E alla fine, Finale. Mesi di attesa, settimane di riflessioni e domande, e dopo Cremona una curiosità insostenibile.
L'arrivo, il venerdì, con la nebbia, poteva raffreddare i miei entusiasmi, ma voi sapete che non sono il tipo da farsi raffreddare... Come se non bastasse nei giorni precedenti una scarica di messaggi di Emanuele Bruno Gandolfo, ormai totalmente fuori giri e fuori controllo, avevano tenuto alta la mia tensione e dato vita ad un buon spirito di squadra. Eravamo carichi come sveglie, svegli come grilli, pronti a rotolarci nella terra rossa finalese senza ritegno, per diventare tanto brutti da essere degni del nostro nome di battaglia. I "veterani" stimolavano da tempo immemorabile la mia immaginazione con racconti di eventi straordinari, percorsi indimenticabili e panorami mozzafiato, che su di me, neofita, facevano l'effetto carota sul mulo. Questo posto deve essere straordinario...
Le aspettative erano talmente alte che avrei potuto rimanere fortemente delusa.
Invece è stata una rivelazione.
Arriva, scarica, monta la tenda e via ad aggirasi tra gli accampamenti. Giro di prova sul percorso. Stavo per fare un infarto. Ma vi pare possibile? Agitata come una bambinetta al primo giorno di scuola, coi battiti a mille e le gambe molle??? Il signor percorso mi ha messo un po' in soggezione. Poi, piano piano, me lo sono fatto amico, per finire sul toboga con il mio saggio capitano Mario, dispensatore di tranquillità, a guidare la discesa. Tornata alla base Lobos ho riflettuto sul destino del mondo ma soprattutto sul 18 e sul 20, problema complicatissimo che mi tormentava da giorni e giorni. Ho pensato alle salite, all'inesistente piano e ho deciso di seguire la via dell'umiltà. 20 per sempre!! E ascoltare chi ti ha preceduto!!
Nel mentre il già citato Emanuele Bruno Gandolfo seguitava a fracassare gli animi con messaggi deliranti, segno evidente della sua impazienza ormai arrivata a livelli cosmici. Poi tutti a cena. Un'ora per riunire la truppa che si disperdeva in mille pezzi. Un Limoncino di qua, i solitari innamorati di là, Marcello a passare l'aspirapolvere per tutto l'accampamento, Mario a fare public relation con i mmericani, sua occupazione prediletta, Carletto avvolto in chilometri di cavi elettrici che cercava una fonte di energia per il frigo in cui riposavano le preziose birre. Pota casso! Andiamo a mangiare!!!
Dopo una piacevole camminata tra il verde di Finale raggiungiamo l'agriturismo e diamo vita ad una tavolata varia e rumorosa, allietata dall'apparizione di Capo Lobo Spiedo Pancho Villa, assistito dai Fratelli Burleigh, da Sua Magrezza Emanuele Bruno Gandolfo e per la prima volta su questi teleschermi Claudio "Perse" Persegani, giovane pedalatore zen. Spiedo distribuisce livree arancioni come novello dio dell'abbondanza per la gioia dei commensali, in un tripudio di vanità e pance fasciate. Si mangia e si beve e si vince la sfida con la cuciniera che prova a stroncarci già con gli antipasti. Ma noi dobbiamo immagazzinare per la gara, cosa crede. Siamo come gli scoiattoli prima del letargo.
Quattro ciacole e tutti a nanna, domani ci aspetta la 24h. La piazzola lobica ospita un numero altissimo di tende, tra cui la tenda regina da 8, naturalmente di proprietà dello Zio, che come per le bici, dispone di "numerose" tende, nessuno conosce il numero effettivo. Qualche tenda da due/tre e la tenda onanista di Andrea che per tutto il giorno ci ha messo alla prova girovagando con delle braghette in sottile cotone senza mutande, evidenziando oscenamente i suoi attributi. Un immondo fauno coi baffi.
Risveglio felice. Per una qualche strana alchimia l'atteggiamento generale è di rilassatezza totale fin dal primo minuto di permanenza. Tensione pre-gara?? C'è una gara? Veramente???
Al gazebo Lobos Inga, dall'angolo, un po’ trascurata, lancia qualche occhiata verso la postazione dei Niner. I Lobos hanno sperato per qualche istante di godere anche quest'anno della disinibita compagnia della forte Rebecca... ma secondo me i Niner hanno temuto per lei e hanno pensato bene di portarla lontana, questi lobici la vogliono traviare, questa volta sono pronti, non rimarranno a guradare... e allora se ne stanno là in fondo, nel loro piccolo gazebino. Saranno forti, ma che dire... noi siamo molto ma molto più coreografici. Il nostro spazio è già nel caos dopo poche ore. Christoph smanetta sulle sue biciclette come uno stregone, con le mani sporche di grasso e gli occhi già stanchi. Intorno a lui Cécile si rolla una sigaretta ogni 5 minuti e parla con Bastian, da Ghido immediatamente ribattezzato Basaglia, che la notte prima ha dormito disteso per terra all'aperto, senza sacco a pelo. Nei suoi occhi c'è qualcosa di strano... i Lobi dopo discussioni sono giunti alla conclusione che nel suo frigorifero potrebbero trovarsi resti umani e hanno cercato di evitare di parlargli per tutto il tempo... Sulle gambe segni di ferite sicuramente autoinflitte. Sul tavolino si alternano torte, biscotti, pane e salami sudati.
E' quasi ora di partire. Ultimi preparativi. I Bad estraggono le armi segrete. Turbo si nutre di farro e verdurine biologiche che gli daranno lo sprint per il primo giro, Carletto dispensa massime e aforismi a sfondo sessuale mentre i Lobi prendono appunti, Luke tenta di restare lucido e si ripete come un mantra "non fare cazzate, non fare cazzate, non fare cazzate", ma non servirà.
Si parte! I nostri prodi si fanno largo fra nuvole di terra.
Il Niner partente viaggia ai millemila all'ora senza sfiorare nemmeno il suolo. Fluttua. Lui non alza la polvere, non suda, sta dritto come un fuso ed è molto bello da vedere. Dicono si chiami Tim. Dietro un caos apocalittico. Turbo passa tra i primissimi tra urla di incitamento (ma quanto va Turbo?!?!?!). Poi Ghido, fermo, e infine Mario, in stile jogging rilassato. Gli manca solo una birretta in mano.
A turno tutti fanno il proprio giro, e riappaiono all'entrata del gazebo con sguardo perso e innamorato... facce sabbiose e occhi rossi che dicono: "posso fare un altro giro, posso girare io solo io per tutta la gara????". I giorni successivi i Lobi più labili di mente erano già decisi a presentarsi come solitari il prossimo anno. Tutti solitari, alè. Perché su quel tracciato, tra la terra e gli alberi, a sudare sulle salite o a scivolare lungo la discesa, io mi sono sentita felice, e come me credo ogni biker. Guardavo le mie gambe spingere, le scarpe bianche ormai rosse (bianche!!! racer!!!), le mie braccia sudate ricoprirsi di polvere e contrarsi durante la salita, sentivo la schiena piegarsi sotto lo sforzo ed ero felice. Felice di essere in quel luogo, di riuscire ogni volta a fare un metro di salita in più, di arrivare sulla cima e godere della vista del mare e del sole che si specchiava in esso, di vedere attorno a me altri con dipinta sul viso la stessa gioia. E poi lasciare la bici, più bella e glitter che mai, correre tra gli alberi, con le braccia che alla fine non riuscivano più a sopportare gli scossoni, con un senso di paura misto ad esaltazione che mi drogava, nel vero senso della parola. E io, che ho paura in discesa persino con la biammortizzata, non ho mai messo piede a terra, nemmeno di notte, nemmeno quando non vedevo nulla e nel toboga scambiavo, strillando, frasi sconnesse con una forte tedesca alle mie spalle. Arrivate al cambio, una volta ferme, ci siamo abbracciate ridendo come due cretine. E' stata una delle cose più belle di tutta la gara.
Avrei voluto non dormire tutta la notte, stare appallottolata sotto il gazebo ad ascoltare i deliri di Ed e aspettare le prime luci dell'alba ma la stanchezza e il freddo hanno vinto. Fino alle 5, quando mi sono svegliata in preda all'impazienza. La rosina scalpitava, io pure. Volevo saldare i piedi ai pedali con la fiamma ossidrica e non sganciarli mai più. Ho lasciato Martino appisolato in tenda e sono corsa a gambe levate verso la partenza.
La mattina, intorno alle 6, sulla salita più dura, in un momento di pace, con nessuno attorno, sentivo quasi le lacrime riempirmi gli occhi. Volevo fermarmi e ululare verso il sole basso all'orizzonte tutta la contentezza di essere lì. Il secondo giro della mattina ero indemoniata. Mi sembrava di volare, non mi sarei più fermata. Ero a casa, circondata da persone a cui voglio bene, che in quei giorni ho sentito di amare ancora di più, li ho visti belli più che mai, grata al mio corpo di avermi fatto apprezzare il percorso, di avermi portato dove volevo arrivare, stanca, in pace.
E poi sulle spalle di Spiedo, là in alto, leggera, guardavo intorno e pensavo che sarei rimasta ancora un po'... almeno qualche giorno... almeno qualche ora ancora.
A girare per sentieri con Martino e la ghost bike, Mario capitano coraggioso, Andrea ormai stregato dalla Frau, lo Zio night rider, Ghido guidatore ignorante, Limoncino, France, Ema peso piuma, Marcello e l’aspirapolvere, Turbo e la sua parlata milanese (ma come cavolo parla Turbo?!?!?!), Luke e l’insegnante di sostegno che lo seguirà dalla prossima gara in poi, quelle due meraviglie di Katrina e Isaac, Bob the man, Carletto a braccetto del nonno in un tripudio di luci, Mike rockabilly e Kera coi suoi ferri da maglia, Christoph, Cécile e Bastian svizzeri pazzi, Ed, che mi ha assistito come un babbo quando ero sconvolta per aver perso Alex, che passava troppo veloce, non mi si è impresso sulla retina, gli occhi sereni di Perse, Spiedo sua immensità e magnificenza.
Un Lobos Village sulle Manie, ecco quello che ci vorrebbe.
P.s.: grazie a Perse per la foto... sembro persino veloce...
10 commenti:
hai sintetizzato molto bene quello che pensiamo tutti, grazie!
non hai sbagliato una virgola!
"La mattina, intorno alle 6, sulla salita più dura, in un momento di pace, con nessuno attorno, sentivo quasi le lacrime riempirmi gli occhi."
SONO IN PIEDI E STO APPLAUDENDO
Beh, (virgola) mi sembra il minimo!! :)))
brava P.Tiger condivido tutto quello che hai scritto !! i due giri fatti al mattino all'alba sono e resteranno una cosa unica ed indimenticabile.
lukegps
mi è venuta la pelle d'ca alta un dito.
Grazie P.Tiger.
matteo-mollabuni!(milano)
bello "guidatore ignorante"!
Animo romantico, devi abbandonare il settecento, ti imbelletta troppo: sei almeno un secolo avanti!!!
Uno smilzo abbraccio
In questi giorni avervi lontani mi pesa un po'... Vorrei poter prendere la bicicletta e andare sotto casa di qualcuno di voi a suonare il campanello, bere una birra nella sera ormai estiva...
Ieri il giro con Ed, Mario, Isaac e Mud è stato rinfrancante per l'animo e il corpo. Naturalmente mi hanno stroncato, ma questo era ovvio... :))
Ilaria non aver paura! abbi fiducia dei tuoi mezzi!!! pota, casso, osti!
Posta un commento