22 giugno 2009

IL PROLOGO (fenomenologia del mostruoso)



Il telefono inizia a trillare, la mano destra occupata con una Gitanes papier mais (dono di un amico francese dedito all’autodistruzione meticolosa), scrolla la cenere compatta e porta alla bocca il tizzone fumigante, afferra il ricevitore e prova a rispondere. Ne esce una voce cavernosa, dall’altra parte del filo un fiume di parole.
La mano inizia ad ondeggiare nell’aria impestata dal fumo.
Passano i minuti la conversazione è un monologo quasi incomprensibile.
La mano scatta precisa e getta il ricevitore sulla scrivania.
Il cronista di nera si allunga sulla sedia, aspira con decisione l’ultimo millimetro di sigaretta e guarda il soffitto in cartongesso della vecchia redazione. Fuori il sole sta tramontando, il ventilatore (l’aria condizionata è ormai un ricordo del passato) muove a stento l’emulsione gassosa che avvolge il cronista.
Ripensa alla telefonata. Il suo informatore di fiducia gli ha appena detto che le microspie ci sono, basta solo posizionarle e lo scoop è garantito.
Alza il telefono digita tre numeri e si mette in contatto con l’ufficio del capo redattore centrale, uno che anche se ci fosse la terza guerra mondiale non alzerebbe il culo dalla sedia neanche a pagarlo.
“Capo è fatta basta che mi dai l’ok e questa volta gliela mettiamo nel culo a quei fottuti ciclisti del cazzo!”.
Il Capo si fa spiegare la situazione.
Da alcuni anni, inspiegabilmente, fra giugno e luglio, nell’appennino parmense succedono cose che incrinano la quieta esistenza della comunità.
Un gruppo di ciclisti invade le strade collinari e mette a repentaglio la sicurezza delle popolazioni autoctone.
Il cronista tabagista da anni cerca di capirci qualche cosa, ma con scarsi risultati.
Ma quest’anno complice la recente legge sulle intercettazioni ha potuto mettere le mani su alcune microspie ormai inutilizzate.
Sarà uno scoop fantastico, pensa il cronista, che mi permetterà di far vedere al mondo intero che sono uno tosto, e forse potrò finalmente andarmene da questo cazzo di giornale di provincia.
Mentre sta pensando si accende l’ultima (del pacchetto) gitanes e si abbandona alle sue fantasticherie.
Il piano è semplice quanto ardimentoso: collocare delle micro spie sotto la sella dei ciclisti invasori e poi utilizzare il materiale intercettato per sputtanarli sulla pubblica piazza.
Noi siamo venuti a conoscenza, grazie ai contatti intimi con la segretaria di redazione, del materiale registrato.
Ne diamo una fedele riprodzione, in anteprima per il pubblico della rete. Tanto il cronista tabagista, non usa il computer e non scoprirà mai il contro scoop.
La prima microspia l’hanno piazzata sulla bici di uno chiamato Lo Zio.
Il cronista tabagista ha cercato inutilmente di capire chi fosse cosa facesse dove visesse, e soprattutto perché ansimasse in un modo così strano.
Si perché dalla microspia risulta che lo Zio ha un rantolo con una strana fenomenologia.
Inizia lento, poi accellera, ad un certo punto il rantolo si sdoppia e qui possimo immaginare che il cronista tabagista inizi a perdere il senso dell’evento. Si sdoppia diventa più intenso e si associano ad esso strani, per il cronista tabagista, gridolini, come dei cinguettii o forse dei cigolii, dovuti, pensa il cronista, alle sollecitazioni subite del mezzo meccanico. Il rantolo prosegue sincrono per alcuni minuti e poi delle interferenze non permettono di sentire più oltre. Ma noi siamo in grado di penetrare i segreti della microspia, e di darvi ulteriori particolari.
Particolari che il cronista tabagista non potrà mai scoprie e se anche li scoprisse non potrebbe decifrarli.
Il rantolo aumenta di frequenza, i cigolii si fanno sempre più intensi, al rantolo si associano degli sbuffi sulfurei, e l’ultimo suono è un siiiiiiiiiiiiiiiiiii prolungatissimo che fonde il sensore della microspia. Poi più nulla.
Con i pochi elementi registrati il cronista tabagista pensa che deve essere proprio dura pedalare sulle colline parmensi, ma non riesce a capire come sia possibile che un rantolo si sdoppi, come se in sella alla bici i ciclisti fossero più di uno, forse due, magari tre…ma è impossibile si dice, impossibile… e poi quel rantolo più lo ascolta e più gli ingrossa il glande, impossibile, impossibile…
Completamente distrutto da questa prima intercettazione il cronista, e ci pare di vederlo nel suo ufficio, mentre cerca di arpionare una sigaretta con la salivazione azzerata, lo sguardo bovino, il glande che gli pulsa nelle mutande di dolce&gabbana (regalo della fidanzata, per il suo compleanno), si getta sulla seconda intercettazione.
La microspia in questione è un modello di ultima generazione registra i suoni e pure gli odori. Si riesce a registrare le variazioni di pressione dell’aria e grazie ad un sofistiato sensore è capace di decifrare alcuni odori fondamentali. E’ un prototipo.
Se la prima microspia aveva gettato il cronista tabagista in un deliquio di pensieri contrastanti, questa lo spingerà nell’abisso di Calcutta e delle sue cloache a cielo aperto.
Si perché noi sappiano che questa microspia è stata incautamente posizionata sulla bici di un fortissimo padalatore dalla forza incontenibile.
Il suono registrato è quello del vento. Non si tratta di brezza di mare, né di venticello montano. No, il cronista tabagista non ha mai sentino nulla che possa aiutarlo a capire cosa sta ascoltando.
Ma noi possiamo falo. Si tratta di un fenomeno particolare che si produce in natura solo con lo spastemto di ingenti masse d’acqua. Immagiante un volume immenso di acqua (un maremoto ad esempio, il crollo di una diga), che improvvisamente si mette in movimento. Dove c’è l’acqua non può più starci l’aria. E allora l’aria inzia a fuggire dall’acqua, più l’acqua avanza più l’aria scappa. Si produce un moviento continuo di potenza crescente. Nessuna folata improvvisa, solo un graduale e potentissimo soffio innarrestabile. Ecco questo il cronista tabagista ascolta nel suo ufficio mefitico: non fa a tempo ad abbassare il volume del suono che il rumore assordante lo scaraventa lontano dalla scrivania, la sigaretta vola via dalla bocca, con le mani si aggrappa al davanzale, stringe il montante e con estrema cautela, strisciando sul pavimento si riporta vicino alla scrivania, sporge la mano verso il registatore e abbassa il volume: tutto torna a languire. Tutto? Quasi tutto! Il cronista tabagista non sa che la microspia è un ritrovato della tecnica di ultima generazione che registra anche gli odori. Non basta ridurre il volume, ora la stanza immota è avvolta da un odore pestilenziale.
Dalla posizione supina il cronista tabagista alza gli occhi verso il soffito e vede una nuvola verde-marrone che lentamente si espande. L’odore si fa sempre più acre, gli occhi del cronista si arrossano all’istante, con un fio di voce urla alla segretaria della stanza accanto di aprire la finestra…non riesce a finire la frasce che sviene.
Al pronto soccorso lo acciufferanno per un capello: ancora pochi secondi e i suoi polmoni sarebbero esplosi in un mare di merda!
Lo lasciamo al suo letto d’ospedale mentre cerca di capirci qualche cosa di una storia che è troppo più grande di lui.

(continua)

4 commenti:

mr. friess ha detto...

hard boiled!

spiedo ha detto...

Ema sei inguaiato ora ti tocca continuare...

Ilaria ha detto...

Esatto! Che non succeda come con Ursula!!

Anonimo ha detto...

Ursula sta lentamente affilando il rasoio...la seguo da lontano, non riesco a capire cosa ha intenzione di fare con quel rasoio...