28 giugno 2013

22/06/2013.. ho visto la luce!!!

ve lo dico... totally addicted!!

24 giugno 2013

LA FUGA

“Pronto, sono Alfonso, mi sente?...”
“Alfonso, ma lei mi deve sempre rompere i maroni ad ore improbabili”
“…mi scusi, ma sono disperato, Petti non si trova più, scomparsa da tre giorni, e pure Nicchio, volatilizzato, sono distrutto, doveva iniziare la stagione della monta, lei sa cos’è la stagione della monta?....”
“Posso immaginarlo, ma me lo spieghi lei…”

“Dovevo prestare Nicchio ad un amico di Montepulciano, avevamo già concordato il prezzo, non so capacitarmi di questa scomparsa, a Nicchio, la stagione della monta è sempre piaciuta molto, a lui piace dedicarsi alla monta, durante la stagione della monta, ha molto a cuore la propagazione della sua linea genetica…e poi Petti, da lei non me lo sarei mai aspettato…scomparire così senza un motivo…”
“Senta Alfonso, sono le quattro del mattino, stavo dormeno e vorrei proseguire almeno fino alle nove, se le va bene ci possiamo vedere da lei all’ora di pranzo? Va bene?”
“Sì, grazie le sono infinitamente grato per la sua sollecitudine…la aspetto per pranzo”
“Alfonso…”
“Sì mi dica..”
“…vada a dormire!”
“Vado!”

Equinozio autunnale: il sole inizia la sua lenta discesa sul piano dell’orizzonte. Le ombre delle querce si allungano sui campi. La terra inizia lentamente ad adattarsi alle nuove condizioni, presto inizeranno le piogge autunnali, Alfonso sta seduto sulla panca di legno sotto il pergolato: grossi grappoli di vite americana penzolano immoti. Tiene sulle ginocchia un foglio spiegazzato, lo sguardo perso all’orizzonte. Una lacrima solca il viso atterrito.

“Alfono, buongiorno…”
“Buon giorno un cazzo, caro lei!”
“Alfonso! Lo sa che cazzo non lo deve dire, un pastore del suo lignaggio…”
“Sono rovinato. Legga qua.”

Il foglio passa lentamente dalle mani nodose di Alfono a quelle del suo interlocutore.

“Caro Alfono noi andiamo a cercare la Vera Essenza. Dopo molti anni di duro lavoro ci siamo stancati di fare questa vita. Nicchio un po’ si è lamentato, dice che a lui la stagione della monta non dispiace poi troppo, ma lo abbiamo convinto. Lo Zio sa essere molto convincente quando vuole. Anche Nicchio ha capito che ora è il momento di andare. Si è unito a noi. Quando leggerai questa lettera, caro Alfonso, noi saremo ormai lontani, ci aspetta una nuova Vita. Basta con il Formaggio, vogliamo raggiungere l’Eterno con il Vino. Lo Zio ci ha aperto nuovi orizzonti. La Nuova Via è il vino biotico…”.

Appena viene pronunciata questa parola, Alfono si alza dalla panca di legno sotto il pergolato ed inizia a bestemmiare con forza, senza rabbia, come stesse recitando una filastrocca. La voce erompe nella vallata potentissima, va avanti così per alcuni minuti, camminando sul terreno intorno alla casa. Cammina e bestemmina, con forza. Cammina e bestemmia, i pugni stretti, lo sguardo perso all’orizzonte. Per alcuni minuti. Poi torna sotto il pergolato si siede appoggia le braccia alla sedia, a fianco della panca, ed inizia a piangere, il corpo, scosso da violenti sussulti, sembra franturamrsi in mille pezzi. Poi più nulla, Alfoso pare completamente svuotato, guarda le sue mani si appoggia allo schienale della sedia sotto il pergolato e ristà. Silenzioso. Assente.

La lettura della lettera prosegue.

“…La Nuova Via è il vino biotico. Dobbiamo ricongiungerci alla nostra Madre Terra. Il frutto del suo ventre è la stella polare del nostro desiderio…”
“Ma che cazzo vuol dire, che cazzo scrive Petti…”.

Alfono sembra in preda ad una crisi pantoclastica, si alza dalla panca con un calcio devasta la sedia, avita eredità materna, tira schiaffi all’aria…poi torna a sedersi sulla panca sotto il pergolato, e ristà.

“Boh, Alfonso, non saprei, comunque mi faccia leggere. Il frutto del suo ventre è la stella polare del nostro desiderio. Per troppo tempo abbiamo vissuto nell’oscuirtà e nell’ignoranza ma ora Lo Zio ci ha aperto gli occhi. Nulla potrà essere più come prima”.

In quello stesso momento cinquecento km più a nord, nell’appennino mandrongo, Lo Zio e i suoi fidi scudieri pelosi si presentano al comune di Dernice. Siamo a conoscenza di questo increscioso evento grazie alla cronaca di un valente giornalista del Piccolo. Taglio basso poche battute che qua riportiamo: “Misterioso attacco al Comune di Dernice. Un commando di tre “persone” entra nello studio del sindaco, lo tiene in ostaggio e si fa consegnare l’unica pergamena che contiene la ricetta del Formaggio Montébore. Pochi minuti per compiere l’orrendo misfatto, e poi il commando si dilegua, senza lasciare tracce. Interrogato il messo comunale riporta che alla guida del commando c’era un uomo non più giovanissimo, piuttosto peloso e inspiegabilmente semi nudo.

Interrogato sull’identità degli altri due non sa dire altro se non che hanno lasciato dietro di sé un forte odore di capra. Tutte le ipotesi sono al vaglio degli inquirenti, ma girano voci in paese, che il messo comunale beva spesso, e anche quando lavora. Resta la grave perdita della pergamena, un testo antichissimo, scritto forse dalla stessa Isabella d’Aragona sotto la sapiente dettatura di Leonardo da Vinci.

Per le nostre terre è una grave perdita: mani ignote si sono imposessate del segreto del Montébore. Alcuni cittadini riportano di aver visto tre persone sopra una bicicletta colorata cantare sguaitamente mottetti monteverdiani. Non ci sono riscontri, ma molte testimonianze confermerebbero la presenza del mezzo, restano dei dubbi circa le arie monteverdiane…”.

Sotto il pergolato, cinquecento km più a sud, Alfono e il paziente interlocuotre discutono della lettera, il pastore sembra essersi ripreso.

“Alfonso non si faccia prendere dal panico e dallo sconforto. Sono ragazzi a volte certe mattane le fanno, poi ci ripensano e tornano all’ovile, se mi passa la metafora pastorale”

“Lei scherza, ma io sono rovinato. Senza le monte di Nicchio, sa quanti soldi perdo?...e poi Petti era fondamentale per la produzione del latte, teneva sotto pressione tutte le altre capre, le blandiva quando bisognava blandirle, le spronava quando bisognava spronarle, le pungolava quando bisognava pungolarle, le strigl…”

“…ho capito Alfonso ho capito, mi lasci pensare…”

Alfonso guarda l'interlocutore con occhi spenti.

“Forse non tutto è perduto, mi è venuta un’idea, possiamo recuperale Lo Zio e le sue preziose capre, ma abbiamo bisogno di una mano…”

“Mah, non saprei, sono confuso…Lo Zio mi sembrava più tranquillo negli ultimi giorni. Aveva smesso di farsi la doccia all’aperto, beveva meno, veniva qua in campagna a guardare il cielo, leggeva molto, scriveva, faceva disegni di biciclettine, sembrava tornato bambino. Ogni tanto si fermava, mi guardava e diceva serio – Alfonso otto sono troppi, secondo me sei possono bastare, forse pure cinque!- e riprendeva a disegnare. Serio. E poi mi aveva parlato dei duecento kg di mozzarella. Sembrava ripensare alla sua richiesta, mi diceva che forse aveva esagerato. Io gli accarezzavo la nuca facendogli capire che non gli portavo rancore. E lui riprendeva a disegnare, tranquillo come un cucciolo. E ora tutto è crollato. Via. Scomparsi. Che infamia la vita”

“Senta Alfonso lei rivuole indietro le sue capre?”
“Sì lo voglio!”
“E allora ci serve l’aiuto del Biondo”.

Il volto di Alfonso si stira in una smorfia di dolore.

“…e chi sarebbe questo Biondo?”
“Il Biondo è il Biondo. Uno dei migliori cacciatori di Zii di tutta l’Europa meridionale.”
“Ah, perché ci sono anche dei cacciatori di Zii nell’Europa centrale, e in quella del Nord?”
“Alfonso, la smetta di dire cazzate…”
“Al più presto mi metterò in contatto con Il Biondo…attenda mie istruzioni.”

Alfonso seduto sulla sedia di legno sotto la pergola incrocia le gambe, porta le mani dietro la testa, si accarezza la nuca ed inizia a fischiettare Contessa. L’interlocutore lo saluta e si avvia verso casa, la città, pensa, anche se siamo a metà settembre sarà ancora bollente.

21 giugno 2013

DIFFERENZE

Sono l'avvocato GiovanMariaEnrico Nerkionis de Fumis.
Con la presente diffido le oscure forze della conservazione vescovatina dal proseguire l'ingiuriosa campagna denigratoria contro il mio cliente.
Basta macchina del fango!
Non saranno ammesse altre repliche. Igor Sadicowsky è stato allertato: è un bravo ragazzo ma se si arrabbia, e dietro congruo compenso, può fratturare ogni genere di osso sia esso lungo, corto o piatto.


La foto attesta che il mio cliente è dotato di forza, potenza, esplosività, colpo d'occhio, acume tattico, voracità agonistica, indomita propensione a primeggiare in ogni tenzone, bellezza non comune.
La foto altresì dimostra, inequivocabilmente, che il mio cliente è dotato anche di un'eleganza che trascende l'umano conosciuto.

20 giugno 2013

affinità


18 giugno 2013

Testudines Linnaeus Emanensis


11 giugno 2013

INCONTRO

“Pronto, sono Alfonso, la disturbo?”.
“Ah, Alfono, ma che fine ha fatto? Ero un po’ in pensiero per la sua situazione…”
“Le cose sono precipitate…sono un Affinatore distrutto…”
“Capisco, ma lo Zio?...”

“Ecco lo Zio, sta sempre sullo zerbino, non vuole più parlare con nessuno…ieri mi ha costretto a riscaldare dell’acqua e poi si è andato a fare la doccia in cortile proprio vicino all’orticello di Pittaluga, quello del terzo piano…mi ha fatto fare una figura, io che, ho una mia dignità….”
“Su Alfonso ancora con ‘sta storia della dignità…”
“Facile parlare, ma lei non sa, un uomo semi nudo, nel giardino condominiale, la moglie di Pittaluga ha subito telefonato a casa, allarmata, l’orto sommerso da un metro di schiuma Vidal…”
“Alfonso…Vidal…saranno decenni che non esiste più?!”

“Lei non sa nulla, nulla, lo Zio mi ha costretto a comprare la schiuma Vidal, ho dovuto fare una ricerca su internet…consultare gruppi di acquisto oldage, sono entrato in contatto con mondi…che vergogna, la schiuma sui peperoni di Pittaluga, e io dalla finestra che guardavo senza poter far nulla, lo Zio cantava arie d’opera, mentre la schiuma invadeva l’orto di Pittaluga…”

“…e che sarà mai, per un po’ di schiuma, almeno ora lo Zio profuma e non le ammorba più lo zerbino…”

La giornata è molto calda, a volte a settembre, il sole regala ancora momenti di vera estate, la conversazione telefonica sembra non essere più sufficiente a sostenere il peso di una vita quasi distrutta.

“Alfonso che dice se ci vediamo al Fontanile?”
“…oh mi farebbe molto piacere…ieri l’altro ho provato a contattare il gruppo di sostengo Affinatori Affranti, e non è andata benissimo…quando gli ho spiegato il problema mi hanno fatto capire che non c’è nulla da fare, poi la segretaria, gentilissima, mi ha fatto capire che per il mio caso, forse potrebbe esserci una soluzione…mi ha dato il numero dell’Associazione Zombie del Brunello…ho chiamato, ma quando ho fatto il nome dello Zio, nulla, mi hanno chiuso il telefono in faccia…”

“Ah, capisco, è molto grave allora…”.
“Vediamoci fra un paio d’ore al Fontanile”
“Bene, speriamo che lo Zio non si svegli nel frattempo…mi urla sempre ‘sta storia della Mozzarella di Santa Lucia…non ce la faccio più…”

Il Fontanile è un ameno luogo nella campagna orvietana. Una volta era il punto di incontro dei pastori transumanti, ma ora era diventato un relais a cinque stelle con piscina, SPA, e centro di meditazione trascendentale di ultima generazione.

“Alfonso buongiorno…”
“Buon giorno a lei…non sono solo, mi sono portato anche Petti, la mia capra preferita, ed è di lei che vorrei parlarle…sono molto preoccupato…”
“Oh, Petti, che bella capretta…”
“Capretta sarà tua sorella, io sono una Poitevine di Tarbes e vedi di andare a cagare”
“Ma che modi bel quadrupede peloso, e poi una capra Poitevine cosa ci fa a Tarbes?”
“Saranno cazzi miei cosa ci faccio a Tarbes…”


(Nicchio il giorno del suo quarto compleanno)

“Dai Petti, non essere maleducata con il signore, che ci può tanto aituare, lo vede, non è più la capra che conoscevo, docile, disponibile, sempre pronta a farsi mungere…non la riconosco più, mica come suo fratello Nicchio, ah, Nicchio il mio caprone preferito…sa sono gemelli li ho salvati da piccoli dalle parti di Tarbes, stavo cercando fattrici per il mio nuovo allevamento in Umbria, e loro erano lì, davanti a me, è stato un colpo di fulmine…mai un problema, uno screzio, chessò un colpo di testa, mai, poi…è arrivato lo Zio…”

L’Affinatore non riesce a trattenersi, si copre il viso con le mani, ed inizia a piangere sommessamente. Vicino a lui Petti, si gratta la pancia contro una sedia damascata, in lontananza lo sguardo giudicante del cameriere.
L’occhiuto maître sollecita il suo cameriere.
“Cosa posso portarvi?”

Alfonso chiede un bicchiere di Pastis, il cameriere trattiene un conato di vomito, si volta nella direzione del maître facendo gesti osceni con la bocca e le labbra come a mimare un amplesso orale.

“Per me un Domaine Priuré Roch…”
“Preferisce un Nuits-Saint George 1er Cru Clos de Corveé 2002?”
“Con il 2002 mi ci faccio il bidet, portami un 1997 e vedi di non dire più cazzate, che se mi fai girare le mammelle ti prendo a cornate da qui fino al mare…un 1997 e vedi di portare anche una cannuccia, verde, mi raccomando, verde pistacchio!”

“Dai Petti, non essere maleducata con il cameriere, il 2002 non è poi così male...lo vede, non la riconosco più…da quella sera…non ci posso credere, tutto è perso…”
“Per me una birra ghiacciata, ci metta anche un po’ di gazzosa…”

Il cameriere registra l’ordianzione sul palmare si porta la mano alla bocca ed inizia a tossire violentemente, cade il palmare, con la mano libera inzia a grattarsi con vigore il perineo, dopo qualche secondo il maître si avvicina e lo porta via a spalle. Una strana schiuma verdastra gli riga il viso orribilmente contratto in una smorfia di dolore.

L’odore di capra selvatica è sempre più forte e ammorba ormai l’intero resort.

“Lo vede, Petti non è più la stessa…tre giorni fa, subito dopo la nostra telefonata notturna ho avuto una violentissima discussione con Petti, voleva a tutti i costi accettare l’invito dello Zio ad uscire per locali.”
“Ah, lo Zio ha invitato Petti ad uscire per locali e Nicchio che cosa ha detto?”
“Si è opposto, secondo lui lo Zio è pericoloso…”
“Ma poi sono usciti?”

“Sì alla fine ho ceduto…il giorno dopo me ne sono pentito, amaramente…mia moglie me lo aveva detto, ma cosa fai uscire Petti con lo Zio, chissà dove la porta?!?”
“E dove l’ha portata?”
“Non lo so, da quella notte Petti ha smesso di fare latte e dice che vuole diventare un sommelier…”
“Ah, e lei cosa pensa di fare?”

“Abbiamo discusso molto in famiglia di questa cosa, Nicchio sarebbe per rimandare Petti a Tarbes per un periodo, dai nonni, materni, mia moglie non mi parla più, solo gesti, i figli stanno in vacanza a Cuba, non gliene frega niente…io sarei per assecondare il desiderio di Petti, se sente che questa è la sua strada…e poi non le nascondo che…forse…magari…se Petti…andasse…magari lo Zio si dimentica della mozzarella, della Santa, di Lucia…io sono un Affinatore vecchia maniera…”

“Ma ne ha parlato con lo Zio…?”
“No, pensa che dovrei?”
“Secondo me dovrebbe….”
“Certo che il 1997 è veramente un vino sublime, la mineralità profonda…i sentori tannici che si complessificano in bocca fino ad esplodere in un tripudio di suoni olfattivi…e poi il terroir, l’unicità del vitigno, l’esposizione sud-sud-est, portano una struttura pluristratificata…”

Petti prosegue a declamare le virtù del Domaine Saint-George, l’Affinatore vede in lontananza il cameriere che discute animatamente con il maître, i clienti scomparsi ormai da ore…
“Secondo me dovrebbe parlare con lo Zio…”
“Lo farò, ma lei mi può aiutare?”
“Dubito di poterlo fare, ci sono momenti nella vita di un Affinatore che devono essere affrontati con coraggio…”
Alfono intreccia le mani rugose sul ventre vuoto reclina la testa all’indietro e sprofonda nella poltrona damascata.
Si sente un forte risucchio, la bocca pelosa di Petti aspira voluttuosamente le ultime gocce del pregiato borgogna.

08 giugno 2013

"new" weapon



Giuro che non l'ho trafugata dal garage di Carletto! Anche perche' temo non sia tanto facilmete violabile...

06 giugno 2013

TELEFONATA

Il suono ritmato e acidulo interrompe il sonno di un onesto cittadino.
Il cordeless dista alcuni metri dal letto.
Movimenti lenti, appena accennati, quasi a non voler disperdere la quiete immota del sonno.

“Pronto….li mortacci tua..”
“Mi scusi sono disperato, devo parlare con qualcuno….”
“Chiami il 118 sono le tre del mattino, buona notte, a lei a tutti li mortacci sua”.
La mano sta per staccare il telefono dall’orecchio, ma i movimenti, appannati dall’ora e dal non completo controllo del quasi dormiente, tardano a completare l’operazione.
“…no la prego non riattacchi, sono l’Affinatore dello Zio!...devo parlare con qualcunooooooo…”

La voce rotta dal pianto trattenuto, non è cosa buona e giusta che un Affinatore alle tre del mattino pianga al telefono.
“L’Affinatore dello Zio…, il formaggivendolo?”.
“No, la prego, non dica così, è un lavoro tanto duro, faticoso, sempre a pascolar bestie pelose, solitudine, freddo d’inverno, e poi il caglio che a volte con caglia, le muffe che pascolano libere in tutte le stanze di casa, e poi l’odore di formaggella….sempre attaccato alla pelle…sono solo!”

“Scusi singor Affinatore perché mi dice tutte queste cose, alle tre del mattino: a me dei suoi tiramenti lattei non me ne frega un beato cazzo, e insisto, sul beato, ma anche sul cazzo!”.

“…e poi lo Zio son due giorni che mi dorme sullo zerbino…non vuole andarsene, gli ho datto tutti i miei formaggi migliori, ma nulla, sta lì, semi nudo in posizione fetale, che mi fa una paura, un quintale di feto sull’uscio, ma lo sa che ogni volta che esco di casa ho gli incubi, penso di annegare ….ma lui lo Zio sta sempre lì….”.
“Capisco, lo Zio a volte lo fa di stare semi nudo sullo zerbino del suo Affinatore…pensa sempre che ci sia un formaggio che a lui è negato, soffre di questa condizione di privazione…pensa che ci sia una congiura delle multinazionali del latticino…”.

“Non è solo questo, è che poi mi fa richieste imbarazzanti, io non so cosa dire, sono un professionista serio Affino Formaggi da molti anni, ma certe richieste…imbarazzano, tanto…”.

“Senta sono le tre del mattino dobbiamo stare ancora molto al telefono, sa esistono dei centri specializzati in recupero di operatori del latticino entrati in contatto con lo Zio, ce ne sono di molto buoni, Lombardia, Piemonte, alcuni anche in Francia, anzi se vuole le posso dare qualche indirizzo, così poi domani con calma chiama e prende appuntamento…garantisco una buona riuscita, tre-semi mesi e torna l’Affinatore di prima…vada a letto, ci pensi e poi domani ci risentiamo…”.

Dall’altra parte del cavo un silenzio lungo, pericolosamente lungo, sembra condurre la conversazione verso la fine, ma ad un tratto scoppia un urlo bestiale, dolente, un urlo che contiene tutto il male della terra, un urlo disumano, che va poi rompendosi in un singhiozzo quasi infantile.

“…lei non capisce, lei è cattivo, lo sa che lo Zio per il tredici dicembre mi ha ordinato 200 kg di mozzarella, mi ha detto che lui esige che io gli preprari duecento kg di mozzarella per Santa Lucia!. A me, una vita ad Affinare formaggi, e lo Zio mi chiede 200 kg di mozzarella…e rideva pure quando me lo ha detto ieri mattina, semi nudo, sullo zerbino abbracciato ad un pezzo di metallo, rideva, cosa ti ridi gli ho detto, cosa cazzo ti ridi, che io la parola cazzo non la dico mai, sono un Affinatore di vecchia generazione, la parola cazzo non la dico…però allo Zio gliel’ho detto”.
“E lo Zio cosa ha detto?” chiede interessato l’interlocuotre, ormai quasi completamente sveglio.

“Mi ha detto, ma ti rendi conto Alfonso, si io mi chiamo Alfonso, io chiedo a te il giorno di Santa Lucia, due quintali di mozzarella, la mozzarella di Santa Lucia…e rideva, lo Zio, e io lì non c’è lo fatta più, ho chiesto perdono a Dio e a tutte le mie bestie e gli ho urlato, ma Zio che cazzo ti ridi…?!?!”.

Il Povero Alfonso in una foto di repertorio (Spiedo)

Attimo di silenzio imbarazzato. Venire a conoscenza alle tre della notte che l’Affinatore dello Zio ha detto la parola cazzo, turba la mente dell’assonnato interlocutore.

“Niente lo Zio rideva, e rideva semi nudo, sul mio zerbino di casa, che poi mia moglie insinua, e io mi sento in imbarazzo, ma in effetti avere un uomo semi nudo sullo zerbino dà da pensare…ma lo Zio continuava a ridere, rideva e con il tubo si grattava la schiena e rideva…urlando 200kg di Mozzarella a Santa Lucia, e giù a ridere, sempre più forte, che mia moglie ha telefonato alla sorella per chiederle ospitalità…e lui a ridere, rideva e urlava LA MOZZARELLA DI SANTA LUCIA, la VOGLIOOOOOOOOOOOOOOOOO…che poi le bestie con tali urla mi smettono di produrre il latte...sono bestie ma hanno una loro sensibilità...”.

“E lei gliela dia sta cazzo di Mozzarella di Santa Lucia, che fa pure rima, mi scusi, alle tre del mattino…son rime un po’ intorpidite, gliela dia, la Mozzarella di Santa Lucia!”.
“La posso richiamare domani, così ne parliamo con più calma?”.
“Sì mi richiami domani, lo faccia…mi scusi ma ora cosa sta facendo lo Zio…”.
“Ah, nulla dorme beato come un bambino sullo zerbino, gli ho anche messo una copertina…che siamo a fine settembre, e la notte rinfresca!”.
“Ah!....buona notte”.
“Buona notte anche a lei”.