più scontato e trito rito agonico: la parodia della forza violenta.
Al secondo giro lo Zio ed io veniamo doppiati una coppia agonica ci raggiunge, supera me agevolmente e lo Zio invece non da SUBITO la strada come gli viene richiesto. Parte la salva di madonne, santi, santini, insulti, urli urletti urloni urlacci; un classico agonico.
Ma lo Zio che è uomo tutto d’un pezzo non ci sta e risponde per le rime: - ma dai che starete lottando per il trentesimo posto (forse ha esagerato diciamo che si stavano giocando una posizione intorno al 15°, 20° posto).
L’agonista punto sull’onore si gira e urla: -e tu che sei ultimo… (che non era vero, ma l’agonista punto sull’orgoglio dice cose che non pensa, che non sente, che non capisce, si tratta di animalità allo stato puro, stadio appena superiore a quello del cercopiteco). Sembra di stare all’asilo. Fantastico, bastava farsi una risata, e l’agonista sarebbe stato salvato, nulla si è pricipitato nell’abisso, l’agonista. Basta una parola e tu sarai salvato…molto meno, bastava un sorriso, anche una vaff allegro ed esplosivo ed invece è arrivata la replica. Peccato sarà per la prossima volta.
Va dato atto alle femmine agoniche di un superiore livello di gestione della gara. Chiedere strada, ringraziare pure, scusarsi per l’invito a farle passare, mi sembra che ci sia la speranza di una redenzione…dimmi una parola ed io sarò salvato.
Va registrata la caduta pochi metri dopo la partenza del solito cugino di JD che ha comunque coronato con una buona prova la sua manche.
Luke, invece da tritato l’ennesima bici.
A circa metà gara si da per vinto la catena non sta più in sede, si ferma ejetta la bici in mezzo al campo ed inveisce contro il movimento singlespeed. Non si riesce a calmarlo.
Ad un certo punto sembra tranquillizzarsi, poi improvvisamente scappa verso la bici abbandonata inzia a prenderla a calci ci sputa sopra, poi allibiti lo vediamo tirar fuori la vispa verga ed iniziare a pisciare copiosamente sulla bicicletta spiaggiata. Lo stupore degli astanti da principio è dato dal gesto inatteso, poi lentamente lo stupore si trasforma in orrore imbarazzato. L’urina esce copiosa ma il colore, osti il colore un verde smeraldo screziato di fuxia. Sembra non finire mai, tocca il telaio e lo scioglie come burro, cambia poi colore, diventa iridescente grigio acciaio, incendia una gomma, la terra intorno alla bicicletta si apre ed con un mostruso boato inghiotte il mezzo: è la fine del movimento singlespeed!
Vigorosa sgrullata, urlo animalesco, rinfoderamento dell’attrezzo sguardo rilassato e sereno.
Gli astanti si guardano perplessi…non fanno tempo a riprendersi dallo shock che in lontananza si sentono voci alterate che urlano. Il manipolo lobico assiste ad un violento alterco fra il Perse (che spingeva un 53x11, tipico rapporto da ciclocross) ed un simpatico e sportivo agonista che, avendo poca dimestichezza con la mentalizzazione delle emozioni stava cercando di spiegare il suo perché. Al quinto porcod.., porcam.., cazzo di sù, cazzo di già, orco di qua orco di là, si è capito che stava passando un difficile periodo evolutivo che non riusciva a maneggiare con il suo rudimentale vocabolario. Si è ritenuto utile fornire alcuni indirizzi di importanti centri di spiritualità interconfessionale dove poter trovare la propria realizzazione.
Mentre mi dirigo verso la macchina, dopo aver finito la gara, mi avvicina un signore che si informa se la bici è una bici normale. Io rispondo che penso che lo sia, almeno per quanto mi è dato sapere. Però il seme del bubbio si è insinuato, cosa avrà di anormale la mia bicicletta? Cosa?
Passeggio verso la macchina e vedo due ragazzetti che svogliatamente pedalano sui rulli, stanno facendo un po’ di scarico e mi domando ma è tutto a posto, c’è qualche cosa di anormale in tutto ciò?
Verso la fine della sua vita Tadeusz Kantor, geniale e sulfureo drammaturgo polacco, confezionò un magnifico spettacolo teatrale che riassumeva e condensava in un racconto muto la sua vicenda umana ed artistica lunga mezzo secolo. Titolo: Qui non ci torno più!
Consiglio la visione, la rete conserverà qualche traccia.

13 commenti:

spiedo ha detto...

Ema ti ho iscritto a tutte le gare ti vogliono al via con la tua bici speciale!

Carletto ha detto...

direi che avete trascorso una giornata interessante

ghido ha detto...

so che litigherei o sputerei su qualcuno. Non vengo

ghido ha detto...

PS SS 10 (non 11) padana inferiore... ne sono tristemente e dolorosamente certo

Anonimo ha detto...

Vero, la 11 è la Padana Superiore! Errore. L'inferiore poi termina a Monselice, bassa padovana, Veneto Profondo, terra d'origine dei miei nonni.
Guidamelo lento

Ema

cochese ha detto...

anche io come ghido litigherei! però alla prossima voglio essere anche i della truppa lobica!!
p.s. luke cazzo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

spero non esista una prossima volta, almeno per me! per tutti quelli che non c'erano: mi spiace ma vi toccherà! tutti devono sapere! imparare! conoscere! ghido e mario iscritti d'ufficio alla prova del campionato regionale umbro!!!!

mr. friess ha detto...

Grandissimi, ci vuole del vero coraggio!!!

Anonimo ha detto...

I love singlespeed!!

lukegps

Ilaria ha detto...

Cosa mi sono persa!! (mi sono salvata...)

spiedo ha detto...

Io mi son divertito! Adesso scusatemi che devo ordinare la Ridley come quella di Stybar....

France ha detto...

apperò che gambetta guizzante il nostro autore!
lo sguardo però è perso...

Chicco27 ha detto...

......Ema fai male all'editoria...ho smesso di comprare libri, aspetto le tue partecipazioni a gare e competizioni varie.

Comunque....AGONISTIIIII !

bye Chicco