14 gennaio 2009

DERIVE (parte seconda)

Esce trafelato e pensoso e si imbatte in una vecchietta.
Alta un metro e trenta, intabarrata in un cappotto di lana grigio pantegana, cappello di lana marrone calcato sulle orecchie.
-Ma benedetto ragazzo ma un po’ di attenzione per dio, guardi dove mette i piedi…
-Mi scusi signora è che ho molta fretta…
-Ma fretta cosa, urla la vecchia, non mi ha vista, sono vecchia mi deve lasciare il passo, non ci sono più i cavalieri di un tempo.
Il Povero Paziente si ferma e vede la piccola creatura decrepita. Avvolta nel suo cumulo di strati, con la sporta sotto il braccio, che lo scruta dal basso verso l’alto con sguardo di disapprovazione e disprezzo.
-Mi scusi, mi scusi, ma sa... ed inizia a spogliarsi, si cala i pantaloni, e urlando apostrofa la vecchia,
-ma lo vede, questo quadricipite, lo riesce a vedere ebbene io non lo controllo più, si muove senza il mio volere, ha capito, il quadricipite vive di vita propria!
La vecchia pare interdetta, ma si riprende subito ed inizia a guardare con interesse la gamba glabra del Povero Paziente. Allunga una mano secca e ossuta e palpa timorosamente il muscolo in oggetto.
-Ma benedetto ragazzo cos’ha che non va, a me pare tutto a posto, e ritira rapidamente la mano.
Il contatto con la fredda falange riporta il Povero Paziente alla sua triste realtà. Mentre è intento a rivestirsi dall’altra parte della strada passa la vicina di casa, la signora Ringhioni in Scagazza che si ferma e osserva disgustata la scena.
-e allora che cazzo hai da guardare sibila sottovoce il Povero Paziente, la signora Ringhioni, volta lo sguardo e prosegue per la sua strada. Nel frattempo la vecchia cerca di tranquillizzare il Povero Paziente, ma capisce che il ragazzo non c’è tutto. Stringe a sè la logora sporta lo saluta e zampettando velocemente si dilegua.
Nel mentre che accadono questi normali incontri allo studio del Dottor Steel la situazione si fa vieppiù incandescente, almeno per Ursula Godenus.
Ricapitolando. Il dottore, ormai nudo, si trova legato con il filo del telefono, le mani bloccate dietro la schiena, il corpo riverso sul pavimento. Un filo di voce lamentosa che gli muore nella laringe, lo sguardo implorante.
Dell’antica eleganza, rimangono solo la cravatta di Marinella che fa bella mostra di sé sul petto dell’uomo e un calzino nero di seta (scompostamente indossato sul piede sinistro), omaggio di una paziente feticista brillantemente curata, ovviamente di marca,
Ursula passeggia, nuda e fiera come un’Amazzone, per lo studio a soqquadro. Non sa cosa fare, sembra come ipnotizzata, sperava che il dottor Steel si mostrasse meno riottoso alle sue avances. La lotta è stata molto dura: il segno dei denti del sommo psichiara le segna i glutei e il braccio destro. Segni di graffi sul petto, e che petto, una quarta naturale che viola parecchie leggi della fisica, e che mostra che la forza di gravità in certi ambiti spazio-temporali non esiste.
Non sa cosa fare.
Si siede sulla poltrona del dottore e lo osserva pensosa.
Inizia a cercare con ansia la sua borsetta da giorno, un modello multicolore di Hermès, frutto di un viaggio a Parigi.
La vede sotto un cumulo di cartelle cliniche, si alza, con un calcio spazza via le scartoffie e lentamente prende la borsa la apre rovista al suo interno e tira fuori un rasoio. Si tratta di un oggetto di grande valore. Lama in acciaio di primissima qualità, manicatura in legno d’ulivo con intarsi d’argento.
Non ci è dato sapere da dove arriva ma certamente deve trattarsi di un regalo o forse di un oggetto ereditato.
Lo apre, sotto lo sguardo sbarrato del dottor Steel, osserva la lama lucida e fredda, saggia il filo con l’unghia laccata e scuote la testa. Si avvicina al dottore, che la implora di lasciarlo libero, che è disposto a darle un piccolo aumento, si intende fuori busta, lei non lo degna di uno sguardo, lo scavalca e si dirige verso i pantaloni sbrindellati del povero luminare.
Mentre attraversa lo studio è attratta da un lucore strano che arriva dalla finestra. Si avvicina ai doppi vetri e rimane folgorata. La vista spazia sul golfo di Genova, il sole è ormai alto sull’orizzonte in lontanaza vede una strana imbarcazione solcare il mare: concentra lo sguardo e le pare di vedere uno strano oggetto verde smeraldo dalla forma incongrua, assomilgia ad una bicicletta, ma più lungo, in forma di drago e sopra due uomini in braghe corte e canotta bianca che vogano come forsennati. Un leggero fremito le corre lungo le vertebre: dal basso ventre sale verso la testa per ridiscendere fluido e caldo verso il plesso solare.
Si sente calda ed agitata.
Capisce che deve agire.
Raccoglie i pantaloni, sfila la cintura Armani, che la signora Trementoni in Steel, ha regalato a Natale al suo amato marito, torna sui suoi passi, si siede a gambe divaricate difronte al dottor Steel ed inizia a strofinare lentamente ma con molta perizia il filo del rasoio sulla cintura di cuoio nero.
Il dottor Steel ha un leggero accenno di erezione ed una concomitante extrasistole. (a seguire)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

hard........

Unknown ha detto...

Chissà dove va a finire, che piega prende la storia. Sono curioso pure io. Non ho trama ne finale roboante da proporre. Tento di tenere insieme delle storielle, lasciandole comunque galoppare. E la Ursula per alcuni difetti neuroendocrini ha un certo gusto per il galoppo, ma bisogna probabimente conoscerla meglio, per scoprire altri lati. Vediamo dove porta.

tarantola ha detto...

qui ci chiudono il blog...

cochese ha detto...

direi che si può disegnare una striscia di fumetti tipo Joe Bar... Lobos Bar.. le biciavventure!

Ilaria ha detto...

Mi fai morire! Attenzione che il dottor Steel potrebbe restarci secco.

Unknown ha detto...

@ilaria: speriamo di no, ma se così accadesse vuol dire che era il suo momento. Le storie sono un susseguirsi di biforcazioni. E poi ha un cognome che dovrebbe garantirgli una certa durata nel tempo. Speriamo perché sono curioso di vedere come se la cava, per ora mi sembra messo maluccio

Unknown ha detto...

@ilaria: speriamo di no, ma se così accadesse vuol dire che era il suo momento. Le storie sono un susseguirsi di biforcazioni. E poi ha un cognome che dovrebbe garantirgli una certa durata nel tempo. Speriamo perché sono curioso di vedere come se la cava, per ora mi sembra messo maluccio

ZIO PIPPO ha detto...

@Ema: non aver premura di trovare il finale, prendi il tempo che vuoi, sappiamo che uscirà qualcosa di buono.

Intanto leggi il libercolo che posto, ti servirà per attorcigliare la trama.

Siamo tutti con te !!!

cochese ha detto...

Forza dootor Steel!! Daghene a Ursula!

ghido ha detto...

Sono intimorito ed allo stesso tempo attratto da questa Ursula: è grave?

mr. friess ha detto...

accidenti ema, pensa in fretta che siamo in attesa degli sviluppi.
comunque a volte la realtà supera la fantasia, se vedeste com'è vestita la mia vicina di ufficio vi prenderebbe un colpo: la signora è over 50 ma ben carrozzata, indossa una maglietta aderente e delle calze leopardate,
sopra ha un gilet, sempre semi-leopardato, una minigonna di daino,
e degli stivali, sempre leopardati, con fibbie barocche nere. il tutto condito da gioielli d'oro e trucco extra...

ZIO PIPPO ha detto...

Brutta mattina vero France ?

mr. friess ha detto...

pessima, grazie..