28 gennaio 2009

PSICOLOGIE

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un post sul blog dei Sassi Bikers che mi ha incuriosito.
Ho detto la mia, Francesco mi ha risposto e allora mi si sono aperti dei quesiti che provo a delineare.
Il post mostrava un decalogo nel quale il grupo torinese disciplinava un aspetto della loro pratica ciclopedalatoria.
La parola cha ha catalizzato la mia curiosità è: lealtà.
Nel decalogo dei Sassi Bikers si invita a raccogliere i dati degli allenamenti comuni in modo leale.
Chiedo lumi e Francesco mi risponde: “Si sà che poi ognuno si allena in segreto da solo, ma nessuno lo ammette mai, il ciclista è un po' come il pescatore...
Hai mai provato a chiedere a un altro ciclista, anche incontrato casualmente se è allenato?
La risposta è invariabilmente: no, quest'anno è la prima volta (o la seconda..) che uso la bici... poi alla prima salita ti stacca con una progressione da professionista!”
Va bene il ciclista sconosciuto è sostanzialmente un fingitore. Non lo credo ma la mia esperienza è piccola, troppo piccola.
Ma possibile che il fingitore sia uno del gruppo con il quale mi alleno più assiduamente? Questo fatico a crederlo.
E poi quale tipo di finzione “sleale” si rappresenta in uno scambio come quello tratteggiato da Francesco.
Perchè fingere? In genere la menzogna è al servizio di qualche fine. E se diamo per vera l’affermazione di Francesco (e non c’è motivo per non farlo) cos’è che spinge il nostro ciclista a mentire.
La menzogna non è sempre un segnale di slealtà.
Se in una gran fondo a 10km dall’arrivo mi gioco le mie carte, e resto coperto, dando l’impressione al gruppo di “non averne più” a mio modo di vedere non sto mentendo, sto applicando una strategia, che probabilmente darà anche i suoi frutti, in termini di classifica. Non c’è nessuna slealtà. (Su questo consiglio The race di Tim Krabbé)
La lealtà è data all’interno di una relazione di conoscenza.
Se si pone allora si aprono vari interrogativi.
Mi sono chiesto per quale motivo dovrei mentire circa il mio livello di preparazione.
Nel ciclismo è quasi assoluta la corrispondenza fra preparazione e resa (sopratutto su strada): più pedali e più vai.
Se uno mi dice che è alla seconda uscita e va come un treno, basta un reciproco cenno degli occhi per capire che si tratta di una recitazione. Siamo a livello del bambino che ruba la caramella sul tavolo sotto gli occhi del genitore e nega di averlo fatto.
A maggior ragione questo vale in un gruppo di persone che si conoscono. I valori sono piuttosto noti e moderatamente modificabili in tempi non brevissimi.
La metafora del pescatore forse aiuta a capire.
Il pescatore come il cercatore di funghi o di tartufi, è “geloso” del suo luogo magico, sia esso fiume o bosco. Non ama pubblicizzarlo, e questo è comprensibile, almeno a me.
Ma qual’è il luogo segreto del ciclopedalatore? Non certo il territorio. Penso che qualunque gruppo che si allena in un dato territorio abbia esplorato piuttosto bene le varie opportunità. Non è in quella direzione che bisogna cercare.
Quale “luogo” il ciclopedalatore sta proteggendo quando è “obbligato” a mentire?
Scrivo "obbligato" perchè penso che la slealtà non nasca, se nasce, da un animo malevolo, ma sempre sia data all'interno di una relazione specifica.
Qual'è la "cultura" che sostiene un comportamento sleale, principalmente verso se stessi aggiungerei, prima che verso l'altro.
La “menzogna” è al servizio della protezione di sè?
Ma cosa si sta proteggendo di sè?
A voi ciclopedalatori di lungo corso lo spazio per le ipotesi.

(Non sò perchè ma la foto mi sembrava appropriata.... Spiedo)

11 commenti:

Carletto ha detto...

Ah EMA, quanto mi piaci! Si vede che sei vergine del mondo ciclistico. Il Ciclista per definizione è falso, più falso di Giuda ma la falsità nasce come forma di protezione. Quando incontri un ciclista o anche il tuo più caro amico di pedalata, alla domanda come stai o come va il ciclista racconta sempre male, malanni e scarso allenamento. Mentire è quasi naturale è come proteggersi dal freddo nella brutta stagione perchè se durante l'allenamento o il giro il compagno o l'avversario ti pettinano tu ti sei già messo avanti, sei scusato per la mancata prestazione. Prova a fare una indagine, prendi un po di persone e fai a tutti un po di domande: Quanto volte lo fai in una settimana, quando è stata l'ultima volta, quali integratori assumi, ecc. ecc. Prova! (Avrai capito che è meglio specificare bene prima di fare questa serie di domande a cosa stai alludento)

Anonimo ha detto...

@Carletto: mananggia mannaggia ritrovarsi vergine dopo i quaranta fa una certa impressione. Va bene capisco ma se sei tu a pettinarlo e sai che ti sei allenato come una bestia, che fai ti inorgoglisci con lui e poi con te stesso cosa ti racconti? Dal mio punto di vista la bicicletta è una prova con se stessi, diciamo che serve un semplice attrezzo di metallo per farlo. La bici è un'azione squisitamente individuale che a volte si compie in gruppo.
Non pensi che a forza di mentire ci sia il rischio di raccontarsela pure a se stessi!
Oltre che essere vergine sono pure moralista, cazzo, che oceano di sfortune...
ema

spiedo ha detto...

Vergine moralista! Il primo Frate della confraternita dei Ciclisti è con noi, Fra Ema da Sanremo ....

francemtb ha detto...

il mentire o il mascherare le proprie condizioni di allenamento da un lato è una forma di protezione, dall'altro una sorta di strategia di difesa, un non mostrare mai tutte le carte che hai in mano, anche se poi alla prova dei fatti poi si vede bene chi va e chi no.

Anonimo ha detto...

A parte i miei moralismi, fatico a capire perché uno deve celare, al fine di proteggersi da cosa? Dalla celia altrui? Dalla vergogna? Dall'imbarazzo? Fatico a seguirvi, vi state nascondendo ;-)
Perchè usate metafore guerresche per descrivere gli allenamenti/uscite? Mica state al giro d'Italia?
Mi convincete solo in parte, ma manca il movente dell'azione!

ema

Anonimo ha detto...

Io gioco contrario..ammetto sempre di andare fortissimo e di allenarmi molto, una resistenza spaventosa..ops, ma forse sto sbagliando campo, intendevo altre cose. Scusate.

spiedo ha detto...

Il movente è che il ciclista (salvo poche eccezioni che in gran parte conosci) è parolaio, egoista, narcisista ed agonista inside.... brutta gente, stanne lontano vai avanti per la tua strada ascetica rispetto a queste perversioni...

Anonimo ha detto...

Anonimo, la firma please!
ema

Anonimo ha detto...

@Spiedo: dipingi un quadretto tristanzuolo! Ma fra strada e off road c'è una certa differenza o in entrambi i cambi si mostrano gli stessi VIZI.
E poi in tutto questo giuoco di finzione si fa una certa fatica? E aggiungo forse pure una certa solitudine: pare che non ci si possa fidare di nessuno. Appena dici tot, c'è sempre uno pronto a farti il pelo!
Ambiente troppo virile e maschio per me!
ema

mr. friess ha detto...

a me la bici piace perchè è interpretabile in mille modi diversi, tutti legittimi e soddisfacenti. io stesso ho trascorso anni senza fare alcuna gara
(in realtà solo una, la 24h di finale), eppure la bicicletta si porta dietro un non so che di agonistico e di competitivo, è intrinseco al mezzo, almeno credo.

Anonimo ha detto...

@SPIEDO: molto adatta.
ema