09 settembre 2009

NEVI D'ESTATE

Mi avvio a piedi verso il santuario.
Una piccola costruzione del tredicesimo secolo rimasta pressoché intatta. Si tratta di una piccola cappella votiva consacrata a Santa Pedivella.
Da tempo immemorabile è governata da Padre Cranks, un sacerdote irlandese scappato dall’isola di smeraldo per una questione di donne e birra.
Non si è mai saputa la verità, ma là lui non ci è più tornato.
Vive in questo piccolo eremo, posto sul versante sud di una collina che apre lo sguardo verso il mare mediterraneo.
La camminata è lunga ma il tempo mi serve per meditare sui miei errori e le mie colpe.
Alzo lo sguardo, sono ormai in prossimità del santuario e vedo l’anziano sacerdote, seduto su di una panchina di pietra lavica, assorto nei suoi pensieri.
Il rumore dei miei passi lo distoglie dal suo silenzio.
- Ciao che ci fai da queste parti?
- Padre Cranks mi devo confessare, ho bisogno di parlare con qualcuno che mi ascolti senza giudicare.
- Voglio confessarmi penso di avere peccato.
- Cosa ti è successo?
Mi fa segno di sedermi al suo fianco.
Mi lascio cadere sulla pietra ed aspetto. L’odore del l’albero di fico che ci fa ombra invade le mie narici.
Socchiudo gli occhi ed inizio a parlare.
- Questa estate ho avuto molti rapporti.
-Ti è piaciuto?
Inspiro forte, l’odore dolciastro dei frutti maturi mi scuote dal torpore. Mi alzo allungo una mano e prendo due fichi maturi, uno lo spacco e ne assaporo la polpa granulosa, l’altro lo porgo a Padre Cranks: lui lo mangia intero senza aprirlo come fosse una ciliegia matura.
- Si!
- Moltissimo!
Mi invita a proseguire nel racconto.
- Ho avuto la possibilità di avere molti rapporti e l’ho usata. Il dono di un amico. Io non ci pensavo. Come ben sa Padre, io sono uno monogamo. Un solo rapporto e uno solo. Alcuni mi considerano un fissato pazzoide. Ma è così. eve essere una questione di educazione. Fin da piccolo ti educano ad essere fedele, scrupoloso, votato alla sofferenza e alla rinuncia. Poi crescendo si fa fatica a cambiare in meglio.
Padre Cranks mi guarda, stringe gli occhi e mi molla un coppino secco e schioccante fra capo e collo. Provo un senso di beatitudine facilmente comprensibile
- Non dire cazzate e vieni al dunque…
- Non so da dove cominciare…dal piacere, si provo da lì.
Da molto tempo avevo smesso di usare i rapporti, poi un imprevisto mi ha messo di fronte alla realtà più dura. Molti rapporti molto piacere.
- Shit, veniamo al dunque, voi italiani…parlate troppo. Mi stai dicendo che ti sei fatto un’amate e che ora che te la sei scopata alla grande, ora ti senti in colpa e vieni qui per farti perdonare!
Non finisce la frase che mi prende il lobo dell’orecchio destro, fra le sue dita e me lo torce con affetto. Ma anche con forza.
Faccio per allontanarmi, ma poi capisco che devo restare…
- No padre non si tratta di figa
- Non usare con me questo linguaggio scurrile.
- Mi scusi, Padre.
- Sto parlando di biciclette, di cambi, di rapporti di deragliatori, di telai, di freni, di geometrie che governano l’equilibrio.
Prendo fiato e poi mi getto nel racconto.
- Sono entrato in possesso di una bicicletta superdotata. O meglio dotata di tutti quegli aggeggi moderni che fanno di una bici da corsa una bici da corse. Non ero preparato.
Ho lasciato la mia fida monomarcia in una buia segreta e sono partito con la nuova amante.
La nuova bicicletta è strana. Assomma in sé varie anime. Leggera come una piuma, e questo va bene in salita. Ma poi questa leggerezza non è mai sfarfallio. L’altra anima è la precisione. Si come possa accadere io non so dirlo, Padre, ma a me è parso questo. In certi momenti soprattutto in salita, quando l’erta si fa più erta (mi perdoni la ripetizione) le prime pedalate fuori sella sono state imbarazzanti. Si il piede e con lui la gamba sembrava affondare quasi senza peso (e fatica) quasi eh!Non mi fraintenda Padre, faticavo come un suino in calore, ma la congiunzione fra me e la strada sembrava essere di una consistenza gassosa. La leggerezza. Ma mai a detrimento della potenza: la precisione e la reattività dicono gli esperti.
Io dico che la bicicletta ha una sua anima: capisce che la salita è un’esperienza difficile, dolorosa ma irrinunciabile, e lei la bicicletta, ama il suo pedalatore e lo assiste con affetto discreto, cercando di ammorbidire la porca fatica.
Merito delle misteriose leghe con le quali è stato forgiato il telaio titanico? Merito delle alchemiche geometrie? Forse la salita non era così ripida? Non so dire padre, ma so che dopo alcune ore mi sono affezionato al modo gentile e vellutato della nuova bicicletta.
Resta una vivida sensazione di morbidezza che avvolge come un guanto di morbida nappa i piedi, le caviglie, le gambe, su su fino al busto fino alle braccia per poi invadere polsi e mani, lasciandole inspiegabilmente leggere.
- Continua ragazzo continua, mi fai ricordare momenti dolorosi e lontani della mia vita passata.
Il vecchio sacerdote si alza lentamente con passo fermo sale sulla nera panchina afferra un fico. Si rimette al suo posto: prende il frutto fra le dita lo apre con dolcezza per un lunghissimo attimo lo fissa come assorto nel colore violento della polpa e poi se lo porta lentamente alla bocca. China lievemente il capo e deglutisce con forza.
- Si padre le prime volte che mi sono alzato sui pedali sono rimasto basito: la forza che generalmente applico per fare questa azione sembra sempre troppo esuberante. Incredibile!Le mie gambette da gracile fenicottero quasi giravano a vuoto, come se la salita spianasse improvvisamente. Un senso di ebezza mi invadeva per interi minuti. Tornavo a sedermi per riprendermi dallo sgomento.
La forza applicata ai pedali veniva come risucchiata dalla bici, per depositarsi dolcemente al suolo.
Un miracolo.
- Non usare queste parole, ti prego.
Mi fermo resto in silenzio per alcuni minuti. Mi pare un tempo interminabile. Ho voglia di continuare a parlare, non è proprio una voglia, ma piuttosto un desiderio.
Padre Crank mi guarda, vedo i suoi occhi azzurri assorbire il mio sguardo. Poi sembra come destarsi da un sonno eterno, una scossa gli percuote il corpo vecchio ma ancora vigoroso.
- Mi devi dire altre cose? Parla ti ascolto.
- Ecco poi c’è questa cosa dei cambi. Sembra naturale averli. Ormai nelle biciclette da corsa esistono dagli anni 30 del secolo scorso. Ma per me è come averli scoperti solo ora.
E’ un espediente meccanico per fare meno fatica e per i più sportivi un modo per andare più forte: ma non è il mio caso.
Caro Padre il cambio fa godere la gamba! Da principio quasi non lo usavo, messo giù un rapporto andavo di frequenza. Ma poi lentamente la frenesia di provare mi ha preso irrimediabilmente.
- Parlamene figliolo, non indugiare oltre…
-…si Padre ho molto cambiato, e con molto gusto. Le salite si fanno più dure ma anche più agili. Passaggi che nel passato mi hanno fato penare le pene dell’inferno
-non usare certe parole, ti prego, lo sai che non devi…
- si Padre mi scusi, è che mi faccio prendere.
- Comunque succede anche che la novità mi ha assorbito troppo…per lunghi momenti l’uso del cambio si è fatto troppo stringente: quasi un’ossessione. Mi scoprivo a pensare pensieri nuovi ed imbarazzanti. Ma con quale rapporto sto salendo? potrei usarne un altro? conto mentale dei denti in azione. Questo ha reso certe sgambate troppo numerologiche, troppo matematiche a scapito del piacere. Non sempre certo, ma è accaduto. La monomarcia come per magia si è sfarinata è scivolata sullo sfondo…è diventata una pratica atavica pallido retaggio di un’epoca ormai estinta. Mi sono sentito parte di un gruppo, uguale agli altri, il mio orgoglio ha subito un duro contraccolpo, Padre.
- Non devi dire così figliuolo, hai peccato ma il Buon Dio nella sua Immensa Comprensione saprà perdonarti.
- Si certo lo so, ma lo il “colpo” è stato forte. Sentirsi come tutte gli altri mi ha fatto male.
- ….però Padre sono tornato bambino, ho riassaporato il piacere della velocità, l’eccitazione della discesa: l’aria che ti schiaffeggia il viso con forza, il vento che invade le orecchie e non fa capire più nulla. La gioia pura adamantina di correre per il gusto di correre, senza una meta precisa, senza un tempo scandito, senza la paura di arrivare in ritardo, di mancare l’appuntamento. Così libero come un bambino forse pure di più: dimentico di essere un adulto, si riassapora con più gusto il piacere spesso dimenticato della libertà. La bicicletta è anche questo, soprattutto questo, ogni bicicletta, tutte le biciclette lo sono. Strumenti per darsi piacere, Padre…
- non usare certe parole lo sai che mi feriscono…
- si padre, anzi no, bisogna dirlo con forza: correre in discesa con la bicicletta è una delle esperienza umane che danno piacere, un piacere assoluto, quasi assoluto. Ecco qua c’è un baratro, il bambino riesce a gustare fino in fondo questo piacere, io…a volte…mentre corro…ecco…come dire…vedo il viso riccioluto della mia bambina, si rompe l’incanto si ritorna alla realtà, la mano destra prima, la sinistra poco dopo, premono dolcemente, quasi innavertitamente le leve, come per incanto la velocità si riduce, il cuore torna a battere più regolare, l’adrenalina si diluisce nella paura di perdere qualche cosa. E’ solo un attimo, ma l’incanto è passato. Tornerà, ma non subito.
- figliuolo sono stanco, devo andare a riposarmi, puoi raccogliere per me un altro fico, poi mi ritirerò a meditare…
Mi alzo dalla panchina, faccio qualche passo sul piccolo sagrato sassoso, guardo il mare in lontananza, mi dirigo verso l’albero lo guardo, cerco con lo sguardo di individuare il frutto più bello, ma non ce la faccio…allungo la mano ne colgo uno, il più agevole da prendere, lo stacco. Lo serro fortemente fra le mani ma senza schiacciarlo, e lo porgo al vecchio uomo. Lui unisce le mani, avvolge le mie con le sue e lentamente deposito il frutto fra i suoi palmi rugosi. Ci guardiamo per un lungo momento e poi ognuno va per la sua strada.
Mi avvio per il sentiero da dove sono venuto, faccio pochi passi, mi giro e…
- Padre, ma pensa che una bicicletta in carbonio potrebb…
- …non dire certe parole figliuolo, non le dire mai!
- Si padre…capisco…

4 commenti:

ghido ha detto...

mi è simpatico Padre Crank!

Anonimo ha detto...

CARO EMA, ARRIVATI A QUESTO PUNTO VISTO CHE TI PIACE PECCARE E SEI DIVENTATO U8N PECCATORE PRURIGINOSO, TI PROPONGO LA MIA TREKKE IN CARBONIO, CON CAMBIO CAMPAGNOLO A 20 DICO 20 VELOCITA' E RUOTE ALTE IN CARBONIO, IL MASSIMO DELLA PERVERSIONE.
FACCI SU UN PENSIERINO PER I TOI PROSSIMI PECCATI.

LUCIFERO JD

Carletto ha detto...

Io più che la discesa preferisco quella "porca fatica" di cui parlavi, mi riempie il corpo, mi abbassa il livello ormonale e mi allontana dalla realtà e dai quotidiani spiccioli pensieri. La mente vaga libera e trattandosi di una porca i pensieri diventano peccaminosi e il ritmo aumenta, la salita si accorcia dopo ogni pedalata. Il lento progredire della salita muta e arrivo sempre a masturbarmi il fisico fino all'ultima energia ma in fondo godo sempre come fosse la prima volta. Carbonio ancora una bestemmia? Potremmo interpellare la Santa Sede per una ratifica, una revisione, una verifica....
Io Padre Crank l'ho visto al Semaforo, credo sia giunto il momento anche per te di raggiungere quell'obiettivo!

Anonimo ha detto...

good start