“Pronto, sono Alfonso, mi sente?...”
“Alfonso, ma lei mi deve sempre rompere i maroni ad ore improbabili”
“…mi scusi, ma sono disperato, Petti non si trova più, scomparsa da tre giorni, e pure Nicchio, volatilizzato, sono distrutto, doveva iniziare la stagione della monta, lei sa cos’è la stagione della monta?....”
“Posso immaginarlo, ma me lo spieghi lei…”
“Dovevo prestare Nicchio ad un amico di Montepulciano, avevamo già concordato il prezzo, non so capacitarmi di questa scomparsa, a Nicchio, la stagione della monta è sempre piaciuta molto, a lui piace dedicarsi alla monta, durante la stagione della monta, ha molto a cuore la propagazione della sua linea genetica…e poi Petti, da lei non me lo sarei mai aspettato…scomparire così senza un motivo…”
“Senta Alfonso, sono le quattro del mattino, stavo dormeno e vorrei proseguire almeno fino alle nove, se le va bene ci possiamo vedere da lei all’ora di pranzo? Va bene?”
“Sì, grazie le sono infinitamente grato per la sua sollecitudine…la aspetto per pranzo”
“Alfonso…”
“Sì mi dica..”
“…vada a dormire!”
“Vado!”
Equinozio autunnale: il sole inizia la sua lenta discesa sul piano dell’orizzonte. Le ombre delle querce si allungano sui campi. La terra inizia lentamente ad adattarsi alle nuove condizioni, presto inizeranno le piogge autunnali, Alfonso sta seduto sulla panca di legno sotto il pergolato: grossi grappoli di vite americana penzolano immoti. Tiene sulle ginocchia un foglio spiegazzato, lo sguardo perso all’orizzonte. Una lacrima solca il viso atterrito.
“Alfono, buongiorno…”
“Buon giorno un cazzo, caro lei!”
“Alfonso! Lo sa che cazzo non lo deve dire, un pastore del suo lignaggio…”
“Sono rovinato. Legga qua.”
Il foglio passa lentamente dalle mani nodose di Alfono a quelle del suo interlocutore.
“Caro Alfono noi andiamo a cercare la Vera Essenza. Dopo molti anni di duro lavoro ci siamo stancati di fare questa vita. Nicchio un po’ si è lamentato, dice che a lui la stagione della monta non dispiace poi troppo, ma lo abbiamo convinto. Lo Zio sa essere molto convincente quando vuole. Anche Nicchio ha capito che ora è il momento di andare. Si è unito a noi. Quando leggerai questa lettera, caro Alfonso, noi saremo ormai lontani, ci aspetta una nuova Vita. Basta con il Formaggio, vogliamo raggiungere l’Eterno con il Vino. Lo Zio ci ha aperto nuovi orizzonti. La Nuova Via è il vino biotico…”.
Appena viene pronunciata questa parola, Alfono si alza dalla panca di legno sotto il pergolato ed inizia a bestemmiare con forza, senza rabbia, come stesse recitando una filastrocca. La voce erompe nella vallata potentissima, va avanti così per alcuni minuti, camminando sul terreno intorno alla casa. Cammina e bestemmina, con forza. Cammina e bestemmia, i pugni stretti, lo sguardo perso all’orizzonte. Per alcuni minuti. Poi torna sotto il pergolato si siede appoggia le braccia alla sedia, a fianco della panca, ed inizia a piangere, il corpo, scosso da violenti sussulti, sembra franturamrsi in mille pezzi. Poi più nulla, Alfoso pare completamente svuotato, guarda le sue mani si appoggia allo schienale della sedia sotto il pergolato e ristà. Silenzioso. Assente.
La lettura della lettera prosegue.
“…La Nuova Via è il vino biotico. Dobbiamo ricongiungerci alla nostra Madre Terra. Il frutto del suo ventre è la stella polare del nostro desiderio…”
“Ma che cazzo vuol dire, che cazzo scrive Petti…”.
Alfono sembra in preda ad una crisi pantoclastica, si alza dalla panca con un calcio devasta la sedia, avita eredità materna, tira schiaffi all’aria…poi torna a sedersi sulla panca sotto il pergolato, e ristà.
“Boh, Alfonso, non saprei, comunque mi faccia leggere. Il frutto del suo ventre è la stella polare del nostro desiderio. Per troppo tempo abbiamo vissuto nell’oscuirtà e nell’ignoranza ma ora Lo Zio ci ha aperto gli occhi. Nulla potrà essere più come prima”.
In quello stesso momento cinquecento km più a nord, nell’appennino mandrongo, Lo Zio e i suoi fidi scudieri pelosi si presentano al comune di Dernice. Siamo a conoscenza di questo increscioso evento grazie alla cronaca di un valente giornalista del Piccolo. Taglio basso poche battute che qua riportiamo: “Misterioso attacco al Comune di Dernice. Un commando di tre “persone” entra nello studio del sindaco, lo tiene in ostaggio e si fa consegnare l’unica pergamena che contiene la ricetta del Formaggio Montébore. Pochi minuti per compiere l’orrendo misfatto, e poi il commando si dilegua, senza lasciare tracce. Interrogato il messo comunale riporta che alla guida del commando c’era un uomo non più giovanissimo, piuttosto peloso e inspiegabilmente semi nudo.
Interrogato sull’identità degli altri due non sa dire altro se non che hanno lasciato dietro di sé un forte odore di capra. Tutte le ipotesi sono al vaglio degli inquirenti, ma girano voci in paese, che il messo comunale beva spesso, e anche quando lavora. Resta la grave perdita della pergamena, un testo antichissimo, scritto forse dalla stessa Isabella d’Aragona sotto la sapiente dettatura di Leonardo da Vinci.
Per le nostre terre è una grave perdita: mani ignote si sono imposessate del segreto del Montébore. Alcuni cittadini riportano di aver visto tre persone sopra una bicicletta colorata cantare sguaitamente mottetti monteverdiani. Non ci sono riscontri, ma molte testimonianze confermerebbero la presenza del mezzo, restano dei dubbi circa le arie monteverdiane…”.
Sotto il pergolato, cinquecento km più a sud, Alfono e il paziente interlocuotre discutono della lettera, il pastore sembra essersi ripreso.
“Alfonso non si faccia prendere dal panico e dallo sconforto. Sono ragazzi a volte certe mattane le fanno, poi ci ripensano e tornano all’ovile, se mi passa la metafora pastorale”
“Lei scherza, ma io sono rovinato. Senza le monte di Nicchio, sa quanti soldi perdo?...e poi Petti era fondamentale per la produzione del latte, teneva sotto pressione tutte le altre capre, le blandiva quando bisognava blandirle, le spronava quando bisognava spronarle, le pungolava quando bisognava pungolarle, le strigl…”
“…ho capito Alfonso ho capito, mi lasci pensare…”
Alfonso guarda l'interlocutore con occhi spenti.
“Forse non tutto è perduto, mi è venuta un’idea, possiamo recuperale Lo Zio e le sue preziose capre, ma abbiamo bisogno di una mano…”
“Mah, non saprei, sono confuso…Lo Zio mi sembrava più tranquillo negli ultimi giorni. Aveva smesso di farsi la doccia all’aperto, beveva meno, veniva qua in campagna a guardare il cielo, leggeva molto, scriveva, faceva disegni di biciclettine, sembrava tornato bambino. Ogni tanto si fermava, mi guardava e diceva serio – Alfonso otto sono troppi, secondo me sei possono bastare, forse pure cinque!- e riprendeva a disegnare. Serio. E poi mi aveva parlato dei duecento kg di mozzarella. Sembrava ripensare alla sua richiesta, mi diceva che forse aveva esagerato. Io gli accarezzavo la nuca facendogli capire che non gli portavo rancore. E lui riprendeva a disegnare, tranquillo come un cucciolo. E ora tutto è crollato. Via. Scomparsi. Che infamia la vita”
“Senta Alfonso lei rivuole indietro le sue capre?”
“Sì lo voglio!”
“E allora ci serve l’aiuto del Biondo”.
Il volto di Alfonso si stira in una smorfia di dolore.
“…e chi sarebbe questo Biondo?”
“Il Biondo è il Biondo. Uno dei migliori cacciatori di Zii di tutta l’Europa meridionale.”
“Ah, perché ci sono anche dei cacciatori di Zii nell’Europa centrale, e in quella del Nord?”
“Alfonso, la smetta di dire cazzate…”
“Al più presto mi metterò in contatto con Il Biondo…attenda mie istruzioni.”
Alfonso seduto sulla sedia di legno sotto la pergola incrocia le gambe, porta le mani dietro la testa, si accarezza la nuca ed inizia a fischiettare Contessa. L’interlocutore lo saluta e si avvia verso casa, la città, pensa, anche se siamo a metà settembre sarà ancora bollente.
24 giugno 2013
LA FUGA
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5 commenti:
Il Biondo!!! Voglio saperne di più.... Ema bastardo!
Ema si sveglia alle 9... lavativo scioperato
Vai Ema, attendiamo trepidanti.
Guess Who? se ha la barba è David se ha gli occhiali è Joe
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