31 ottobre 2011

LESSINIA MON AMOUR

Un’uscita con i Lobos è un’esperienza estremamente appagante.
I Lobos sono per le ciclopedalazioni, quello che la foresta amazzonica è per la biodiversità: un mondo molto variegato ed esplosivo.
Il gruppo raccoglie al suo interno under diciotto e baldi over cinquanta.
Dal punto di vista ponderale si oscilla fra i 40 kg e il quintale scarso.
Le bici, sì certo le bici, le protagoniste: per un’uscita montana si può adare dalla bici da crono in carbonio con ruote lenticolari alla biciclettona da DH da 25 kg e più. Ma valà lettore crapulone, sto scherzando...
Tutto questo si è manifestato a Verona nell’ultima domenica di ottobre. Nella bassa, triste e fetida plaga veronese la nebbiolina stazionava placida ed umidiccia.
Pochi metri sopra il sole splendeva vivace e luminosissimo. Là i ciclopedalatori si dirigeranno senza indugio.
La compagnia si da appuntamento in un ridente parcheggio di un centro commerciale frutto della mente e del lavoro di un qualche architetto gravemente depresso. Ci sono molti posti brutti, ma brutti fra i brutti i centri commerciali e direzionali svettano per bruttezza assoluta; quelli veneti poi risentono irrimediabilmete dell’alacre lavoro di devastazione del territorio portato avanti per decenni dalla laboriosa gente padana. Terra da magnar c'è ne più poca: si fermeranno?
Approntate le biciclette si parte baldanzosi: pochi metri ed è subito salita. In barba al consiglio universalmene riconosciuto da tutti gli sportivi: scaldarsi bene prima di iniziare un'attività motoria intensa. Partenza a freddo subito pedale duro: bisogna rompere il fiato, sferzare il miocardio, bruciare etti di inutile materia mitocondriale.
Dentro al gruppo ci sono varie tendenze culturali.
La prima quella che ultimamente sta scuotendo il già scosso mondo lobico: il gravel bike touring.
Di cosa si tratta? Lo sapessi te lo direi curioso lettore, ma non lo so! Comunque ad un osservatore scaltro ed avvertito non possono sfuggire strane bici dotate di portapacchi, cambi e manubri dalla forma poco mountain.
Sono biciclette che i loro cavalieri utilizzano per lunghe ed estenuanti peregrinazioni eplorative.
All’interno di questo gruppo si possono cogliere alcune sfumature che dicono molto, a chi sa osservare, del loro uso e soprattutto del loro possessore: le biciclette a me parevano quasi tutte uguali, ma dopo aver conosciuto i Lobos, ho iniziato ad applicare il filtro della critica kantiana. Continuo a non vedere, ma ora so di non sapere: va detto che tutto ciò con Immanuel c'entra poco, ma per definizione la critica dura deve essere kantiana.
TIPO A: la gravel bike agé. Il suo possessore, non più giovanissimo, ma dotato di ardori adolescenziali ad alto contenuto testosteronico, mostra un gusto cromatico molto discusso e discutibile. Ma questo è un particolare per feticisti: delle perversioni non voglio parlare!
Bicicletta dotata di portapacchi bionico, titanico, trendissimo prodotto da una factory dal nome onomatopeico: Tubus. Giusto no, dico io, hai una certa età, la memoria a breve, medio e lungo termini inizia a vacillare. Perdi le cose, dimentichi gli appuntamenti, scordi le vie e gli indirizzi, ti viene incontro l’azienda di nicchia. La Tubus produce tubi ritorti. Poi c’è la Cascus che produce casci, la Biciclettas che produce biciclette, la Manubrios che produce manubri…e via discorrendo. Va anche detto che da molti anni sul mercato esiste una ditta di scarpe, italianissima, dal nome onomatopeico. La Tubus pare sia un’azienda tedesca, ma sospetto che dietro ci siano manager over ottanta di origine italiana.
TIPO B: la gravel bike for extreme experience. Si tratta di un mezzo progettato, realizzato e testato su Marte e Urano. Sopporta temperature estreme, carichi di lavoro estremi ed usi impropri tutti uno più estremo dell’altro. Mi è capiatato di osservare, da dietro durante una bella discesa, il suo possessore saltare come un camoscio ogni più piccola asperità del terreno. Ogni pietra veniva lisciata, arrotata, e poi frantumanta dal passaggio del giovane cucciolo di Bisonte. Certo queste bike non sono bici per umani, ma oggetti planetari, caduti come meteoriti sulla terra, per far divertire il cucciolo di Bisonte reincarnatosi in un corpo umano.
TIPO C: gravel bike single speed. La bici degli uomini veri dotati di “bella gamba”. Generalmente i portatori di “bella gamba” sono anche dei temibilissimi bevitori di birra. Alcuni istituti di ricerca stanno cercando di studiare lo strano fenomeno, ma con scarsi risultati.
Questi pedalatori probabilmente hanno perduto completamente la capacità di discernere l’angolo di inclinazione di un piano: per loro tutto sembra essere flat.
La bizzarria di questi oggetti ciclopedalanti, in ambiente montano, è data dal curioso manubrio, che obbliga il ciclopedalatore ad una posizione da cronoman!
Nella prima vera discesa del giro si presenta un sentiero discretamente erto coperto da un bel tappeto di foglie rosso-marroni e…da tante ma tante pietre roride e piuttosto aguzze.
Il gravel tourer biker agé aggredisce subito con aria spavaldo, il declivio, petto in fuori e culo molto indietro, molto ma non abbastanza: la posizione in sella rende difficoltose alcune semplici manovre ciclodiscesistiche. E’ un attimo, l’ardore viene bruscamente raffreddato dall’umida e infingarda pietra lessinica. Fragorosa caduta. Dramma!
Dramma estremo! Il ciclopedalatore a terra in lacrime, urlo di dolore, tutti si avvicinano per portare soccorso. Il ciclopedalatore spavaldo urla, tutti pensano al peggio: si sarà rotto una clavicola, forse una costola, magari due, i legamenti divelti, casso mesi di riabilitazione, forse anni.
Le lagrime corrono copiose, sulle gote pelose, poi lentamente l’oldbiker si rialza, grande sospiro di sollievo, rapido recupera la gravel bike, con la mano sporca di terra e foglie marce, rovista nella borsa, ah dimenticavo, caro lettore, le gravel bike hanno sempre delle antiestetiche appendici in forma di borsa adatte al trosporto delle più svariate masserizie.
Bene la mano affonda nella borsa, lo sguardo perso del ciclopedalatore, e poi il sorriso si allarga sulla bocca contratta: emerge dalla borsa una bottiglia di vino. Il ciclopedalatore inzia a baciarla con affetto, la coccola, la osserva, sembra integra. Il pubblico ciclopedalante pare costernato, alcuni imprecano, altri iniziano a ridere, i più scuotono la testa, ma già assaporano l’ottimo nettare. Uno fra loro il più sadico non riesce a trattenere l’oscena domanda: “…ma che vino è? Si tratta di Brunello di Montalcino?”
Per un attimo la ritrovata felicità scompare per lasciare posto, sul volto provato del gravel biker, una smorfia di mestizia e compunzione.
Lapidario, la voce grave ma ferma: “Il Brunello di Montalcino è un vino morto!”.
Si riprende il giro in un silenzio mortifero.
Inciso enologico. La bottiglia contiene vino della Valtellina vendemmia del 2001, affinato in botte 30 mesi. Uno dei pochi vini che ancora sopravvivono: ma la maggior parte, dei vini, sono vini morti. Il Brunello di Montalcino è morto, pace all’animaccia sua. In presenza di certi biker il Brunello non va nominato, mai! Evitare nel modo più assoluto di fare qualunque accenno al disciplinare di produzione, tale riferimento getta l’interlocuotre in uno stato di stupore catatonico, in alcuni casi si hanno pure delle crisi narcolettiche.
Per tentare di recuperare il rapporto si può provare a fare qualche accenno a produttori, di “bollicine”, di nicchia, della Franciacorta: però, caro lettore, se non hai troppa confidenza con la triple A e i corni di vacca pieni di merda seporti a due metri sotto terra, meglio lasciar perdere.
Chiuso l’inciso.
Dopo la discesa, l’attraversamento di una ubertosa conca, quibdi i pedalatori riprendono la salita.
Prima lieve, poi meno.
Nel gruppo variegato ci sono anche delle biciclette senza cambi. Pur se il progresso tecnico ha messo a disposizione dei ciclopedalanti un oggetto magico dal nome semplice e molto onomatopeico uno sparuto gruppo resiste al richiamo delle comodità. Ci sono alcuni che lo schifano. Si tratta di casi umani di un certo interesse.
Sono espressioni di ferma ostinazione ad abbandonarsi al progresso? Forse sì.
Si tratta di pratica virile atta alla seduzione immediata con relativo accoppiamento gaudente, della giovane femmina? Forse sì.
Si tratta di pratica ascetica volta al raggiungimento di costanti e fluttuanti stati di coscienza alterati? Forse sì.
La comunità Lobica ultimamente, anche grazie all’Inflessibile Fustigatore Sabaudo, si trova a riflette sul senso di certe pratiche. Le riflessioni non hanno portato a nulla di definitivo: il cambio e i deragliatori sono sul banco dell’imputato.
Comunque lasciamo queste disquisizioni accademiche e ritorniamo sul campo.
Quando il campo si flette verso l’alto il ciclopedalatore cambia, se ha il cambio, se non ce l’ha impreca.
Domenica alcuni umani imprecarono con virilità.
Altri invece innestarono rapporti vorticosissimi al limite dello stallo: un esercizio di sublime ed invidiato equilibrio.
Il gruppo si sfilaccia, ognun sale del suo con il suo passo nel senso che alcuni ciclopedalatori scendono e passo dopo passo raggiungono l’anti erta. La meta più alta della giornata verrà conquistata solo dopo un lauto pranzo.
Allora, stupito lettore, devi sapere che dopo il pranzo non francescano, accompagnato da vino della casa abbondante e fresco, la comunità lobica disdegna fieramente la pennica post prandiale domenicale: roba da pantofolai calciodipendenti.
Finito il pranzo si risale subito in bici e si pedala in salita: subito! Forte!
Fondamentale la scelta del tempo. Tutto deve essere fatto con rapidità e precisione. Si tratta di fottere in anticipo lo schifoso succo gastrico: prima che il processo digestivo occupi tutta la ram disponibile, e in alcuni ciclopedalatori, tale riserva di memoria è molto ma molto esigua, bisogna produrre lo sforzo, sono attimi, il conato è in agguato!
Chiaramente il fisiologo consiglia, dopo un buon pranzo, di fare, immediatamente uno sforzo fisico importante, meglio se seguito da una discesa, sudati, con l’aria fresca, meglio se fredda che birichina, insulta l’epa ribelle!
Tutto questo è stato fatto! Doveva essere fatto! Ed è stato bello farlo.
E’ stato bello pedalare in compagnia.
E’ stato bello faticare.
E’ stato bello arrivare a quota 1750 e osservare il gruppo dell’Adalmello, già innevato, all’orizzonte.
E’ stato bello assaporare il sole prima del pranzo.
E’ stato bello non avere altro che una bicicletta, due gambe e un solo cazzo di rapporto!
E’ stato bello scendere lungo la strada bianca di pietruzze e lasciar correre la bici.
E’ stato bello fare piccoli ed inutili saltini durante la discesa.
E’ stato bello pedalare in un ambiente naturale senza macchine.
E’ stato quasi commuovente, per il padano abitante, vedere le placide vacche al pascolo: libere e ignare di tutto.
E’ stato bello lasciarsi accarezzare dai colori autunnali.
Un’immagine del gruppo a fine giro: il pratone finale, una lunga striscia morbida come un tappeto, verde come solo l’erba sa esserlo, diciassette canguroni in fuga che sobbalzano allegri sulle corrugazioni del terreno, le candide nuvole a coprire la fetida plaga lontana e nascosta.
E’ stato bello, all’arrivo, provare un senso di piacere inappagato.
E’ stato bello farlo.
Questa volta va ringraziato il Baffo e lo faccio prontamente: grazie.

Baffo ,bel giro !














Foto in ordine casuale,per le altre foto su Flickr, cliccate sul titolo.

28 ottobre 2011

Quando scappa, scappa

L'ho già ordinato... così almeno le bici almeno un giro se lo fanno ogni tanto...

BARBARIE MODERNE


Devo dirlo , sento il bisogno di denunciarlo : troppo spesso ormai mi capita di
vedere immondizia ai bordi delle strade ma anche fuori dall’asfalto quando con
la mtb vado per campi e colline.
Un degrado bestiale !!
Come ciclisti lo notiamo molto di più di quando si va in auto .
Lo sapete, giro l’Italia per lavoro e siccome non voglio fare torto a nessuno comincio dalla regione dove sono nato , la Sicilia .
E' uno schifo !!
Immondizia di ogni genere ai bordi delle strade .
Ma possibile essere così deficienti ?
Il fenomeno si accentua mano a mano che dal nord si va verso il sud Italia
Probabile ci sia la complicità dei servizi di nettezza poco efficienti ma alla base c’è l’ignoranza e la non curanza della cosa pubblica.
E’ risaputo che l’Etna è la pattumiera dei Catanesi .
Due anni fa quando Ansoldi e alcuni amici KulaMula vennero giù
per una pedalata ,notarono immondizia da ogni parte.
Mia cugina Carmela …anzi Cammela… insegna nella scuola media del mio paese siculo e dice che si fanno spesso lezioni di educazione civica .
Evidentemente non è sufficiente.
Io ormai sono arrivato alla convinzione
che servono le punizioni corporali come nel medioevo…scudisciate nella pubblica
piazza .
Ovviamente Cammela non è d’accordo “ ti metti sullo stesso piano degli incivili “
Però non riesco a rassegnarmi all’idea di
far finta di niente o peggio ad abituarmi al degrado urbano ed ambientale.

27 ottobre 2011

L'amore e le vacche

26 ottobre 2011

INFO:DOMENICA 30 OTTOBRE (GIRO MTB)















ore 8.45: ritrovo al parcheggio del casello VR EST-SAN MARTINO
ore 10.00 in sella partenza da Camposilvano
ore 12.30 spuntino con gnocchi di malga+risotto con radicchio e Monte Veronese+Arrosto di vitello (Euro 20 con acqua vino e caffè) presso Malga Bocca di Selva
ore 14.00 ultimo sforzo per arrivare nel punto più alto del percorso
ore 15.30 rientro a Camposilvano

N.B. Domani chiamo per confermare il numero esatto per il pranzo in malga quindi chi deve ancora confermare lo faccia subito!!!!

confermati:
marcello
P.Tiger
davide di soave
zio
ema
perse
ausilia
baffo
antonino
mario
io(in forse causa precarie condizioni fisiche.... ma in caso vi aspetto in malga)
silvia
ponymoab
bob
dimitri vaggimal+1
spedo
cene
jacky
tarma?

in forse:
gitte
tarantola

25 ottobre 2011

Eroici



Non so se si tratta di etica del ciclismo eroico.
Mi sembra, da quello che leggo nei resoconti delle prime gare, che in realtà il ciclismo sia permeato fin dagli esordi da comportamenti non propriamente etici, o almeno non sempre virtuosi, molto simili a quelli che periodicamente, a tutti i livelli si ripresentano ancora oggi.
Forse le imprese di quel periodo erano talmente esagerate che portavano a voler vincere a tutti i costi e con qualunque mezzo?
Forse oggi siamo talmente stupidi che c’è gente che si imbottisce di farmaci pur di vincere la garetta di campionato regionale amatoriale?
Nelle prime gare ne facevano di tutte, ci si poteva far “tirare” da altri ciclisti, poi dalle auto, si provavano sostanze per aumentare la resistenza o sopportare meglio la fatica, i tifosi menavano gli avversari, mettevano i chiodi, alcuni corridori si mettevano d’accordo per intralciare gli altri.
Poi si sono stabilizzate delle regole, le bici erano senza cambi per scelta, era considerato barare usare i cambi (che c’erano in diverse tipologie fin dall’inizio e che usavano solo i turisti).
Allora fare centinaia di km su strade sterrate con bici monorapporto con medie decisamente buone era ed è considerata un’impresa eroica.
Erano uomini con una macchina molto semplice che affrontavano sfide titaniche.
I valori di quell’epoca sono quelli del ciclismo, non solo eroico, fatica disumana, affrontare condizioni che altri considerano proibitive e farcela, cercare la sfida con se stessi e gli altri, spremendo il massimo possibile dal proprio corpo, dalla propria mente e dal proprio mezzo meccanico.
Da cosa dipende il valore di un’impresa ciclistica?
Dalla difficoltà, dalla condizione più o meno sfavorevole (avere un solo rapporto oppure molti, una bici più pesante o più leggera)?
Dalla condizione di forma fisica che deriva dall’allenamento?
Da quello che ne ottiene in cambio il ciclista?
Che, come mi ricorda Ema, è diverso da ciclista a ciclista.
Fosse anche la gioia di un paesaggio visto con gli occhi della fatica, o il divertimento di pedalare per ore con i compagni d’avventura condividendo l’esperienza.
Oppure rivivere un percorso che ha un significato particolare, o raggiungere una meta.

CrosstoberFest


EROICI



ANTONINO: leggetevi questo, è molto bello è un libro che parla del ciclismo eroico!
FRANCE: ma proprio tu ci vieni a fare il predicozzo, boiafaus, che ti sei pure dimenticato le scarpe, te lo sei forse dimenticato, e poi mi hai fatto andare in quel negozio a Ninove a chiedere la tua anal cream for long pleasure!!
ANTONINO: France….minchia ti sfido all’ultimo salsicciotto con il peperoncino…
LUKE: scusate ma ve lo devo dire siete tutti e due dei bambini, io tengo una nerchia tanta, e la so usare come, dove e quanto voglio…
LA TIGRE: si capisce che siete arrabbiati, ma dovete tener conto di molti fattori, emulare ed ammirare son cose diverse…
TUTTI: ma che stai adddì?
LA TIGRE: se continuate così vengo lì e vi faccio male, siete i soliti maschi testosteronici che passano il tempo a misurarselo e a vedere chi ce lo ha più duro!

Silenzio shakesperiano


EMA: France dovresti chiedere scusa ad Antonino, non si dicono certe cose, non te l’hanno insegnata l’educazione, tradisci le tue origini.
ANTONINO e FRANCE in coro: ma stai zitto tu che mangi solo verdure cotte che fanno cagare….


Ecco sul blog dei Lobos si è consumata una piccola e singolare tenzone.
Qual è il tema del contendere mi son domandato.
La parola eroico sembra aver scatenato l’iradiddio.
Eroi. Chi erano gli eroi. Uomini, figli delle scorribande sessuali di dei troppo soli per accoppiarsi solo fra loro. Gli eroi erano, nell’antichità, personaggi che compivano imprese impossibili, uccidevano draghi e mostri dalle molte teste. Superavano prove ardue per poi tornare fra gli umani onusti di gloria. Eroi!
E cosa c’entrano gli eroi con le biciclette?
Ci sono a mio modo di vedere varie culture interne alla nostra società. Una di queste tende a considerare i tempi passati come tempi aurei nei quali sono accadute “cose” eroiche: oggi tutto questo è scomparso. Rimangono solo le vestigia di quei tempi andati. Alcuni si fanno vestali di quei tempi passati.
La storia del rapporto fra l’uomo (e la donna) e la bicicletta non sfugge a questa idea di storia.
Penso all’alpinismo: nella bella storia di Motti, vengono tratteggiate le biografie e le imprese compiute nei primi 60 anni del secolo scorso, poi l’alpinismo si è contaminato con la modernità, le imprese sono diventate azioni sportive. Fine del mito eroico.
Forse anche il ciclismo ha seguito questa strada.
Non ho le idee chiare ma provo a dipanare il mio pensiero.
Già la parola ciclismo porta a pensare alle gare a quelle che usualmente vediamo in televisione, per chi le vede, e già questo fatto è un bel salto rispetto a cento anni fa.
Le imprese “eroiche” erano documentate dai giornali ma per lo più avvenivano attraverso un’esperienza diretta del popolo che partecipava alla nascita di un nuovo modo di muoversi, completamente diverso dai precedenti.
Masetti che alla fine dell'ottocento partiva da Milano per andare a Londra, poi si imbarcava per New York, ritorno dopo mesi di viaggio e nuova ripartenza, sempre in bicicletta, per San Pietroburgo. E scriveva, Masetti, documentava le sue imprese, contribuiva insomma alla costruzione del Mito del Ciclismo Eroico.
Oggi, ci sono persone che decidono di andare a Pechino in bici, di attraversare i continenti americani dall’Alaska alla Terra del Fuoco e ritorno. Fanno parte del Ciclismo Eroico?
Cosa è cambiato? Mi vien da dire che Masetti era il primo a fare certe esperienze: stiamo parlando della fine dell’ottocento. Non penso che fare la Nord del Cervino a dicembre nel 2011 sia meno difficile o faticoso o pericoloso di quando la fece Bonatti nel 1965. Cambia che Bonatti la fece per primo. Fu il primo che ebbe il coraggio e la “visione” che la via era praticabile a dicembre, ci provò e ci riuscì, mi pare in quattro giorni. Probabilmente oggi un alpinista di punta a dicembre la stessa via la fa in meno della metà del tempo. Ma Bonatti la fece per primo. Con la sua impresa disse al mondo: cari miei si può fare, io l’ho fatta!
Il ciclismo eroico, lo definiamo noi oggi così, fu fatto da persone che credettero nel nuovo mezzo e cercarono di utilizzarlo per fare dei viaggi, delle esplorazioni, delle imprese eroiche; sì certamente, ancora oggi a distanza di un secolo guardiamo con ammirazione a quegli uomini.
Dico guardiamo, ma non son certo che tutti la pensino così. Io certamente lo penso, e penso la pensino così molti pedalatori lobici e non.
Ora si affaccia un nuovo problema: chi raccoglie il testimone lanciato da quegli uomini e come?
Lo “scatto” di France nei confronti di Antonino mi pare vada in quella direzione.
Solo chi “coltiva in modo adeguato” il mito eroico ha diritto di parola. Ma soprattutto solo chi “coltiva in modo adeguato” il mito eroico può pensare di incorporare quelle antiche esperienze e il loro alto Valore.
Chi non coltiva adeguatamente stia in silenzio.
Sto enfatizzando e tirando per i capelli una discussione nata e morta sul blog.
Utilizzo le parole dette per animare un mio discorso: non voglio dire che quel che scrivo sia il pensiero di chi si è esposto nella discussione.
La domanda per me cruciale è come far vivere quel mondo perduto nell’oggi della nostra pratica ciclopedalatoria.
La seconda domanda cruciale, che forse andrebbe esplorata ben prima della precedente è: ma di cosa era fatto quell’eroico ciclismo?
Il ciclismo dei primi tre decenni del secolo scorso non può essere espiantato dal suo contesto storico culturale, e qui dico una ovvietà quasi banale.
Cosa rimane, dopo il setaccio del tempo, che ancora possa esser usato dai moderni ciclopedalatori?
Dai discorsi accennati a voce con il France mi par di capire che si tratti di un codice etico di comportamento. Rimane quello, poi certo si può pure fare l’Eroica nel Chiantishire con la bici del nonno ma se non metabolizzi quel codice, mi par di capire serve a poco pedalare arnesi obsoleti e pesantissimi.
Si tratta di etica?
L’etica rimanda ai valori e quindi ai comportamenti, ma prima ai valori.
Di quali valori stiamo parlando?
Quali sono i valori che gli eroici pedalatori ci hanno indicato?
Quali?
Chiudo ribadendo che la zucchina trombetta ingauna è figlia di un'eroica lotta che il rude contadino ligure combatte da secoli contro una natura matrigna che non ammette incertezze. Lunga vita alla zucchina trombetta ingauna.

24 ottobre 2011

SCIS 2012


Aperte le iscrizioni su singlespeed-italy.com

for Our iPod #16

Vediamo se siete capaci di far ballare le vostre chiappe oltre che sulla sella anche sul dancefloor!!

Il video consiglio di questo giro è più un promemoria, visto che tutti saprete chi sono, e visto che il pezzo è la colona sonora di uno spot televisivo conoscerete anche quello. Loro sono i più internazionali che abbiamo, sono i PLANET FUNK di Alex Neri. Il loro ultimo singolo che preceduto l'uscita dell'album, THE GREAT SHAKE, è ANOTHER SUNSHINE, buon ascolto:

Mentre Venerdì 28 ottobre, sempre al FILLMORE di CORTEMAGGIORE (PC), ci sarà DENTE per presentare TOUR e DISCO, per chi non lo conoscesse vi lascio un video promemoria.



Cene è quasi pronta!

Domenica 30 Ottobre..

Oh facciamo la conta per domenica prossima 30 Ottobre?
Dai su.
Post alla Ema.

20 ottobre 2011

Uscite serali cx

Ehm, ciao Lobos, sarebbe mia intenzione fare qualche uscita serale crossistica, di un'oretta al massimo, sempre nei paraggi del parco al Po... tanto per sgranchirmi le gambette anchilosate da troppe ore di computer.
Partirei da casa mia attorno alle 18:30, sempre che non diluvi o che, circuito dal calore domestico, non rimanga bloccato a casa, soffocato da una dose massiccia di pigrizia...
La compagnia è sempre gradita. A presto.

P.S.: ho pianificato 2 uscite alla settimana, una il martedì e l'altra il giovedì.

19 ottobre 2011

CHIEDO AIUTO


Chiedo aiuto a voi, esperti delle due ruote a propulsione fisica, che guarnitura è questa?


17 ottobre 2011

Auguri Ilaria

Utilizzando alcune foto di Dario ho fatto un puzzle.
Sempre per contribuire al post di Ema...
Auguri


EMAAAA smettila con certe sostanze!





che poi ti scompaiono le braccia...

Separate alla nascita



La Turri e Francesca Inaudi SONO LA STESSA PERSONA

contributo fotografico per il post di EMA




pazzesco ! a momenti non abbiamo foto di una Lobos così carina ???
Tiger ti chiedo scusa per loro...purtroppo mi manca quella dove sei vestita di scuro con pizzi e merletti e con aria arcigna smoccoli contro Aidi.....

AUGURI!

Ieri la Tigre è entrata nel suo anno palindromo!
Auguri.

14 ottobre 2011

For Our iPod #15

Ciao Nonni nostalgici della naia.

Se mai vi fossero sfuggiti vi metto li i SOULWAX, quello qui sotto è un vecchio pezzo e un gran video, buonascolto.

Sempre per chi fosse riuscito ad ignorarli non dimenticatevi la loro deriva dance: i 2ManyDJs e questo bel esperimento, clicca qui.


Pump that Track, Pump it Up!


More Mountain Biking Videos

CROSTOBER FEST LOBOS EXPEDITION

Si parte dal casello di Cremona Venerdì 21 verso le 16:30 e si va dritti la.

Ken ci prenota un appartamento per 6 persone (costerà sui 60 euri) e ci mettiamo belli comodi, il giorno dopo si crossa e si ritorna in serata.

Penso che potremmo andare anche in 6-7 smontando le bici e usando il portabici al portellone.

Datemi conferma ASAPISSIMO

13 ottobre 2011

sfida ciclistica con France ? sono pronto


Auguri Giovane Scalatore Ligure !

France vs Antò (mo basta!)

Se proprio volete litigare/confrontarvi (anche se bonariamente) fatelo con chi può darvi maggior soddisfazione

Attenzione: Questo è un post sdrammatizzate che utilizza una foto di ragazza in bikini per soli fini goliardici.

12 ottobre 2011

DOMENICA 30 OTTOBRE..

Partiremo da Velo Veronese, nel cuore del Parco Naturale Regionale della Lessinia. Una prima salita in asfalto ci porterà subito verso nord. Giunti in prossimità di località Gaspari, poco sotto Conca dei Parpari, si svolta a sinistra e, attraverso una larga carrareccia su fondo erboso , si arriva in località Dosso Alto. Qui è posto il primo Gpm di giornata: 15 punti al primo!
Dopo aver affrontato in discesa un tratto del famoso E5, (foto a lato), il sentiero escursionistico europeo che collega il lago di Costanza con il Mare Adriatico, si risale verso località Merli. Giunti in località Grietz, si svolta a destra e grazie ad una regolare ascesa, si arriva al ventesimo chilometro: 20 punti al primo!

Al Rifugio Bocca di Selva sosteremo per il pranzo..
Con la pancia piena faremo un ultimo sforzo e saremo sul punto più alto del percorso: il Rifugio Monte Tomba. Da qui il paesaggio ammirabile è veramente unico e a 360°: nelle giornate più limpide con un unico sguardo è possibile ammirare la laguna veneta e i Colli Euganei, gli Appennini e la pianura Padana, il Lago di Garda e il Monte Baldo, il gruppo del Carega e l’alto vicentino, il gruppo del Brenta e le Dolomiti: un vero spettacolo da non perdere!

Dai quasi 1800 mt del Gpm, in picchiata su un’ampia strada bianca, si scende verso la nota località sciistica di Malga San Giorgio. Una leggera ascesa di due chilometri ci porta allo scollinamento di Malga Malera: 10 punti al primo! Da qui, una divertentissima e lunga discesa sul crinale est dell’alta Val d’Illasi, riconduce direttamente a Velo Veronese.

STAY TUNED FOR MANY MORE CANDIES..

10 ottobre 2011

Motivatori


Rally Legend 2011

...ulf

(yann)

dav.

.../LeJoZ

07 ottobre 2011

for Our iPod #14

Ben ritrovati singlespeeder esterofili sergretamente innamorati di Nilla Pizzi.


Questa settimana lasciamo la benamata penisola italica per entrare in contatto con una delle band internazionali più, per me, interessanti e solide: KINGS OF LEON.

C'è poco da dire, per chi non li conoscesse, click here for more information.
Essendo attivi solo dal 2003 a qualcuno di voi saranno passati quasi inosservati.
Vi consiglio questo pezzo da sfoggiare su un bel single track in direzione baita!!
Buonascolto!!!

Prima di lasciarvi al votro devastante week end vi ricordo che ottobre sarà ricco di belle cose da vedere.
Sabato 22 ottobre@Fillmore: Dargen D'Amico + Uselesswoodentoys
Venerdì 28 ottobre@Fillmore: DENTE
Per maggiori info: www.fillmoreclub.net

05 ottobre 2011

CICLOEROI





Dal Libro "Cicloeroi" autori Carlo Delfino - Giampiero Petrucci
"Ogni famiglia dovrebbe rispettare e ricordare i suoi antenati, ogni popolo dovrebbe onorare i suoi eroi.
Il ciclismo da oltre 130 anni puo' essere paragonato ad una grande famiglia (o ad un grande popolo ) in cui però non sempre si rispettano antenati ed "eroi". Sopratutto, troppo spesso,si dimentica la tradizione.
In particolare l'ultimo ventennio,complice la globalizzazione che ha pervaso come un tarlo malefico anche il mondo delle due ruote,ha portato alla ribalta corse sconosciute,anche in paesi ciclisticamente inadeguati.
Viene annualmente tradito e stravolto ciò che i nostri nonni,ancor prima dei nostri padri,ci avevano insegnato con tanto amore e infinita passione.
Al Giro d'Italia , con grande orrore , abbiamo visto scomparire la maglia ciclamino e realizzare un GPM alla quota di 49 m s.l.m.
Prove che hanno fatto la storia del nostro ciclismo,come la Milano-Torino o il Giro del Lazio,sopravvivono tra mille stenti o non si disputano più.
Manca ormai soltanto che ci tolgano pure la maglia rosa e la maglia gialla !
Non parliamo poi del doping e delle annesse non-squalifiche , dei NAS o dei vincitori improvvisi che durano al massino una mezza stagione.
Insomma,il ciclismo è cambiato,ovviamente in peggio,ed a noi non piace per niente.
Anche perchè più si scava nella Storia (rigorosamente sempre e solo con la S maiuscola) più si scoprono fatti e personaggi straordinari,gare al limite delle risorse umane,avventure quasi incantate in un mondo fiabesco dove alla fine i più buoni , anzi i migliori , generalmente trionfano (oggi è cosi?) e non per una volta soltanto.
In questo libro si parla di un'epoca in cui la bicicletta soppiantava il cavallo e le strade non sembravano avere confini: si svolgevano gare di 1.000 km tutti d'un fiato ,il gareggiare di notte era una cosa normale , i corridori erano i nuovi esploratori alla ricerca dei limiti umani.
Eravamo nell'ultima decade dell'800 e tutto era volto alla modernità , al sogno realizzabile : Verne ipotizzava viaggi al centro della terra o sulla Luna e si parlava di fantascienza,i corridori (più modestamente) si limitavano alla Parigi-Brest-Parigi e non era fantaciclismo...
In quegli anni , a partire dal 1890 , il ciclismo su strada visse la sua prima evoluzione o meglio , la sua prima rivoluzione.
L'invenzione della trasmissione a catena , i pneumatici,la curva del manubrio rivolta verso il basso, portarono alla bicicletta moderna e con essa , le cose assunsero un'importanza sempre crescente.
La Francia evidentemente particolarmente incline alle sommosse sconvolgenti , fu indubbiamente la fucina della rivoluzione ciclistica così come lo era stata di quella storica,del 1789 : Bordeaux-Parigi , Parigi-Brest-Parigi , Parigi-Roubaix e Tour de France furono i baluardi su cui si posero le fondamenta del ciclismo moderno.
Ma quel periodo denominato inizialmente primordiale e poi (più giustamente ) "eroico" , durò a lungo, praticamente 25 lunghi anni : ogni nazione infatti, chi prima chi dopo, sulla falsa riga del movimento francese , ebbe le sue prime corse ed i suoi primi campioni, riuscendo poi faticosamente a rivaleggiare con i fuoriclasse transalpini in un crescendo di emozioni palpitanti, con migliaia e migliaia di tifosi pronti ad acclamare i propi beniamini e sopratutto a leggerne le gesta su giornali e riviste.
La prima guerra mondiale , iniziata nell'agosto del 1914 , stroncò definitivamente l'era irripetibile : un'era che non può , anzi non deve , essere dimenticata !
Oggi una manifestazione su tutte non dimentica quell'epoca dorata : l'Eroica.
I cultori della storia ciclistica , delle imprese epiche ai limiti dello sfinimento , della strada bianca , della polvere e del fango troveranno in queste pagine echi memorabili di un periodo che , nel suo piccolo e grazie a passione ed entusiasmo incommensurabili, " l'Eroica " vuole mantenere vivo e tramandare .
Perchè queste sono le nostre radici, le nostre origini, la nostra Storia.
Scorrendo le pagine , sarà inevitabile un confronto con il ciclismo di oggi.
Ognuno può avere ovviamente la propia opinione ma è indiscutibile che gli eroi meritano rispetto.
In molti purtroppo, in particolare su stampa e tv , dimenticano troppo facilmente."

03 ottobre 2011

INTERESSA....VENDO!!!



così come in foto (preferisco) o anche a pezzi.....misura 58x58.