19 novembre 2013

Borile

quando senti la passione e vedi la maestria nel fare, il risultato non può che essere un capolavoro

Borile B500 Ricky

ho esagerato?


06 novembre 2013

Slowly Building

Another big boy's balance bike which has taken many months - just didn't get "into" building it :-( Bolt on disc mount was also rescuing a mistake - turna out front disc calipers mount 4mm outside the dropout - not in line - duh!......

31 ottobre 2013

Venghino Siori Venghino


L'amico ED ci scrive:

Not mine exactly, but a good friend, and he got Isaac DRUNK one night.  It was funny. 

But the bike is an Erikson 29er SS frame size 17 top tube 23.  Fox fork and blue King headset. 
  
I think it is a Zio sized bike.  I will attach a few pics.  He wants 2500 US dollars (al cambio di oggi 1800 euro) .  I'll get more pictures if anyone is interested  I'd buy it but it is way too small. Sorry for the spam, Ed


Hope you are well.  

29 ottobre 2013

Facce da Lobos (amarcord)




14 ottobre 2013

SI RI-TANA MERCOLEDI 16 OTTOBRE



Vi aspetto in Tana dalle 21 per discutere di vari argomenti:

Cross Series e Rockville
Altri eventi Lobos

e per festeggiare l'arrivo di The SAC!

Special Guest della serata LO ZIO!

16 settembre 2013

Tana libera tutti

Domani (martedi 17 Settembre) vi aspetto in Tana per 4 chiacchiere e 2 lavoretti.


19 agosto 2013

Alle aste si può trovare di tutto


Lot 243

007 Lotus Esprit 'Submarine Car'

Without Reserve

£650,000 - £950,000

      BOND CAR SURFACES! ICONIC 007 LOTUS ESPRIT ‘SUBMARINE’ CAR TO GO UNDER THE HAMMER AT RM’S FORTHCOMING LONDON SALE

      London

      • RM Auctions lifts the gavel on the one and only functional submarine car, used in the James Bond film The Spy Who Loved Me, at its eagerly awaited central London sale, 8–9 September
      • Fully functioning submarine car was designed and fitted to propel underwater
      • The actual car seen, on screen, driving underwater;  one of the most famous movie cars of all time
      • Never before offered for sale
      • Amazing story of ‘lost and found’

       

      LONDON (at a top secret location) 28 June, 2013 – “Pay attention, 007, RM Auctions is about to sell one of my most ingenious creations and we wouldn’t want it to fall into enemy hands”. Well, ‘Q’ might be a little concerned that his incredible Lotus Esprit Series 1‘Submarine’ Car is due to be sold at auction, but for millions of movie fans out there, the appearance of this iconic Bond car on the open market represents a once-in-a-lifetime opportunity.





    14 agosto 2013

    Ride cx with Katie Compton

     

    11 agosto 2013

    Dekerf

    Dekerf by Black Mountain Cycles
    Dekerf, a photo by Black Mountain Cycles on Flickr.

    http://www.dekerf.com/

    08 agosto 2013

    Giorno di pioggia

    04 agosto 2013

    16 e più


    regalatelo al Vs Architetto di fiducia

    03 agosto 2013

    Must have!

    perché la regola #1 è:
    - igiene personale 

    01 agosto 2013

    ne metto ancora una!


    Alfa Romeo TZ2
    Un'opera d'arte di Zagato

    31 luglio 2013

    Lamborghini of the day

    29 luglio 2013

    Mi par di conoserli


    Così, per dire


    28 luglio 2013

    Stratos of the day


    altre foto, qui


    27 luglio 2013

    Tributo

    26 luglio 2013

    LODI DEL CORPO MASCHILE

    Clément Marot

    Lo scrittore Giulio Mozzi, ha proposto, ai lettori del suo blog una "sfida" letteraria sulla falsa riga di quella proposta da Marot nel 1536.
    La sfida dovrebbe esitare in una pubblicazione: per ora le lettrici curiose si stanno esercitando in rete. Come tutte le tenzoni anche questa ha le sue regole: la prima è questa, ve la cito, dalla viva penna elettronica dello scrittore Mozzi: "I Blasons erano tutti scritti da maschi, presumibilmente eterosessuali: mi sembra opportuno dunque escluderli dal gioco, ammettendo donne eterosessuali, maschi omosessuali, e tutte le altre varietà. (Io sono dunque escluso). Vorrei, insomma, che non venisse finto un desiderio (mentre il componimento, ovviamente, può contenere tutta la finzione che si vuole)."
    Le altre invitano gli scriventi ad utilizzare forme chiuse: madrigali, sonetti, ballate, etc. Linguaggio non troppo volgare, componimenti non troppo brevi, la parte lodata deve essere "assoluta": si deve lodare il ginocchio in sé, il prepuzio in sé, il muscolo sternocleidomastoideo in sé. Eccovi un sonetto d'assaggio:

    Nel buio siderale di fellatio,
    d’ansimare, scie lunghe di saliva
    oscillavano lune in carne viva
    in coppia su nel fallico iperspazio.

    In vista della fine, a cosmo sazio
    si facevano piene, ed io lasciva
    poi big bang, in cui tutto trasaliva,
    il silenzio tuo, l’estasi, lo strazio.

    Loro a guidarmi in ciel, come beatrici
    la prodiga e l’altra, preferita:
    compagna del tuo muto pleistocele

    quella col taglio del varicocele
    rivela verità da me intuita:
    m’appartengono le tue cicatrici.

    Autrice Paola Malaspina

    25 luglio 2013

    Porsche of the day

    356

    10 luglio 2013

    NI GRAND NI PETIT

    Nel 1536 il poeta Clément Marot inventa un gioco letterario con il quale ingaggia i suoi colleghi poeti: scrivere un'ode dedicata ad una parte del corpo femminile. Lui nel 1536 scelse la tetta: "in grand ni petit. Ve ne porgo un estratto.


    Le blason du beau tétin



    (Extrait)

    Tétin refait, plus blanc qu'un œuf,
    Tétin de satin blanc tout neuf,
    Toi qui fait honte à la rose
    Tétin plus beau que nulle chose,
    Tétin dur, non pas tétin voire
    Mais petite boule d'ivoire
    Au milieu duquel est assise
    Une fraise ou une cerise
    Que nul ne voit, ne touche aussi,
    Mais je gage qu'il en est ainsi.
    Tétin donc au petit bout rouge,
    Tétin qui jamais ne se bouge,
    Soit pour venir, soit pour aller,
    Soit pour courir, soit pour baller
    Tétin gauche, tétin mignon,
    Toujours loin de son compagnon,
    Tétin qui portes témoignage
    Du demeurant du personnage,
    Quand on te voit, il vient à maints
    Une envie dedans les mains
    De te tâter, de te tenir :
    Mais il se faut bien contenir
    D'en approcher, bon gré ma vie,
    Car il viendrait une autre envie.
    Ô tétin, ni grand ni petit,
    Tétin mûr, tétin d'appétit,
    Tétin qui nuit et jour criez
    «Mariez moi tôt, mariez !»
    Tétin qui t'enfles, et repousses
    Ton gorgias de deux bons pouces:
    A bon droit heureux on dira
    Celui qui de lait t'emplira,
    Faisant d'un tétin de pucelle,
    Tétin de femme entière et belle.

    Nel frattempo lo Zio...


    09 luglio 2013

    S.S.S.S.S.S.

    Spiedo Singlespeeder Sovrappeso Sale Soffrendo Sudando

    04 luglio 2013

    Regola lobos numero 2

    2. lanciarsi spesso in imprese palesemente al di sopra delle proprie possibilità (mentali, fisiche, economiche)


    Beh direi che questa volta la faccio grossa...

    Sarà un Best Seller?


    01 luglio 2013

    Regolamento Tour de Fidens 2013

    Cliccate sul logo per andare sulla pagina FB dell'evento con orari e tutto!

    Ecco di seguito il regolamento per il Tour 2013 :


    PUNTEGGIO DI BASE

    Punti Partecipazione: 10 Punti a tappa bici + tavola, 8 solo bici, 5 solo tavola
    Punti Zavorra: 
    Ciclista sotto i 60 kg -5
    Ciclista da 61 a 70 kg 0
    Ciclista da 71 a 90 3 
    Ciclista da 91 a 100 5 
    Ciclista sopra i 100Kg  10


    PUNTEGGI CICLISTICI 
    GPM tipo San Vittore : 10 Punti al primo, 8 al secondo , 6 al terzo, 4 al quarto , 3 al quinto, 2 al sesto e 1 punto a tutti gli altri
    GPM tipo Poggio Diana: 8 Punti al primo, 6 al Secondo, 4 al terzo, 3 al quarto, 2 al quinto e 1 punto a tutti gli altri
    GPM tipo Castello di Tabiano: 20 Punti al primo, 15 al secondo , 10 al terzo, 8 al quarto , 6 al quinto, 5 al sesto, 4 al settimo, 3 all'ottavo, 2 al nono e 1 a tutti gli altri.

    PUNTEGGIO PORTATE

    Torta fritta con affettati: 5
    Primo Semplice: 5
    Bis di Primi: 8
    Grigliata semplice: 5
    Grigliata mista: 5
    Dolce: 3
    Ordinazioni di cibo extra ritenute clamorose: 10
    Vino rosso: 2
    Vino bianco: 3
    Birra: 2
    Coca Cola: 1
    Digestivi vari: 3
    Caffè: 1

    PENALITA' e BONUS
    sms-mms-instagramm-wazzup : -5
    Barrette: -5
    Gambe rasate: -5
    Borracce riempite non con acqua: -5
    Red Bull o simile: -10
    Body da Crono: -3
    Ruote a profilo alto: -3
    Bici sotto gli 8 chili: -5
    Bici Singlespeed: 5
    Bici Fissa: 10
    Bici con telaio fatto da chi la pedala: 15

    Bici Inguardabile/Assurda: 13
    Occhiale Clamoroso: 3
    Zaino: - 3
    Pantaloni larghi: - 3
    Chiacchere sulla salita finale (aka the Bios Law): 3
    Battutona della serata: 5
    Partecipante più decoroso: 5
    Bonus Sfiga: 5


    QUOTE ROSA: Le femmine prendono il doppio dei punti ciclistici e in più o in meno quanto segue

    Gonnellino 5
    Pantaloncini spettacolari 5
    Pantaloncini 3/4 -5
    Pantaloni Lunghi-10
    Maglioncino legato in vita per non far vedere il sedere -20Maglia full zipper aperta tutta in salita 8
    Gambe rasate non danno penalità

    28 giugno 2013

    22/06/2013.. ho visto la luce!!!

    ve lo dico... totally addicted!!

    24 giugno 2013

    LA FUGA

    “Pronto, sono Alfonso, mi sente?...”
    “Alfonso, ma lei mi deve sempre rompere i maroni ad ore improbabili”
    “…mi scusi, ma sono disperato, Petti non si trova più, scomparsa da tre giorni, e pure Nicchio, volatilizzato, sono distrutto, doveva iniziare la stagione della monta, lei sa cos’è la stagione della monta?....”
    “Posso immaginarlo, ma me lo spieghi lei…”

    “Dovevo prestare Nicchio ad un amico di Montepulciano, avevamo già concordato il prezzo, non so capacitarmi di questa scomparsa, a Nicchio, la stagione della monta è sempre piaciuta molto, a lui piace dedicarsi alla monta, durante la stagione della monta, ha molto a cuore la propagazione della sua linea genetica…e poi Petti, da lei non me lo sarei mai aspettato…scomparire così senza un motivo…”
    “Senta Alfonso, sono le quattro del mattino, stavo dormeno e vorrei proseguire almeno fino alle nove, se le va bene ci possiamo vedere da lei all’ora di pranzo? Va bene?”
    “Sì, grazie le sono infinitamente grato per la sua sollecitudine…la aspetto per pranzo”
    “Alfonso…”
    “Sì mi dica..”
    “…vada a dormire!”
    “Vado!”

    Equinozio autunnale: il sole inizia la sua lenta discesa sul piano dell’orizzonte. Le ombre delle querce si allungano sui campi. La terra inizia lentamente ad adattarsi alle nuove condizioni, presto inizeranno le piogge autunnali, Alfonso sta seduto sulla panca di legno sotto il pergolato: grossi grappoli di vite americana penzolano immoti. Tiene sulle ginocchia un foglio spiegazzato, lo sguardo perso all’orizzonte. Una lacrima solca il viso atterrito.

    “Alfono, buongiorno…”
    “Buon giorno un cazzo, caro lei!”
    “Alfonso! Lo sa che cazzo non lo deve dire, un pastore del suo lignaggio…”
    “Sono rovinato. Legga qua.”

    Il foglio passa lentamente dalle mani nodose di Alfono a quelle del suo interlocutore.

    “Caro Alfono noi andiamo a cercare la Vera Essenza. Dopo molti anni di duro lavoro ci siamo stancati di fare questa vita. Nicchio un po’ si è lamentato, dice che a lui la stagione della monta non dispiace poi troppo, ma lo abbiamo convinto. Lo Zio sa essere molto convincente quando vuole. Anche Nicchio ha capito che ora è il momento di andare. Si è unito a noi. Quando leggerai questa lettera, caro Alfonso, noi saremo ormai lontani, ci aspetta una nuova Vita. Basta con il Formaggio, vogliamo raggiungere l’Eterno con il Vino. Lo Zio ci ha aperto nuovi orizzonti. La Nuova Via è il vino biotico…”.

    Appena viene pronunciata questa parola, Alfono si alza dalla panca di legno sotto il pergolato ed inizia a bestemmiare con forza, senza rabbia, come stesse recitando una filastrocca. La voce erompe nella vallata potentissima, va avanti così per alcuni minuti, camminando sul terreno intorno alla casa. Cammina e bestemmina, con forza. Cammina e bestemmia, i pugni stretti, lo sguardo perso all’orizzonte. Per alcuni minuti. Poi torna sotto il pergolato si siede appoggia le braccia alla sedia, a fianco della panca, ed inizia a piangere, il corpo, scosso da violenti sussulti, sembra franturamrsi in mille pezzi. Poi più nulla, Alfoso pare completamente svuotato, guarda le sue mani si appoggia allo schienale della sedia sotto il pergolato e ristà. Silenzioso. Assente.

    La lettura della lettera prosegue.

    “…La Nuova Via è il vino biotico. Dobbiamo ricongiungerci alla nostra Madre Terra. Il frutto del suo ventre è la stella polare del nostro desiderio…”
    “Ma che cazzo vuol dire, che cazzo scrive Petti…”.

    Alfono sembra in preda ad una crisi pantoclastica, si alza dalla panca con un calcio devasta la sedia, avita eredità materna, tira schiaffi all’aria…poi torna a sedersi sulla panca sotto il pergolato, e ristà.

    “Boh, Alfonso, non saprei, comunque mi faccia leggere. Il frutto del suo ventre è la stella polare del nostro desiderio. Per troppo tempo abbiamo vissuto nell’oscuirtà e nell’ignoranza ma ora Lo Zio ci ha aperto gli occhi. Nulla potrà essere più come prima”.

    In quello stesso momento cinquecento km più a nord, nell’appennino mandrongo, Lo Zio e i suoi fidi scudieri pelosi si presentano al comune di Dernice. Siamo a conoscenza di questo increscioso evento grazie alla cronaca di un valente giornalista del Piccolo. Taglio basso poche battute che qua riportiamo: “Misterioso attacco al Comune di Dernice. Un commando di tre “persone” entra nello studio del sindaco, lo tiene in ostaggio e si fa consegnare l’unica pergamena che contiene la ricetta del Formaggio Montébore. Pochi minuti per compiere l’orrendo misfatto, e poi il commando si dilegua, senza lasciare tracce. Interrogato il messo comunale riporta che alla guida del commando c’era un uomo non più giovanissimo, piuttosto peloso e inspiegabilmente semi nudo.

    Interrogato sull’identità degli altri due non sa dire altro se non che hanno lasciato dietro di sé un forte odore di capra. Tutte le ipotesi sono al vaglio degli inquirenti, ma girano voci in paese, che il messo comunale beva spesso, e anche quando lavora. Resta la grave perdita della pergamena, un testo antichissimo, scritto forse dalla stessa Isabella d’Aragona sotto la sapiente dettatura di Leonardo da Vinci.

    Per le nostre terre è una grave perdita: mani ignote si sono imposessate del segreto del Montébore. Alcuni cittadini riportano di aver visto tre persone sopra una bicicletta colorata cantare sguaitamente mottetti monteverdiani. Non ci sono riscontri, ma molte testimonianze confermerebbero la presenza del mezzo, restano dei dubbi circa le arie monteverdiane…”.

    Sotto il pergolato, cinquecento km più a sud, Alfono e il paziente interlocuotre discutono della lettera, il pastore sembra essersi ripreso.

    “Alfonso non si faccia prendere dal panico e dallo sconforto. Sono ragazzi a volte certe mattane le fanno, poi ci ripensano e tornano all’ovile, se mi passa la metafora pastorale”

    “Lei scherza, ma io sono rovinato. Senza le monte di Nicchio, sa quanti soldi perdo?...e poi Petti era fondamentale per la produzione del latte, teneva sotto pressione tutte le altre capre, le blandiva quando bisognava blandirle, le spronava quando bisognava spronarle, le pungolava quando bisognava pungolarle, le strigl…”

    “…ho capito Alfonso ho capito, mi lasci pensare…”

    Alfonso guarda l'interlocutore con occhi spenti.

    “Forse non tutto è perduto, mi è venuta un’idea, possiamo recuperale Lo Zio e le sue preziose capre, ma abbiamo bisogno di una mano…”

    “Mah, non saprei, sono confuso…Lo Zio mi sembrava più tranquillo negli ultimi giorni. Aveva smesso di farsi la doccia all’aperto, beveva meno, veniva qua in campagna a guardare il cielo, leggeva molto, scriveva, faceva disegni di biciclettine, sembrava tornato bambino. Ogni tanto si fermava, mi guardava e diceva serio – Alfonso otto sono troppi, secondo me sei possono bastare, forse pure cinque!- e riprendeva a disegnare. Serio. E poi mi aveva parlato dei duecento kg di mozzarella. Sembrava ripensare alla sua richiesta, mi diceva che forse aveva esagerato. Io gli accarezzavo la nuca facendogli capire che non gli portavo rancore. E lui riprendeva a disegnare, tranquillo come un cucciolo. E ora tutto è crollato. Via. Scomparsi. Che infamia la vita”

    “Senta Alfonso lei rivuole indietro le sue capre?”
    “Sì lo voglio!”
    “E allora ci serve l’aiuto del Biondo”.

    Il volto di Alfonso si stira in una smorfia di dolore.

    “…e chi sarebbe questo Biondo?”
    “Il Biondo è il Biondo. Uno dei migliori cacciatori di Zii di tutta l’Europa meridionale.”
    “Ah, perché ci sono anche dei cacciatori di Zii nell’Europa centrale, e in quella del Nord?”
    “Alfonso, la smetta di dire cazzate…”
    “Al più presto mi metterò in contatto con Il Biondo…attenda mie istruzioni.”

    Alfonso seduto sulla sedia di legno sotto la pergola incrocia le gambe, porta le mani dietro la testa, si accarezza la nuca ed inizia a fischiettare Contessa. L’interlocutore lo saluta e si avvia verso casa, la città, pensa, anche se siamo a metà settembre sarà ancora bollente.

    21 giugno 2013

    DIFFERENZE

    Sono l'avvocato GiovanMariaEnrico Nerkionis de Fumis.
    Con la presente diffido le oscure forze della conservazione vescovatina dal proseguire l'ingiuriosa campagna denigratoria contro il mio cliente.
    Basta macchina del fango!
    Non saranno ammesse altre repliche. Igor Sadicowsky è stato allertato: è un bravo ragazzo ma se si arrabbia, e dietro congruo compenso, può fratturare ogni genere di osso sia esso lungo, corto o piatto.


    La foto attesta che il mio cliente è dotato di forza, potenza, esplosività, colpo d'occhio, acume tattico, voracità agonistica, indomita propensione a primeggiare in ogni tenzone, bellezza non comune.
    La foto altresì dimostra, inequivocabilmente, che il mio cliente è dotato anche di un'eleganza che trascende l'umano conosciuto.

    20 giugno 2013

    affinità


    18 giugno 2013

    Testudines Linnaeus Emanensis


    11 giugno 2013

    INCONTRO

    “Pronto, sono Alfonso, la disturbo?”.
    “Ah, Alfono, ma che fine ha fatto? Ero un po’ in pensiero per la sua situazione…”
    “Le cose sono precipitate…sono un Affinatore distrutto…”
    “Capisco, ma lo Zio?...”

    “Ecco lo Zio, sta sempre sullo zerbino, non vuole più parlare con nessuno…ieri mi ha costretto a riscaldare dell’acqua e poi si è andato a fare la doccia in cortile proprio vicino all’orticello di Pittaluga, quello del terzo piano…mi ha fatto fare una figura, io che, ho una mia dignità….”
    “Su Alfonso ancora con ‘sta storia della dignità…”
    “Facile parlare, ma lei non sa, un uomo semi nudo, nel giardino condominiale, la moglie di Pittaluga ha subito telefonato a casa, allarmata, l’orto sommerso da un metro di schiuma Vidal…”
    “Alfonso…Vidal…saranno decenni che non esiste più?!”

    “Lei non sa nulla, nulla, lo Zio mi ha costretto a comprare la schiuma Vidal, ho dovuto fare una ricerca su internet…consultare gruppi di acquisto oldage, sono entrato in contatto con mondi…che vergogna, la schiuma sui peperoni di Pittaluga, e io dalla finestra che guardavo senza poter far nulla, lo Zio cantava arie d’opera, mentre la schiuma invadeva l’orto di Pittaluga…”

    “…e che sarà mai, per un po’ di schiuma, almeno ora lo Zio profuma e non le ammorba più lo zerbino…”

    La giornata è molto calda, a volte a settembre, il sole regala ancora momenti di vera estate, la conversazione telefonica sembra non essere più sufficiente a sostenere il peso di una vita quasi distrutta.

    “Alfonso che dice se ci vediamo al Fontanile?”
    “…oh mi farebbe molto piacere…ieri l’altro ho provato a contattare il gruppo di sostengo Affinatori Affranti, e non è andata benissimo…quando gli ho spiegato il problema mi hanno fatto capire che non c’è nulla da fare, poi la segretaria, gentilissima, mi ha fatto capire che per il mio caso, forse potrebbe esserci una soluzione…mi ha dato il numero dell’Associazione Zombie del Brunello…ho chiamato, ma quando ho fatto il nome dello Zio, nulla, mi hanno chiuso il telefono in faccia…”

    “Ah, capisco, è molto grave allora…”.
    “Vediamoci fra un paio d’ore al Fontanile”
    “Bene, speriamo che lo Zio non si svegli nel frattempo…mi urla sempre ‘sta storia della Mozzarella di Santa Lucia…non ce la faccio più…”

    Il Fontanile è un ameno luogo nella campagna orvietana. Una volta era il punto di incontro dei pastori transumanti, ma ora era diventato un relais a cinque stelle con piscina, SPA, e centro di meditazione trascendentale di ultima generazione.

    “Alfonso buongiorno…”
    “Buon giorno a lei…non sono solo, mi sono portato anche Petti, la mia capra preferita, ed è di lei che vorrei parlarle…sono molto preoccupato…”
    “Oh, Petti, che bella capretta…”
    “Capretta sarà tua sorella, io sono una Poitevine di Tarbes e vedi di andare a cagare”
    “Ma che modi bel quadrupede peloso, e poi una capra Poitevine cosa ci fa a Tarbes?”
    “Saranno cazzi miei cosa ci faccio a Tarbes…”


    (Nicchio il giorno del suo quarto compleanno)

    “Dai Petti, non essere maleducata con il signore, che ci può tanto aituare, lo vede, non è più la capra che conoscevo, docile, disponibile, sempre pronta a farsi mungere…non la riconosco più, mica come suo fratello Nicchio, ah, Nicchio il mio caprone preferito…sa sono gemelli li ho salvati da piccoli dalle parti di Tarbes, stavo cercando fattrici per il mio nuovo allevamento in Umbria, e loro erano lì, davanti a me, è stato un colpo di fulmine…mai un problema, uno screzio, chessò un colpo di testa, mai, poi…è arrivato lo Zio…”

    L’Affinatore non riesce a trattenersi, si copre il viso con le mani, ed inizia a piangere sommessamente. Vicino a lui Petti, si gratta la pancia contro una sedia damascata, in lontananza lo sguardo giudicante del cameriere.
    L’occhiuto maître sollecita il suo cameriere.
    “Cosa posso portarvi?”

    Alfonso chiede un bicchiere di Pastis, il cameriere trattiene un conato di vomito, si volta nella direzione del maître facendo gesti osceni con la bocca e le labbra come a mimare un amplesso orale.

    “Per me un Domaine Priuré Roch…”
    “Preferisce un Nuits-Saint George 1er Cru Clos de Corveé 2002?”
    “Con il 2002 mi ci faccio il bidet, portami un 1997 e vedi di non dire più cazzate, che se mi fai girare le mammelle ti prendo a cornate da qui fino al mare…un 1997 e vedi di portare anche una cannuccia, verde, mi raccomando, verde pistacchio!”

    “Dai Petti, non essere maleducata con il cameriere, il 2002 non è poi così male...lo vede, non la riconosco più…da quella sera…non ci posso credere, tutto è perso…”
    “Per me una birra ghiacciata, ci metta anche un po’ di gazzosa…”

    Il cameriere registra l’ordianzione sul palmare si porta la mano alla bocca ed inizia a tossire violentemente, cade il palmare, con la mano libera inzia a grattarsi con vigore il perineo, dopo qualche secondo il maître si avvicina e lo porta via a spalle. Una strana schiuma verdastra gli riga il viso orribilmente contratto in una smorfia di dolore.

    L’odore di capra selvatica è sempre più forte e ammorba ormai l’intero resort.

    “Lo vede, Petti non è più la stessa…tre giorni fa, subito dopo la nostra telefonata notturna ho avuto una violentissima discussione con Petti, voleva a tutti i costi accettare l’invito dello Zio ad uscire per locali.”
    “Ah, lo Zio ha invitato Petti ad uscire per locali e Nicchio che cosa ha detto?”
    “Si è opposto, secondo lui lo Zio è pericoloso…”
    “Ma poi sono usciti?”

    “Sì alla fine ho ceduto…il giorno dopo me ne sono pentito, amaramente…mia moglie me lo aveva detto, ma cosa fai uscire Petti con lo Zio, chissà dove la porta?!?”
    “E dove l’ha portata?”
    “Non lo so, da quella notte Petti ha smesso di fare latte e dice che vuole diventare un sommelier…”
    “Ah, e lei cosa pensa di fare?”

    “Abbiamo discusso molto in famiglia di questa cosa, Nicchio sarebbe per rimandare Petti a Tarbes per un periodo, dai nonni, materni, mia moglie non mi parla più, solo gesti, i figli stanno in vacanza a Cuba, non gliene frega niente…io sarei per assecondare il desiderio di Petti, se sente che questa è la sua strada…e poi non le nascondo che…forse…magari…se Petti…andasse…magari lo Zio si dimentica della mozzarella, della Santa, di Lucia…io sono un Affinatore vecchia maniera…”

    “Ma ne ha parlato con lo Zio…?”
    “No, pensa che dovrei?”
    “Secondo me dovrebbe….”
    “Certo che il 1997 è veramente un vino sublime, la mineralità profonda…i sentori tannici che si complessificano in bocca fino ad esplodere in un tripudio di suoni olfattivi…e poi il terroir, l’unicità del vitigno, l’esposizione sud-sud-est, portano una struttura pluristratificata…”

    Petti prosegue a declamare le virtù del Domaine Saint-George, l’Affinatore vede in lontananza il cameriere che discute animatamente con il maître, i clienti scomparsi ormai da ore…
    “Secondo me dovrebbe parlare con lo Zio…”
    “Lo farò, ma lei mi può aiutare?”
    “Dubito di poterlo fare, ci sono momenti nella vita di un Affinatore che devono essere affrontati con coraggio…”
    Alfono intreccia le mani rugose sul ventre vuoto reclina la testa all’indietro e sprofonda nella poltrona damascata.
    Si sente un forte risucchio, la bocca pelosa di Petti aspira voluttuosamente le ultime gocce del pregiato borgogna.

    08 giugno 2013

    "new" weapon



    Giuro che non l'ho trafugata dal garage di Carletto! Anche perche' temo non sia tanto facilmete violabile...

    06 giugno 2013

    TELEFONATA

    Il suono ritmato e acidulo interrompe il sonno di un onesto cittadino.
    Il cordeless dista alcuni metri dal letto.
    Movimenti lenti, appena accennati, quasi a non voler disperdere la quiete immota del sonno.

    “Pronto….li mortacci tua..”
    “Mi scusi sono disperato, devo parlare con qualcuno….”
    “Chiami il 118 sono le tre del mattino, buona notte, a lei a tutti li mortacci sua”.
    La mano sta per staccare il telefono dall’orecchio, ma i movimenti, appannati dall’ora e dal non completo controllo del quasi dormiente, tardano a completare l’operazione.
    “…no la prego non riattacchi, sono l’Affinatore dello Zio!...devo parlare con qualcunooooooo…”

    La voce rotta dal pianto trattenuto, non è cosa buona e giusta che un Affinatore alle tre del mattino pianga al telefono.
    “L’Affinatore dello Zio…, il formaggivendolo?”.
    “No, la prego, non dica così, è un lavoro tanto duro, faticoso, sempre a pascolar bestie pelose, solitudine, freddo d’inverno, e poi il caglio che a volte con caglia, le muffe che pascolano libere in tutte le stanze di casa, e poi l’odore di formaggella….sempre attaccato alla pelle…sono solo!”

    “Scusi singor Affinatore perché mi dice tutte queste cose, alle tre del mattino: a me dei suoi tiramenti lattei non me ne frega un beato cazzo, e insisto, sul beato, ma anche sul cazzo!”.

    “…e poi lo Zio son due giorni che mi dorme sullo zerbino…non vuole andarsene, gli ho datto tutti i miei formaggi migliori, ma nulla, sta lì, semi nudo in posizione fetale, che mi fa una paura, un quintale di feto sull’uscio, ma lo sa che ogni volta che esco di casa ho gli incubi, penso di annegare ….ma lui lo Zio sta sempre lì….”.
    “Capisco, lo Zio a volte lo fa di stare semi nudo sullo zerbino del suo Affinatore…pensa sempre che ci sia un formaggio che a lui è negato, soffre di questa condizione di privazione…pensa che ci sia una congiura delle multinazionali del latticino…”.

    “Non è solo questo, è che poi mi fa richieste imbarazzanti, io non so cosa dire, sono un professionista serio Affino Formaggi da molti anni, ma certe richieste…imbarazzano, tanto…”.

    “Senta sono le tre del mattino dobbiamo stare ancora molto al telefono, sa esistono dei centri specializzati in recupero di operatori del latticino entrati in contatto con lo Zio, ce ne sono di molto buoni, Lombardia, Piemonte, alcuni anche in Francia, anzi se vuole le posso dare qualche indirizzo, così poi domani con calma chiama e prende appuntamento…garantisco una buona riuscita, tre-semi mesi e torna l’Affinatore di prima…vada a letto, ci pensi e poi domani ci risentiamo…”.

    Dall’altra parte del cavo un silenzio lungo, pericolosamente lungo, sembra condurre la conversazione verso la fine, ma ad un tratto scoppia un urlo bestiale, dolente, un urlo che contiene tutto il male della terra, un urlo disumano, che va poi rompendosi in un singhiozzo quasi infantile.

    “…lei non capisce, lei è cattivo, lo sa che lo Zio per il tredici dicembre mi ha ordinato 200 kg di mozzarella, mi ha detto che lui esige che io gli preprari duecento kg di mozzarella per Santa Lucia!. A me, una vita ad Affinare formaggi, e lo Zio mi chiede 200 kg di mozzarella…e rideva pure quando me lo ha detto ieri mattina, semi nudo, sullo zerbino abbracciato ad un pezzo di metallo, rideva, cosa ti ridi gli ho detto, cosa cazzo ti ridi, che io la parola cazzo non la dico mai, sono un Affinatore di vecchia generazione, la parola cazzo non la dico…però allo Zio gliel’ho detto”.
    “E lo Zio cosa ha detto?” chiede interessato l’interlocuotre, ormai quasi completamente sveglio.

    “Mi ha detto, ma ti rendi conto Alfonso, si io mi chiamo Alfonso, io chiedo a te il giorno di Santa Lucia, due quintali di mozzarella, la mozzarella di Santa Lucia…e rideva, lo Zio, e io lì non c’è lo fatta più, ho chiesto perdono a Dio e a tutte le mie bestie e gli ho urlato, ma Zio che cazzo ti ridi…?!?!”.

    Il Povero Alfonso in una foto di repertorio (Spiedo)

    Attimo di silenzio imbarazzato. Venire a conoscenza alle tre della notte che l’Affinatore dello Zio ha detto la parola cazzo, turba la mente dell’assonnato interlocutore.

    “Niente lo Zio rideva, e rideva semi nudo, sul mio zerbino di casa, che poi mia moglie insinua, e io mi sento in imbarazzo, ma in effetti avere un uomo semi nudo sullo zerbino dà da pensare…ma lo Zio continuava a ridere, rideva e con il tubo si grattava la schiena e rideva…urlando 200kg di Mozzarella a Santa Lucia, e giù a ridere, sempre più forte, che mia moglie ha telefonato alla sorella per chiederle ospitalità…e lui a ridere, rideva e urlava LA MOZZARELLA DI SANTA LUCIA, la VOGLIOOOOOOOOOOOOOOOOO…che poi le bestie con tali urla mi smettono di produrre il latte...sono bestie ma hanno una loro sensibilità...”.

    “E lei gliela dia sta cazzo di Mozzarella di Santa Lucia, che fa pure rima, mi scusi, alle tre del mattino…son rime un po’ intorpidite, gliela dia, la Mozzarella di Santa Lucia!”.
    “La posso richiamare domani, così ne parliamo con più calma?”.
    “Sì mi richiami domani, lo faccia…mi scusi ma ora cosa sta facendo lo Zio…”.
    “Ah, nulla dorme beato come un bambino sullo zerbino, gli ho anche messo una copertina…che siamo a fine settembre, e la notte rinfresca!”.
    “Ah!....buona notte”.
    “Buona notte anche a lei”.

    24 maggio 2013

    VALPOTOUR 2013

    “Zio posso provare la tua bici?”
    “Certo fai pure…”.



    Il mio Valpo Tour inzia così con una semplice domanda e un’altrettanto semplice risposta.
    Salgo sulla bici dello Zio aggancio i pedali e mi faccio un giretto.
    Io lo Zio lo conosco, ma non sapevo di conoscerlo, dai primi anni novanta. Poi ci siamo persi di vista e ci siamo nuovamente incontrati nel terzo millennio: “La singlespeed ci fa ritrovare dove ci eravamo lasciati nei primi anni novanta!”. Ecco, lo Zio, mi disse questo qualche anno fa ed io capii che avevo vissuto per almeno tre lustri nel buio e nell’oblio di me medesimo.

    Pedalo per qualche minuto la bici dello Zio poi rallento, quasi mi fermo, come faccio sempre quando devo fermarmi: rallento, sgancio il piede, quasi sempre il destro lo metto a terra sgancio il sinistro e scendo dalla bici.
    Questa sequenza al ValpoTour 2013 ha una variante orrorifica: il piede non si sgancia.

    Provo ruotando in modo molto accentuato la caviglia, nulla, la scarpa rimane saldamente ancorata al pedale. Ormai sono fermo, la bici leggermente inclinata a destra. Tento di sganciare il piede sinistro: la bici insiste nell’inclinarsi a destra in modo sempre più marcato e fuori controllo. Capisco che succederà l’inevitabile, mi preparo.
    La bici è sempre più inclinata, ormai non serve più a nulla ruotare le caviglie. Mi preparo stoicamente all’urto sull’asfalto antistante la scuola di San Pietro in Cariano.

    Provo un’ultima volta, prima che una violenta imprecazione mi squassi lo sterno, sento il duro asfalto che mi schiaffeggia il ginocchio, prima, poi, un attimo dopo l’anca ed infine il polso destro. Il dolore maggiore è quello di non aver capito subito che ci sono vari tipi di speedplay: me lo dicevano sempre da piccolo, studia, studia bestia che l’ingnoranza è una brutta cosa, brutta! Me lo dicevano. Non ricordo più chi me lo dicesse, sono passati tanti anni.
    Torno mestamene dalla Zio e riconsegno la bici: “…mi raccomando non agganciare i pedali, che non sono i tuoi stessi speedplay!!”.
    “Grazie Zio lo avevo intuito, grazie lo stesso, Zio!”.

    Lo Zio lo ritroverò dopo qualche ora a cena, ma è un’altra storia, serve tempo per arrivarci.

    Dello Zio non posso dire troppo: fa parte del gruppo ristretto dei Titani produttori di Smart Applicazioni. Io da anni, diciamo da quando ho incontrato nuovamente lo Zio dopo averlo perso di vista per tre lustri, cerco di capire cosa fa un Titano produttore di Smart Applicazioni: nulla, parlare con lo Zio e parlare con Paracelso è la stessa cosa.

    Nuovamente mi devo confrontare con l’abissale ignoranza che abita, anzi direi ormai, colonizza la mia mente: studia bestia, studia!

    Il mio ValpoTour 2013 poteva durare pochi secondi e invece sono riuscito a farlo tutto tutto, pausa pranzo inclusa.
    Mario, il Magister del Valpolicella, ha approntato un percorso molto vario e abbastanza lungo: si scorribanderà per tutta la zona del Valpolicella e oltre.



    Partenza ore nove e qualche minuto da San Pietro in Cariano, siamo nel Valpolicella.
    Piazzale antistante l’Istituto Tecnico Commerciale: gli studenti dentro a studiare gli adulti, si fa per dire, fuori a pedalare: sono esempi di vita che il giovane studente metabolizza.

    Pronti via, svolta a sinistra, forse a destra, poi nuovamente a sinistra poi ancora a destra. Percorsi 300 forse 400 metri: non saprei più ricostruire il percorso a ritroso.

    E’ un giro tortuosissimo, nella mia mente si dipana come un serpente attorcigliato. La giornata è assolata e questo, dopo una primavera molto piovosa, rende il ciclopedalatore felice.
    Il gruppo molto numeroso favorisce la pratica, piuttosto inevitabile che a lungo andare sbrindella la mia voglia di pedalare: la pausa di riassemblaggio gruppo.

    Nelle fasi di riassemblaggio del gruppo sono certo che siano stati cooptati anche ciclisti che originariamente non facevano parte del gruppo. Più il gruppo è numeroso e maggiore è il moto centripeto che produce: attira di tutto. Signore over 70 con bicicletta da passaggio e sporta della spesa, ingaggiate su strappi assassini: spesso non risultano neanche fra le ultime.



    Bambini, sì, al secondo raggruppamento sono stati fagocitati diciassette bambini, stavano andando a fare una gita con la loro maestra, si sono trovati a discutere di igiene alimentare con il Prof. Non vi posso dire nulla del Prof, per decoro del corpo accademico, per rispetto della privacy, per tutela della salute pubblica e dell’unità nazionale, del Prof non posso dire nulla.

    Al terzo riassemblaggio ormai il gruppo conta 120-130 unità, sta prendendo quota, le dimensioni presto saranno quelle di una supernova: dopo la scolaresca vengono incluse 25 ragazze nord europee, genetica nord europea, garretto nord europeo.

    Al quarto riassemblamento del gruppo non si hanno più notizie delle 25 ragazze nord europee, scomparse; come se il gruppo le avesse, divorate, spolpate, polverizzate, inghiottite, metabolizzate. Sono pensieri che se avessi studiato potrei dire meglio, ma non sono un fine dicitore. Studia farabutto studia!

    Al quinto riassemblaggio il gruppo non si accontenta più dei ciclisti, è diventato sempre più vorace, ora l’orbita gravitazionale attira moto, motorini, apicar, trattori, fuoribordo, aviogetti, alcune mietitrebbie, qualche triciclo, un peschereccio di San Benedetto del Tronto e pure alcune majorettes.
    Ormai il ValpoTour2013 si sta trasformando in un gigantesco flashmob itinerante.

    Attraversiamo ubertosi boschetti, pace dell’anima, ma anche cittadine intasate dal traffico locale: un cancro che la Regione Veneto alimenta con metodo e perizia.

    Poi ogni tanto dopo uno strappo rigorosamente al 20% la vista si apre e là sotto, qualche metro più in giù, compare il Lago di Garda. Placido dall’alto! Si intuisce, alla vista, l’arteria nera della gardesana, intasata di auto, moto, caravan e trenini pro-ciclistici.

    Prima semi tappa al Bike Grill: un bel posto dove fermarsi e bere 5 o 6 birre prima di ripartire per la seconda parte del giro.

    Le salite pensate dal Magister non sono mai lunghe, ma a volte regalano strappetti cattivelli che spingono i più ardimentosi a compiere azioni insensate, inutilmente autodistruttive, accolte da un tripudio di voci festanti che riducono il meraviglioso, quanto inutile gesto, ad uno show mariadefilippesco.

    Fra tutti brilla la stupenda, a suo dire, condizione pistarda del Prof: non vi posso dire nulla del Prof, sappiate solo che possiede una bici molto ma molto bella!

    Ah, le bici! Il ValpoTour è come il Buddhismo Mahayana, il Grande Veicolo: accoglie tutti e tutto.
    Ci sono bici carbonchiose, mezzi in acciaio, spicca una Zullo All-Black, Enve ruotizzata, che seduce molti garretti. Poi ci sono mezzi meno prestazionali di cui non dico, per decoro e decenza, siamo nella terra di uno dei più grandi telaisti viventi: un po’ di rispetto.

    E poi ci sono mezzi rurali, ruote grasse, mah, molle, molloni, forcelle, forcelloni. Registro anche una bici da ciclocross. Ma forse è un’allucinazione.



    Ad un certo punto verso l’ora di pranzo, compare una bici con enormi ruote artiglianti, sono perplesso, in lontananza vedo ciclisti fare foto con majorette rosso vestite: ho molta fame, iniziano le prime forme di slittamento della coscienza. L’abisso sarà raggiunto a tavola: lo Zio!

    Al diciottesimo riassemblaggio viene cannibalizzato anche Flavio Tosi, Zaia il Magnifico, il nipote di Prandini e un uomo irriconoscibile dai capelli untuosi, grigi, il ghigno stanco a stracciargli il volto. Basta! E’ ora di andare a cena, il gruppo è a rischio implosione.



    La cena è stata organizzata presso la fucina di Magister Zullo. Inizia a piovere, vengono approntati i tavoli nella zona accoglienza clienti: si mangia fra telai appesi al muro, foto di altri tempi, banconi ricolmi di pezzi di bicicletta e verdurine crude: mi getto famelico sugli ortaggi.

    Non sono solo, è una battaglia a chi intinge prima e più a lungo l’agognato pezzo di SEDANO-RAPA, nell’olio extra vergine di oliva (sarà ligure?!?!) professionalmente preparato dal cuoco più ciuffato della serata.

    Fuori, nipotini contemporanei di Vulcano, grigliano metri cubi di carne, carcasse di animali morti da giorni, sfrigolano sulla griglia incandescente. L’odore di carne si espande all’infinito.

    Mi siedo, vicino allo Zio: lo devo fare, cerco sempre di trattenermi, ma poi la parte odissea della mia mente ha il sopravvento e capitolo. “Scusa Zio, ma il Brunello di Montalcino…?”, chiedo fiducioso, in attesa di una parola che dia forma all’ignoto.
    “Il Brunello è un vino Morto!”. Sono parole che colano come lava nel mio archipallio. Addento con forza un'arancia di Antonino, la trovo, cattiva, amarognola, cheratinosa, senza succo: capisco dopo averla divorata quasi tutta che mi ero scordato di togliere la buccia. Lo Zio!

    Ascolto lo Zio che parla di lieviti autoctoni, anidride solforosa, tripla A, terroir e poi quando penso che la conversazione abbia preso una piega prevedibile compare il mio incubo, il terrore dei miei sogni: L’Affinatore di Formaggi dello Zio.

    Io, come la maggior parte delle persone, compro il formaggio dove lo vendono (è una cosa di cui un poco me ne vergogno), lo Zio invece si incontra con il suo Affinatore ed hanno esperienze organolettiche a me ignote.

    Ascolto rapito. L’Affinatore ha il sembiante di un umano, ma possiede un rinencefalo da due kg, sente l’odore di una molecola grassa ad eoni, e poi domina il tempo, parla agevolmente tre dialetti muffeschi, e soprattutto capisce e soddisfa le richieste dello Zio. Per me l’Affinatore di Formaggi dello Zio è un SuperEroe forse appena meno potente di Silver Surfer, ma con Capitan America se la gioca alla pari.

    Poi verso la fine della serata, un pensiero malvagio mi attraversa la mente.

    Si tratta di un pensiero che mette in risalto tutta la miseria umana, l’ignoranza bestiale, l’insensatezza feroce che popola il mio sistema limbico; mi sento parlato: “Scusa Zio, ma la mozzarella Santa Lucia, dove me la metti?”.
    Lo Zio pare quasi stupito, non capisce subito la domanda, ha in corpo una bottiglia di Valpolicella, una di Amarone e una di Spumante. Mi guarda, diventa tutto rosso ed inizia a piangere.
    Vengo portato via a forza, mentre lo Zio sta tentando di brutalizzarmi con una Zullo Vergine color vinaccia.

    Forse ho sbagliato magari lui preferisce la Vallelata?

    (ndr Le foto sono del Baldio!)

    23 maggio 2013

    A Paz



    Ventitré maggio del 1956 nasceva a San Benedetto del Tronto Andrea Pazienza.
    Morirà 32 anni dopo.
    Per me, adolescente brufoloso, appassionato di fumetti, fu una scoperta importante e sconvolgente.
    Restano i suoi disegni, le sue illustrazioni, il suo nodo di narrare un'epoca.
    A quel tempo leggevo molti fumetti francesi: Kaza, Moebius, Bourgeon, e poi i sudamericani: Munoz, Sampayo, Breccia, le avventure di Corto Maltese, e poi la scoperta di Pazienza, Scòzzari, Liberatore, Tamburini, Igort, e ancora altri della "scuola bolognese". Svettava su tutti la forza narrativa di Pazienza. Poi più avanti incontrai Pier Vittorio Tondelli, ma ero già più grande: le storie disegnate cercavano nuove parole per raccontare la vita.
    Pazienza rimane nella mia memoria come un grandissimo disegnatore, capace di raccontare, anche in poche tavole, un'Italia meno dicibile, spesso oscura, violenta, tragica, sommamente romantica.
    Un saluto a Paz!

    21 maggio 2013

    LENTAMENTE

    Ore otto centro di Cremona: il quartetto è pronto per la seconda tappa di avvicinamento alla 24h di Finale Ligure. Ieri erano tre, partirono da Verona e arrivarono a Cremona con tappa al Santuario Ciclistico di Isola Dovarese: i tre scoprirono che da ore stavano pedalando, senza saperlo, Alpen Cross Bike. Ne sono rimasti turbati, ma anche profondamente inorgogliti.

    Notte di riposo e poi il terzetto diventa un quartetto, finalmente si ricongiungono al loro Dartagnan: il quartetto è una formazione perfetta. Loro lo sono, l’umile cronista li accompagnerà per qualche ora fino alle pendici degli appennini, poi all’ombra della lupa piacentina li saluterà, con tristezza.
    Poche ora ma di grandissima qualità.

    Loro sono il Perse, uomo dalla portentosa forza, l’Avvocato, musico dell’anima, imprigionato in un corpo da leguleio, il Baffo, il più pazzo dei quattro, pericolosissimo in discesa, temerario in salita, e poi PonyMoab, l’uomo multitools, posside un materassino specifico per la seduta comoda in ogni luogo. Del cronico cronista non si può dire nulla: pedala una bici francese.

    Attraversano il ponte sul fiume Po, in piena, impetuoso, lui che per lunghi mesi, scorre lento, quasi immobile d’estate, ora si mostra color caffelatte, denso di schiume biancastre, velocissimo e ormai dilagante in ogni luogo.
    Appena approdati alla riva emiliana, il Perse propone un off-road estremo: giù dall’argine maestro e via per i campi, la traccia è quella non si discute, e nessuno discute.

    Qualche km e il quartetto è immerso in una rigogliosissima campagna, a destra il grande fiume eridano scorre veloce, a qualcuno viene da dire che sembra di stare nel Wyoming. L’Avv, allora tira fuori l’armonica a bocca e dipinge di suoni la terra sospesa fra cielo e acqua.

    Procedono in silenzio, ascoltano le note struggenti dell’armonica e rallentano il ritmo della pedalata. Ci si avvicina all’infinito. Per un attimo poi tutto torna come prima, o quasi.

    L’argine maestro scorre sinuoso, orma segreti sentieri, i quattro costeggiano la piscina di Monticelli d’Ongina, vuota d’acqua; in lontananza la sagoma bianco-tuttira della centrale nucleare di Caorso.
    Non se ne curano troppo e procedono.

    La lentezza della pedalata sembra aprire la mente, favorire la parola. Conversano i quattro a volte anche con il cronico che si sente immerso in un viaggio che non è il suo, per questa volta, non può che osservare, ascoltare e ringraziare silenziosamente per il magnifico regalo.

    Quattro o cinque km prima di Caorso, il quartetto viene superato da un’allegra brigata di pensionati che si stanno facendo la loro quotidiana sgambata.
    Si affiancano salutano cordialmente si interessano ai quattro strani pedalatori: bici cariche, gomme oversize tenute policrome ed eleganti.
    Il discorso a quattro si allarga, si creano delle nuove coppie, uno dei “vecchietti”, in particolare, si mostra molto curioso.

    Il cronista nota una strana appendice telescopica fuoriuscire da uno scatolino nero posizionato sul mozzo posteriore della bicicletta da corsa.
    Ad alta voce, come un pensiero dal sen fuggito lo fa notare al gruppo. La curiosità aumenta.
    Il più ardimentoso e abituato alle domande chiede: “ma ci ascolta la radio con quell’antenna?”.

    Mai domanda fu più ingenua.

    No, dirà il pedalatore anziano, “si tratta di un’antenna satellitare, sono collegato via satellite ad un computer che si trova a Maranello. Io sono un ingegnere della Ferrari”.
    Da questo momento e per circa mezz’ora si entra in un’altra dimensione.

    Il cronista fatica a star dietro al racconto e quindi, paziente lettore, perdonatelo se non riuscirà a riportare fedelmente quanto sentito. L’argine è stretto e le notizie raccontate piuttosto sconvolgenti.
    I quattro arrivano a Caorso e vengono invitati a bere un caffè: invito prontamente accolto.
    Si scopre così che la banda dei pedalatori cremonesi è composta da quattro persone. Il più giovane, quello con l’antenna satellitare, ha una sessantina d’anni, il più anziano ne ha 86.

    Parlano di giri in bicicletta, e si scopre che uno di loro ha fatto il Gavia 39 volte. Il cronista prende appunti, non è particolarmente dedito al gioco d’azzardo, però 86, 39 e 306, poi capirai incredulo lettore, vanno giocati.
    Il quartetto dei giovani è stupefatto.

    L’ingegnere della Ferrari è a suo agio, parla tranquillamente, riceve una telefonata, inizia a scarabocchiare uno schema di macchina e mentre parla prende a dare “ordini” ad un suo ingegnere in quel di Maranello. Si tratta di sistemare qualche cosa ma il cronista non capisce bene cosa, parla di spessori da aggiungere, di musetto, di livelli…
    Il clima si fa fantascientifico. Scoprono che l’ingegnere capo che hanno difronte ha messo in rete una serie di biciclette e “controlla” che i suoi meccanici facciano un tot di km per contrastare incipienti pinguedini. Lui quando rientra, può visualizzare se hanno fatto il giusto moto, e volendo lo può fare anche in tempo reale. Il cronista rimane perplesso e vorrebbe fare qualche accenno allo statuto dei lavoratori, all’articolo 18, parlare di Landini. Ma tace, non è il momento di fare polemica.

    Bevuto il caffè gli otto uomini si salutano, ma… ma, si attardano per qualche minuto intorno alla bicicletta dell’ingegnere.

    Si scopriranno alcune cosette che prostrano gli astanti.

    “Vedete, questi che vi sembrano dei mozzi, normali mozzi Shimano, sono mozzi senza cuscinetti! Sì, stiamo studiando insieme a Shimano dei mozzi magnetici. Ho fatto delle prove in una camera sotto vuoto con altre ruote, su rulli che girano ad altissima velocità e abbiamo visto che questa ruota si ferma un’ora dopo le altre a parità di velocità iniziale”.
    A suo dire il materiale in questione è in avanzata fase di produzione: sono in attesa dell’ok dei sistemi di sicurezza internazionali per l’omologazione.

    E’ un duro colpo per i giovani pedalatori.

    “E poi vedete il movimento centrale: senza cuscinetti pure lui, stesso sistema del mozzo e in più ha una dinamo che coopera con il pannello fotovoltaico integrato, che mostra, accarezzando il tubo orizzontale della bici, permette di alimentare questo apparecchio….”.
    Il cronista aveva notato il tubo centrale, una strana tramatura, forse carbonio aereonautico, aveva pensato silenziosamente. No, “semplice” pannello fotovoltaico integrato. Il cronista vede il Perse accigliato con gli occhi gonfi di lacrime.

    “La corrente, prosegue, generata dalla dinamo nel movimento centrale serve per alimentare questo, e lo indica, TomTom, ma noi lo abbiamo svuotato, cannibalizzato (il cronista ha un moto di ritrazione testicolare alla parola cannibalizzato) e ci abbiamo messo le nostre cose, ci serviva solo per l’involucro…”.

    La Botta Finale. Arriva quando inizia, sempre l’ingegnere capo, a parlare di un cambio in fase di studio: si tratta di un meccanismo composto da due ingranaggi che si dilatano: denti dai 9 ai 41, senza soluzione di continuità. Carro posteriore più stretto, meno peso, archetto più piccolo e, aggiunge l’ingegnere capo: “…e in galleria del vento si ha una riduzione del 4% della resistenza all’avanzamento, che per noi non vuol dire nulla, ma per chi fa le crono….”. Tutti annuiscono.

    Schiantati. Il Baffo sembra un tarantolato, Perse piange, PonyMoab ha già prelazionato tutto il prelazionabile, pagamento anticipato senza ricevuta: solo contanti. L’Avv, scopre che ha una ruota a terra e un po’ si abbatte, ma con calma, manca un’ultima storiella dell’ingegnere capo.

    Racconta della fatica di far stare motori di formula uno dentro Ferrari normali, per poi provarli in strada: sembra che sia vietato farlo nel circuito e poi una chiusa di puro orgoglio italico.

    Qualche tempo fa si trovava in autostrada fermo ad un autogrill a far benzina. Arriva un’Audi, da cui scendono due persone. Lui fa benzina, lei si avvicina alla Ferrari e inizia a guardarla con interesse e voluttà. Si avvicina all’ingegnere capo e gli confida che non è mai salita su una macchina simile. Lui galante le chiede dove è diretta: Venezia risponde la donna.

    "Se vuole ce la posso portare". Detto fatto lei sale sulla Ferrari lui li segue a ruota o quasi.
    “Non sono uscito dall’autogrill che ero già in sesta…”. I quattro tutti insieme contemporaneamente hanno la più granitica delle erezioni: torrenti di sangue allagano spugnosi tessuti.

    L’ingegnere capo è stato giovane e la sa lunga.

    “Ad un certo punto nota che la signora guarda con apprensione il conta km…ma stiamo a trecento all’ora?...si per la precisione 306!, ma lui ci verrà dietro dice ansiosa? sì penso di sì dovrebbe arrivare fra una ventina di minuti”.

    L’erezione di massa diventa vibrante: Italia batte Germania per due a zero senza i supplementari.
    Saluti affettuosi; l’ingegnere capo deve rientrare a Cremona, nel primo pomeriggio è atteso a Maranello.
    I quattro giovani sono devastati, totalmente sedotti, orgogliosi, turbati.

    Non passa un minuto che dovranno fare fronte al disastro dell’Avv, gomma a terra, nastro tubeless esausto.

    Basta girare l’angolo e cambia tutto: c’è un ciclista, Gitan Cicli, pronto e gentilissimo offre la sua officina. Nastratura nuova di pacca e il D'Artagnan del gruppo si incarica di pulire il copertone dell’Avv. Non ti posso narrare, oh sensibile lettore, lo schifo liquamoso contenuto nella povera gomma: l’ultima pulizia degna di tale nome risale al cenozoio inferiore. Odore nauseabondo. Grumi placentari ovunque. L’orrore estetico assoluto.

    Optano, dopo breve conciliabolo e provvidenziale asportazione di fetida spina, per una messa in sicurezza della ruota: come per magia esce da una sacca alaskana una bella camera d’aria che prontamente riporterà il sorriso sul volto dell'Avv.

    Ormai è tempo di saluti, il quartetto arriva a Piacenza attraverso un giro tortuoso che solo D'Artagnan conosce, come per magia sbucano all’inizio della Via Emilia.
    E tempo di saluti, il cronista torna mestamente verso la pianura cremonese, i quattro invece sono attesi dalle prime salite appenniniche. In linea d’aria la pianura non è poi troppo lontana, in linea d’aria. Ma per loro la linea più breve che collega due punti, non è rettilinea. L’Alta Via dei Monti Liguri sarà il loro calvario e la loro estasi: faranno tutta la fatica che si meritano!
    Resta nella mente del cronista la visione oscena e totemica di un uomo che cannibalizza un TomTom! Oltre Cuore di Tenebra. Oltre il Generale Kurtz. La cannibalizzazione del TomTom...

    Son Partiti in sella alle loro Alpen Cross* !


    * Sino ad ieri non erano consapevoli che le loro bici fossero delle Alpen Cross ma un rapido saluto allo Zio li ha illuminati!

    16 maggio 2013

    Le Icone originali!


    Valpo Valpo Valpo Valpo!!!


    15 maggio 2013

    Like


    Mi piacciono bici con questi schemi colore un po' alla Mondrian (Ilaria mi perdoni), tanto che trovo sopportabile persino una bici francese...
    FINIRO' COSI'?


    14 maggio 2013

    Al SSIT ho vinto!



    ora, si tratta solo di pianificare il viaggio!

    (grazie a https://www.alpkit.com/ )



    Riciclo interessante

    10 maggio 2013

    Si va in Briansa!