15 giugno 2009

ATTEGGIAMENTI

Nives Meroi, dopo aver rinunciato a conquistare il suo undicesimo ottomila, dice "forse noi facciamo un alpinismo decoroso".
Ecco in queste poche parole si nasconde un grande problema.
Carlo nel commentare il post si, e ci chiede, se "noi facciamo un ciclismo decoroso".
Il parallelo con l'alpinismo mi pare molto interessante, perché pone, ad una pratica sportiva, alcune domande, a mio modo di vedere, ineludibili.
Decoroso è un aggettivo, e quindi connota un azione. Ho provato a farmi guidare dallo Zingarelli, alla voce decoro trovo scritto: " sentimento, coscienza della propria dignità, che si riflette nell'aspetto, negli atteggiamenti, nell'operato."
Sentimento, coscienza, atteggiamenti. Termini che rimandano ad un sentire individuale molto intimo e personale; si tratta di un modo di dare senso alle proprie azioni.
Nell'alpinismo, e la Meroi lo dice in modo semplice e chiaro, questo "decoro" si traduce in un modo molto preciso e definibile di scalare le montagne (e lei in particolare si riferisce alle spedizioni di conquista delle vette sopra gli otto mila metri): non all'uso dell'ossigino, non all'uso di portatori di alta quota, non all'utilizzo di corde fisse precedentemente posate da persone che non siano gli scalatori stessi. Ecco lei definisce in modo chiaro, quali sono le regole che si è data per praticare un alpinismo decoroso. Poi certo aggiunge che ci sono altri che si comportano diversamente (e questo le permette di definirsi anche per differnze): passa un certo giudizio, l'altro alpinismo non è decoroso.
Ritorniamo a Carlo: e un ciclosmo decoroso c'è e se si noi lo pratichiamo.
Provando a seguire l'interrogativo di Carlo possiamo chiederci: quali sono le regole che si deve dare un ciclismo decoroso? Il nostro lo è?
Provo ad articolare alcune idee.
Prima idea. La Meroi è un professionista, fa parte di un'elite ristretta di alpinisti che si occupano di alta quota. Non tutti gli alipinisti lo fanno lei sì.
Primo problema: il decoro deve essere riferito al proprio ambito d'azione, un decoro astratto e omnicomprensivo non ha senso, a mio modo di vedere.
La Meroi occupa il vertice dell'alpinismo, un altro alpinista che si dedica alle ascese alpine non potrebbe annoverare nel suo "discorso decoroso" l'utilizzo dei portatori o dell'ossigeno, sarebbe semplicemente ridicolo.
Deve riformulare il suo discorso; e c'è chi lo fa.
Secondo problema.
Noi non siamo dei professinisti (per loro sarebbe facile dire, no al doping, come pre-requisito decoroso) e quindi dove lo ancoriamo il decoro?
L'uso del cambio incide sul decoro? E se si come? E perchè?
L'utilizzo di mezzi per farsi portare in quota incide sul decoro? E perché?
Quali sono le pratiche, al nostro livello, che potrebbero definire come "decoroso" il nostro modo di andare in bici?
Non si tratta di emettere dei giudizi, ma di provare a definire un perimetro di agibilità di un ciclismo, decoroso: il nostro!

5 commenti:

spiedo ha detto...

Decoroso è:

- Gestire le proprie forze per quello che sono.
- Utilizzare quello che si ha (cambio o meno) al meglio senza mai recriminare.
- Mantenere una coerenza sempre anche quando si va a fare le gare.

Ilaria ha detto...

Mi sento di essere d'accordo con quello che dice Spiedo e, visto che siamo fuoristradisti, di aggiungere un paio di cose.
- Utilizzare la bici anche come mezzo di scoperta del territorio
- Nel caso di un utilizzo più "aggressivo" rispettare il luogo in cui ci si trova (sentieri, boschi ecc...)

A parte questo però mi chiedo: "Abbiamo veramente, noi ciclisti senza velleità agonistiche, bisogno di definire cos'è "ciclismo decoroso"?" Forse basterebbe agire all'insegna del rispetto, per noi e il nostro corpo, per gli altri, per la bicicletta e per il territorio, e tutto sarebbe molto più semplice.

ZIO PIPPO ha detto...

Bravo ema, finalmente uno spunto verso l'etica del vivere
Il decoroso nei Lobos è secondo me, non quello che fanno, ma come lo fanno.
E' lo spirito di aggregazione che si è instaurato, tutti fanno qualcosa per se stessi e per gli altri.
E'il rispetto che impera, non ho mai sentito qualcuno criticare un'altro.
E' lo spirito solidal-ciclistico, che vedo che si sta estendendo anche al di fuori dei momenti di pratica
E' il voluto senso di pace e tranquillità che si respira all'interno del gruppo.

Spero che tutto ciò duri tanto
Questo per me è DECORO

Anonimo ha detto...

nel mio piccolo posso dire ke le poche(2)volte ke vi ho incontrato mi avete fatto sentire come se ci conoscessimo da vent'anni,siete(decorosamente) grandi. :-) yoghi

mr. friess ha detto...

per me ciclismo decoroso è essere se stessi, e non cercare nello sport qualcosa che non siamo, o peggio ancora cercarlo con tutti i mezzi.