30 giugno 2009
Tour de Fidenza Stage 1 (Nuova Data)
SELLA RONDA PREP.
Signori e signore, in preparazione alla dura tappa del Sella Ronda, propongo un ottimo allenamento in provincia di Verona la prossima domenica.
Trattasi di salire nella parte alta della Lessinia affrontando quella che è una delle più belle e dure salite della zona: la Sdruzzinà – Passo Fittanze.
Per ridurre il più possibile la parte noiosa del giro, penso ci troveremo con le auto all’altezza di Peri, affrontando i circa 10km che rimangono prima di attaccare la salita in maniera da poterci scaldare per bene.
Una volta in quota si improvviseranno saliscendi tra i verdi pascoli della Lessinia.
E’ dura ma non impossibile, pochissimo frequentata dalle automobili e paesaggisticamente molto piacevole.
Obbligatoria una Road Bike e altrettanto mandatoria la presenza di quel bell’accrocchio che varia il rapporto finale delle nostre due ruote.
http://www.salitomania.it/fittanze_ita.htm
29 giugno 2009
Milonga!
Ecco! Ci siamo... si torna a respirare il profumo della pista. Tra poco a Fiorenzuola, torna la 6giorni delle rose, classica kermesse che segna vari inizi estivi: cene all'aperto, Tour de France, Tour de Fidens, Pista e piste...
(nella foto di repertorio, dal sito della 6giorni di Cremona, "la divina" Veronica Palacios)
27 giugno 2009
Il PROLOGO (fenomenologia del mostruoso) Seconda parte
La sveglia dopo la notte all’ospedale non è delle migliori: un infermiere strabico, affetto da un leggero tremito parkinsoniano, cerca di togliergli il catetere dall’uccello intorpidito. Il cronista tabagista sverrà tre volte.
Il direttore ottantenne del reparto di medicina generale viene chiamanto urgentemente al capezzale del giornalista. Una nuvola di profumi invade la corsia: il primario ottantenne, non rinuncia mai a farsi seguire dalle giovani tirocinanti da lui scelte dopo attente e approfondite esplorazioni. Appena giunto al letto dove giace privo di conoscenza il cronista tabagista, capisce che la situazione è quasi disperata. Si china sul paziente, con l’indice schifato, sposta la palpebra osseva la sclera bianca…”non c’è un attimo da perdere” rivolto alla sua assistente più fidata, con lo sguardo ammiccante, da vecchio Sardanapalo, “c’è bisogno di insufflare, ora e con forza, mi sono spiegato!”.
Appena la giovane tirocinante inizia a muoversi, quasi per miracolo, novello Lazzaro, il cronista tabagista si riprende ed inzia a cantare con una bella voce tenorile.
Pochi minuti e il cronista è tornato totalmente in sé: viene dimesso con le raccomandazioni del caso. Lasci stare non ce la può fare, sono storie che possono fare male gli dice il primario.
Chiama un taxi, sale e si fa portare in redazione.
Ha un pensiero fisso: rimettere mano sulle registrazioni.
Mentre pensa al da farsi, si accorge che il taxista, un nero di due metri di altezza per 130kg di peso, lo stà guardando con sguardo lubrico, una mano sul cambio l’altra ad aggiustarsi il pacco: la macchina sfreccia a 100 km/h per le strade deserte. Il cronista padano ha dei presentimenti infausti.
Prende il cellulare e avverte la segretaria che sta arrivando.
“Come va capo?” chiede la segretaria vestita con una tuta adidas del 1980 blu.
“Ma come cazzo ti sei vestia, cazzo…mi sembri Marita Koch!”
“Marit….chi?!?”
“Lasciamo perdere, e portami le registrazioni…”
Entra nel suo ufficio e per un attimo ha un forte calo di pressione, si appoggia alla scrivania, respira piano, si dirige verso la finestra, si mette una mano in tasca ed inizia a massaggiarsi i genitali, assorto nei suoi pensieri.
“Capo ho trovato solo due registrazioni, le altre sono scomparse…” grida la segretaria mentre si sta dirigendo verso la stanza del cronista tabagista.
Si gira verso la segretaria, e non riesce a capire bene la situazione, una multipla dissociazione lo attraversa.
La mano continua tranquilla a massaggiare i genitali che dopo il lavoro di rianimazione ricevuto all’ospedale non sembrano dare segno di vita. Guarda la segretaria senza riuscire a metterla a fuoco, sente la sua voce ma i neuroni, quelli attivi, non riescono a processare la parola, scomparse. Sono incagliati!
La mano continua a muoversi vivendo una sua vita affettuosa, l’uccello del cronista tabagista, sembra gradire, la segretaria, che sappiamo amare di un amore non corrisposto il suo capo, sembra fraintendere la situazione. Pensa che sia giunto il momento di dichiarare il suo amore segreto.
“Capo da tanto tempo volevo…” e si avvicina all’uomo che lentamente sta mettendo insieme i pezzi sparsi della sua vita.
“volevo…dirle che ho sempre…apprezzato la sua intelligenza brillante lo stile di scrittura spregiudicato ma mai barocco…”
Un colpo di vento sbatte la porta, il rumore secco, scuote l’assetto neuronale del giornalista.
La donna gli sta a non più di 20cm, con la zip della giacchetta della tuta blu dell’adidas del 1980, ormai alla fine del suo corso.
“…SCOMPARSEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!”
“..ma cazzo…ma come è successo, cazzo, ma porca di quella….troiaa”
Quando la situazione si fu calmata il giornalista venne a conoscenza di un fatto strano.
Mentre era all’ospedale, racconta la segretaria ormai ricompostasi, due tipi strani, erano comparsi al giornale dicendo che erano dei servizi segreti.
"Cosa cazzo volevano quelli dei servizi segreti?" Urla il cronista.
Prosegue la segretaria con voce squillante.
“Hanno detto che dovevano prendere tutte le registrazioni effettuate con le microspie. In redazione abbiamo cercato di resistere dicendo che non potevano farlo, che era una violazione della libertà di stampa. Loro hanno detto che la legge vieta di fare intercettazioni non autorizzate e che se avessimo fatto delle resistenze, gli avrebbero spaccato il culo. E su quest’ultima parola la segretaria china il volto ed inizia a piangere.
“Si capo proprio così, vi spacchiamo il culo, quello alto, baffuto, parlava come un…brasiliano, mi pare che si chiamasse Felipe o qualche cosa del genere”.
Cazzo pensa il cronista, qua la storia si fa pesa. La segretaria è ormai in lacrime, ma continua nel racconto: “e l’altro più basso con una faccia da orientale, che mi continuava a guardare senza dire nulla, gli occhi due fessure…poi ad un certo punto si è avvicinato con il suo naso quasi toccava il mio e piano mi ha chiesto dove avessi comprato la tuta blu dell’adidas, che paura”.
“Ma chi cazzo se ne frega della tua tuta del cazzo”, oggi il giornalista era più volgare del suo solito.
“Lasciami solo, almeno due registrazioni siete riusciti a salvarle branco di checche”.
La segretaria si gira per vedere se dietro a lei c’è il branco di checche, ma nulla, il vuoto totale nella stanza c’è solo lei. In genere il cronista mostra un atteggiamento politicamente corretto, adeguato ed in sintonia con i tempi moderni, ma oggi pare proprio aver perso la ragione.
La voce registrata si diffonde piuttosto disturbata.
Quei cazzoni pensa il cronista avranno sistemato male la microspia.
Si sentono dei rumori come di macchina che accellere, poi delle voci confuse in lontananza che ridono, si odono frammenti di vai…solo…segui la escort…non mollare…
Il rumuore della macchina si fa via via più lontano. Silenzio.
Il cronista alza il volume, riesce a percepire una voce che parla, leggermente alterata dalla fatica.
Il cronista tabagista, si concentra, ma non ci capisce nulla.
La voce si fa più forte e chiara.
Non mi prendete, lo sapete si che non mi prendete, che io sono il più forte, lo sapete, cani bastardi, lo sapete che ho la gambetta che mulina come un frullino, si lo sapete, cazzo lo sapete.
Il cronista, aspira con violenza l’ultimo tiro e se ne accende un’altra. La nicotina inizia a fare il suo effetto: l’attenzione si acuisce, il cuore inizia a battere più veloce, il cronista pare pervaso da spasmi inconsulti. Non sa cosa sta fumando.
Il poveretto non sa che il suo amico, quello francese, noto per la sua passione per il tabacco e per gli scherzi, ha mescolato al tabacco delle gitane papier mais un potente allucinogeno. Questo non lo sa il cronista tabagista, e non saremo certo noi a dirglielo.
La voce continua aumentando di tono: non mi potete prendere, io ho le gambe che sono mulini a vento, bielle di motore, ho il cuore di un cavallo, e non solo quello, vi inculo a tutti bastardi fottuti, ridete ridete bastardi cani rognosi, non avete voluto pregare prima di partire, consacrare il nostro destino al divino Nerchion il dio dal cazzoturgido, e ora io vi batterò, vi spaccherò, vi aprirò come tordi.
Non riesce più a stare seduto il cronista, corre intorno alla scrivania, mentre emette rutti mostruosi che terrorizzano la segretaria. “Capo tutto bene serve aiuto, chiamo l’ospedale?”…lui continua a correre, “…e non mi rompere i coglioni, l’ospedale no non ci voglio adare” e continua a correre sempre più forte.
La voce che si era interrotta riprende sempre più alterata dalla fatica, le frasi si fanno corte e spezzate, l’ultima parola viene sempre strozzata dalla gola ormai troppo piccola per fa passare un volume d’aria che non si trova.
Non mi prendete, bastardi, cani infedeli, siete tutti froci, e bastardi e infedeli e cani, si cani bastardi e froci.
Il cronista si è tolto la camicia e i pantaloni, corre semi nudo intorno alla scrivania ed ulula, canibastardinonmiavretenonmiavreteeeeeeeeeee
La segretaria si è rannicchiata sulla sua sedia le ginocchia al petto le braccia a cingere le gambe la testa incassata nelle spalle.
La voce riprende sempre più sfatta, ormai si sentono solo dei piccoli rantoli sempre più flebili, intervallati da insulti: cani bastardi, froci, fottuti non mi prenderete.
Poi un rumorino meccanico in lontananza inizia a camparire nella registrazione. Un suono sibilante, come di motore elettrico quasi un ronzio di coleottero.
Lo voce si è ormai spenta, solo un ansimare spasmodico invase la stanza: ma in lontananza il ronzio dell’elitra cresce. Ha un effetto ipnotico sulla mente provata del cronista tabagista.
L’uomo si blocca sale sulla scrivania ed inzia a respirare con la bocca aperta: profondi respiri seguiti da rumorose emissioni di aria.
Il ronzio si è fatto ormia frastuono, pare che uno schiame di milioni di coleotteri abbia invaso la stanza, il cronista continua a respirare sempre più velocemente.
Il ronzio cresce ancora in intensità, e poi rapidamente si attenua.
Il cronista tenta un ultimo respiro forzato ma sviene, si abbatte al suolo, la segretaria sente il rumore e si precipita, apre la porta e vede la carcassa del suo capo riversa sul pavimento.
Sta per urlare ma dal silenzio del computer si staglia una voce affranta: “cazzo mi hanno sverniciato”, poi più nulla solo il rumore del vento seguito da una lenta litania come una ninna nanna d’altri tempi: ce la posso fare, io sono buono, bravo, ce la posso fare, loro sono cattivi, e brutti, ce la posso fare ce la posso fare, io sono buono, bravo, ce la posso fare, loro sono cattivi, e brutti, ce la posso fare ce la posso fare, io sono buono, bravo, ce la posso fare, loro sono cattivi, e brutti, ce la posso fare
(speriamo che il cronita tabagista ce la faccia, ancora una regisrazione deve leggere, ancora una, ma non sarà facile. Felipe e il suo amico dagli occhi a mandorla stanno in giro e sono incazzati).
26 giugno 2009
25 giugno 2009
DUELLO ALL'OK CORRAL
PRIMO PUNTO --> LA SFIDA
Oggi facciamo un dispetto ad Ilaria e parliamo di motori, di quelli rombanti che sputavano olio sulla pista Ho trovato l'episodio sotto, leggete bene, all'isola di Mann volevano sfidarsi !!!!!!!!!!!!!!!!
Leggete l'articolo al link http://www.renzopasolini.com/ago-paso.php in "Sfida da bar"
SECONDO PUNTO --> L'UOMO
Paso quando correva, soprattutto nel confronto con l'immagine di Ago, sembrava uno sfigato, cosa che rivedendo le foto adesso non appare, anzi ha una immagine decisamente di tendenza
TERZO PUNTO --> I TEMPI
Guardate le dotazioni di sicurezza, il buco nel guanto destro per una maggiore sensibilità sull'acceleratore (???)
ESCORT RALLY
24 giugno 2009
Choose Your Direction
23 giugno 2009
Ultim'ora
Ho le prove!... Ecco i due loschi individui che si aggirano, in SS ed in orario lavorativo, per le colline Parmensi...
Ho dovuto sudare parecchio per poter scattare questa immagine.
22 giugno 2009
IL PROLOGO (fenomenologia del mostruoso)
Il telefono inizia a trillare, la mano destra occupata con una Gitanes papier mais (dono di un amico francese dedito all’autodistruzione meticolosa), scrolla la cenere compatta e porta alla bocca il tizzone fumigante, afferra il ricevitore e prova a rispondere. Ne esce una voce cavernosa, dall’altra parte del filo un fiume di parole.
La mano inizia ad ondeggiare nell’aria impestata dal fumo.
Passano i minuti la conversazione è un monologo quasi incomprensibile.
La mano scatta precisa e getta il ricevitore sulla scrivania.
Il cronista di nera si allunga sulla sedia, aspira con decisione l’ultimo millimetro di sigaretta e guarda il soffitto in cartongesso della vecchia redazione. Fuori il sole sta tramontando, il ventilatore (l’aria condizionata è ormai un ricordo del passato) muove a stento l’emulsione gassosa che avvolge il cronista.
Ripensa alla telefonata. Il suo informatore di fiducia gli ha appena detto che le microspie ci sono, basta solo posizionarle e lo scoop è garantito.
Alza il telefono digita tre numeri e si mette in contatto con l’ufficio del capo redattore centrale, uno che anche se ci fosse la terza guerra mondiale non alzerebbe il culo dalla sedia neanche a pagarlo.
“Capo è fatta basta che mi dai l’ok e questa volta gliela mettiamo nel culo a quei fottuti ciclisti del cazzo!”.
Il Capo si fa spiegare la situazione.
Da alcuni anni, inspiegabilmente, fra giugno e luglio, nell’appennino parmense succedono cose che incrinano la quieta esistenza della comunità.
Un gruppo di ciclisti invade le strade collinari e mette a repentaglio la sicurezza delle popolazioni autoctone.
Il cronista tabagista da anni cerca di capirci qualche cosa, ma con scarsi risultati.
Ma quest’anno complice la recente legge sulle intercettazioni ha potuto mettere le mani su alcune microspie ormai inutilizzate.
Sarà uno scoop fantastico, pensa il cronista, che mi permetterà di far vedere al mondo intero che sono uno tosto, e forse potrò finalmente andarmene da questo cazzo di giornale di provincia.
Mentre sta pensando si accende l’ultima (del pacchetto) gitanes e si abbandona alle sue fantasticherie.
Il piano è semplice quanto ardimentoso: collocare delle micro spie sotto la sella dei ciclisti invasori e poi utilizzare il materiale intercettato per sputtanarli sulla pubblica piazza.
Noi siamo venuti a conoscenza, grazie ai contatti intimi con la segretaria di redazione, del materiale registrato.
Ne diamo una fedele riprodzione, in anteprima per il pubblico della rete. Tanto il cronista tabagista, non usa il computer e non scoprirà mai il contro scoop.
La prima microspia l’hanno piazzata sulla bici di uno chiamato Lo Zio.
Il cronista tabagista ha cercato inutilmente di capire chi fosse cosa facesse dove visesse, e soprattutto perché ansimasse in un modo così strano.
Si perché dalla microspia risulta che lo Zio ha un rantolo con una strana fenomenologia.
Inizia lento, poi accellera, ad un certo punto il rantolo si sdoppia e qui possimo immaginare che il cronista tabagista inizi a perdere il senso dell’evento. Si sdoppia diventa più intenso e si associano ad esso strani, per il cronista tabagista, gridolini, come dei cinguettii o forse dei cigolii, dovuti, pensa il cronista, alle sollecitazioni subite del mezzo meccanico. Il rantolo prosegue sincrono per alcuni minuti e poi delle interferenze non permettono di sentire più oltre. Ma noi siamo in grado di penetrare i segreti della microspia, e di darvi ulteriori particolari.
Particolari che il cronista tabagista non potrà mai scoprie e se anche li scoprisse non potrebbe decifrarli.
Il rantolo aumenta di frequenza, i cigolii si fanno sempre più intensi, al rantolo si associano degli sbuffi sulfurei, e l’ultimo suono è un siiiiiiiiiiiiiiiiiii prolungatissimo che fonde il sensore della microspia. Poi più nulla.
Con i pochi elementi registrati il cronista tabagista pensa che deve essere proprio dura pedalare sulle colline parmensi, ma non riesce a capire come sia possibile che un rantolo si sdoppi, come se in sella alla bici i ciclisti fossero più di uno, forse due, magari tre…ma è impossibile si dice, impossibile… e poi quel rantolo più lo ascolta e più gli ingrossa il glande, impossibile, impossibile…
Completamente distrutto da questa prima intercettazione il cronista, e ci pare di vederlo nel suo ufficio, mentre cerca di arpionare una sigaretta con la salivazione azzerata, lo sguardo bovino, il glande che gli pulsa nelle mutande di dolce&gabbana (regalo della fidanzata, per il suo compleanno), si getta sulla seconda intercettazione.
La microspia in questione è un modello di ultima generazione registra i suoni e pure gli odori. Si riesce a registrare le variazioni di pressione dell’aria e grazie ad un sofistiato sensore è capace di decifrare alcuni odori fondamentali. E’ un prototipo.
Se la prima microspia aveva gettato il cronista tabagista in un deliquio di pensieri contrastanti, questa lo spingerà nell’abisso di Calcutta e delle sue cloache a cielo aperto.
Si perché noi sappiano che questa microspia è stata incautamente posizionata sulla bici di un fortissimo padalatore dalla forza incontenibile.
Il suono registrato è quello del vento. Non si tratta di brezza di mare, né di venticello montano. No, il cronista tabagista non ha mai sentino nulla che possa aiutarlo a capire cosa sta ascoltando.
Ma noi possiamo falo. Si tratta di un fenomeno particolare che si produce in natura solo con lo spastemto di ingenti masse d’acqua. Immagiante un volume immenso di acqua (un maremoto ad esempio, il crollo di una diga), che improvvisamente si mette in movimento. Dove c’è l’acqua non può più starci l’aria. E allora l’aria inzia a fuggire dall’acqua, più l’acqua avanza più l’aria scappa. Si produce un moviento continuo di potenza crescente. Nessuna folata improvvisa, solo un graduale e potentissimo soffio innarrestabile. Ecco questo il cronista tabagista ascolta nel suo ufficio mefitico: non fa a tempo ad abbassare il volume del suono che il rumore assordante lo scaraventa lontano dalla scrivania, la sigaretta vola via dalla bocca, con le mani si aggrappa al davanzale, stringe il montante e con estrema cautela, strisciando sul pavimento si riporta vicino alla scrivania, sporge la mano verso il registatore e abbassa il volume: tutto torna a languire. Tutto? Quasi tutto! Il cronista tabagista non sa che la microspia è un ritrovato della tecnica di ultima generazione che registra anche gli odori. Non basta ridurre il volume, ora la stanza immota è avvolta da un odore pestilenziale.
Dalla posizione supina il cronista tabagista alza gli occhi verso il soffito e vede una nuvola verde-marrone che lentamente si espande. L’odore si fa sempre più acre, gli occhi del cronista si arrossano all’istante, con un fio di voce urla alla segretaria della stanza accanto di aprire la finestra…non riesce a finire la frasce che sviene.
Al pronto soccorso lo acciufferanno per un capello: ancora pochi secondi e i suoi polmoni sarebbero esplosi in un mare di merda!
Lo lasciamo al suo letto d’ospedale mentre cerca di capirci qualche cosa di una storia che è troppo più grande di lui.
(continua)
Tenda decathlon II
Il buon Mario ci prova prima da solo..
Intervengono gli strateghi...
..con scarsi risultati..
l'espressione di Milk la dice lunga!
Decathlon ringrazia...
18 giugno 2009
17 giugno 2009
- 3 mesi
che bello questo percorso.....
facile facile......e quanta gente!
non vedo l'ora di vedervi a finale!!!!
resistiamo ancora 3 mesi
ae
REGOLAMENTO TOUR DE FIDENZA 2009
PUNTEGGI CICLISTICI:
GPM San Vittore : 10 Punti al primo, 8 al secondo , 6 al terzo, 4 al quarto , 3 al quinto, 2 al sesto e 1 punto a tutti gli altri
GPM Poggio Diana: 8 Punti al primo, 6 al Secondo, 4 al terzo, 3 al quarto, 2 al quinto e 1 punto a tutti gli altri
GPM Castello di Tabiano: 20 Punti al primo, 15 al secondo , 10 al terzo, 8 al quarto , 6 al quinto, 5 al sesto, 4 al settimo, 3 all'ottavo, 2 al nono e 1 a tutti gli altri.
PUNTEGGIO PORTATE:
Torta fritta con affettati: 5
Primo Semplice: 5
Bis di Primi: 8
Grigliata semplice: 5
Grigliata mista: 5
Dolce: 3
Ordinazioni di cibo extra ritenute clamorose: 10
Vino rosso: 2
Vino bianco: 3
Birra: 2
Coca Cola: 1
Digestivi vari: 3
Caffè: 1
PENALITA' e BONUS:
sms-mms : -2
Barrette: -5
Gambe rasate: -5
Borracce riempite non con acqua: -5
Red Bull o simile: -5
Body da Crono: -2
Ruote a profilo alto: -3
Bici sotto gli 8 chili: -3
Bici Singlespeed: 5
Bici Fissa: 10
Bici Inguardabile/Assurda: 15
Occhiale Clamoroso: 3
Zaino: 2
Pantaloni larghi: 2
Chiacchere sulla salita finale (aka the Bios Law): 3
Battutona della serata: 5
Partecipante più decoroso: 5
Bonus Sfiga: 5
Quote rosa:
Le femmine prendono il doppio dei punti ciclistici e in più o in meno quanto segue
Gonnellino 5
Pantaloncini spettacolari 5
Pantaloncini 3/4 -5
Pantaloni Lunghi-10
Maglioncino legato in vita per non far vedere il sedere -20
Scollatura spettacolare 10
Maglia full zipper aperta tutta in salita 8
Capelli...
Disciplina pseudoscientifica, basata sulla statistica, attraverso la quale si intuisce lo stato psicofisico di una persona, attraverso un’attenta osservazione del taglio di capelli. A seguito di lunghe ricerche, sono giunta ad una prima catalogazione di massima dei vari profili psicotricologici.
A proposito di Decoro
FIRENZE, 12 giugno 2009 - Quattro iscritti al Giro d’Italia per dilettanti under 27 stamattina non partono. Gli italiani Antonino Casimiro Parrinello, 20 anni (Bedogni-Grassi-Natalini-Gr. Praga), Simone Campagnaro, 23, e Francesco Vareni, 22 (Calzaturieri Montegranaro Marini Silvano), e il nazionale russo Pavel Kochetkov. I valori sballati. Il più accreditato era proprio il russo, che quest’anno ha vinto il Trofeo De Gasperi, si è classificato secondo nella classifica finale del Giro del Friuli ed è arrivato secondo - dietro al compagno di squadra e fuga Egor Silin - nella Coppa della Pace. Quello che si è battezzato GiroBio, una gara all’insegna della pulizia e della trasparenza, ha cominciato a correre prima ancora dei corridori. "I controlli integrati di ieri mattina, comunque annunciati - spiega Giancarlo Brocci, il responsabile della competizione - hanno funzionato. Non facciamo sconti a nessuno. La nostra linea è di estremo rigore. Ufficialmente l’esclusione è dovuta a inidoneità per motivi di salute, ma si tratta ovviamente di cambiare una mentalità sbagliata". Nove tappe in 10 giorni: oggi la prima, Firenze-Modena, 174,6 km, al via 164 (invece dei 168 iscritti).
16 giugno 2009
Doria - Biscotti misti spezzati
Non so se parlare di amarcord o depressione, vi racconto una storiella, marcello non sbuffare, lasciami raccontare.
Ho visto in un autogrill (ma si chiamano ancora tutti autogrill, anche quelli che non sono di Benetton, dato che autogrill è diventato un brand ?), ritorniamo al seminato.
Ho visto in un autogrill, in bella mostra un espositore con dei sacchetti di biscotti Doria: Biscotti misti spezzati.
Ai più non dirà niente questa cosa, ma che è nato nei primi anni 60 e proveniva da famiglie non proprio ricche si ricorderà sicuramente dei pacchi famiglia di biscotti misti spezzati.
1960 - 2009 --> tante considerazioni, la visione del futuro (odissea 2001 nello spazio), l'emancipazione economica delle masse confluita nel consumismo spinto, ecc. ecc. ecc. .....
BISCOTTI MISTI SPEZZATI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Mi viene da piangere e non per la commozione
PS: mi scuso con i più giovani, non meritano affatto questo presente e meritano un futuro vero e reale
Tour de Fidenza 2009 Prologue
15 giugno 2009
Decoroso
Decoroso, me lo ripeto da quando ho letto le righe scritte da Ema, da giorni questo termine mi gira per la testa, cerco di trovare un raffronto pratico nella realtà, sono un tecnico e ho bisogno di certezze, devo diffondere certezze, devo, devo……….ma mi guardo intorno e non ho certezze.
Mi riferisco al ciclismo che sto vivendo e che ci sta intorno. Da un anno a questa parte mi sono dedicato più assiduamente alla bdc e immancabilmente mi sono spostato come interessi e come compagnie verso altre direzioni; tendenzialmente ho sempre fatto mtb in solitaria, mi piace molto andare in giro da solo, anche se so possa essere pericoloso. Le uscite in solitaria mi rendono molo felice, io solo con il mezzo e la natura, la mia fatica e il mio sudore i miei ritmi, mi rendo conto di essere tendenzialmente un solitario.
Ma torniamo in strada, giorno dopo giorno sento di aprire porte nuove, mi avvicino a stanze che non credevo esistessero, o meglio ne conoscevo l’esistenza ma non avendole mai viste non mi toccavano a fondo. Più frequenti, più ti rendi conto che allora tutte quelle storie, che tutte quelle leggende non erano poi tanto così leggende.
Parlo del doping, ma di quel doping da poveretti, si sono dei poveretti perché in definitiva non sanno quel che fanno o perché lo fanno veramente. Li conosco, mi capita di finirci in mezzo mentre si gira perché poi, gira che ti rigira le strade sono sempre quelle. In questi giorni mi chiedo perché, me lo richiedo…ma perché hanno bisogno di mascherarsi dietro a questo malcostume, per andare più forte, ma più forte di chi? Per portare a casa un mezzo prosciutto alla garetta del prete?
Non sopporto la cosa a livello professionistico, non ci sono scuse a livello amatoriale è un delitto a livello dilettantistico, ma più frequento e più mi rendo conto che non c’è scampo e non ci sono santi.
E allora? Per me una solo parola: Rispetto, si, non c’è rispetto. La nostra società è contaminata e non conosce più il valore del rispetto, mentre conosciamo benissimo come raggiungere un traguardo, non importa il mezzo per raggiungere l’obiettivo, l’importante è raggiungerlo a dispetto del Decoro! In più di una occasione durante delle gare di mtb ho visto persone tagliare solo per guadagnare qualche metro o passare qualche concorrente. Questa gente non ha dentro niente sono vuoti, magari forti ma vuoti, non hanno valori a cui credere.
Io vado a pane e salame e conosco ormai il mio fisico, più di così non potrei fare, vista poi l’età che avanza, potrei migliorare ancora un po se, meticolosamente, seguissi le tabelle di allenamento che più di una volta mi sono fatto fare e che mai ho seguito per più di un giorno perché a me in fondo piace girare e se devo perdere questo gusto per farmi ripetute su ripetute perderei la voglia che ho per le due ruote. Preferisco farmi una salita anche a tutta ma poi godermi un tramonto o un panorama. Adoro fare fatica, sentire il sudore che esce dal mio corpo, adoro soffrire in maniera controllata. Poi mi guardo intorno e tutti quei dopati sono li, non sono lontani anni luce e mi chiedo cosa possa servire tutto questo ingurgitare sostanze più o meno sospette e più o meno pericolose? Non lo so ma non è decoroso e non è rispettoso. Ormai è talmente mal costume che in qualsiasi occasione, allenamento, garetta del prete, gara semi seria o seria che sia, se per caso vai un pelo più forte dell’avversario vieni additato come dopato. Non è possibile, non si crede più a nessun valore. Se vai forte sei dopato e non allenato, se vai piano sembri uno sfigato! E allora da che parte mi schiero? Faccio lo sfigato o il dopato? Il confine è vicinissimo e se uno si fa prendere appena la mano, passare il fosso è un attimo anche perché i confini (per mio nonno che era un contadino i confini erano segnati dai fossi) sono sempre più sottili e l’acqua sempre più bassa.
Si, vorrei un ciclismo Decoroso e soprattutto Rispettoso in tutte le sue forme, non importa se un ciclismo fast oppure slow se un ciclismo race oppure cicloturistico, non importa se ho cento rapporti o uno solo quello che conta è farlo in maniera decorosa.
Io sono sempre stato fortunato e la mia fortuna continua ad accompagnarmi perché intorno a me ho tanti amici Decorosi.
ATTEGGIAMENTI
Nives Meroi, dopo aver rinunciato a conquistare il suo undicesimo ottomila, dice "forse noi facciamo un alpinismo decoroso".
Ecco in queste poche parole si nasconde un grande problema.
Carlo nel commentare il post si, e ci chiede, se "noi facciamo un ciclismo decoroso".
Il parallelo con l'alpinismo mi pare molto interessante, perché pone, ad una pratica sportiva, alcune domande, a mio modo di vedere, ineludibili.
Decoroso è un aggettivo, e quindi connota un azione. Ho provato a farmi guidare dallo Zingarelli, alla voce decoro trovo scritto: " sentimento, coscienza della propria dignità, che si riflette nell'aspetto, negli atteggiamenti, nell'operato."
Sentimento, coscienza, atteggiamenti. Termini che rimandano ad un sentire individuale molto intimo e personale; si tratta di un modo di dare senso alle proprie azioni.
Nell'alpinismo, e la Meroi lo dice in modo semplice e chiaro, questo "decoro" si traduce in un modo molto preciso e definibile di scalare le montagne (e lei in particolare si riferisce alle spedizioni di conquista delle vette sopra gli otto mila metri): non all'uso dell'ossigino, non all'uso di portatori di alta quota, non all'utilizzo di corde fisse precedentemente posate da persone che non siano gli scalatori stessi. Ecco lei definisce in modo chiaro, quali sono le regole che si è data per praticare un alpinismo decoroso. Poi certo aggiunge che ci sono altri che si comportano diversamente (e questo le permette di definirsi anche per differnze): passa un certo giudizio, l'altro alpinismo non è decoroso.
Ritorniamo a Carlo: e un ciclosmo decoroso c'è e se si noi lo pratichiamo.
Provando a seguire l'interrogativo di Carlo possiamo chiederci: quali sono le regole che si deve dare un ciclismo decoroso? Il nostro lo è?
Provo ad articolare alcune idee.
Prima idea. La Meroi è un professionista, fa parte di un'elite ristretta di alpinisti che si occupano di alta quota. Non tutti gli alipinisti lo fanno lei sì.
Primo problema: il decoro deve essere riferito al proprio ambito d'azione, un decoro astratto e omnicomprensivo non ha senso, a mio modo di vedere.
La Meroi occupa il vertice dell'alpinismo, un altro alpinista che si dedica alle ascese alpine non potrebbe annoverare nel suo "discorso decoroso" l'utilizzo dei portatori o dell'ossigeno, sarebbe semplicemente ridicolo.
Deve riformulare il suo discorso; e c'è chi lo fa.
Secondo problema.
Noi non siamo dei professinisti (per loro sarebbe facile dire, no al doping, come pre-requisito decoroso) e quindi dove lo ancoriamo il decoro?
L'uso del cambio incide sul decoro? E se si come? E perchè?
L'utilizzo di mezzi per farsi portare in quota incide sul decoro? E perché?
Quali sono le pratiche, al nostro livello, che potrebbero definire come "decoroso" il nostro modo di andare in bici?
Non si tratta di emettere dei giudizi, ma di provare a definire un perimetro di agibilità di un ciclismo, decoroso: il nostro!
14 giugno 2009
13 giugno 2009
PAROLE ROCCIOSE
«La nostra è stata una scelta di buonsenso». Nives ha appena finito di stendere il bucato e si riferisce, ovviamente, alla decisione, presa a 200 metri dal quarto campo sulle pendici del Kangchenjunga, di tornare indietro a causa del malore del marito Romano. «Era stravolto, per la prima volta da quando scaliamo insieme ero io ad aspettare lui. Voleva salire fino al campo e aspettarmi in tenda, il giorno successivo, durante il mio tentativo alla vetta; in effetti non aveva ancora i sintomi dell'edema, ma a me non piaceva l'idea di arrivare in cima senza di lui, dopo che su tutti gli altri ottomila siamo saliti insieme. E così abbiamo girato i tacchi e siamo tornati al campo base».
A questo punto viene spontaneo chiedere quanto questa scelta sia stata sofferta. Non hanno sentito la pressione della cosiddetta gara a diventare la prima donna con tutti gli ottomila all'attivo? Il fatto di avere una diretta contendente, la spagnola Edurne Pasaban, appena qualche metro davanti non ha influito?
«Il nostro è un alpinismo all'insegna dell'autosufficienza: non portiamo con noi ossigeno supplementare, non abbiamo portatori d'alta quota a prepararci i campi o le corde fisse e, soprattutto, ci piace salire e scendere soltanto con le nostre forze. Ripeto, è stata una decisione all'insegna del buonsenso; a quel punto non avevamo motivo di restare in quota rischiando di dover ricorrere ai soccorsi nel caso Romano fosse peggiorato. Abbiamo preferito scendere anche per non mettere a rischio la vita di qualcun altro. Durante questa spedizione abbiamo osservato tantissime testimonianze di questo alpinismo "moderno" che ci lascia un po' perplessi: elicotteri che portavano gente al campo base e che li andavano a riprendere appena qualcosa non andava, sherpa che portavano carichi e fissavano corde fisse per gli alpinisti, tanta gente che aveva un atteggiamento come se tutto ciò che non è la cima fosse soltanto un gran fastidio. Ho proprio pensato che noi, esseri umani, siamo diventati dei dinosauri destinati all'estinzione. Tutto questo insieme di cose mi ha dato il necessario distacco dalla "gara"».
Ma, allora, come si pone Nives, nei confronti di questa corsa?
«L'alpinismo è un'attività sportiva, ma non certo una gara. Leggo sempre che c'è chi propone di distinguere, nella classifica dei salitori agli ottomila, chi ha fatto uso di ossigeno e chi no. Ma allora come la mettiamo con l'aiuto psicologico che dà il fatto di avere una bombola nello zaino, anche se non la si usa? O con il grandissimo aiuto di attaccarsi alle corde fisse, di avere dei portatori che si caricano il materiale e che montano i campi? Non ha senso parlare di gara anche perché l'impresa è già stata fatta da Messner. Dopo ci sono state delle bellissime ripetizioni di Kukuzca e Loretan, poi altre decorose e ora soltanto squallide. Ecco, noi siamo convinti di fare un alpinismo decoroso».
(tratto da Alp)
12 giugno 2009
The Discovery of the (Very) Hot Water !
Un nuovo studio: come fa bene lo sport al sesso
10 giugno 2009
08 giugno 2009
Sella Ronda Bike Day
Domenica, 12.07.2009 dalle ore 9:00 alle 15:30 tutti i passi dolomitici attorno al Sella (Sella, Gardena, Pordoi e Campolongo) saranno riservati ai ciclisti.
Gita Lobica?
http://www.sellarondabikeday.com/
07 giugno 2009
Grazie Carletto!!
Stamattina sono un po' addormentata... Ieri sono arrivata a casa alle 2.30, dopo una bellissima serata passata coi Lobos in terra modenese.
Carletto è stato un ospite perfetto. Le colline attorno a Maranello con le loro morbide forme ci hanno accolto e affascinato, aiutate da un bellissimo tramonto nelle sfumature del viola.
Infine, prendendoci un po' alla sprovvista (mannaggia Carletto!!!!), il nostro Re del Porco ci ha stupito con una cena a casa sua a base di tigelle, affettati, e torte sopraffine, in compagnia di Tarantola e famiglia e del Liutaio in ottima forma!!
Durante la cena abbiamo sentito la mancanza soprattutto di Ema, che avrebbe potuto registrare la volontà dello Zio di organizzare i Mondiali SS 2012 a Lama (!!!!!!!!!!!) e racconti sull'esistenza di una leggendaria tigella gigante. Chissà che cosa avrebbe potuto produrre...
06 giugno 2009
CAZZATE!?
Qua fra riunioni di dipartimento piscine roride e sirene incantatrici si rischia la salute mentale.
Propongo un esercizio di salvaguardia del proprio Sè!
Ti stai addormentando durante la riunione? Ecco qualcosa che ti manterrà sveglio!
BINGO DELLE CAZZATE
Come si gioca: Semplice! Segna 5 parole tra queste che si pronunciano durante le riunionI e fai BINGO!
E' facile!
SINERGIE
PROBLEM SOLVING
PIANO STRATEGICO
ALLA FINE DELLA GIORNATA
GAP ANALYSIS
BEST PRACTICE
PACCHETTI DI SCONTO
CORE BUSINESS
FORMAZIONE
PUNTO DI PARTENZA
RIVISITARE
PIANO DI GIOCO
DELEGARE E CONTROLLARE
MERCATO GLOBALE
TEAM DI PRESIDIO
MILESTONE
BENCHMAR-KING
GRADO DI PENETRAZIONE
VALORE AGGIUNTO
E.F.Q.M.
SONDAGGI
PROATTIVI, NON REATTIVI
SCENARIO DI RIFERIMENTO
RAGIONARE OLTRE SE STESSI
GRUPPO DI LAVORO
MODELLINO
EMPOWERMENT
RESPONSABILITA'
QUALITA' DELLE RISORSE UMANE
CONOSCEN-ZA DI BASE
AUTOVALUTAZIONE
QUALITA' TOTALE
OVERALL SATISFACTION
COMPETITORS
CUSTOMER SATISFACTION
CONTESTARE
COME TUTTI GIA' SAPETE
ORIENTAMENTO AL CLIENTE
LEADERSHIP
OBIETTIVI
TESTIMONIANZE DI ALTRI GIOCATORI:
“SONO STATO IN RIUNIONE SOLO 5 MINUTI ED HO FATTO BINGO.”
“LA MIA ATTENZIONE ALLE RIUNIONI E' AUMENTATA IMPROVVISAMENTE.”
“CHE TROVATA, LE RIUNIONI NON SARANNO PIU' LE STESSE PER ME DOPO CHE HO VINTO AL PRIMO COLPO.”
“L'ATMOSFERA ERA TESA ALL'ULTIMO WORKSHOP, PERCHE' A 32 DI NOI MANCAVA SOLO LA QUINTA PAROLA.”
“IL FACILITATORE ERA SCONCERTATO QUANDO NOI TUTTI URLAMMO PER IL TERZO BINGO IN DUE ORE.”
“IL GRADIMENTO DELLE RIUNIONI E' MIGLIORATO. PENSO CHE QUESTO GIOCO HA GENERATO UN QUI PRO QUO.”
“I PARTECIPANTI ALLA RIUNIONE ORA CI ASCOLTANO ATTENTAMENTE, GRAZIE AL BINGO DELLE CAZZATE.”
Dresden
Si svolge oggi... in quel di Dresda.
Una fuga in Germania, per qualcuno di noi, avrebbe significato la salvezza...
Ma tant'è: non si può far tutto...
Divertitevi anche per noi!!! (il programmino della 3giorni non era male.....)
05 giugno 2009
03 giugno 2009
Modena night ride...
Allora.... per sfuggire al tempo avverso che sembra imperverserà sul Nord questo finesettimana, si è pensato di fare una notturna nei dintorni di Modena, sabato sera. Nostra guida sarà Carletto. Naturalmente alla fine, o a metà giro prima del ritorno, tigelle e porco per tutti. E mi sembra il minimo. Special guests all'osteria Tarantola e Savana.
Shame on Martino che sarà al seggio per le elezioni. Poor Martino...
Dichiarate il vostro gioco. Arrivederci su questi schermi per ulteriori dettagli.
Con Carletto è stato deciso:
- ritrovo alle 19 circa alla GS da Carletto
General Sicurezza, Via Statale Est 9/a, 41042 Fiorano Modenese (chiamare Carletto per dettagli)
- giro in SingleSpeed di circa due ore
- cena di porco a cura di Carletto
Sembra che Tarantola e Savana saranno presenti all'evento e se c'è Savana...
Ora le informazioni sono state date, dichiaratevi!! Sentiamoci.
FRANCIA CORTA: LA CENA
…cosa c’entra il crostaceo con un giro in bicicletta nella Franciacorta?
C’entra, caro amico curioso ed ignorante c’entra eccome.
E vado a spiegartelo.
Il crostaceo in questione si chiama Sebastian ed è il Maestro Concertatore alla corte del Re Tritone.
Siamo nel regno sottomarino delle Fiabe. Il Re Tritone è il papà di una simpatica sirena di nome Ariel, che come tutti gli adolescenti fatica a seguire le regole del Padre.
La Sirenetta si è innamorata di un umano, tal principe Erik, un marcantonio muscoloso e belloccio che le ha stregato il cuore. Il Re Tritone non è per nulla contento di questa storia ed ordina a Sebastian di seguire e controllare la giovinetta.
La foto che vedi caro curiosone ritrae il crostaceo musichiere nel momento in cui vede la sirenetta intenta ad accudire Erik, semi svenuto, in seguito ad una tempesta che ha schiantato il suo veliero.
…ma cosa c’entra, cosa c’entra un cartone animato con un giro in bicicletta?
Ci arrivo ci arrivo, abbi pazienza.
Eravamo rimasti alla turpe abluzione nel parcheggio del cimitero.
Dopo la pulizia scatta il momento enogastronomico.
Il gruppo ciclopedalante si sposta al ristorante.
Ecco da questo momento in poi devi essere molto attento.
Il ristorante di cui ti parlerò non è un comune ristorante: si tratta di un luogo dello spirito di uno spazio tempo nel quale tutto si mischia. Quello che vedi non è quello che vedi, ma la rapprensentazione di un popolo di una cultura di una terra. Ogni persona è un personaggio la rapprensentazione eccede di molto la realtà, ma la realtà è superiore a qualsiasi rappresentazione.
Il gruppo ciclopedalante è variamente acconciato: si va dalle ciabatte infradito alle braghette corte, dalle camicie candide alle magliette stazzonate e vagamente puzzolenti.
A prima vista potrebbe dire che il gruppo nel suo insieme fa una figura vagamente stracciona. E’ sabato sera, siamo in una delle terre più ricche d’Italia, nel pargheggio del locale, i SUV pascolano come pecore sul Gennaargentu, le signore degli altri tavoli sfoderano abiti sera e gioielli vistosi.
Ma nel corso della serata ci sarà modo di ricredersi.
Non è un ristorante, non è una cena, ti stò per condurre all’intenro di un’esperienza antropologica.
E che sarà mai un ristorante, un parcheggio, una sala piena di persone bene vestite…
…hai ragione e torto al tempo stesso…caro sapientone.
C’è grande crisi, lo sai no?, -5% di PIL, chiudono le fabbriche le persone perdono il lavoro, lo so lo so e quindi…quindi il locale è pieno all’inverosimile. Normale no!
Su tu avessi visto il gruppo pedalatorio avresti pensato: però strani questi.
E allora ti racconto degli altri commensali.
E’ un campionario umano che manderebbe in orgasmo parecchi sociologi.
Tavolo uno: della famiglia allargata.
Lui e lei fra i quaranta e i cinquanta, vestiti in modo ordinario dividono il desco con un trio composto da uomo sovrappeso over 40 accompagnato da due donne, si due donne. Ho cercato di capire le relazioni che li legavano. Coppia middleclass, regolarmente sposata in chiesa e in municipio: entrambi si professano atei. L’altro il tipo più curioso veste un paio di pantaloni di cotone marroncini, camicia e gillet di cotone mille tasche, quello che usualmente portano i pescatori quando pescano. Ai piedi due coccodrilli. Si un paio di scarpe di alligatore o caimano, con la punta affilata, e il tacco alto da vaccaro tagliato spiovente, nell’insieme fa una figura porca.
Le sue due donne hanno età indefinibile, e secondo un rapido sondaggio sono state definite “le puttanone”. Magari sono le figlie, magari una è la figlia e l’altra è la moglie, magari, sono quaccheri, e quindi sono le sue due mogli.
Magari…magari…magari…non lo sapremo mai ma la probabilità che fossero due puttanoni è elevatissima.
Il tipo anche a non voler essere troppo giudicanti è ributtante.
Tavolo vicino: il crollo della famiglia patriarcale.
Lui e lei sui cinquantacinque con due figli poco più che adolescenti. Embehh che sarà mai una famglia unita che si concede una serata tranquilla. Certo certo ma anche in questo caso si notano delle increspature, delle piccole derive dal modello classico. Intanto i due figli: non si riesce ad un primo sguado a definire in modo chiaro la loro identità sessuale. Sono esseri mutanti, nutriti a vagonate di televisione. Paiono dentro un reality. Acconciature uguali capello tirato, nero con ciuffo sugli occhi, fisico semi emaciato, maniere effeminate. Dei mutanti: una coppia di alieni azzimati.
I genitori di un altro tempo, anzi di un altro pianeta. Un contrasto stridente.
A fine serata uno dei due figli (a chissà magari uno solo era il figlio, l’altro, forse un amico, forse l’amante, difficile dirlo, ogni categoria si è sgretolata a quel tavolo) si aggirerà per il dehors con un sigaro. Immagine straniante. Cerco di incrociare lo sguardo dei genitori mi paiono sazi, rassegnati e confusi. Lui, il giovine, passeggia in maniche di camicia, ampia, candida come un sudario, morbida sul corpo magro, e fuma il suo sigaro con ostentata voluttà.
I genitori sorbiscono lentamene un limocello di Sorrento, e sorridono incongrui. Il loro figlio…lo amano senza capirlo.
…si certo ma Sebastian che cosa c’entra…ci arrivo ci arrivo! Un attimo di pazienza.
La sala nella quale stazione il gruppo ciclistico mette in comunicazione altre due sale così ho modo osservare alcune comparse umane che spiazzano e incuriosiscono.
Quattro umani maschi sui tren’anni. Sguardo truce, occhio arrabbiato e feroce, passo deciso abbigliamento post nucleare: jeans sdruciti, stivaloni alla Hell’s Angels, giubboto anch’esso di jeans, senza maniche, bicipiti che vorrebbero, che mostrano molto più di quel che hanno. Acconciature da rissa, possono all’occorrenza funzionare da armi contundenti. Varie catene, catenacci, catenine appese a mo’ di santino laico del terzo millennio. Quattro come i cavalieri dell’apocalisse, quattro come i quattro moschettieri, quattro come gli Evangelisti, quattro fanno un piccolo gruppo, si sorreggono a vicenda, si infondono fiducia e sostegno: il mondo là fuori è terribile, pieno di pericoli (come sicuramente le loro mamme gli hanno detto) tanto vale attrezzarsi e non rimare soli. Uno di loro passerà varie volte sempre diretto al bagno: vescica debole, o narice volitiva? Non lo sapremo mai!
In una sala attigua ci sono signore vestite con abiti firmati, la pelle color cuoio, che olezza di profumi costosi, la giovinezza ormai scaduta, rincorrono un tempo che corre verso la fine. Che salto c’è stato negli ultimi 30 anni.
Dalla società contadina siamo passati al post moderno del terzo millennio: queste persone non erano preparate, nessuno glielo aveva detto. Corrono veloci verso la loro devastazione: felici, sicure c’è la crema anti-age per settanteni, ormai.
Anti-age alla fine della vita: un ossimoro drammatico.
Sì va ben va ben, ma veniamo al crostaceo.
Ho un certo timore a parle di quello che è avvenuto al tavolo ciclistico.
Si tratta di esperienza animale: ormoni e legamenti, muscoli e cervello, ghiandole e mucose.
A volte si creano negli inaspettati incontri umani delle miscele esplosive di non facile comprensione.
Poi complice il vino della Franciacorta, mi perdo e mi ritrovo a Siena, sono dentro i canapi, il mio vicino di sedia si trasforma in un cavallo.
Lo guardo cerco di recuperare i tratti somatici a me conosciuti, ma nulla…chiudo gli occhi serro con forza le palpebre, ma l’allucinazione non svanisce: si trasferisce su di un altro registro sensoriale. Sento, sì sento le froge che si spalancano, l’aria che le percorre rapida, il rumore del riuscchio vitale…e poi il suono sordo della mandibola che urta il tavolo: toc! Riapro gli occhi, la mandibola si trova liquefatta a pochi centimetri dal mio occhio.
Qualche sedia più in là, una femmina si è sporta per chiedere un altro bicchiere di vino, azione semplice ma gravida di conseguenze…lo sguardo invitante di desiderio, la mano protesa, il busto sporto oltre la linea dell’equilibrio…e la mandibola che crolla.
Mi alzo esco dal locale e vedo il tipo che si fuma il suo sigaro, capisco che devo rientrare.
Rientro.
La mandibola ancora slogata non rientra nella sua sede naturale…lei la valchiria ebbra, sorbisce lentamene il suo calice di vino…e la mandibola lentamene ritrova la strada di casa…la mandibola...
CRA(N)K
La sala d’attesa è quasi vuota: 30 sedie rosse di plastica da poco prezzo attendono silenziose il loro carico di sofferenza. L’unico rumore è dato dal soffio caldo del compressore di un distributore automatico di bevande.
Ora post vespertina: l’ospedale, con i suoi ritmi innaturali, dorme ormai da ore. L’orologio alla parete segna le ore 20,15.
Aspetto il mio turno, mi sono portato un piccolo libro eroico su Luigi Masetti, uno che nel 1893 si faceva Milano Chicago e ritorno sul bicicletto.
Leggo e aspetto: non scorreranno molte pagine.
Mi chiamano per la visita anamnestica e per l’esame obiettivo.
Lui il medico mi riceve gentile. Mi chiede cosa è successo e glielo dico: “sa lo Zio…la mtb…si, le discese, i boschi, e poi le salite…beh diciamo che mi è partita la ruota anteriore…e bum volo e appoggio violento sulla nuda terra!”. Mi guarda perplesso e divertito e mi chiede: “ma dove stava?”…casso penso ma cos’è l’esame di geografia di quarta elementare. Ci penso un attimo e poi dico: Castell’Arquato…ribatte pronto “Ah ma allora è la Val d’Arda”…si bene prossiamo proseguire con le palpazioni.
Sono passati pochissimi minuti è potere dell’ospedale, potere potentissimo, io sono un paziente.
Caduta, con escoriazione, bene la procedura richiede:
- valutazione dei parametri vitali: pressione e varie palpazioni
- ECG
- ECO-CARDIOGRAMMA
- VACCINO ANTITETANICO
- ECO ADDOME COMPLETO
- DENTE DELL’EPISTROFEO
- TORACE RX-EMICOSTATO-COLONNA CERVICALE
In un attimo mi ritrovo sul lettino con l’infermiere che mi fa un prelievo, e mi lascia in vena un catetere. Poi mi fa l’elettrocardiogramma e vengo riconsegnato alla sala d’attesa, che nel frattempo si è popolata.
Mi consegnano anche due fogli molto importanti nei quali mi si rende edotto circa i rischi a cui vado in contro se accetto di fare le immunogobuline. Si perché essendomi escoriato ed essendo venuto a contatto con “terreno contaminato” (così si esprime il medico) devo fare un richiamo antitetanico, che però mi coprirà solo fra 3/4 settimane. E allora ci sono le immunoglobuline, che sono emoderivati: ci sono dei rischi. Deciderò di non correrli. Il medio mi ha comunque informato.
Un signore si lamenta, lo stendono su di una barella, lui dice che ora si alza subito e torna a casa in macchina: nessuno gli crede. Risulterà avere un’alcolemia di 1,84!
Bene attendo fiducioso e piuttosto dolorante. Ora il dolore al costato si fa sentire ma aspetto fiducioso.
Il personale medico ed infermieristico si mostrano professionali ed umani (l’infermiere dopo il prelievo mi regala pure una bottiglia d’acqua).
Aspetto e poi vengo chiamato. Sostanzialmente il medico con il quale ho parlato è il regista che chiede ai vari specialisti dei reparti di fare specifici esami.
Vengo accompagnato da un’infermiera nei vari reparti: prima radiologia. Spettrale, tutto chiuso, un silenzio tombale. Solo la lucina della studio del radiologo sfarfalla fredda e distante.
E poi a cardiologia, lì si sente qualche palpito umano, oltre agli ambulatori ci sono anche le stanze con i degenti. Ci muoviamo con lentezza, mi facco guidare.
Ogni volta che ho fatto un’esame vengo portato alla sala d’attesa e invitato ad aspettare.
Ultimo consulto medico: quello definitivo, diagnosi e prognosi.
La milza c’è e non è spappolata: hurrà!
Il fegato pure sta bene ed è integro: hurrà!
Pancreas, idem come sopra: hurrà!
Reni in sede, nella norma per dimensioni e morfologia senza dilatazioni delle vie escretrici: Hurrà!
Non ci sono versamenti addomminali: triplo hurrà!
E questo è tutto.
Scheletro.
RX cervicale edente epistrofeo: non presentano fratture: hurrà!
RX torace: non lesioni pleuroparenchimanli: hurra!
Ombra cardiovasale nei limiti: hurrà!
RX emicostato: frattura dell’arco anteriore della IX costola sin; sospetta infrazionecomposta anche della VIII: cazzo!
Ero andato benissimo, tutto nella norma, pure l’ematocrito aveva segnato un bel 39,60% (dal che si evince che non mi drogo e sono leggermente anemico), e poi casso, le costole non hanno retto allo schianto.
Storicamente è la prima frattura se si esclude la rottura del menisco sempre del lato sinistro, il mio preferito per dormire.
Il medico mi comunica laconicamente il risultato: poteva andare peggio, lui era preoccupato per la mia milza e per eventulai infezioni. Io solo per le mie costole.
Mi prescrive 6 giorni di antibiotico e di ritornare il giorno seguente dal pneumologo.
Saluto grato per il lavoro fatto, prendo il mio libro e mi incammino verso il parcheggio dell’ospedale: guardo l’orologio che segna le 22,36. L’ospedale dorme e penso perplesso: quest’anno niente Giradur!
02 giugno 2009
TROFEO GIRADUR 2009
Lo scorso anno ci siamo divertiti, putroppo la data è in concomitanza con la 24hr in Portogallo ma non c'è stata scelta..... chi viene?