31 dicembre 2010

Ci serve una palestra per un giorno....

30 dicembre 2010

BUONI PROPOSITI PER L'ANNO A VENIRE

La bici finalmente è pronta, ultimo sforzo (parafanghi) terminato oggi, ora dove si va?
Ovunque vogliate ma andiamoci insieme, AUGURI LOBOS, BUON DUEMILAUNDICI!!!

27 dicembre 2010

POTA CROSS

Ho preparato il manifesto a Rockville poi si fa il punto con Marcello per vedere cosa preparare per l'evento.

24 dicembre 2010

AUGURI LOBI!

22 dicembre 2010

BUON NATALE



La serie di garette fra amici denominata SingolCross inizia a mostrare un profilo inquietante: gli scenari apocalittici della bassa modenese fanno da quinta ad una rappresentazione psicorrorifica dell’espressione “garetta fra amici”.
Ma andiamo per ordine.
La location, come direbbero gli anglosassoni evoluti: una porzione di terreno stretta fra una tangenziale a nord un cimitero ad ovest, una ridente fucina di piastrelle ad est e a sud, forse a sud, ma potrei sbagliarmi un altrettanto ridente circolo per anziani intitolato ad Antonio Gramsci.
Ci sono tutti gli ingredienti per iniziare. Ah! dimenticavo un camioncino utilizzato come ostacolo: l’impavido ciclocrossista deve ardimentosamente entrare nella pancia del mezzo per uscirne, mondato e riflessivo, dal suo posteriore: la metafora peristaltica non richiede di essere ulteriormente approfondita.
Siamo tutti figli delle merci, la logistica è la nuova religione del millennio, e aggiungerei, sta finendo l’anno dell’amore, e di amore ne abbiamo visto poco durante la gara.
Ma procediamo con ordine.
Pronti via e spatapam, il ferino istinto prende il sopravvento.
Mi sto producendo in una imperiosa partenza, tutto sotto controllo, smadonno per agganciare il piede destro, ma pompo con vigore indomito, prima curva supero alcuni ciclisti, (dieci, forse venti o trenta, magari pure quaranta), si tratta di una garetta fra amici, mentre supero il centesimo ciclista alzo il dito medio, in segno di saluto amichevole, in segno di palese superiorità alzo entrambe le mani medio-munite.
Sono tutti, i duecento ciclisti, soggiogati dalla mia forza esplosiva, capiscono che sono il ciclista alfa della giornata: poi, all’arrivo, deciderò cosa fare dei loro testicoli, loro lo sanno.
Svanirà tutto nel breve attimo che precede la caduta.
Un energumeno peloso, abbigliato con una insensata casacca oversize di una qualche legione nordico polare aggredisce la curva con virile violenza, sbando allargo la traiettoria per evitare il contatto con il throll impazzito: è l’inizio della fine.
Allarga tu che mi allargo io, finisco avvinto alla fettuccia, il losco figuro peloso passa irridendo la mia virilità. Non ci bado ormai la laocontica tenzone è con la fetida banda colorata.
Sì perché nella concitazione della lotta, la bici, infido destriero si imbizzarrisce, ruota impazzita su se stessa e mi disarciona.
Mi rialzo, e cerco di ripartire, in lontananza vedo sfilare il gruppo, risate crasse ed oscene iniziano ad alzarsi all’orizzonte. E’ solo l’inizio.
Scopro che gli umani non hanno cuore ma le cose sì. La fettuccia, femmina per destino, si avvinghia al manubrio, più cerco di allontanarmene più ella si attorciglia. Passano minuti, forse ore, magari giorni, ma non c’è modo di districare il gordiano nodo. Sono dentro al cubo di Rubik, al labirinto di Knosso, perso nella foresta amazzonica, sperduto fra foreste pluviali.
Tento più volte di liberare il mezzo, ma inutilmente.
Provo a tirare, a strappare, alzo gli occhi e da lontano vedo lo sguardo attento di Carlo e capisco, pur se ha le labbra serrate, che mi sta dicendo: “non ti provare a strappare la mia fettuccia che ti spello vivo!”. Capisco, provo per altri infinti eoni e finalmente mi divincolo dalla fettuccia famelica. Ci sputo sopra alla fettuccia e in preda a panico furore la irroro con una colossale pisciata. Alzo gli occhi al cielo, come a guadare in faccia la divinità, urlo frasi sconnesse e risalgo sulla bicicletta ormai libera.
Riparto allegro e felice di non aver rotto la fettuccia e mi metto di buona lena a pedalare. Ma sono ignaro, so di non sapere, anzi non so di non sapere che l’orrore si paleserà pochi minuti dopo al controllo giri.
Passo e dimentico di dire il mio numero, una voce virile e possente mi disarticola le vertebre “il numero, che numero sei, devi dirmi li numero, se non mi dici il numero non ti conto il giro e ti spacco tutte le braccine e pure le rotule e anche il femore!”. Mi giro ed ho una visione: la signorina Trinciabue, vestita come le vallette procaci del DriveIn. Collasso, mi sciolgo sulla bici e con un filo di voce dico 33. Non faccio tempo a pronunciare le mediche cifre che mi arriva uno smataflone sul coppino, una schicchera portentosa. “Cerchi di fare il furbo, lo sò bene il tuo numero, non ci provare più, la prossima volta ti strappo le orecchie e mi ci faccio una collana per il capodanno al circolo Fratelli Cervi”.
Con un filo di voce dico. “ si padrona, sarò più buono la prossima volta”.
Riprendo a pedalare, ma ormai ho capito che si tratta di una gara per sopravvivere. Concludo il giro ed in prossimità del controllo mi assale il panico, rallento scendo dalla bici, faccio finta di nulla, cerco di darmi un contegno e mi avvio verso il bar del vicino centro volontari del soccorso, per chiedere soccorso, ovviamente!
Entro chiedo un caffè e mi slaccio il casco, sto per prendere la tazzina fumante, un dolore atroce al lobo destro mi immobilizza: “ah fetida caccaccia pusillanime, cercavi di farla franca…” capisco è lei la signorina Trinciabue.
No dico io, signorina Trinciabue, avevo bisogno di un caffettino, e poi volevo vedere i numeri del lotto sa, ieri sera ho giocato due euro ambo secco sulla ruota di Bologna. La signorina Trinciabue non ama il gioco d’azzardo. Il mio lobo destro ormai ha acquisito la dimensione dell’orecchio di Dumbo. Vengo trascinato nuovamente sul campo di gara, gettato sulla bicicletta e spinto via come uno straccio inutile. “Numero caccaccia pusillanime, che numero hai?”
Dodici! Come gli apostoli.
La voglia di pedalare si è molto fiaccata. Avanzo a fatica, ma il destino mi riporta al controllo. Accellero, cerco di dare tutto ma nel fare questa insensata azione, mi dimentico, sopraffatto dalla fatica, di dire il mio numero. Supero il controllo e non sento nessuna voce, vai è fatta mi dico, la signorina Trinciabue non si è accorta di me. Insisto nell’azione, mi allontano vieppiù sorrido serafico, toc toc, strano mi dico non ci sono porte, portoni, portali nei paraggi, toc toc, il dolore al costato si fa più forte, faccio per voltarmi e sento l’alito incandescente della signorina Trinciabue che mi fona i capelli. Incremento la cadenza, viaggio ormai sopra le 90 pedalate, come la paura, e lei la signorina Trinciabune mi si affianca, con il megafono in una mano e il foglio del controllo numeri nell’altra, cammina di buon passo, procediamo affiancati per decine di metri, io sempre più ansimante, lei tranquilla. “Allora caccaccia pusillanime, me lo vuoi dire il numero?”.
118 provo magari lo chiamano mi faccio ricoverare e finisce tutto, mi sedano per due settimane, magari.
113 magari la arrestano, penso.
Mi arriva una megafonata sul casco, sono totalmente rintronato, vedo chiaramente AlfaCentauri, Orione e pure gli anelli di Saturno, chiarissimi. Dodici, come gli apostoli. “Vai caccaccia pusillanime, vai e non ci provare più con me non attacca, ti strappo tutte le dita e ci gioco a shangai!”.
Vado.
Pedalo sempre più lentamente, ho paura, salto l’ultima barriera, mi attende il passaggio nel furgone e poi…la signorina Trinciabue.
La vedo rallento ancora l’andatura la vedo sempre più vicina, immensa, mi fermo, saluto con deferenza e cerco di intavolare un discorso.
Il sudore cola copioso da ogni poro.
“Salve, ma ci siamo già visti a qualche festa dell’unità, signorina?”
Sleng, il rumore osseo della mandibola che si flette mi fa vacillare.
“Io non vado alle feste dell’unità, caccaccia pusillanime…”.
Ho molto male alla mandibola, ma cerco di non svenire, mi concetnro su qualche immagine positiva, vedo in lontannza il muro che delimita il campo santo, immagino che presto verrò tumulato, un lungo corteo di bici tutte rigorosamente in acciaio, seguiranno il mio feretro, e Zullo sarà chiamato a pronunciare la solenne orazione funebre.
Mi perdo nei miei pensieri e arriva come un sibilo lo schiaffo del soldato, sento un clock, penso che l’articolazione della spalla sia uscita dalla sua sede.
“Me lo vuoi dire il numero, o devo triturati le ossa e ridurtele in polvere così sottile che la Elide e la Jole, le potrebbero utilizzare come cipria per la festa delle pesche nettarine”.
Dodici, come gli apostoli!
Ultimo giro passo, tutti si fermano e anch’io rallento. “Tu no caccaccia pusillanime, tu devi fare ancora 35 giri, caccaccia pusillanime.”
Provo a contrattare per 24, ma la signorina Trinciabue ha argomenti, non mi resta che proseguire.
Tutti si fermano e io giro.
Tutti ripongono le loro bici e io giro.
Ormai è buio continuo a girare ho paura non vedo più nulla ma sò che da qualche parte la signorina Trinciabue mi sta guardando.
Buon Natale, l’anno dell’amore va a chiudersi, è tempo di bilanci.
Buon Natale anche a lei signorina Trinciabue.
In lontananza intravedo il fumo biancastro che si leva lento e compatto da una ciminiera bianca, forse, penso perplesso la signorina Trinciabue sta preparando le crostate per la festa.
Buon Natale signorina Trinciabue.

21 dicembre 2010

Disperso

Questo l'ultimo avvistamento.
Qualcuno lo riporti in sella prima che sia troppo tardi! Lo stiamo perdendo! Compri, per dio!!!!

SECONDO VOI C'E' UN NESSO ?

Nel post di prima si parlava di gemelli, nascite, somiglianze ed altro, ma secondo voi i due eventi delle foto possono essere collegati ?

L'evento felice, il coronamento di un percorso




Dopo circa 8 anni patatrack (ma le ruote sono da 24" ?)


A EMA l'analisi del dilemma

20 dicembre 2010

Gemelli diversi

Sauro KATTIVONE!!!!!



Guardate che sorpasso con tanto di spallata! Roba da keirin...

che grinta!!!!

che grinta!!!!

19 dicembre 2010

XMAS CROSS

Volti Sorridenti oggi nonostante il freddo, inizialmente credevo si trattasse di paresi facciale dovuta alle temperature rigide, poi mi sono dovuto ricredere. Ma come si fa a godere dalla fatica?

Alcune evidenze qui

18 dicembre 2010

Ruote a razze e Flat Bar! Dabbo is the man

Cross Crusade Race #7 Washington County from Burk Webb on Vimeo.

15 dicembre 2010

PROGRAMMA MANDIBOLATA

Credo che sarete più interessati a questo evento

CHRISTMAS CROSS


Buona sera cari Lobi

Vi allego il programma del Christmas Cross, purtroppo non siamo riusciti ad organizzare un evento esclusivo ma abbiamo dovuto riunire nella stessa giornata due eventi, in questo periodo natalizio il carico di impegni era enorme e non siamo stati in grado di recuperare le forze per gestire due eventi, spero ci possiate scusare. Per fare tutte le cose in regola, permessi, permessini, relazione di impatto ambientale, domande, leccate di posteriori, promesse, coperture assicurative le energie sono finite in fretta anche a persone motivate come crediamo di essere.
Prima di noi si sfogheranno, sullo stesso percorso, altre categorie di ciclocrossisti e mountain bikers poi noi avremo tutto lo spazio a nostra disposizione. La partenza è fissata per le 11.30 ma credo si possa partire prima attorno alle ore 11.00, credo che avremo tutto il tempo per arrivare e fare il più performante dei riscaldamenti, meteo permettendo.

Ci auguriamo possiate divertirvi ugualmente.

Perse ci vuole la biammortizzata!!

Nicolai All Mountain Trial 2 from Whyex Productions on Vimeo.

LOS LOBOS REPRESENT!!!

http://www.youtube.com/watch?v=2jdbYAL5iyw

Little video a friend put together this weekend. I don't know about the dub-step....but you know what it is!
Much love from New Mexico!
the sac

14 dicembre 2010

DONNE DI MILANO

Non sono milanese e spesso, parlo male di Milano, conoscendola poco (e questa non può essere una colpa), desiderando ancor meno di scoprirla (questa sicuramente potrebbe essere una colpa).
Mi sono imbattuto, non per caso ovviamente, insensibile forse, ma molto curioso, in un testo scritto da due autori; Gianni Biondillo milanese doc e Michele Monina, adottato dalla città tentacolare da circa 15 anni, originario di Ancona.
Bene provo ad emerndare una parte delle cosacce brutte utilizzando le parole di Biondillo.
Dio mi perdoni per quel che sto facendo.
"La bellezza delle milanesi, di tutte le milanesi, mi mozza il fiato. C'è stata come una lunga selezione naturale in questa città, che ha mischiato il sangue, il colore della pelle, degli occhi, dei capelli, ed ha aggiustato il profilo del volto, della curva della schiena, lo spiccato delle gambe.
Le donne di Milano sono bellissime.
Ma questo non basterebbe sono eleganti. Forse le più eleganti d'Italia. (...) L'eleganza milanese non è mai strombazzata ai quattro venti, non ha nulla a che fare con un certo fighettismo di provincia che puoi trovare identico a MOdena, a Brescia, a Treviso, così come a Perugia, a Latina, a Catania. Le milanesi (lo so, le categoie non esistono e quindi qui sto banalmente generalizzando, ma cercate di seguire il mio ragionamento) non vestono uniformi griffate, non ostentano fondotinta o ombretti aggressivi. Credo abbia a che fare con qualcosa di profondo che unisce la praticità di chi lavora (e le donne di Milano, per numero e consuetudine, lavorano più che in altri posti d'Italia) con la tradizione tutta meneghina dell'humilitas borromanica".

Biondillo-Monina, Tangenziali, Guanda Editore

12 dicembre 2010

MONTAGNETTA

Mi sono riconciliato con la tentacolare metropoli.
La seconda prova del circuito singolcross ha avuto luogo nella ridente location metropolitana del Montestella, la montagnetta che gli alacri milanesi, sotto la guida dell'architetto Bottoni, hanno costruito alla fine degli anni quaranta con i detriti dei palazzi distrutti dalla guerra. Il nome è Stella, Montestella, in onore della moglie dell'architetto.
Fa impressione pedalare in un posto del genere.
La montagnetta svetta incerta su di un panorama che solo la notte fredda e buia rende meno inquietante.
Più di cinquanta persone si sono date appuntamento per cimentarsi su di un percorso piuttosto infido che ha lasciato sui corpi dei valorosi bikers non pochi segni.
La montagnetta al calar delle tenebre diventa il luogo ideale per incontri mercenari.
Il primo lo faccio durante la fase di riscaldamento che ogni volta mi riprometto di fare e che mai porto a conclusione.
Pare che prima di uno sforzo intenso e breve sia buona norma mandare qualche segnale fraterno al proprio corpo. Condizionarlo allo sforzo, portare in temperatura le miofibrille, sollecitare il cuore, invitarlo a predisporsi ad un surplus di lavoro: serale ed inconsueto.
Bene mentre mi stò accingendo a fare tutto questo una giovane donna intenta a passeggiare fiduciosa sul suo pezzo di marciapiede mi interroga curiosa: "ma c'è una gara questa sera? Ma vi pagano?". No rispondo, si tratta di un ritrovo di amici, lei mi scruta perplessa aggiustandosi il giubbotto troppo piccolo per il suo corpo, insiste curiosa: "Ma il primo che arriva vince dei soldi?".
Rido con lei, che ormai ha capito la situazione, e aggiungo che lo facciamo per divertirci non ci sono soldi in palio, annuisce, ci salutiamo mi augura buona fortuna e riprende la sua attesa.
Mi sono ormai dimenticato del programmino di riscaldamento, mi dirigo pensieroso verso la partenza.
Il percorso è piuttosto vario salite discese e vialetti in piano. Le salite sono salite, la prima su terra è molto bella, breve, ma secca, si impenna verso la fine, totalmente al buio. A pochi metri dal valico un fetido scalino. In fase esplorativa vedo lo scalino, mi preparo per saltarlo, salgo sui pedali e sblang, staffilata di ramo in faccia.
Scendo dalla bici e mi dedico ad una intensa fase di potatura autarchica: si tratta di un ramo secco, lo estirpo e proseguo.
A mio parere il pezzo più bello del percorso: esaurita la salita senza soluzione di continuità ci si butta in discesa, dolce curva a destra su brecciolino piuttosto stabile, breve tratto in piano curva secca a destra in salita poi nuovo tratto in falso piano, più falso che piano. Transito nella zona arrivo.
Si prosegue la salita e poi giù a rotta di collo. Ecco la discesa, orpo, piena di pericoli di ogni sorta. Foglie secche che nascondono pietre, banchi di giaia mobile: se ci entri male o cadi o vieni assorbito dalla massa pietrosa come nei fumetti di Zagor,quando l'incauto di turno si trovava inghiottito fino alla cintola dall'infida sabbia mobile. Uguale solo che al posto della sabbia sulla montagnetta ci sono le pietruzze.
I primi giri sono un calvario, mille salite mille, ma la ghiaia in discesa no! La bici pare un cavallo imbizzarrito, va dove vuole lei: non è vero che si tratta di oggetto inanimato; date certe condizioni la bicicletta ha una sua vita, e la tua vita dipende dalla sua. Bisogna portare rispetto a questo impeto autarchico ogni tentativo di contrastarlo porta ad una sicura e rovinosa caduta.
Ma non ci si può distrarre, a metà gara sbuca come un fantasma un giovane strano vestito, in un attimo lo guardo e cerco di intavolare un dialogo del tipo, ok tu sei qua io sono qua, tu stai andando là io invece vado là, passo a destra tu prosegui dritto verso la tua sinistra, vero?
Ma si tratta di un dialogo silenzioso, le parole non escono e l'impatto viene evitato per pochi centimetri.
Sto quasi per mandarlo allegramente al diavolo, ma mi trattengo.
Sono io l'intruso, mi sento in una condizione di minorità: lui sta lì a lavorare, immota attesa di oscene proposte, io invece, quasi immoto (il mio ritmo di gara è prossimo al surplace) sono l'alieno, che sfidando il freddo e la notte buia pensa di usare la montagnetta come un circuito di formula uno. Mi sembra irrispettosa e oscena la mia posizione.
Per un paio di giri mi tiene compagnia l'immagine del volto bianco e scarno del ragazzo, nascosto artatamente da un ciuffo nero che lo rende simile ad un personaggio di Tim Burton. Ma non siamo al cinema, è tutto vero: è questo che mi disturba della montagnetta. Il disturbo nasce dalla contiguità di due esperienze che usualmente sono, almeno nella mia mente molto distinte.
Il piacere di pedalare da una parte e il degrado tipico della metropoli tentacolare dall'altra.
Lo scorso anno ricordo i cartoni stesi a terra da un gruppo di clochard, le loro poche cose, il fornelletto per il caffé i cartoni di vino, e noi allegri e fradici sotto la pioggia intenti a fare i nostri giri di campo.
Il contrasto diventa stridente, non ci si può nascondere: mondi alieni si sfiorano senza parlarsi ci si guarda da opposte rive e ci si scansa.
La montagnetta è anche questo, uno sbatterti in faccia senza troppo ritegno alcune brutture della vita.
La montagnetta è reale.
La mente organizzatrice della serata è racchiusa a stento nel corpo febbrile di PiGi. Orpo ogni volta che lo vedo sento che il mio essere viene attraversato da un flusso di elettroni imbizzarriti. Scendo dal furgone lo saluto e vedo che è intento a tambarare con una borraccia, apre un tubetto prende una pastiglia e la butta nell'acqua. Orpo si tratta di caffeina mi dice, ma dico io fra me, senza dirlo a voce alta, ma un caffè al bar come diocomanda no! Diavolo di un abitate metropolitano...sei già dotato di una quota non comune di eccitazione, devi pure incrementarla con la pasticca di caffeina, penso e intanto mi sbocconcello un pezzo di focaccia comprata nel ridente mercatino della montagnetta, si perché alla montagnetta c'è anche un mercatino triste come il crollo di una diga.
La gara mi regala altre esperienze liminali: son lì che arranco faticosamente e sento che i cespugli intorno a me mormorano, paiono vivi, al loro interno accadono cose inenarrabili. Intravedo bocche fallofoghe, culi pelosi, arti aggrovigliati, penso, la mamma me lo diceva sempre da piccolo "non prendere nulla dagli sconosciuti!", forse la focaccia conteneva oppio, ketanima, trementina, granitina, candeggina, sai siamo a Milano, la città tentacolare, penso, metti che oltre alla farina, al lievito e al sale, nella focaccia ci mettono pure la ketamina, metti. Ho delle visioni, la terra intorno a me sussulta pare viva...
La montagnetta è reale.
In lontananza vedo una scia di luce, ecco ci sono, ho mangiato troppa focaccia, ecco, ora mi apparirà il buon dio per accompagnarmi all'inferno, girone dei lussuriosi. Aguzzo la vista si tratta di PiGi, la caffeina sta producendo il suo effetto, la luce si perde assorbita da una nuvola di fumo sempre più denso dal vago sentore di moka.
Inizio a dare i numeri, passo al primo giro e non dico nulla al secondo 12 il mio, al terzo giro 69, così di getto, forse la contaminazione del luogo sta iniziando ad agire dentro di me, quarto giro, 1239, al quinto giro do il mio codice fiscale sbagliato al giro successivo lascio la partia iva, sono molte cifre, mi confondo, la ripeto più volte ma non riesco mai ad arrivare alla fine, allora opto per il codice PIN, al successivo passaggio urlo il codice PUK, sempre più stanco procedo, ormai mi sembra di aver percorso centinaia di giri. Chiedo ad una signorina del luogo di aiutarmi, mi scrive sulla mano un numero di telefono, do pure quello, appena finito di urlarlo, molti fra i presenti si affrettano a digitarlo sul loro palmare. Non capisco ma proseguo.
Provo la cifra esatta del debito pubblico (orami ho capito che la mia gara finirà quando saprò dire il numero giusto). No mi dicono, riprova al prossimo giro. Ma quanti ne mancano? Tanti pedala pelandrone!!! E io pedalo e pedalo, sono sempre più affranto, da un cespuglio ubertoso salta fuori Tremonti mi si para davanti alla bici, punta l'indice della mano destra verso i miei occhi ed inizia ad inveire: "l'hai pagato l'acconto, povca puttana povca, l'hai pagato l'acconto, lo so io che non lo hai ancora pagato, povca puttana, l'acconto lo devi versare, lunedì controllo, te fa faccio passave io la voglia di fave il cazzone il sabato seva!!!". Sono tramortito pensavo che l'ircocervo fosse stato definitivamente sepolto dal fango di Rockville....
Continuo a girare e a dare i numeri, ormai non c'è più nessuno, io proseguo fiducioso... prima o poi il numero giusto riuscirò a dirlo...prima o poi!
La Montagnetta è reale.

10 dicembre 2010

Ah La Tauromachia!



09 dicembre 2010

PAESE CHE VAI USANZA CHE TROVI

Articolo tratto dal Corriere della Sera

Prostituzione alla montagnetta di San Siro (foto Procopio)MILANO - Si chiama jogging-love. I protagonisti? Giovani con la fissa del «sempre in forma» e uomini di mezza età che desiderano asciugare la pancetta. Alla montagnetta di San Siro è un rincorrersi all’interno del polmone verde. Uno, due, tre giri, sgambettando. Poi, quando i battiti cardiaci saltano in gola, qualcuno sparisce. Si infratta. Ma non da solo: ad attenderlo ci sono Marinela, Adalia, Catalina, Georgia. Insomma, per le «lucciole» della zona, tutte romene e giovanissime, questo jogging-love è un vero business. E chi lo pratica, magari dice a casa che la corsetta fa bene al fisico e alla mente. Tra le più gettonate Marinela, 22 anni, di Urseni, non lontano da Timisoara. «Corrono e poi si fermano da me, anche quelli con il pancione». Si concorda sul prezzo e quindi ci si addentra di una decina di metri, dietro a un cespuglio non lontano dalla strada principale. «Noi romene siamo economiche. Con 30 euro fai tutto e nessuno va via scontento. Anzi, ritorna in famiglia a passo veloce».
Marinela ha due grandi occhi azzurri e un lauto decolleté. E’ appena tornata al suo posto di lavoro, dopo una notte trascorsa in questura, insieme con altre 15 connazionali. «Una retata della polizia. Ci tengono dentro e con la scusa di controllare i documenti, ci fanno perdere il guadagno. Ma poi devono lasciarci andare perché siamo comunitarie». E’ ritornata al suo posto, vicino alla barra di ferro e al grande olmo potato dal Comune per evitare che muoia. Non lontano dai bagni pubblici. «Alcuni - continua la giovane - preferiscono fare l’amore nei servizi, dicono che si sentono più sicuri. A me non cambia molto, sono sempre 30 euro». Poi racconta di sé e di quando, 4 anni fa, è venuta in Italia «per fare soldi». «Nessuno mi ha obbligato, è stata una mia libera scelta. Anche le mie amiche hanno fatto la stessa cosa. Del resto se ci fosse un balordo che intende sfruttarci, basta chiedere a un cliente di portarci al primo commissariato e denunciare». E aggiunge quasi con un pizzico di orgoglio: «Qui nessuno ti fa niente. Se prendi una multa, non la paghi, perché è difficile farcela recapitare. E nessuno va in galera se fa la prostituta».

Ma la tua famiglia sa? «No, certo che non sa. Ho aspettato di compiere 18 anni e poi ho detto: mamma vado in Italia a rubare. Tutti i romeni rubano. E mia madre mi ha dato la sua benedizione». Walter, 26 anni, felpa e calzoncini, interrompe la discussione. «Viene con me ogni volta che fa jogging, almeno un paio di volte alla settimana. A lui piace, dice che è come fare il defaticamento, lo rilassa». Ma come Walter ce ne sono tanti. Otto su dieci sono maratoneti del sesso. «Corrono e f…, come dicono loro». Dieci clienti al giorno per 30 euro. «Qualcuno di quelli normali ci chiede anche di andare in albergo. Nessun problema: a 10 minuti da qui, con l’auto, andiamo in un alberguccio di via Washington che costa solo 20 euro per un passaggio. Io, però, in hotel prendo 40 euro». E fa i conti ad alta voce: «Io guadagno 300, 400 euro al giorno. Diciamo che al mese metto in tasca 6, 7 mila euro. Mille vanno per la spesa e altre cosucce, 300 per l’affitto della casa che divido con altre tre colleghe romene, il resto lo mando ai miei per farli star bene e per pagare i muratori che mi stanno costruendo una nuova casa. Sarà pronta tra sei mesi: bella, grande, spaziosa, con un immenso giardino. Mia mamma è orgogliosa di sua figlia. Ladra, ma non puttana...».

Michele Focarete

SINGOL CROSS IL LIBRO



Scrivete a Tarantola e prenotate la vostra copia qui: singolcross@orme.tv

06 dicembre 2010

Non tutto il carbonio...

Metto questa realizzazione tra le mie "Dream bike".
Kirklee "light switch"

E adesso un po di Cross, altrimenti........



Altrimenti ci arrabbiamo!

Santo Subito!

Stampatevi anche voi l'immaginetta di Dario Pegoretti
A parte gli scherzi ha finalmente un nuovo sito bello completo da vedere qui

05 dicembre 2010

Singlespeed nella neve

03 dicembre 2010

Emaaaaaa.... Pensaci bene prima di acquistare la Paul!



la signorina consiglia altro...



Carletto ti abbiamo beccato! Questa è amica tua

Credits: le immagini vengono da qua http://www.cyclepassion.com/product_info.php?info=p45_CYCLEPASSION-CALENDAR-2011.html

30 novembre 2010

Nobody has a pair of 3D glasses to rent?


http://three-dd.com/

29 novembre 2010

Silvana????


Sapete tutti benissimo cosa intendo....

26 novembre 2010

INTERIOR DESIGN

Creatività Metallica



Brit-Talent


More Mountain Biking Videos

But Tom and Jack will put them in they're shadows!

25 novembre 2010

Big Rock rocks!

Trike from BigRock on Vimeo.

24 novembre 2010

FALSO MOVIMENTO 2.0

La mia proto riflessione intorno alla pratica sociale dello spinning ha stimolato un commento che mi spinge ad approfondire seguendo gli stimoli del generoso internauta.
Ho volutamente lasciato in ombra luogo e nome dell’istruttore, per non urtare la sensibilità di professionisti che dedicano molto tempo a tale pratica e che potrebbero sentirsi vilipesi dalle mie parole. Posso solo dire che nell’ambiente cremonese è considerato un professionista molto preparato, appassionato e molto formato. Qualità che, in un’unica lezione, ho solo intravisto. E poi, mi pare un ragazzo “naturalmente” simpatico, qualità caratteriale preziosa e non scontata.

Riporto il commento al mio post per comodità di lettura.
Il tuo articolo è interessante ma è basato su un tuo preconcetto sbagliato: il falso movimento è falso solamente se non ti conduce ad una tecnica difficile e complicata da imparare che è quella della pedalata. Per ottenere un movimento fluido rotondo potente che disperda il minimo di energia dal corpo ma applichi la maggior potenza sui pedali ci vogliono anni sui pedali, ed il miglior modo per impararlo è proprio su di una bici a scatto fisso, come ad esempio una bici da indoor cycling di ultima generazione. Non so dove tu abbia pedalato in sala e non conosco l'istruttore, non l'hai menzionato, ma ti posso assicurare che se cerchi un'istruttore che pratichi ciclismo cambierai sicuramente idea.
Buon tutto.

Il titolo del post l'ho rubato a Wim Wenders, che nel lontano 1974 girò il film “Falso movimento” ispirato ad un racconto di Peter Handke che del film fu anche sceneggiatore. Vado con una citazione del regista: "Tutto il film si basa sul sottile discrimine che passa tra giusto e falso. Abbiamo cercato in ogni modo di evitare che Wilhelm e in generale gli altri personaggi non agissero mai in modo del tutto giusto. Anche i rapporti tra i personaggi non sono né giusti né falsi, ma sempre in bilico tra giusto e falso. Una volta sembra che Wilhelm abbia agito in modo retto, il momento dopo si vede che non se n'è accorto e distrugge di nuovo tutto. Perciò il film s'intitola 'Falso movimento".
Giustamente la controreplica si focalizza su di un aspetto molto specifico della pratica dell’indoor cycling: la pedalata.
Si tratta di un’idea sofisticata, che presuppone un praticante molto esperto ed esigente, quale io non sono, che va alla ricerca di un allenamento specifico di un movimento semplice, in quanto meccanicamente guidato, ma non facile da eseguire.
Wenders accosta falso e giusto, in genere le coppie antitetiche sono vero-falso, giusto-sbagliato.
L’indoor-cycling mi pare a mio modo di vedere, o per dirlo meglio, a mio modo di esperire, una pratica che si muove fra il giusto e il falso.
Molti ciclisti, e mi pare che, tale pratica, appartenga anche al mondo dei pro, usano lo scatto fisso per affinare la pedalata cercando di renderla massimamente rotonda, penso per aumentare al massimo l’efficienza e l’efficacia del movimento.
Non mi addentro in questioni bio-meccaniche di una certa rilevanza, preferisco dire qualche cosa sul falso movimento.
Falso pur se giusto: l’uso dello scatto fisso dell’indoor cycling permette lo sviluppo di alcune qualità, bene.
Giusto, probabilmente dal punto di vista meccanico, ma allargando la visuale, risalendo la caviglia, il polpaccio, il possente quadricipite per arrivare a cogliere tutto l’insieme del corpo in movimento il senso di straniamento inizia a farsi sentire. Siamo ancora nel giusto, ma già si manifesta qualche segnale dissonante.
Se poi si allarga ancora la visuale, l’azione dei corpi intenti ad eseguire lo stesso gesto, in modo più meno consapevole, mi spinge, questa nuovo punto di vista a perdere di vista il microcosmo pedale-metatarso-caviglia; vengo assorbito in un gioco più ampio che definisce nuovi significati.
Come tutte le pratiche, dall’indoor cycling allo yoga passando per il kyudo o l’ikebana, l’esperienza della pratica acquisisce significato in relazione alle aspettative (ma non solo ovviamente) del praticante.
La mia esperienza, sostenuta scopro ora da un pre-concetto, mi porta a praticare l’indoor cycling come se partecipassi ad una cerimonia laica che in certi frangenti sembra sfumare in un sabba contenuto.
Un esercizio di affinamento di un gesto si inscrive allora in una pratica sociale di una qualche rilevanza.
Ci si chiude in una stanza, si crea uno spazio separato.
L’istruttore ministro-del-culto ascende, nel mio caso, sale in cattedra (dal greco kata, sopra, édrà, sedia), ascende ad un livello superiore, marcato anche dalla posizione, si dota di microfono ed inizia a parlare, racconta, introduce le coordinate di una storia. Stiamo entrando in un altro mondo.
Continuerà a parlare per tutta la lezione, intervallando parole a pause, con molte reiterazioni. Addirittura utilizzerà dei semplici cambiamenti di setting, attraverso la variazione delle luci: colore freddo su tonalità bluastre per le fasi di pianura e di riscaldamento, colore rosso per le fasi di lavoro più intenso associato alla collina o alla montagna.
Siamo ormai dentro una narrazione artificiale, come lo può essere un qualsiasi racconto, tutti partecipano alla cerimonia.
Ognuno con le proprie aspettative e i propri obiettivi.
Certamente, come Daniele mi invita a riflettere, se il ministro-del-culto è anche un ciclista le narrazioni possono acquisire nuove sfumature nel mio caso mi par di capire che si tratterebbe di concentrare l’attenzione su alcuni particolari che il neofita, quale io sono, tende a perdere.
Devo forse iniziare a guardare la pratica dell’indoor cycling con mente più analitica, cercando di sfuggire alle malìe societarie e sperare che il mio esausto miocardio resista alle violente sollecitazioni? E’ giunta l’ora di acquistare un cardiofrequenzimetro? Una pedivella ergometrica? Un manuale di bio-meccanica? Una buona traduzione delle Upanisad?
Sono tante le domande, e già immagino quali potrebbero essere le risposte che mi cadranno addosso come sassi, dai miei amati compagni di pedalate.
A risentirci…devo riguardare Wenders, forse…



All'inizio faceva solo Spining poi è diventato un maniaco sessuale (ndSpiedo)


23 novembre 2010

ROCKVILLE 4

Ecco in anteprima Mondiale il poster che ci ha preparato Tarantola, è nostro dovere morale preparare un'edizione memorabile!

Domenica a Caorle iniziamo il Brainstorming.

Questa BMW è per GHIDO

Oggi posto BMW sto impazzendo!?!?

Incredibile! Una moto BMW bella è esistita!

http://thevintagent.blogspot.com/2010/11/off-hook-parisian-bmw-display.html
Grazie a France per avermi fatto scoprire questo link

ThermaJock: Cold Weather Protection For Men



n materiale tecnico (POLARTEC termal pro), assssolutamente indispensabile / irrinunciabile in tutte le situazioni in cui occorre protezione e calore

Si adatta a tutte le misure dell'atleta, ma non stringere troppo con il cordino

Come testimonial ha un certo "Kurt R. Casanova, Chicago, IL", con un cognome simile gli occorre una protezione affidabile

Ema e adesso?

Amazon Italia

Scuderia Ferrari



Molto bello questo blog di moto vintage, pieno di foto e storie interessanti,
come questa:

Scuderia Ferrari Motorcycle

22 novembre 2010

ULTIMA ORA: MARCELLO PASSA A TREK

Dopo un decennio passato in Kona, MUD passa a TREK
Avrà fatto bene ? Avrà fatto male ?

Solo la stagione 2011 ce lo potrà dire

Domenica si inizia!

Come ci organizziamo? Gli Scavezzon sono bravi e organizzano praticamente tutto in autonomia ma non sarebbe male essere la nel pomeriggio di Sabato per cenare assieme.

20 novembre 2010

FALSO MOVIMENTO

“Non essere gregario, sii capitano di te stesso!”, le parole scorrono liquide dentro il nervo acustico, perplesse; quale direzione prendere? Questa volta no! Si impuntano, le onde sciamano, e deviano irrimediabilmente verso il cervelletto. Lo penetrano, lo conquistano. Fanno strage di membrane, scempio mitocondriale, devastazione ribosomica…
Per partecipare proficuamente ad una lezione di spinning bisogna avere cultura.
Anni ed anni di esercizio metodico alla mortificazione, al controllo, alla posticipazione del piacere, devono essere il bagaglio indispensabile del ciclopedalatore da camera.
L’esercizio della mortificazione rinforza il bisogno di contatto, la negazione aumenta il desiderio, ma al tempo stesso lo censura.

L'unica cosa interessante dello Spinnig (ndSpiedo)
Dovrebbero, gli istruttori di tale esercizio, fare un questionario ad ogni loro allievo per sondare la storia personale, per capire la quantità di interdetti cattocomunisti ricevuti e mai digeriti.
Dovrebbero indagare la capacità di sopportare la frustrazione.
Dovrebbero indagare la capacità di fare gruppo, dovrebbero auscultare le capacità contattogene dell’allievo.
L’umano che si avvicina a certe esperienze dovrebbe essere preparato, deve sapere che ci saranno, nel corso dell’esperienza, momenti molto difficili; il disorientamento sarà in agguato ad ogni pedalata.
La prima esperienza straniante è data da un contrasto di esperienza: bicicletta si associa a movimento, e subito questa arcaica esperienza non viene validata. La bike, si la bike, perché così viene chiamato l’attrezzo che simula maldestramente il movimento che si compie andando in bici, che non hanno, i guru del marketing mentale, il coraggio di chiamarlo bici da camera, fa troppo piccolo borghese, troppo impiegato di banca moderatamente sovrappeso, e allora si ricorre al termine inglese che spoglia la parola del suo significato per offrire un suono alieno da riempire di nuovi significati.
Questa è la prima esperienza straniate che fa tabula rasa di tutto quello che l’umano aveva appreso con la propria esperienza.


Sembra di pedalare ma si sta fermi.
La seconda esperienza straniante è data dalla musica gabbia sonora che imprigiona e contiene i significati. Mezzo e strumento per “battere il tempo”, il metronomo del gruppo. Non più una fruizione estetica, ludica, estatica, conoscitiva, no nulla di tutto ciò; la musica diventa uno strumento di dominio.
Si tratta di recuperare alcune esperienze pionieristiche di Bryan Eno e Robert Fripp per espanderle. La musica come elemento amniotico, che riempie spazi pubblici, musica che satura il silenzio e neutralizza il rumore del quotidiano.
Nello spinning la musica riempie il silenzio, copre i rantoli, annulla i rimbombi cardiaci, ma fa dipiù, schiavizza la mente. Come la buprenorfina: satura specifici recettori, interrompe alcuni pericolosi circuiti, così la musica, neo-sostanza, nuova ambrosia digiatle, si deposita dentro la mente del ciclopedalatore da camera e crea lo spazio mentale per contenere l’esperienza. Se non ci fosse la musica, la mente discriminante, il pensiero logico, e infine la dignità umana, spingerebbero l’individuo ad azioni auto, o addirittura etero aggressive che trasformerebbero le palestre in mattatoi, e questo non può essere accettato. Sangue e altro materiale organico, che imbratta preziosi pavimenti in legni esotici non può essere assolutamente accettato dalla comune morale contemporanea.
La musica permette al ciclopedalatore da camera di isolare la neocortex: in pochi minuti si ha una temporanea regressione al sub umano.
Le lezioni migliori sono quelle che riescono a costruire una storia plausibile e coerente: un gruppo di persone dotate di una forza di volontà incrollabile si incontra e decide di eleggere uno di loro capo branco. Questo capo branco condurrà il gruppo attraverso valli di lacrime, salite di sangue, discese adrenaliniche, pianure velocissime.
Basta un attimo, se perdi la storia sei fuori, morto, rientri nel mondo: hai perso.
Penso che lo sforzo maggiore che l’umano ciclopedalatore da camera deve compiere sia dato dal cercare di rimanere assolutamente dentro la storia. Tutto quello che accade è assolutamente vero. Ogni parola del capo branco è Parola di Verità: chi non crede è perduto.
“Siete un bel gruppo, questa sera vi state comportando come un gruppo meraviglioso”. Terminata la lezione, la musica ormai spenta, l’istruttore passa fra le biciclette da camera a complimentarsi: lo fa con tutti, una parola, un piccolo gesto, una battuta più diretta con le persone più conosciute, un semplice sorriso. Tutti sono “tenuti dentro” pericolosamente in equilibrio
Basta un attimo per uscire fuori e cadere nell’abisso della solitudine: siete un bel gruppo, il miracolo si è ripetuto. Tu fai parte di un bel gruppo, hai esperito una grande avventura, tu vali molto, tu sei ok.
Una bella pulita delle biciclette da camera sancisce il rientro nel mondo, si chiude la porta della stanza e ci prepara al prossimo falso movimento.

AIUTIAMO PERSE

Un altra vittima del miglior tester a sforzo che conosca


Ragazzi qui la situazione richiede uno sforzo da parte di tutti, il nostro amico ha l'ennesimo telaio rotto per il fatto che è un ciclista ben al di sopra della media e che scende in bici dove quasi tutti gli umani non possono osare di pensare.

Troviamo un Brand che lo supporti e che utilizzi le sue indubbie qualità in modo costruttivo.

DOVENDO SCEGLIERE PRENDEREI QUESTA

Le FERRARI sono troppo da Cumenda per i miei gusti.....

19 novembre 2010

Zio io ci farei un pensierino..!




Titanio, un po' di carbonio, questa è una bici moderna,
hi-performance e per nulla banale. Finiture impeccabili.

IF Tiflw-v2-Wicked

BIKE TRIAL..to be watched!

16 novembre 2010

I "Diari della Bicicletta"


Momento di pausa pedalatoria.
Passo davanti ad una libreria e cosa faccio? Non lo prendo?? .. David Byrne è già passato diverse volte nei nostri discorsi e nel nostro Blog.  Ha giusto pubblicato questo libro e Bompiani ce ne presenta un'ottima traduzione.
Curioso di sapere cosa scrive più del come scrive.
E le mie aspettative sono soddisfatte appieno!
Berlino, Istambul, Buenos Aires, Manila, Sydney, Londra, San Francisco e, non ultima, la sua New York. Raccontate con gli occhi di chi le vive utilizzando, come mezzo di trasporto, una bici. 
Non vi faccio una recensione e non vi racconto nemmeno qual'è il filo conduttore che lega i vari diari.
Se già non l'avete, chiedetemelo che ve lo presto!

12 novembre 2010

Ara che roba!

Visto cosa succede ad arrivare primi ad una corsa? Un mega-super impianto per gustarsi i dvd in macchina. Cosa bisogna quindi fare per gustarsi un bel film in macchina?
Innanzi tutto bisogna vincere almeno una gara. E non tutti sono capaci di farlo... ;D
Poi bisogna strappare la vecchia autoradio dalla plancia della vostra vettura, riempire di metri e metri di cavi argentati e centinaia di spinotti dorati il cruscotto ed i fianchi delle portiere; scarnificare i poggiatesta per incastonarvi dei futuribili schermi lcd ad alta risoluzione, indossare delle mirabolanti cuffie ad infrarossi e sedervi comodamente nei sedili posteriori mentre il vostro autista di fiducia guida senza meta nel traffico vorticoso di Milano.
Quale film consigliereste?

A qualcuno interessa l'oggetto?


Bici Blume in acciaio, singlespeed trasformabile in scatto fisso, borsello sella e nastro Brooks. Nuovissima. Un amico vende. Il proprietario è alto circa 180 cm.

11 novembre 2010

Che bella banda di matti!

Spettacolare ragazzi...

Cross Crusade #6 Astoria - Chapter 2 from Burk Webb on Vimeo.

Il velodromo ci aspetta.... Bios è andato in avanscoperta!

STASERA IN TANA


Jam session all'insegna del Singol Cross con apparizione di telai Fiamminghi, freni in Magnesio cancelli riverniciati e chi più ne ha più ne porti.

Ci si vede dalle 21!

09 novembre 2010

basta, questi scarponi mi fanno male!

basta non ne potevo più di scarponi in prima fila!
questo è un telaio Spaceframe Jones in acciaio, prodotto a taiwan
1.500,00 dollari
niente liste d'attesa!


07 novembre 2010

FILOSOFIE



La tattica contro il tic tac è semplice.
I vecchi corridori sostengono che le cronometro si dividono in tre parti: nella prima si va forte, nella seconda fortissimo, nella terza a tutta. Invece il mio direttore sportivo mi ha detto: "Michele, nella prima parte vai a tutta nella seconda e nella terza pure". Così ho fatto. Cioè: ho cercato di fare. Sono partito a tutta per rompere il fiato: c'era una bella salita. Poi in discesa dopo aver rotto il fiato ho avuto paura di rompermi qualcos'altro. Nella terza ho dato l'anima.
Con il direttore sportivo c'era stata anche una simpatica discussione sul cambio da montare: lui preferiva un rapporto lungo, io una botta e via. Dai, sto scherzando.


Poche righe tratte da "Il diario del gregario" di Marco Pastonesi. Il Michele che ci parla per voce di Pastonesi è il Michele Scarponi che nel 2002 esordì come professionista nella quadra di Mario Cipollini, Il Re Leone.
Pastonesi, Il diario del gregario, edicicloeditore, 11,50€.
Io penso che l'ironia possa tenere a galla alcune persone, anche in ambienti poco adatti alla vita come il ciclismo professionistico.

05 novembre 2010

COLLINE

facciamo un giretto road domani sulle colline moreniche?
ore 13,00 ci troviamo a casa mia:
via monte cieli aperti, 4 Ciliverghe di Mazzano Bs
a fine giro verso le 18,30 andiamo all'inaugurazione del negozio del nostro amico Alex viaggiatore HI-FI a go go!

TECNOLOGIA AVANZATA



La cantinetta della Tana scoppia!!!


Well we'll weld!