…si tratta pur sempre di un giro in bicicletta che sarà mai!
Certo concordo con l’amico ignaro. Certo si tratta pur sempre di un giro in bicicletta, ma…
Le uscite lobiche hanno sempre qualche cosa di imprevisto ed imprevedibile che le traforma da semplici attività fisiche a momenti di conoscenza e di stupore.
Lo scenario nel quale si rappresenta l’evento è la Franciacorta, territorio compreso fra Brescia e il Lago d’Iseo, particolarmente noto per le sue uve preziose che dopo alchemici trattamenti (che lo Zio ha provato a spiegarmi…ne sa una più del diavolo) si trasformano in un bianchetto frizzantino di un certo pregio.
Ecco ho scoperto che l’approccio al vino dello Zio è lo stesso che applica alla ricerca dei telaisti in titanio: piccoli produttori di nicchia. Lui li conosce tutti. Tutti! Nessuno escluso.
Ecco mi è scappato lo Zio dalla “penna”. Non volevo, ma sepete che sono un cultore estremo dello Zio medesimo.
La Franciacorta, il suo territorio, è chiuso a sud dall’A4. Ci diamo appuntamento al casello di Rovato e poi via tutti al parcheggio antistante il cimitero per gli ultimi preparativi.
Il colpo d’occhio ha qualche cosa di apocalittico.
Mentre ci sono persone che compunte e dolenti, si dirigono verso i loro cari estinti ormai putrescenti se non polverosi, noi ci aggiriamo semi-nudi festanti e garruli, come mocciosi insensibili ai dolori del mondo.
Il colpo d’occhio è stonante: ci fosse una biciletta normale, una di quelle che si vedono normalmente, durante un giro normale. Ce ne fosse una normale, di bicicletta. Ad onor del vero c’è il Quartetto Americano (QA) che sfoggia alcuni mezzi più mainstream: “non si può guardare…” questo è il commento che si eleva quando il QA cala le bici dal mostrusoso Ducato.
L’Erotica, La Legnano, La Baronchelli, Le Merlin, La De Rosa, La Pensare Fare (prego?, what?, scussa?, che stai aaadddìììì) ecco tutte robe così. E queste sono le bici.
I ciclisti, che dire forse meglio tacere. La varietà delle bici si trasforma in pura anarchia. I vestiti ecco mi colpiscono gli addobbi. Nulla è lasciato al caso. Ancora il QA evidenzia che nel gruppo ci sono stati degli eventi passati che hanno prodotto delle deviazioni.
Come ormai è acclarato le singlespeed su strada non ci vanno più da almeno un secolo. Ecco alcuni di questi bizzarri ciclisti insistono ad andare per strade con biciclette ormai estinte. Si tratta di un fenomeno da studiare: forse si tratta di atavismo biciclico?
Ormai da molti anni si è solidificata una prassi operativa che orienta e seleziona il modo di “stare” nel mondo biciclico.
Il camelbak, ecco il camelbak su strada non è stato selezionato dalla dura legge darwiniana: forse la strada, o meglio il ciclismo su strada viene troppo condizionao da quello che fanno i Pro. Loro usano le borracce, i nostri no. Loro usano delle bici con i cambi, i nostri no. Loro usano il carbonio (dio mi perdoni per aver scritto una simile parola) i nostri no, anzi lo schifano come la massima espressione della massificazione neo-globale. Loro i Pro usano aderenti pantaloncini i nostri no, braghette corte o lunghe, preferibilmente lunghe, assomiglianti a semplici ed ordinari bermuda ma costruite e progettate alla NASA secondo gli ultimi ritrovati delle nanotecnologie.
Tu li indossi e immediatamente il perineo si trova in paradiso, come se fosse titillato da cento vergini devote. I Pro no questo non lo sanno e non non glielo diremo. La conoscenza non è per tutti. Guardate cosa è successo al povero Edipo e alla sua sete di sapere…
I Pro hanno le scarpette bianche rigorosamente protette dalla sovrascarpa in lattice, perché sai la penetrazione…si certo immagino, capisco, loro no. Ognuno ha un tipo di scarpa differente, e va ben, ma la molteplicità degli attaccchi pedale copre l’intero panorama della produzione mondiale. Questo rende pressoche impossibile che uno prenda per sbaglio la bici di un altro.
Tutto questo mostrarsi di umane differenze si realizza nel triste parcheggio del cimitero, mentre compunte coppie ormai prossime al trapasso vanno a pregare i loro antenati ormai putridi e polverosi.
Il parcheggio dopo qualche ora sarà nuovamente preso d’assalto dal gruppo ciclopedalante. E purtroppo, si riproporrà il problema che già si era proposto in quel di Modena: uomini nudi di età indefinità, ma non certo giovani, ne adonici, che mostrano le loro vergogne in pubblico in luoghi non adatti a tale pratica esibizionistica.
L’altra volta si trattava del parcheggio antistante l’area giuoco per bimbi del Comune di Castelvetro Modenese, questa volta è riaccaduto, difronte al cimitero del Comune dI Rovato.
Ecco questo è accaduto.
Lo Zio in questi casi fa oscena mostra di sé, in un tripudio di bollicine, polveri deodoranti, e scrosci d’acqua, manco fosse la Venere del Botticelli. Oddio le morbidezze della carne ci sono tutte, ma è decisamente più peloso.
Proviamo ad immaginare la faccia della vecchietta che, dopo essersi raccolta, in silenzio, sulla tomba dell’amato marito, esce dal camposanto e si trova di fronte la seguente scena. Provo ad immaginare alcuni pensieri della incauta vecchina.
Uomo non più giovanissimo che semi nudo si friziona la testa e il corpo tutto, immerso in un tripudio di schiuma, colpisce come un calcio negli stinchi la vecchia ottuagenaria.
Si ferma la poverina, ancora nella bocca le semplici orazioni rivolte alla tomba del povero marito deceduto molti anni prima; guarda senza vedere, si avvicina curiosa e tremolante.
L’uomo intanto continua le sue oscene abluzioni. Testa, collo, viso, una coltre bianchiccia e profumanta lo avvolge, poi le spalle, le braccia, le ascelle pelose.
La vecchina procede a scatti: due tre passettini, sulla spianata secca e polverosa, poi un brevissimo stop, barcolla quasi, sembra ubriaca, ma non lo è. Le gambette secche e fragili si contraggono, leggermente divaricate sostengono il peso di una visione inattesa. La borsetta stretta al petto, lo sguardo che cerca di vedere, di cogliere i particolari della visione. Intorno a lei si muovono figure inquietanti: altri umani semi nudi si aggirano nel parcheggio ormai vuoto.
Ma lei non li scorge, il suo sguardo è attirato dalla visione.
Provo ad allargare la visuale e abbandono per un attimo la vecchina. Lo scenario si complessifica.
Guardando meglio si potrebbe vedere un altro maschio caucasico non più giovanissimo, ma dalla notevole peluria, che si aggira per il parcheggio con un kimono rosso fuoco. Pare un samurai al ritorno dall’ennesima battaglia…passeggia fiero nel suo colorato es esotico abbigliamento, in attesa che la sua gheisha si prenda cura del corpo martoriato da decine di insonsulti,quanto inutili scatti.
La vecchina forse intravede la macchia rossa, quasi indefinita, ma non se ne cura.
E poi c’è sempre lui: Terrence Gene Bollea Ma questa volta non è solo, ha portato con sé alcuni suoi amici ma di questo non voglio parlarvi: ma della sua amica, ohh si devo parlarvi, di lei si deve parlare, ma a tempo debito.
Uomini e donne in una promiscuità di odori sudori afrori candori pudori…vabbè pensate di avermi compreso. E invece no, il dramma, anzi i drammi (umani) si consumeranno da lì a poco, ma…tempo al tempo: il parcheggio è il uogo dell’Amore, della Resurrezione delle Carni.
La nostra vecchina, Maria? Jole? Dosolina? Franca? non lo sappiamo riprende la sua lenta manovra di avvicinamento.
Lui il maschio igienista si sta fregando vigorosamente le braccia pelose per passare poi alle gambe, quadricipiti, ginocchia, polpacci, piedi, le mani sfregano rapide ed ignare.
La vecchina lentamente si avvicina all’uomo. Ormai tre forse quattro metri li separano.
Lui con gli occhi chiusi per proteggere le congiuntive dall’acido del sapone, inizia a strofinarsi vigorosamente la zona pubica. Si che male c’è uno si è fatto 82km in bicicletta, sono le ore 20 e si trova in un parcheggio di un cimitero al bordo dell’autostrada. Se deve essere doccia doccia sia. Accurata pulizia della zona perineale e vigorosissima ravanata agli attributi.
La vecchina avanza, meno tremolante, ha preso fiducia, non riesce ben a distinguere l’immagine che gli si palesa a pochissimi metri.
Ormai l’uomo ha finito la meticolosa insaponatura ed è passato al tripudio festoso del rischiacquo.
Capienti taniche di acqua di fonte, purissima, vengono rovesciate sulla massa muscolosa (?) la vecchina non ci vede benissmo una fastidiosissima cataratta la tormenta da anni. Il profumo inebriante della schiuma cola via in tumultuosi rivoli.
La veccchia di ferma: sente che il piede, martoriato dall’artrosi deformante, ha toccato il terreno umido.
L’acqua abbondantemente versata sul corpo ormai roseo e profumanto, è arrivata fino al piede della vecchina.
Il piede a contatto con la terra bagnata sembra risvegliarisi. Passano solo pochi attimi, i neuroni sensoriali scaricano il loro contenuto di desiderio all’ipotalamo. La vecchia sembra accartocciarsi come per schiantarsi sotto il peso di una pressione insostenibile.
Avanza più spedita, troppo, forse, inizia ad ansimare, il respiro si fa più veloce, il cuore incrementa le già alte pulsazioni.
Si trova a meno di un metro dall’uomo nudo e profumanto.
Si ferma a questo punto realizza che l’uomo nudo e profumanto è un uomo nudo e profumanto.
Si avvicina, protende la sua mano, la sinistra quella con la fede nuziale, si ferma, ritira la mano, con la destra sfila l’anello e se lo mette nella borsetta, ritende la mano ossuta verso l’oscena tumescenza e con un fil di voce dice: “posso lavarti la schiena bel ragazzone?”…
Tutti gli altri fanno finta di nulla e si dirigono rapidi e spediti al ristorante.
Si mi dice il caro amico che mi tritura i maroni, ma cosa c’entra tutto ciò con un giro in bicicletta?
Dimmi qualche cosa del giro.
Caro Amico: la stada era erta, a volte, altre meno, poi in certi momenti si faceva più piana, poi tornava erta, per poi scendere, a volte rapidamente altre volte con maggiore dolcezza. E poi c’erano delle curve, alcune a destra, altre a sinistra, a volte non c’erano curve ma solo brevi rettifili….ecco caro Amico questo è stato il giro, e molto altro. Devi farti paziente, i Giri Lobici vanno gustati lentamente…ma non ti par di sentire come un urlo di uomo che fugge via da un pericolo incombete…no forse era il verso di un’aquila che germisce la sua preda…ma non dire stronzate, un’aquila in Franciacorta, se la sarebbero già venduta da quel pezzo…impagliata!
Allora aspetto?…si si aspetta che ti dirò del ristorante e di alcune disavventure occorse al giovane Shogun in Rosso.
20 maggio 2009
FRANCIACORTA
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9 commenti:
Ema è tornato!!!! Grazie!!!!!!!!! :))
urge foto dello zio e della sua doccia
io ce l'avrei.. ma non posso
censuriamo solo le zone a rischio.. suvvia
io ne ho di quelle foto, ma adesso lo zio è giunto ad uno step successivo: diventa pure completamente bianco per detergersi. Purtroppo ho perso il momento buono per lo scatto (stavolta)
NON CI PROVATE
FOTO FOTO FOTO FOTO FOTO FOTO
ema
Ema for president!!!!
Grandioso!! Grazie Ema!!
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