25 ottobre 2011

Eroici



Non so se si tratta di etica del ciclismo eroico.
Mi sembra, da quello che leggo nei resoconti delle prime gare, che in realtà il ciclismo sia permeato fin dagli esordi da comportamenti non propriamente etici, o almeno non sempre virtuosi, molto simili a quelli che periodicamente, a tutti i livelli si ripresentano ancora oggi.
Forse le imprese di quel periodo erano talmente esagerate che portavano a voler vincere a tutti i costi e con qualunque mezzo?
Forse oggi siamo talmente stupidi che c’è gente che si imbottisce di farmaci pur di vincere la garetta di campionato regionale amatoriale?
Nelle prime gare ne facevano di tutte, ci si poteva far “tirare” da altri ciclisti, poi dalle auto, si provavano sostanze per aumentare la resistenza o sopportare meglio la fatica, i tifosi menavano gli avversari, mettevano i chiodi, alcuni corridori si mettevano d’accordo per intralciare gli altri.
Poi si sono stabilizzate delle regole, le bici erano senza cambi per scelta, era considerato barare usare i cambi (che c’erano in diverse tipologie fin dall’inizio e che usavano solo i turisti).
Allora fare centinaia di km su strade sterrate con bici monorapporto con medie decisamente buone era ed è considerata un’impresa eroica.
Erano uomini con una macchina molto semplice che affrontavano sfide titaniche.
I valori di quell’epoca sono quelli del ciclismo, non solo eroico, fatica disumana, affrontare condizioni che altri considerano proibitive e farcela, cercare la sfida con se stessi e gli altri, spremendo il massimo possibile dal proprio corpo, dalla propria mente e dal proprio mezzo meccanico.
Da cosa dipende il valore di un’impresa ciclistica?
Dalla difficoltà, dalla condizione più o meno sfavorevole (avere un solo rapporto oppure molti, una bici più pesante o più leggera)?
Dalla condizione di forma fisica che deriva dall’allenamento?
Da quello che ne ottiene in cambio il ciclista?
Che, come mi ricorda Ema, è diverso da ciclista a ciclista.
Fosse anche la gioia di un paesaggio visto con gli occhi della fatica, o il divertimento di pedalare per ore con i compagni d’avventura condividendo l’esperienza.
Oppure rivivere un percorso che ha un significato particolare, o raggiungere una meta.

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