12 settembre 2009

STINCO DI PORCO



La serata è fresca, il cielo quasi sgombro da nuvole, le stelle illuminano il borgo padano: l’Oglio scorre placido e sinuoso. Ma la serata non sarà tranquilla. Siamo nel Ducato dello Zio: avrò esperienze al limite del paranormale…
Il borgo è in subbuglio si celebra il Famoso Palio di Isola Dovarese. Tutto è tirato a festa. Umani civili e umane indecorose (prima o poi bisognerà affrontare con onestà la deriva mignottesta della moda contemporanea) si mischiano a persone vestite con abiti rinascimentali. Fa uno strano effetto vedere alla luce delle candele; l eombre si impossessano della realtà anzi diventano la realtà. Tutto il borgo è immerso in una soffusa oscurità, rischiarata qua e là da candele, bracieri scoppiettanti, torce e poco altro. Non siamo più abituati a percepire la notte, il buio: per noi civilizzati la notte è solo il momento del riposo, un inutile intermezzo fra due giornate di lavoro. E la luce non deve mai mancare.
Condivido il desco con Spiedo e famiglia.
Un saluto e poi come piombo fuso cala la domanda: “ma lo Zio dov’è?”.
Silenzio è solo un attimo Spiedo prende in mano la situazione.
Telefono, aremeggia nella rubrica. Colgo alcuni lacerti di comunicazione: allora lo avete visto?
Aspetto poi non resisto alla terza telefonata dove si reitre la domanda allora lo avete visto? Chiedo lumi.
Ho chiamato Gigi il cassellante di Lodi pare che lo abbiamo avvistato, andava piuttosto veloce.
Poi, incalza Spiedo, ho chiamato Samantha al casello di Piacenza sud è passato sicuramente, lei dice che andava parecchio veloce, ha azzardato un, abbassando la voce, 180, forse qualche cosa meno.
Poi allora, insiste Spiedo ho fatto una verifica con Pasquale della Polstrada di Cremona, si lo hanno fotografato nei pressi di Castelvetro, 193km!
Allora arriva dico io ansioso. Certo che arriva, lo Zio arriva sempre. Arriverà, si materializzerà nella penombra della piazza, fra un mangiafuoco e un balletto fluviale.
In lontananza le sirene lacerano la quiete della festa.
Devo fare una piccola digressione enogastronomica.
Mentre Spiedo faceva le sue verifiche, noi si stava comodamente seduti alla Taverna del Viandante. In attesa, dello Zio certo ma anche del cameriere che da lì a poco ci porterà ogni ben di dio che madre natura offre generosa e matrigna (si matrina!, e capirete il perché di una siffatta imegnativa eafermazione).
Bene si è ordinato ma cosa vi chiederete. Ho voluto strafare. Mi sono detto. Ce la posso fare, ce la devo fare, cosa sarà mai: è solo un pezzo di carne attaccato ad un osso. Se ce la fa lui ce la posso fare pure io.
E silenziosamente ho ingaggiato una mia privata tenzone con Spiedo. Ne uscirò annichilito, distrutto, umiliato.
Ci portano l’animale morto e cotto a puntino. Ha una forma inequivocabile, lo stinco di porco, non è una polpetta che tende a celare la natura della sua provenienza, cibo per donnicciuole e o per cittadini dalla falsa coscienza ipertrofica. Lo stinco di porco si mostra per quello che è senza infingimenti: un pezzo di un animale morto.
Ma non devo pensarci.
Mi concentro sulla sfida. Inzio ad addentare con diligenza l’oggetto del desiderio. La carne è ben cotta, si stacca dall’osso quasi con delicatezza, una sottilissima cocchiolina croccante avvolge una polpa dal sapore intenso. Due o tre addentate pitecantropesche e con l’occhio sbircio alla mia sinistra. Faccio finta di niente ma dentro di me si insinua il virus doloroso della sconfitta. Spiedo ha quasi finito, intravedo, appena illumitato dalle candele di sego, il biancore osceno dell’osso suino. Accellero, insisto, cerco di divellere il mio stinco porchesco, forse riesco quasi per un attimo ad avvicinare l’avversario (come in scia, scali un dente, per chi ha i cambi, per chi non ce li ha, cassi suoi, ed inizi a pestare con forza sui pedali, con metodo, ma lentamante vedi che quello avanti si allontana, insisti con più forza, ma nulla i centimetri aumentano e i decilitri di acido lattico pure…è l’inizio della fine), mi getto a capo fitto nel proco, grugnisco mi identifico nell’animale cerco di possederlo, incorporarlo, polverizzarlo, provo ad annullare millenni di evoluzione.
Penso di avercela quasi fatta, resisto, in apnea, poi mi volto, l’osso ancora polposo nelle mani, e vedo l’occhio lubrico di Spiedo che ha intercettato il piatto del viandante della giovane ed ignara cratura da lui generata.
Entro in uno spazio tempo privo di riferimenti. Tutto è sospeso.
Fisso lo sguardo famelico dell'Uomo, le mie mani stringono con ancora più forza l’animale ormai devastato, le nocche si imbiancano, vedo con orrore quello che si sta dispiegando Capisco cosa accadrà, cerco di serrare le palpebre ma non ce la faccio, scattano come baionette, devo vedere, devo consumare fino in fondo il calice della sconfitta. Devo umiliare la mia improntitudine…
Piccola spiega. Il Piatto del Viadante è, come dice la parola stessa, un piatto non piatto. Nel senso che il piatto inteso come oggetto che contiene del cibo non esiste. Al suo posto circa mezzo metro quadro di pane croccante. Sopra sono state depositate alcune sostanze dall’elevato contenuto calorico, tutte segnalate dalla DEA come sostanze potenzialmente letali se assunte in quantità non modica. Le elenco per dovere di cronanca, omettendo le quanità: fagioli, pancetta, ricotta dolce, salame, prosicutto, pecorino, e dulcisi in fundo, alcuni chicci di uva. Si pochi chicchi di uva per dare ristoro e piacere sublime alla bocca infiammata.
Bene, vedo con i miei occhi Spiedo che guarda la sua giovane figlia con uno sguardo come dire interessato. Per gli estimatori del genere direi, Belushi senza occhiali nei Blues Brothers. Ecco lo sguardo è quello ma più famelico, molto più famelico. La fanciulla, per altro già tesa per l’imminente sfilata a cui a breve parteciperà, non resiste e cede il suo piatto del viandante.
Sento che le mie forze si stanno per esaurire, allento impercettibilmente la morsa, l’osso vacilla, ma resisto.
Lui prende il piatto del viandante, lo guarda per un attimo, poi con meticolosa cura addensa da un lato del pane/piatto tutto il companatico, e poi richiude sopra le ignare pietanze l’altra parte del pane; così con un gesto netto e preciso si manifesta un panino primordiale. Che prontamente verrà inglobato dalle tramogge mandibolari.
Il mio spirito ristà. Tento di spiluccare le ultime molecole di carne rimaste, tanto per darmi un tono, per celare il senso di sconforto dopo la sconfitta, ma oramai sono vinto, la mia privata competizione si è vaporizzata.
Osservo con ammirazione lo spettacolo alimentare che umilia la mia tracotanza, e sento che il mio sistema digerente sta inziando una lotta senza quartiere con lo stinco di porco. Milioni di molecole maiale si agitano dentro di me. La lotta è contro il tempo: loro vogliono quanto prima raggiungere la barriera ematoencefalica e spappolara per imposessarsi del sistema nervoso centrale. La parte più sana di me invece cerca (vorrebbe) di metabolizzarle prima che possano compiere un simile osceno attentato.
Perderò e succederanno cose che mi faranno dubitare dei principi costitutivi dell’Io cosciente.
Lo Zio ormai è giunto fra noi.
Io sento di essere piccolo e debole: provo a chiamare Padre Crank per cercare conforto e aiuto, ma il telefono risulta occupato.
Schiaccio il pulsante di fine chiamata e butto il cellurare nel bracere al mio fianco.
Lo guardo fondersi...mi sento perso nell'universo.
Ormai ho rotto tutti i ponti con il mondo. Le molecole suine stanno lentamente ma inesorabilmente disponendo del mio corpo.
Mi avvio verso la piazza principale e vedo con la coda dell'occhio Spiedo che si gusta con piacere una fetta di crostata: per una attimo mi pento di aver gettato il cellulare, avrei potuto fare una telefonata anonima al 118 per sollecitare il mio ricovero coatto...avrei potuto...
(a seguire..)
Immagine tratta dal sito della Britsh Lop Pig Society!!! giuro esite la Lop Pig Society!

4 commenti:

BOB ha detto...

è ora di far qualcosa contro l'influenza suina...

mr. friess ha detto...

accidenti!
ma lo zio non doveva essere uno dei gestori della Taberna?
L'anno prossimo voglio venire anch'io!!!

Carletto ha detto...

France attento alla contaminazione che provoca il porco! Ema e' gia' caduto nella trappola e da ora non sara' piu' lo stesso!

Anonimo ha detto...

Zio vitellozzo!