03 giugno 2009

FRANCIA CORTA: LA CENA



…cosa c’entra il crostaceo con un giro in bicicletta nella Franciacorta?
C’entra, caro amico curioso ed ignorante c’entra eccome.
E vado a spiegartelo.
Il crostaceo in questione si chiama Sebastian ed è il Maestro Concertatore alla corte del Re Tritone.
Siamo nel regno sottomarino delle Fiabe. Il Re Tritone è il papà di una simpatica sirena di nome Ariel, che come tutti gli adolescenti fatica a seguire le regole del Padre.
La Sirenetta si è innamorata di un umano, tal principe Erik, un marcantonio muscoloso e belloccio che le ha stregato il cuore. Il Re Tritone non è per nulla contento di questa storia ed ordina a Sebastian di seguire e controllare la giovinetta.
La foto che vedi caro curiosone ritrae il crostaceo musichiere nel momento in cui vede la sirenetta intenta ad accudire Erik, semi svenuto, in seguito ad una tempesta che ha schiantato il suo veliero.
…ma cosa c’entra, cosa c’entra un cartone animato con un giro in bicicletta?
Ci arrivo ci arrivo, abbi pazienza.
Eravamo rimasti alla turpe abluzione nel parcheggio del cimitero.
Dopo la pulizia scatta il momento enogastronomico.
Il gruppo ciclopedalante si sposta al ristorante.
Ecco da questo momento in poi devi essere molto attento.
Il ristorante di cui ti parlerò non è un comune ristorante: si tratta di un luogo dello spirito di uno spazio tempo nel quale tutto si mischia. Quello che vedi non è quello che vedi, ma la rapprensentazione di un popolo di una cultura di una terra. Ogni persona è un personaggio la rapprensentazione eccede di molto la realtà, ma la realtà è superiore a qualsiasi rappresentazione.
Il gruppo ciclopedalante è variamente acconciato: si va dalle ciabatte infradito alle braghette corte, dalle camicie candide alle magliette stazzonate e vagamente puzzolenti.
A prima vista potrebbe dire che il gruppo nel suo insieme fa una figura vagamente stracciona. E’ sabato sera, siamo in una delle terre più ricche d’Italia, nel pargheggio del locale, i SUV pascolano come pecore sul Gennaargentu, le signore degli altri tavoli sfoderano abiti sera e gioielli vistosi.
Ma nel corso della serata ci sarà modo di ricredersi.
Non è un ristorante, non è una cena, ti stò per condurre all’intenro di un’esperienza antropologica.
E che sarà mai un ristorante, un parcheggio, una sala piena di persone bene vestite…
…hai ragione e torto al tempo stesso…caro sapientone.
C’è grande crisi, lo sai no?, -5% di PIL, chiudono le fabbriche le persone perdono il lavoro, lo so lo so e quindi…quindi il locale è pieno all’inverosimile. Normale no!
Su tu avessi visto il gruppo pedalatorio avresti pensato: però strani questi.
E allora ti racconto degli altri commensali.
E’ un campionario umano che manderebbe in orgasmo parecchi sociologi.
Tavolo uno: della famiglia allargata.
Lui e lei fra i quaranta e i cinquanta, vestiti in modo ordinario dividono il desco con un trio composto da uomo sovrappeso over 40 accompagnato da due donne, si due donne. Ho cercato di capire le relazioni che li legavano. Coppia middleclass, regolarmente sposata in chiesa e in municipio: entrambi si professano atei. L’altro il tipo più curioso veste un paio di pantaloni di cotone marroncini, camicia e gillet di cotone mille tasche, quello che usualmente portano i pescatori quando pescano. Ai piedi due coccodrilli. Si un paio di scarpe di alligatore o caimano, con la punta affilata, e il tacco alto da vaccaro tagliato spiovente, nell’insieme fa una figura porca.
Le sue due donne hanno età indefinibile, e secondo un rapido sondaggio sono state definite “le puttanone”. Magari sono le figlie, magari una è la figlia e l’altra è la moglie, magari, sono quaccheri, e quindi sono le sue due mogli.
Magari…magari…magari…non lo sapremo mai ma la probabilità che fossero due puttanoni è elevatissima.
Il tipo anche a non voler essere troppo giudicanti è ributtante.
Tavolo vicino: il crollo della famiglia patriarcale.
Lui e lei sui cinquantacinque con due figli poco più che adolescenti. Embehh che sarà mai una famglia unita che si concede una serata tranquilla. Certo certo ma anche in questo caso si notano delle increspature, delle piccole derive dal modello classico. Intanto i due figli: non si riesce ad un primo sguado a definire in modo chiaro la loro identità sessuale. Sono esseri mutanti, nutriti a vagonate di televisione. Paiono dentro un reality. Acconciature uguali capello tirato, nero con ciuffo sugli occhi, fisico semi emaciato, maniere effeminate. Dei mutanti: una coppia di alieni azzimati.
I genitori di un altro tempo, anzi di un altro pianeta. Un contrasto stridente.
A fine serata uno dei due figli (a chissà magari uno solo era il figlio, l’altro, forse un amico, forse l’amante, difficile dirlo, ogni categoria si è sgretolata a quel tavolo) si aggirerà per il dehors con un sigaro. Immagine straniante. Cerco di incrociare lo sguardo dei genitori mi paiono sazi, rassegnati e confusi. Lui, il giovine, passeggia in maniche di camicia, ampia, candida come un sudario, morbida sul corpo magro, e fuma il suo sigaro con ostentata voluttà.
I genitori sorbiscono lentamene un limocello di Sorrento, e sorridono incongrui. Il loro figlio…lo amano senza capirlo.
…si certo ma Sebastian che cosa c’entra…ci arrivo ci arrivo! Un attimo di pazienza.
La sala nella quale stazione il gruppo ciclistico mette in comunicazione altre due sale così ho modo osservare alcune comparse umane che spiazzano e incuriosiscono.
Quattro umani maschi sui tren’anni. Sguardo truce, occhio arrabbiato e feroce, passo deciso abbigliamento post nucleare: jeans sdruciti, stivaloni alla Hell’s Angels, giubboto anch’esso di jeans, senza maniche, bicipiti che vorrebbero, che mostrano molto più di quel che hanno. Acconciature da rissa, possono all’occorrenza funzionare da armi contundenti. Varie catene, catenacci, catenine appese a mo’ di santino laico del terzo millennio. Quattro come i cavalieri dell’apocalisse, quattro come i quattro moschettieri, quattro come gli Evangelisti, quattro fanno un piccolo gruppo, si sorreggono a vicenda, si infondono fiducia e sostegno: il mondo là fuori è terribile, pieno di pericoli (come sicuramente le loro mamme gli hanno detto) tanto vale attrezzarsi e non rimare soli. Uno di loro passerà varie volte sempre diretto al bagno: vescica debole, o narice volitiva? Non lo sapremo mai!
In una sala attigua ci sono signore vestite con abiti firmati, la pelle color cuoio, che olezza di profumi costosi, la giovinezza ormai scaduta, rincorrono un tempo che corre verso la fine. Che salto c’è stato negli ultimi 30 anni.
Dalla società contadina siamo passati al post moderno del terzo millennio: queste persone non erano preparate, nessuno glielo aveva detto. Corrono veloci verso la loro devastazione: felici, sicure c’è la crema anti-age per settanteni, ormai.
Anti-age alla fine della vita: un ossimoro drammatico.
Sì va ben va ben, ma veniamo al crostaceo.
Ho un certo timore a parle di quello che è avvenuto al tavolo ciclistico.
Si tratta di esperienza animale: ormoni e legamenti, muscoli e cervello, ghiandole e mucose.
A volte si creano negli inaspettati incontri umani delle miscele esplosive di non facile comprensione.
Poi complice il vino della Franciacorta, mi perdo e mi ritrovo a Siena, sono dentro i canapi, il mio vicino di sedia si trasforma in un cavallo.
Lo guardo cerco di recuperare i tratti somatici a me conosciuti, ma nulla…chiudo gli occhi serro con forza le palpebre, ma l’allucinazione non svanisce: si trasferisce su di un altro registro sensoriale. Sento, sì sento le froge che si spalancano, l’aria che le percorre rapida, il rumore del riuscchio vitale…e poi il suono sordo della mandibola che urta il tavolo: toc! Riapro gli occhi, la mandibola si trova liquefatta a pochi centimetri dal mio occhio.
Qualche sedia più in là, una femmina si è sporta per chiedere un altro bicchiere di vino, azione semplice ma gravida di conseguenze…lo sguardo invitante di desiderio, la mano protesa, il busto sporto oltre la linea dell’equilibrio…e la mandibola che crolla.
Mi alzo esco dal locale e vedo il tipo che si fuma il suo sigaro, capisco che devo rientrare.
Rientro.
La mandibola ancora slogata non rientra nella sua sede naturale…lei la valchiria ebbra, sorbisce lentamene il suo calice di vino…e la mandibola lentamene ritrova la strada di casa…la mandibola...

8 commenti:

BOB ha detto...

alcune cose stavano dietro le mie spalle, e non ho potuto vedere; quelle che contavano, invece, decisamente davanti! ;-)

mr. friess ha detto...

ema ha ritrovato la sua vena!
adesso sai che cosa aspettiamo, vero?!!

spiedo ha detto...

Costola rotta ma vena che pompa a nastro!

Ilaria ha detto...

La costola rotta lo costringe all'inattività... produrrà produrrà, ah se produrrà!!! Ursulaaaaaaaaaa!!!!

ghido ha detto...

Produrrà! allora Mat avrà un fratellino?

BOB ha detto...

Si! Si! dai!!! che bello!!

Carletto ha detto...

Grande EMA! che racconto, mi vien voglia di tornare indietro nel tempo e se ciò dovesse capitare vorrei essere stato con voi a gustarmi non la cena, non il giro in bici ma il locale con i suoi ospiti. Potrebbe usarli anche Verdone per qualche suo film.
Ma Ghido cosa ti suggerisce? di Trombare? ma hai già l'Ema-tpcrito basso..........mi nonno diceva "fa di debit ma curet!!" e poi non ti scordare di trom.......

Anonimo ha detto...

Forza EMA ! adesso c'è del piacentino in te & un po' di te nel piacentino.

ci si vede

Z